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Discussione: La Battaglia di Stalingrado

  1. #1
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    La Battaglia di Stalingrado

    Nella primavera del 1942 il Fuhrer era fermamente deciso a riprendere l'iniziativa sul Fronte Orientale dopo il brusco arresto imposto dal generale inverno.
    Freddo, ghiaccio e neve, uniti ai contrattacchi sovietici avevano notevolmente indebolito la Wehrmacht, escludendo la possibilità* di una nuova offensiva di massa paragonabile a quella dell'estate precedente, (Barbarossa).
    Il 5 aprile il Fuhrer emanò quindi la Direttiva 41 con la quale definì nei dettagli gli obiettivi tattici della Operazione Blau.
    L'offensiva si sarebbe scatenata nella zona meridionale dell`unione sovietica, occupando il bacino del Volga per mettere fuori uso le industrie di Stalingrado, per poi puntare ai pozzi petroliferi del Caucaso, assicurandosi così le sufficienti risorse energetiche per proseguire la guerra.
    L'operazione, inizialmente prevista per i primi di maggio, subì notevoli ritardi a causa della tenace resistenza sovietica a Sebastopoli, e di fatto iniziò alla fine di giugno, ma il successo Tedesco fu subito travolgente. Occupate in poche settimane le regioni di Kharkov, Millerovo, Rostov e Voronezh, le truppe giunsero in agosto nei pressi della grande ansa del Don. Stalingrado, per la prima volta dall'inizio della Guerra Patriottica, fu realmente minacciata, ed iniziarono i preparativi all'ormai imminente battaglia.
    La guerra si manifestò per la prima volta agli abitanti di Stalingrado il 23 agosto 1942 quando la Luftwaffe eseguì il primo massiccio bombardamento a tappeto.
    Strenue fu la difesa di un gruppo di ragazze con un gruppo di armi contraeree, poi soprannominate Streghe di Stalingrado, la cui eliminazione richiese l'intervento di truppe di terra.
    Alla fine di agosto le truppe Tedesche conquistarono tutta l`ansa del Don e le prime avanguardie corazzate raggiunsero il Volga a nord di Stalingrado.
    Nel frattempo la difesa della città* venne affidata al generale Vasilij Ivanovi#269; #268;ujkov, ai cui ordini venne posta la 62^ Armata, mentre all`inizio di settembre anche la fanteria Germanica raggiunse la periferia della città*, ormai ridotta ad un cumulo di macerie dai bombardamenti.
    Iniziò così una lotta sanguinosa quartiere per quartiere, casa per casa, e persino stanza per stanza.
    A Stalingrado il tempo è sangue, divenne il detto di quei giorni, parafrasando il più famoso il tempo è denaro.
    La situazione da parte sovietica si fece decisamente più difficile sull`inizio di ottobre, quando la 6° Armata, al comando del Generale Paulus, (per molti è noto come Von Paulus ma in realtà* non ebbe mai questo titolo nobiliare), raggiunse il centro della città*, incuneandosi profondamente nel fronte sovietico ma, nonostante i prolungati sforzi, non riuscì ad eliminare i numerosi nuclei di resistenza che, agevolati dalla totale distruzione della città*, diventarono in pratica l'esca di continue trappole da parte dei sovietici.
    Capitava spesso che i panzer Tedeschi, formidabili in campo aperto, si ritrovassero vittima di imboscate negli angusti vicoli cittadini: i soldati dell'armata rossa si nascondevano nelle rovine degli edifici distrutti, distruggevano i cingoli dei carri armati e andavano all'assalto con le bottiglie molotov.
    Il mese di Novembre inizia con la progressiva riduzione dell'artiglieria sovietica dalla riva sinistra del Volga. #268;ujkov può solo intuire che la manovra è dovuta ad un preciso piano di controffensiva predisposto dall'alto comando sovietico, lo Stavka.
    Nel frattempo il Volga inizia a gelare, interrompendo quasi totalmente i collegamenti sovietici con la riva sinistra.
    Durante questo periodo grosse lastre di ghiaccio attraversano l'immenso fiume, rendendolo innavigabile per i comuni natanti, senza però formare un manto spesso e stabile a sufficienza per garantire la posa di passerelle. Paulus e l'OKW attendono proprio questo momento per lanciare l'assalto definitivo; dalle retrovie e dai fronti laterali sono richiamate tutte le forze disponibili, lasciando alle truppe alleate, (Italiani, romeni, ungheresi, ecc.) il compito di presidiare i fianchi dello schieramento.
    Con un ridotto appoggio dell'artiglieria, con scarsi rifornimenti e con truppe logorate da mesi di combattimenti, #268;ujkov continua a comandare le operazioni di difesa dalla riva destra, posizionando la propria postazione in un burrone a non più di un chilometro dalla linea del fronte.
    Nel punto di minimo spessore il settore sovietico di Stalingrado, stretto per circa otto chilometri lungo il fiume, non supera i 300 metri.
    I Tedeschi dalle loro postazioni vedono il Volga ma non lo riescono a raggiungere, almeno non ovunque.
    In questa situazione, a pochi passi dalla vittoria, arriva però non imprevista reazione sovietica.
    I sovietici predisposero un piano, noto come Operazione Urano, molto semplice nella sua articolazione ma complesso in fattore dimensioni. Ovviamente per i sovietici si trattava di attaccare i due lati del saliente di Stalingrado determinato dal profondo incunearsi della 6° Armata nel fronte sovietico nel tentativo, non riuscito, di sfondare e raggiungere il Volga.
    La resistenza sovietica, a parte gli aspetti propagandistici legati al nome della città*, ebbe due importanti conseguenze: impedì all`esercito Tedesco di attestarsi sul Volga, interrompendo così i collegamenti sovietici con i campi petroliferi ceceni.
    In secondo luogo, diede allo Stavka, il tempo necessario a portare in linea le forze necessarie alla manovra programmata.
    Le divisioni corazzate affluite da oriente erano in maggioranza siberiane, celebri per la loro brutalità* ma idonee a uno sforzo bellico prolungato nel periodo invernale.
