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Discussione: Il blocco di Berlino

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    Il blocco di Berlino

    [center:29p7prrp][attachment=2:29p7prrp]manifesto.jpg[/attachment:29p7prrp][/center:29p7prrp]
    Quella del muro di Berlino non fu l`unica vergogna del dopo guerra, sempre a Berlino ve ne fu una precedente, il blocco di Berlino, durò 10 mesi e due settimane.
    Un piccolo accenno a quello che si potè anche definire "Piano Marshall", prese il nome da George Carlett Marshall.
    Era una medicina a base di denari, di impegni politici e militari, rivolto a molti paesi europei.
    Marshall, annunciò il suo progetto il 5 giugno 1947, nel discorso che tenne all'Università* di Harvad, quando gli venne consegnata la laurea "honoris causa "
    Il congresso approvò le linee generali del progetto, i fondi sarebbero stati amministrati da un nuovo Ente, chiamato " European Cooperation Administration" (E.C.A.) ed il piano fu battezzato ufficialmente "European Recovery Program" più brevemente E.R.P.

    Il blocco di Berlino, come dicevo, fu il primo esempio di una crisi politica già* cominciata, ma sospinta, come si disse a quel tempo "fino all`orlo dell`abisso"
    La divisione, ancora non sancita da protocolli, istituzioni, bandiere, era già* nei fatti.

    Berlino suddivisa nei vari settori
    [attachment=1:29p7prrp]Berlino.jpg[/attachment:29p7prrp]

    Un suonatore di pianola nel settore Est
    [attachment=0:29p7prrp]suonatore di organo.jpg[/attachment:29p7prrp]

    In quegli anni un viaggio da Colonia a Francoforte, era descritto normalmente come un viaggio dall`Inghilterra all`America, mentre andare da Lipsia a Norimberga significava invece viaggiare dalla Russia agli USA.
    Da tempo comunque, i segnali di tempesta si moltiplicavano nei rapporti tra i 4 alleati.
    Nel dicembre del 1947, la Conferenza di Londra era fallita.
    Il maresciallo Sokolowski, aveva denunciato in gennaio i tentativi anglo-americani di integrare la loro parte di Germania nel blocco "militare e politico occidentale".
    Fu subito chiaro che nella crisi che andava addensandosi, il possibile punto debole sarebbe stata Berlino.
    Era isolata al centro della Germania sovietica, tre corridoi aerei la univano alle zone di occupazione occidentali da Amburgo, da Hannover, da Francoforte.
    Sulle comunicazioni via terra (strade, canali, ferrovie), gli accordi originari erano vaghi, perchè gli occidentali se ne erano occupati come di questioni puramente tecniche, considerando ovvio come vincitori, il loro diritto di libero accesso a Berlino, ma nel confronto tra Est e Ovest quei diritti si rivelarono deboli .
    Cominciò con i semafori bloccati sul rosso dai russi.

    Lungo la linea ferroviaria Helmstedt – Berlino, i semafori venivano bloccati come si è detto sul rosso per ore e ore e sempre più spesso, i sovietici informavano il generale Lucius Clay, comandante delle forze americane in Germania, che le linee erano interrotte per guasti, lavori, incidenti, controlli di merci e viaggiatori.
    Il 31 marzo 1948, i russi stabilirono che se agli ispettori non fosse consentito di controllare i passeggeri e i bagagli, i convogli militari occidentali sarebbero stati non soltanto ritardati ma rimandati indietro.
    In base ad un altro ordine, nessun treno merci poteva partire da Berlino senza un permesso sovietico.

    Dopo eccitate e ripetute proteste e, per accertare fino a quale punto fossero disposti a spingersi i russi, Clay fece partire un treno di prova carico di truppe, i russi non fecero altro che deviarlo su un binario morto e quando dopo tre giorni, il treno finalmente si mosse, fu solo per tornare indietro ignominiosamente.
    I funzionari sovietici di Berlino ostentavano una giustificata fiducia in questo gioco di pressioni, avevano messo alla prova la decisione di insistere sui diritti d'accesso delle tre nazioni alleate, le stesse che non erano riuscite a nascondere i loro dubbi e le loro esitazioni.
    La guerra fredda era cominciata.