    I concentramenti per gli attacchi avvennero a 160 km a nord-ovest di Stalingrado sul Fronte del Don e a 70 km a sud.
    Anche la scelta dei punti d'attacco mostra che i sovietici scelsero le opzioni che offrivano le maggiori probabilità* di ottenere risultati positivi: infatti, il tratto di fronte compreso fra i suddetti estremi era tenuto dalle forze rumene, collocate fra il contingente Italiano, immediatamente a nord, e le truppe Tedesche a sud.
    L'attacco scattò il 19 novembre del 1942, sul fronte del Don, (il fiume era sufficientemente gelato da permettere il passaggio dei T-34), dopo una preparazione d'artiglieria con 3.500 pezzi che risultò di estrema violenza. Incidentalmente, il collasso dell'Armata rumena coinvolse le truppe Italiane dell`ARMIR dislocate sul tratto di fronte adiacente che, anche se investito marginalmente, era letteralmente tagliato fuori non esistendo più una qualsiasi linea di difesa da parte rumena.
    Nel frattempo, da sud-est, muoveva il secondo braccio della tenaglia per incontrarsi con le colonne corazzate del maresciallo Georgy Zhukov.
    Nelle brecce irruppero oltre un milione di soldati sovietici, con circa 1000 carri armati e 13000 cannoni.
    I ruoli furono improvvisamente ribaltati. Gli assedianti si erano ora trasformati in assediati ed i difensori in attaccanti.
    Si stima che in quella poi passata alla storia come "La sacca di Stalingrado" rimasero intrappolati tra i 120 ed i 180mila soldati delle forze armate Tedesche e loro alleati.
    In breve l'accerchiamento della 6° Armata fu completato e rapidamente consolidato rendendo così vani i tentativi di Von Manstein di intervenire in soccorso dall'esterno.
    Quando Von Manstein arrivò a 50km dalla sacca aveva già* esaurito tutta la sua forza propulsiva; a quel punto però il Fuhrer impedì a Paulus di andare incontro a Von Manstein e da quel momento il fronte Tedesco si allontanò sempre più da Stalingrado.
    Vani furono anche i tentativi da parte della Luftwaffe di rifornire la 6° Armata.
    Non va trascurata la circostanza che favorì la riuscita del piano sovietico:il Fuhrer, fermamente convinto che l`unione sovietica non disponesse di ulteriori riserve da impiegare in operazioni di rilievo rifiutò qualsiasi rettifica del saliente perché avrebbe comportato l'abbandono di Stalingrado.
    Non acconsentì infatti alla richiesta di Paulus di ripiegare per evitare l'accerchiamento e anzi ordinò un attacco ad oltranza, con la famosa frase: «Dove il soldato Tedesco mette piede, là* resta!».
    Occupare Stalingrado avrebbe anche sancito il controllo sugli importanti pozzi petroliferi Caucasici.
    Paulus dunque obbedì e, anche se circondato dal nemico, continuò a combattere; quando furono terminate le munizioni la difesa proseguì all'arma bianca.
    Intanto però l'alto comando sovietico stava progettando una nuova operazione, tesa originariamente a colpire il fronte Tedesco attestato sul Don per poi raggiungere Rostov ed intrappolare quindi le armate ancora presenti in Caucaso.
    Nonostante l`operazione saturno fosse sostenuta da stalin, alla fine si optò per una controffensiva decisamente più contenuta dal punto di vista degli obiettivi e delle forze in campo.
    Con piccolo saturno l'obiettivo era quello di allontanare ulteriormente il fronte Tedesco dalla sacca di Stalingrado: Von Mainstein fu costretto ad abbandonare le posizioni più avanzate verso la città* sancendo di fatto la fine delle speranze anche di una eventuale sortita delle truppe di Paulus.
    Il 3 gennaio 1943, la 6° Armata ormai agonizzante, i sovietici spediscono due ufficiali in ambasciata per trattare la resa. Il primo tentativo non ha effetto.
    Il giorno seguente i sovietici vengono ricevuti. Offrono l'onore delle armi, dignitose condizioni di prigionia per tutti i soldati e non solo per gli ufficiali, e soprattutto cibo.
    L'offerta è però rifiutata. L'armata rossa fissa un ultimatum per la resa incondizionata per il 10 gennaio, data nella quale lancia l'ultimo grande assalto per riprendere Stalingrado, scaduto l`ultimatum non verrà* più concesso quartiere alle truppe Tedesche.
    A fine gennaio la battaglia è ormai finita.
    Un tenente sovietico, il 31 di quel mese, nei pressi dei grandi magazzini di Stalingrado, scende nel bunker dello Stato Maggiore Tedesco catturando il comandante della 6° armata.
    Ancora in divisa da Generale, Paulus si scusa per non aver avuto il tempo di indossare il grado corrispondente a cui lo ha appena promosso il Fuhrer, Feldmaresciallo.
    Paulus fu portato allora al quartier generale.
    Gli ufficiali sovietici, increduli che un Feldmaresciallo fosse caduto prigioniero, chiesero a Paulus come mai si non fosse ritirato via aria. Paulus li ammutolì dicendo che secondo l'usanza militare tedesca un comandante deve condividere la sorte dei suoi uomini.
    Anche per questa risposta il Feldmaresciallo si guadagnò un'immensa stima da parte dei sovietici.
    L'ultimo nucleo di resistenza Tedesca si attesta a nord della città*, nei pressi delle grandi fabbriche.
    L'inevitabile conclusione per la 6° Armata fu la resa, avvenuta il 3 febbraio 1943.
    Spento anche l'ultimo nucleo di resistenza, nel pomeriggio un aereo da ricognizione della Luftwaffe sorvolò la città*, non riportando alcun segno di combattimento.
    La grande battaglia era finita, con esiti disastrosi per le truppe Tedesche.
    Solo da parte sovietica vi furono circa un milione di morti.
    Dei circa 100.000 soldati Tedeschi caduti in prigionia ne sopravvissero solo 6.000.
    In tutto morirono quasi un milione e mezzo di persone, a cui si aggiungono la perdita di oltre 2000 carri armati e 3000 aeroplani.
    Un altro "motto" che divenne celebre durante questa battaglia fù "Stalingrado fossa comune, ogni minuto muore un soldato Tedesco".
    Komm mein Schatz, denn wir fahren nach Croce D’Aune

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  2. #2
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    A sinistra la cartina del piano originario dell'0ffensiva tedesca del giugno 1942 (Direttiva 41) a destra il nuovo piano (Direttiva 45



    MOVIMENTI TRA IL 25 LUGLIO E IL 19 AGOSTO



    I quattro uomini che difesero Stalingrado durante una riunione di guerra. Da sinistra Krylov, Ciujkov, Gurov e Rodimtsev



    Friedrich Wilhelm Ernst Paulus comandante della 6a armata segue le fasi di un bombardamento sul fronte di Stalingrado da un osservatorio d'artiglieria




    Nell`avanzata che dovrebbe rendere la Wehrmacht definitivamente padrona della Russia si trova, lungo una direttrice la città* di Stalingrado, l`antica Caricyn fondata dagli Zar.
    E come già* detto la città* non era affatto un obiettivo primario, diviene un centro nevralgico della lotta e assurge ben presto a simbolo di prestigio per gli invasori che vorrebbero piantare la bandiera con la croce uncinata e per i difensori decisi a non cedere la città* che porta il nome del dittatore sovietico.

    Un'immagine aerea di Stalingrado prima della guerra




    In quella calda estate del 1942 aveva all`incirca 450.000 abitanti.
    Era una città* che venendo dall`ovest si scorgeva all`ultimo minuto, dopo chilometri e chilometri di campi di grano e piccoli villaggi.

    L`abitato appariva disteso per 32 Km.
    Di qua del Volga si offriva allo sguardo di chi veniva dall`ovest il grande quartiere industriale suddiviso in tre grandi zone, tutte disposte a nord, la grande fabbrica di trattori "Dzerzinskij" , lo stabilimento metallurgico "Barrikady" (barricate) e l`acciaeria "Krasny Oktibar" (Ottobre Rosso) da cui uscivano quasi la metà* dei trattori, dei carri armati e dei veicoli meccanici di tutta l`Unione Sovietica, oltre a cannoni, mortai, Katiuscie, mine, proiettili per l`artiglieria leggera e pesante, filo spinato, esplosivo e altri prodotti necessari all`esercito.
    Ad ovest e a sud sorgeva il Colle 102 (perché a 102 metri sul livello del Volga) noto anche come Mamayev Kurgan su questa altura si trovava un vecchio cimitero tartaro.
    C`era anche il tram a Stalingrado sempre zeppo di gente e anche tre reggimenti di polizia che controllavano la città* e i suoi accessi.
    I tedeschi non lo sapevano ma con uno sforzo incredibile, il comitato di difesa in 10 mesi, adoperando più di 200.000 uomini e donne, aveva fatto costruire tre linee di difesa che nel loro insieme comprendevano 2.700 chilometri di fossati anticarro, trincee.piazzole per mitragliatrici, per cannoni e trappole.
    Le linee erano fatte in modo che se anche il nemico fosse riuscito a controllare il corso del Volga, la città* avrebbe avuto sempre libera una o più vie di rifornimento.
    Questo fattore si dimostrerà* della massima importanza nei momenti di maggiore crisi consentendo agli assediati sempre sia pur precari punti di contatto con l`esterno.

    Colonna di soldati russi si preparano a difendere ad oltranza la città*




    Questa città* con El Alamein segnò una svolta nella seconda guerra mondiale.
    Nessuno dei due stati, il tedesco e il russo, l`aveva inserita espressamente nei suoi piani pensando di svolgere in essa o intorno ad essa, una grande battaglia, la battaglia più dura e la più sanguinosa di tutta la guerra, nacque quasi per caso, fu il frutto della fatalità*.
    L`obiettivo per Hitler era il Caucaso che rappresentava un boccone prelibato, con tutto il suo petrolio (il 70 % della produzione russa ), il suo gas (il 65 % dei giacimenti), le sue miniere, la sua energia elettrica, i suoi prodotti agricoli ( dal cotone al grano e all`uva), cavalli e animali che si trovavano nelle fattorie.
    Il Caucaso era anche l`anticamera dell`Iran e del Medio Oriente arrivandovi avrebbe forse potuto dare inizio a quel grande piano di ricongiungimento con le truppe di Rommel (e quelle italiane) che stavano mettendo in rotta gli inglesi ed erano già* penetrate nell`Egitto.

    Stalingrado bombardata



    Il Silos di Stalingrado uno fra gli edifici più contesi della città*, cambiò più volte di mano




    La battaglia ebbe due volti, un`estate caldissima, con il sole implacabile sulla steppa prima del Don.
    Una steppa piena di polvere e di piccoli arbusti alternati a campi di miglio e di girasole.
    Era tanta la polvere che quando le colonne dei soldati o dei mezzi cingolati si muovevano si levava una nube alta decine di metri.

    Carri tedeschi che avanzano nella steppa






    Quella steppa diventò una lastra terribile di ghiaccio.
    Il Don cominciò a gelare in ottobre e così anche il Volga.
    La crosta diventò così spessa che i carri armati vi passavano come su piste di cemento, il termometro calò anche a 40 gradi sotto zero.
    Per arrivare al Caucaso i tedeschi schierarono 900.000 uomini, 1.260 carri armati, 17.000 cannoni e 1.640 aerei.
    Le forze erano suddivise in due gruppi d`armate A e B.
    I russi avevano in linea 655.000 uomini, 740 carri armati. 14.200 cannoni e mortai e un migliaio di aeroplani.
    Per la difesa di Stalingrado si presentarono 50.000 abitanti come volontari e vennero aggregati alla Guardia del Polpolo.
    Altri 75.000 entrarono a far parte della 62° armata, inoltre 3.000 ragazze furono impiegate come infermiere, telefoniste e staffette, mentre a un certo punto entrarono a far parte delle formazioni di combattimento anche migliaia di ragazzi.
    luciano

  3. #3
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    I due scontri più sanguinosi che si verificarono in quella città nei sei mesi di combattimenti furono la battaglia per la conquista di ottobre rosso e nell'espugnazione di Mamayev Kurgan, la prima ebbe luogo ad inverno già inoltrato, due reggimenti sovietici si erano trincerati all'interno delle enormi acciaierie e si difesero, completamente circondati, con scarse munizioni, con scarsi viveri per ben una settimana, alla fine quelli che non erano morti per la fame, per le ferite o che non si erano suicidati caricarono all'arma bianca le linee Tedesche nel folle tentativo di uscirne e vennero falciati totalmente dalle mitragliatrici.
    Il secondo scontro non fù da meno, nella collina di Mamayev Kurgan si era trincerato tutto un intero stato maggiore dell'NKVD che venne interamente macellato, i Tedeschi per prendere quella collina dovettero sudare sette camice anche a caro prezzo in fattore di vite, venne definito come uno dei più grandi bagni di sangue di tutta la battaglia.
    Un altra cosa molto importante: dopo che fù completato l'accerchiamento della 6° Armata da parte dei sovietici diversi reparti cercarono, e in alcuni casi riuscirono, a sfondare l'accerchiamento per ricongiungersi alle forze di soccorso di Von Mannstein e di Hoth, questo fatto è anche rirpeso da Sven Hassel nel libro: General SS, ovvio che nel libro il tutto è molto più romanzato, però il principio di fondo è vero.
    Militarmente parlando l'errore più grande fù quello di non abbandonare la città quando iniziò la manovra d'accerchiamento sovietica, Paulus avrebbe dovuto infischiarsene degli ordini del Quartier Generale e ritirarsi, come fecero Hausser e Steiner a Kharkow quando all'inizio della manovra d'accerchiamento ricevettero l'ordine di resistere ad oltranza, per poi riorganizzare le proprie forze al difuori della città e riprenderla con un contrattacco.
    Ma purtroppo la mentalità di obbedire sempre e comunque ad un ordine, anche un ordine insensato, era troppo radicata nella mentalità del Generale.
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  4. #4
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    ......in nove settimane di combattimenti sono oltre 700 attacchi alla media di 12 per giorno e 5 grosse battaglie scatenate il 22 settembre, il 4 e il 15 ottobre, il 1° e il 12 novembre che sotto l`urto dei carri dell`artiglieria e dall`aviazione il fronte difensivo russo si spezzetta in piccole isole di resistenza limitate da una strada, ad un gruppo di case, a una scuola, a un grande magazzino, a un`ala di una fabbrica.
    Delle 5 battaglie la più aspra è quella del 14 ottobre, quando durante 9 giorni Paulus rivolge le sue forze contro i tre complessi industriali "Barricate" "Trattori" ed "Ottobre Rosso" che sorgono uno accanto all`altro in riva al Volga.
    I tedeschi impiegano su un fronte di 5 Km. tre divisioni di fanteria e due corazzate, conquistano la fabbrica dei trattori e dividono le forze di Ciuikov .
    L`attacco di Paulus perde mordente proprio nel momento in cui i sovietici, arretrando passo dopo passo, sono stati risospinti a 50 metri dal fiume.
    Il Volga largo in questo punto un chilometro e mezzo è l`amico – nemico dei russi.
    Tutto quello che occorre al presidio di Stalingrado deve essere trasportato da una riva all`altra.
    I traghetti sfidano pericoli mortali, l`avversario ha un`ottima visuale sul fiume, con mortai ed aerei dà una caccia spietata.
    Ma il Volga, al tempo stesso è uno dei motivi dei successi dei difensori.
    L`artiglieria russa con le sue paurose Katiuscia è nascosta sull`altra sponda ed annulla qualsiasi conquista nemica.
    Ma Stalingrado è quasi conquistata al 90%.
    Benché la stampa anglo-americana definisca Stalingrado "la Verdun dell`oriente" qui a differenza le linee sono a brevissima distanza, sui due lati di una strada, dall`ingresso al cortile di uno stabilimento, da un piano all`altro di una casa.
    Ogni uomo sente l`avversario camminare, strisciare, respirare, qualche volta arriva a parlargli: " Russ skoro bul-bul u Volga" gridano i tedeschi che presidiano il Voientorg, sull`angolo delle vie Solniescnaia e Smolenskaia ai sovietici del "bunker" di fronte "Presto farete le bolle nel Volga".
    Riusciti a resistere per il primo mese di assedio in mezzo alle macerie i russi scoprono che il loro vantaggio viene proprio dal combattimento ravvicinato dove la "terra di nessuno" non supera mai il lancio di una bomba a mano, prima di tutto perché in questo genere di lotta sono più esperti per l`impiego di armi bianche, sia per la scelta dell`ora (la notte era il loro elemento scriverà Ciuikov) in secondo luogo perché rende immuni o quasi dagli attacchi aerei.
    Ma soprattutto col sistema degli edifici trasformati in capisaldi, come la "casa di Pavlov" (che prima della guerra si chiamava Casa della Gloria del Soldato), che i russi riescono sempre a contenere l`urto dei tedeschi.
    In questa casa di 4 piani che sorge sulla piazza IX Gennaio il sergente I.F.Pavlov (insignito del titolo "eroe dell`Unione Sovietica) e i fanti Alexandrov, Gluscenko e Cernologov lo occupano a metà settembre e con l`aiuto degli abitanti fortificano la costruzione, costruiscono cunicoli e camminamenti per collegarsi ad altre case-fortino, creano punti di fuoco, sbarramenti anticarro, campi minati, reticolati e postazioni per i cecchini che sono una "specialità " dei russi, il celebre Zaitsev da solo uccise 242 tedeschi.
    Così la "Casa di Pavlov" resiste per oltre 50 giorni.
    E` una continua lotta i tedeschi con i lanciafiamme che sputano il loro liquido ardente nelle finestre delle cantine carbonizzando chi tenta di resistere e ci si batte casa per casa anzi dentro ogni casa.
    Accade che i russi tengano il pianterreno e il primo piano di un fabbricato e i tedeschi il terzo o il quarto o addirittura che mentre una pattuglia è in cucina, un`altra, nemica, si trovi nella stanza da letto e con bombe a mano, pugnalate e raffiche di mitra si cerca di vincere l`avversario.

    Carro armato in appoggio alla fanteria contro una postazione sovietica


    Cannone tedesco in azione


    Un nido di resistenza è stato eliminato i soldati si concedono una pausa


    Paulus in una via della città


    Russi in una trincea si intravvede in alto a sinistra la leggendaria "Casa di Pavlov"


    Bandiera issata su una casa


    I locali interni della grande fabbrica "Krasny Oktiabr"


    Tra le rovine di un'altra fabbrica


    I russi si difendono nei pressi della fabbrica "Ottobre Rosso


    Tedeschi con mortaio tra le rovine


    Tedeschi tra le rovine di una casa controllano i russi


    .....e i russi controllano i tedeschi


    Tra le rovine casa per casa




    Civili che cercano di fuggire
    luciano

  5. #5
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    Cartina


    Cartina con l'ultima fase


    ...novembre comincia col freddo, nuvole basse , brevi tormente di neve, il termometro a – 20°.
    Il 6 compaiono sul Volga i primi ghiacci, dal 20 il fiume non sarà più navigabile.
    Poco dopo l`alba del 19 novembre, tra le 6 e le 7, l`ora più silenziosa della giornata, i soldati russi accucciati nelle trincee sono destati all`improvviso da un sordo rombo che proviene da sud e da nord.
    Anche se nessun comunicato ufficiale ne darà subito l`annuncio, la voce si propaga su tutto il fronte "Nacalos!" è incominciata .
    Con una perfetta scelta di tempo, cioè nel periodo fra i primi geli che induriscono il terreno e consentono rapidità di movimento e le prime grosse nevicate, i gruppi di armate di Rokossovski, Vatutin ed Eremenko, realizzano il piano preparato già in agosto da Stalin, Zukov e Vasilevski, si sono messi in moto per chiudere la tenaglia sul Volga.

    Il 16 dicembre il Volga gelò


    Ora i russi dispongono dei carri armati più potenti del mondo come il "Klim Voroscilov" da 52 tonnellate e con un pezzo da 152 mm. e i loro "Stormovik" bombardieri in picchiata muniti di razzi.
    Rokossovski e Vatutin dal Don travolgono i romeni, Eremenko avanza a sud di Stalingrado.
    Dal 19 al 23 novembre così la controffensiva russa sbaraglia 15 divisioni tedesche, di cui tre corazzate, fa 60.000 prigionieri e le sue punte più avanzate, estremità della tenaglia allo scadere del 5° giorno si incontrano a 65 Km. a sud di Stalingrado in un paese sul Don che si chiama Kalach.
    Lì sul grande ponte che scavalca il fiume, passano tutti i rifornimenti per Paulus.
    Il ponte è stato minato, il reparto di genieri tedeschi che vi monta la guardia ha l`ordine di farlo saltare al primo apparire di un soldato russo.
    Alle 16,30 del 23 novembre, i tedeschi del presidio avvistano una lunga fila di carri armati provenienti da nord- "saranno amici o nemici?" mezz`ora più tardi all`imbocco del ponte appaiono tre semicingolati "Horch" con i distintivi della 22° Panzer, ma dalle torrette balzano fuori una sessantina di sovietici che annientano il presidio e fanno passare l`avanguardia di Rokossovski.
    La tenaglia si chiude e trasforma gli assedianti in assediati.
    Per poter sopravvivere Paulus ha bisogno di almeno 500 tonnellate di rifornimenti al giorno, fra munizioni, carburante , foraggi e viveri (40 tonnellate solo di pane).
    L`aviazione da trasposto sostiene che un ponte aereo ne può trasportare al massimo 350.
    Goering piccato interviene ed assicura Hitler che la Luftwaffe è in grado di rifornire la sacca di 500 tonnellate quotidiane.
    Dal 28 novembre i trimotori Junkers 52 e gli Heinkel 111 decollano dagli aeroporti di Tazinskaia e Morosovskaia e dopo un volo di 200 Km. atterrano dentro la sacca a Gumrak e a Pitomnik , riportando indietro migliaia di feriti.
    Ma per rifornirli occorrono almeno 500 apparecchi da trasporto ma la 4° Luftflotte può impegnare al massimo 298.
    Spesso gli aerei anziché pane o medicinali, scaricano materiale di propaganda, giornali, caramelle, spezie, cravatte, cartone e filo spinato.
    Tuttavia la Luftwaffe riesce a trasportare a volte sino a 300 tonnellate al giorno e funziona come può in quanto la contraerea russa è micidiale abbatte 488 aerei da trasporto, e a dicembre la precedenza viene data solo alle munizioni e carburante.
    Sulle piste gelate (come racconta Paul Carrell) battute dalla tormenta i soldati non trovano di meglio che segnare il cammino piantando nelle buche le gambe dei cavalli congelati con gli zoccoli in su.





    A ragione Hube dice secco al Fuhrer " Lei ha fatto fucilare dei generali dell`esercito. Perché non fa fucilare il generale dell`aviazione che ha promesso di rifornire Stalingrado?"
    Questa del rifornimento si aggrava dopo che i russi si impossessano della base aerea di Pitomnik e questo fa si che porta una nuova riduzione delle razioni giornaliere a 75 grammi di pane, 200 di carne di cavallo compresi gli ossi, 12 di grassi, 11 di zucchero e una sigaretta.
    La situazione è sempre più critica e l`incerto Paulus raduna tutte le forze costituendo i "battaglioni da fortezza" con tutti quelli che può compresi gli scrivani.
    Intanto continuano le battaglie accanite per una strada, una piazza od una altura come la tragica collina di Kasai "la collina della morte".
    La disciplina si rilassa i casi di insubordinazione e di diserzione si moltiplicano e nella sacca in dicembre – gennaio vengono eseguite 364 condanne a morte.
    Il Capodanno 1943 porta un freddo micidiale – 40°.
    Radio Mosca che trasmette per i suoi soldati ed anche per i tedeschi circondati annuncia ogni tanto con voce terribile " Ogni sette secondi un soldato tedesco muore in Russia, Stalingrado è una fossa comune" Poi lo speaker fa il conteggio dei secondi "Uno....due...tre...quattro...cinque...sei...sette"E torna a scandire la lugrube frase "Ogni sette secondi......"
    Alle ore 8.05 del 10 gennaio 7.000 cannoni e mortai e 15.000 Katjuscie aprono un tiro di sbarramento che dura 55 minuti, alle 9 in punto partono i fanti preceduti dai carri e dai semoventi da ovest.

    Katjuscia


    Intendono liquidare la sacca in una settimana ma i tedeschi sono irriducibili.
    Distruggono il saliente di Marinovka e sfondano la loro vecchia cintura difensiva spingendo i tedeschi sempre più all`interno della città
    Nell`ultima settimana di gennaio i russi occupano l`unico aeroporto rimasto ai tedeschi quello di Gumrak,.

    Truppe sovietiche occupano un campo d'aviazione


    Il 30 gennaio uno spaventoso bombardamento dell`artiglieria russa si abbatte sul centro di Stalingrado nella zona dell`Univermag" i magazzini generali nelle cui cantine si trova il comando di Paulus.
    Ormai Paulus è deciso per la resa.
    Un telegrafista tedesco il 1° febbraio comunica a Berlino "I russi sono alla porta del nostro bunker. Stiamo distruggendo gli apparecchi" e poi trasmette la sigla "CL" che nel codice internazionale, significa "Questa stazione cessa le trasmissioni".
    Dei 320.000 tedeschi di Stalingrado, 140.000 sono morti per ferite ricevute in combattimento, fame freddo, malattie, 20.000 dispersi, 70.000 feriti ed evacuati prima e dopo la sacca.
    I superstiti 90.000 lasciano in mano ai russi 750 aerei, 1.550 carri armati, 480 autoblinde, 8.000 cannoni e mortai, 60.000 autocarri e 235 depositi di munizioni e partono per i campi di prigionia della Siberia.
    Fra di loro vi sono 2.500 ufficiali, 23 generali ed un feldmaresciallo, torneranno in soli 5.000.
    Alle ore 14,46 del 2 febbraio un aereo tedesco da ricognizione sorvola a grande altezza la città e trasmette questo messaggio "A Stalingrado, nessun segno di combattimento"

    Il simbolo della vittoria sovietica sventola sulle rovine di Stalingrado


    L'edificio parzialmente coperto dalla bandiera era la sede dello Stato Maggiore tedesco


    Paulus si avvia verso la prigionia


    La resa del generale von Daniel


    Migliaia di prigionieri marciano verso la prigionia nelle miniere siberiane dalle quali quasi nessun farà ritorno






    Nikita Krusciov membro del consiglio di guerra del fronte di Stalingrado


    Due mesi dopo la battaglia la popolazione incomincia l'opera di ricostruzione
    luciano

  6. #6
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    Secondo alcune testimonianze sembra che nell'ultimo periodo della battaglia i soldati accerchiati fossero arrivati al cannibalismo, nutrendosi dei cadaveri, per sopravvivere.
    Stalingrado divenne anche famosa per i suoi consigli di guerra volanti, dall'inizio dell'accerchiamento a poco prima della capitolazione furono emanate ed eseguite qualche migliaio di condanne a morte.
    In merito alla prigionia in siberia, i sovietici facevano notevoli distinzioni di grado tra i prigionieri, gli Ufficiali venivano trattati meglio della truppa e gli Ufficiali superiori venivano trattati ancora meglio degli Ufficiali di basso rango, per non parlare di Paulus che venne "condannato" a vivere in una dacia, servito e riverito, con solo un paio di agenti dell'NKVD di formalità* alla porta, poi dopo la guerra si trasferì in Germania est dove morì poco più che nell'anonimato, non ebbe mai il coraggio di affrontare i suoi ex-soldati o le famiglie di coloro che "rimasero" a Stalingrado.
    Anche al momento della capitolazione non ebbe il coraggio di attraversare la città* a piedi, si fece mettere a disposizione una macchina con scorta armata dai sovietici.
    Komm mein Schatz, denn wir fahren nach Croce D’Aune

    Canale youtube: http://www.youtube.com/user/Feldgragruppe?feature=mhee

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    Pagina facebook: http://www.facebook.com/Feldgraugruppe

  7. #7
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    Per quanto riguarda Paulus e il suo arresto cito: Il tenente Yelcenko che tutti chiamavano "Fedia" arriva alla porta secondaria del bunker dove trova il generale Raske della 71a divisione e il generale Schmid e domanda "Dovè Paulus" Rispondono " Stiamo trattando a nome suo".
    Paulus è disteso sulla branda sempre in uniforme. Non si è rasato ha gli occchi fissi al soffitto "Bene " dice Feida - almeno è finita Paulus lo guarda e risponde con una smorfia "Abbiamo una sola richiesta da avanzare"dice il generale Raske- Che il feldmaresciallo sia portato via su un'automobile e con una scorta, in modo che nessun reparto dell'Armata Rossa possa sparargli "Va bene" risponde Fedia e poco dopo Paulus , accompagnato dal maggior generale Laskin, viene condotto al comando della 64a armata russa, a Beketovka.
    Il generale Sumilov lo sta attendendo con impazienza e curiosità*.
    Quando la porta si apre si vede entrare un uomo alto e magro che alza la mano per salutare, con la forza dell'abitudine come se si trovasse davanti al Fuher.
    Ma quel generale l'abbassa subito e, invece di "Heil Hitler", dice "Buon giorno"

    Queste sono alcune lettere tratte dal libro "Le ultime lettere da Stalingrado"
    Prima è necessaria una premessa:
    Queste lettere dal giorno della loro spedizione dalla sacca di Stalingrado, sono passatela tutte le stazioni della burocrazia tedesca.
    Da esse si voleva conoscere lo "stato d`animo nella fortezza di Stalingrado".
    L`ordine di sequestro partì dal quartiere generale del Fuhrer e venne trasmesso all`ufficio centrale della censura militare.
    Quando l`ultimo aereo proveniente dalla sacca si posò a Nowotscherkassk, furono subito sequestrati 7 sacchi di corrispondenza.
    Era il gennaio del 1943.
    Le lettere furono aperte e furono cancellati l`indirizzo ed il mittente, poi furono rimesse al comando superiore dell`esercito, suddivise secondo il contenuto e la tendenza, così il reparto informazioni provvide alla classificazione statistica "dello stato d`animo" formando 5 gruppi.

    Favorevoli alla condotta della guerra 2,1 %
    Dubbiosi 4,4 %
    Sfiduciati, contrari 57,1 %
    Decisamente contrari 3,4 %
    Senza opinione precisa, indifferenti 33,0 %

    Dopo il controllo e la rilevazione statistica, insieme a tutti gli altri documenti riferentesi a Stalingrado, in tutto 5 quintali di materiale, furono affidati ad un ufficiale con l`incarico di redigere un`opera documentaria sulla battaglia del Volga.
    Ma il linguaggio dei documenti consentiva una sola interpretazione, così il libro fu proibito come "insopportabile per il popolo tedesco" secondo la decisione del ministro della propaganda.
    Gli originali delle lettere passarono quindi nell`archivio dell`esercito a Potsdam, dove erano stati trasferiti per sicurezza pochi giorni prima della resa di Berlino e si salvarono in tal modo sino ai giorni nostri.
    Alcune lettere in sintesi.
    ----------------------------------------------
    .....così ora tu lo sai che non tornerò.
    Dillo con riguardo ai nostri genitori.
    Sono profondamente sconvolto e dubito veramente di tutto.
    Un tempo ero fiducioso e forte, ora sono piccolo e sfiduciato.
    Non mi si può far credere che i camerati muoiano con sulle labbra la parola "Deutshland" o "Heil Hitler".
    Si muore questo sì , non si può negarlo, ma l`ultima parola è per la mamma o per la persona più cara, oppure è solo un grido di aiuto.
    Ne ho già* visti cadere e morire a centinaia e molti appartenevano come me alla Hitlerjugend, ma tutti, se ne erano ancora capaci, chiamavano aiuto, o invocavano il nome di chi però non poteva aiutarli.
    Il Fuhrer ci aveva fermamente promesso di farci uscire di qui, ci è stato detto a voce alta e noi ci abbiamo creduto fermamente.
    Lo credo anche oggi, perché devo pur credere a qualcosa.
    Lasciami questa fede, cara Greta, io ho creduto tutta la mia vita o almeno 8 anni di essa, sempre al Fuhrer e alla sua parola.
    E` spaventoso come siamo incerti qui.
    Se non è vero ciò che ci fu promesso, allora la Germania è perduta, perché in questo caso nessuna parola potrà* mai più essere mantenuta.
    Oh, questi dubbi, questi terribili dubbi, se si dissolvessero presto!
    --------------------------------------------
    ................da questa maledetta città* ti ho già* scritto ventisei volte e tu mi hai risposto diciassette lettere ora ti scrivo ancora una volta e poi mai più.
    Ecco l`ho detto cercando di formulare questa frase in modo di non farti tanto male.
    Mi congedo da te perché la decisione è già* stata presa.
    Ci siamo rispettati e amati, ma la guerra ci ha diviso.
    E` il tempo che può rimarginare la ferita per il mio mancato ritorno.
    In gennaio avrai 28 anni, è ancora un`età* molto giovane per una donna tanto bella, ed io sono contento di averti sempre potuto fare questo complimento.
    Sentirai molto la mia mancanza, ma non sfuggirai gli altri per questo.
    Lascia passare un paio di mesi, ma non di più.
    Gertrud e Claus hanno bisogno di un padre.
    Non dimenticare che devi vivere per i figli, non darti tanta pena per il loro padre.
    I bambini dimenticano in fretta, soprattutto alla loro età*.
    Guarda bene all`uomo che scegli, stà* attenta ai suoi occhi e a come stringe la mano, come abbiamo fatto noi e non sarai delusa.
    Una cosa soprattutto: educa i bambini a diventare gente che può camminare a testa alta e che può guardare in faccia tutti.
    Ti scrivo queste righe con il cuore pesante.
    Del resto tu non mi crederesti, se ti dicessi che mi è facile scrivere così, ma non ti preoccupare , non ho paura di ciò che avviene.
    Ripetilo sempre e continuamente e anche ai bambini, quando saranno più grandi, che il loro padre non è mai stato un vigliacco e che anche loro non dovranno esserlo mai.
    -----------------------------------------------------
    .................Mia carissima, penso sempre a te.
    Anche oggi andando a prendere il rancio ho pensato a te, alle buone cosette che tu mi preparavi sempre.
    Anche le mie calze sono completamente a pezzi e non riesco a liberarmi da questa tosse.
    Non ci sono pastiglie.
    Forse potresti mandarmi dello sciroppo, ma non usare una bottiglia di vetro.
    Anche tu sei raffreddata?
    Copriti sempre bene.
    C`è abbastanza carbone? Vai da .............., lui ha avuto del legno da me per i suoi mobili, ora dovrebbe darti del carbone in cambio.
    Qui non ho festeggiato il Natale, ero fuori con il camion, ci siamo impantanati perché avevamo sbagliato strada.
    Ho fatto il proponimento di festeggiare il Natale insieme a te, l`anno prossimo e ti regalerò qualcosa di veramente bello.
    Attorno a noi non ci sono che russi e di qui non possiamo cavarcela, finchè non verrà* Hitler a tirarci fuori.
    Ma non devi dirlo a nessuno.
    Dovrà* essere una sorpresa.
    ---------------------------------------------------
    ..........Caro papà* la divisione è pronta per la grande battaglia, ma la grande battaglia non ci sarà*.
    Oggi ci hanno detto che possiamo scrivere.
    Per uno che conosce la situazione, significa che lo possiamo fare ancora per quest`ultima volta.
    Tu sei colonnello, caro papà* e dello Stato Maggiore, tu sai cosa significa tutto questo e mi risparmierai quindi spiegazioni che potrebbero sapere di sentimentalismo.
    E` la fine, penso che possa durare ancora circa 8 giorni, poi l`anello si chiude.
    Non voglio indagare sui motivi pro e contro la nostra situazione, sono del tutto insignificanti ora, ma vorrei dire soltanto: non cercate presso di noi le ragioni di questa situazione, ma presso di voi e presso colui che ne è responsabile.
    Tenete la testa alta! Tu papà* e quelli che sono della tua stessa opinione, state all`erta, che non succeda ancora di peggio alla nostra patria.
    L`inferno del Volga vi sia di ammonimento.
    Ma torniamo al presente.
    Della divisione siamo rimasti in 69 uomini abili.
    Bleyer è ancora vivo ed anche Hartlieb, il piccolo Degen ha perso tutte e due le braccia.
    Abbiamo ancora due mitragliatrici e 400 colpi e un lanciagranate con 10 granate.
    Per il resto, solo fame e stanchezza.
    Berg è uscito fuori con 20 uomini, senza aspettare l`ordine.
    Meglio sapere in tre giorni come va a finire, che in tre settimane, non si può dargli torto.
    Puoi essere certo che tutto finirà* in modo decente è un po` presto a trent`anni lo so.
    Niente sentimentalismi , una stretta di mano a Lydia e Melene, un bacio alla mamma e a Gerda.
    Per il resto saluti a tutti gli altri.
    Mano all`elmetto, papà*, il tenente........prende congedo da te.
    -----------------------------------
    .......noi le comparse della stupidità* personificata, cosa ne ricaviamo dalla morte eroica?.
    Ho impersonato la morte sulla scena una cinquantina di volte, ma era solo teatro e voi sedevate sulle sedie di velluto, lì davanti e la mia interpretazione della morte vi sembrava sapiente e veritiera.
    E` impressionante riconoscere come il teatro avesse poco a che fare con la morte.
    La morte doveva sempre essere eroica, entusiasmante, trascinatrice, per un fine grande e convincente.
    In realtà*, qui, cos`è?, un crepare, un morire di fame, di gelo, nient`altro che un fatto biologico.
    Cadono come mosche e nessuno pensa a loro, nessuno li seppellisce.
    Giacciono dappertutto qui attorno senza braccia, senza gambe, senz`occhi, coi ventri squarciati.
    E` una morte bestiale che poi un giorno sarà* nobilitata su zoccoli di granito con "guerrieri morenti", con la testa o il braccio fasciati.
    Si scriveranno inni, romanzi e si intoneranno canti gloriosi.
    E nelle chiese si diranno le messe.
    Io non voglio più averci a che fare con queste cose, perché non mi sorride affatto l`idea di andare a marcire in una fossa comune.
    ---------------------------------------------------
    .......stamattina sul campo Hannes mi ha persuaso a scriverti.
    Questa lettera l`ho sempre rinviata, pensando che l`incertezza fosse sì tormentosa, ma contenesse sempre un barlume di speranza.
    Pensavo anche alla mia sorte ed ogni notte sono entrato nel sonno portandomi dietro l`incertezza della nostra situazione.
    Già* tre volte avrei potuto giacere sotto terra, ma sarebbe stato sempre all`improvviso, di sorpresa, senza preparazione.
    Ora è diverso, da stamattina conosco il verdetto e mi sento tanto più libero e anche tu devi essere liberata da questa incertezza angosciosa.
    Mi sono spaventato, quando ho visto la carta, siamo completamente isolati, senz`aiuto dal di fuori, Hitler ci ha lasciati.
    Questa lettera parte ancora se l`aeroporto è ancora in nostre mani, siamo al nord della città*.
    Anche gli uomini della batteria lo intuiscono ma non lo sanno chiaramente e in modo certo come me.
    E` così dunque che si prospetta la fine.
    In prigionia Hannes ed io non ci andiamo, ieri ho visto quattro uomini fatti prigionieri dai russi, dopo che la nostra fanteria ha ripreso l`avamposto.
    No in prigionia non ci andiamo.
    Quando Stalingrado cadrà*, tu lo sentirai e lo leggerai e, allora saprai che io non ritorno
    luciano

  8. #8
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    L'edificio che accoglieva il quartier generale sovietico. Era a 150 metri dalle linee tedesche e a 200 metri dal Volga.Lo stabile è stato conservato come testimonianza storica delle condizioni in cui si trovava alla fine della battaglia di Stalingrado







    La grande statua sulla Collina degli Eroi e il suo interno. In primo piano un monumento dedicato ai carristi








    Reclute dell'Armata Rossa sulla scalinata che porta alla Collina degli Eroi sui resti dei muri di allora sono state composte scene commemorative


    Monumento ai carristi


    Questi oggetti sono conservati nel museo dell'Armata Rossa di Stalingrado

    Cannone anticarro russo


    L'uniforme del generale russo Rokossovski


    Razzi dei Katiuscia


    Armi e onorificenze militari tedesche


    Il telefono di Paulus e un giornale tedesco che esaltava i comandanti nazisti "difensori" di Stalingrado
    luciano

  9. #9
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    "...Non mi sento colpevole.. Ho fatto il mio lavoro senza fare del male a nessuno.. Non ho sparato un solo colpo durante tutta la guerra.. Non rimpiango niente.. Ho fatto il mio dovere di soldato come milioni di altri Tedeschi..." - Rochus Misch dal libro L'ultimo

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