    Ormai, gli americani a Berlino sembravano essere i soli occidentali decisi a rimanere nella città*, i francesi non intendevano spingersi più in là*, gli inglesi ritenendo che la posizione geografica di Berlino rendesse indifendibile la città*, si opponevano ad un aperto "show-down.
    I governi francese e inglese, incominciarono a ridurre le loro guarnigioni e a sgombrare donne e bambini.
    Lucius Clay all'opposto, ritenne che la partenza dei familiari dei soldati, avrebbe causato il panico tra i tedeschi e annunciò che ogni americano, il quale avesse chiesto l'autorizzazione di rimandare in patria, la famiglia avrebbe dovuto al contempo chiedere il proprio trasferimento, cosa consentitagli senza alcun pregiudizio per la propria carriera.
    Quasi tutti gli americani preferirono rimanere.

    In aprile i russi espulsero dalla zona sovietica i reparti americani del Signal Corps che vi si trovavano dal luglio del 1945 per mantenere aperte le comunicazioni.
    In maggio il governo militare sovietico rese obbligatoria una documentazione farraginosa per tutte le spedizioni di merci dai settori occidentali a Berlino
    A questo punto la trappola del blocco era pronta.
    Non restava che aspettare il pretesto per farla scattare.

    Il pretesco venne ai primi di giugno e fu la questione della riforma monetaria in Germania, su cui era stato impossibile, almeno per Berlino trovare una qualsiasi parvenza di accordo.
    Quindi, treni carichi di rifornimenti destinati alla popolazione civile, vennero trattenuti con vari pretesti, carri merci e vagoni postali furono staccati dai treni e andarono perduti.

    Il 18 giugno furono fermati anche le carrozze passeggeri ai confini occidentali della zona sovietica, spiegando che quei vagoni non erano in ordine.
    Quattro giorni dopo, l'adozione della nuova valuta tedesca, il 24 giugno, l'intera portata della minaccia sovietica fu chiara allorchè, tutto il traffico ferroviario tra Berlino e l'Occidente venne fermato "a causa di difficoltà* tecniche"
    Lo stesso pretesto fu addotto per fermare il traffico sull'autostrada e sui canali.

    Sempre il 24 giugno anche la corrente elettrica venne interrotta dalle centrali che rifornivano Berlino Ovest.
    Le centrali elettriche situate nei settori alleati potevano alimentare le abitazioni soltanto per poche ore al giorno.
    Tutto ciò rese completo il blocco.

    Due milioni e mezzo di tedeschi a Berlino, dipendevano ormai dalle scorte di riserva.
    Disponevano di viveri sufficienti per 36 giorni, di carbone per 45 giorni, questo era quello che i tedeschi erano riusciti ad accantonare soltanto con grandi difficoltà*, essendo insufficienti i mezzi di trasporto e le vie di accesso.

    Con tutte le vie di accesso terrestri bloccate, Berlino poteva essere rifornita soltanto per via aerea, quindi il National Security Council decise che si poteva far rispettare soltanto l'accordo scritto relativo all'uso di specifici corridoi aerei e questo accordo esisteva nero su bianco, il diritto legale di raggiungere Berlino era incontestabile e questo accordo era stato firmato allegramente da Zukov nel 1945.

    Il generale Clay era certo e fiducioso che Berlino potesse essere rifornita esclusivamente per via aerea, ma il capo di Stato Maggiore, generale Vandenberg, si oppose motivando che il ponte aereo avrebbe impegnato quasi ogni aereo da trasporto lasciando sprovvisti di mezzi le altri parti del mondo.
    Malgrado ciò il ponte aereo venne accettato come una sfida dal comandante dell'Air Force in Europa, il generale Curtis.

    Una volta deciso anche il governo inglese partecipò all'operazione, malgrado i loro aerei fossero una piccola parte, quindi gli americani dovettero assumersi l'onere maggiore.
    I francesi decisero di restare a Berlino finchè ci restavano gli altri, ma non parteciparono al ponte aereo, comunque anche la guarnigione e la comunità* francese furono riforniti quasi completamente da aerei americani e britannici.

    fine 1a parte
    fonte cartaceo cocis49
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    luciano

  2. #2
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    Il blocco di Berlino

    seconda e ultima parte

    Clay e Murphy tornarono a Berlino per pianificare il progetto di quello che sarebbe divenuto il più grande e importante ponte aereo della storia.
    Clay telefonò al generale LeMay nella sua base a Francoforte e dopo alcuni convenevoli di circostanza, Clay domandò "Ha aerei che possano trasportare carbone??", si sentì rispondere "Trasportare cosa??" "Carbone" ripetè il generale "ci deve essere qualche contatto, sembrerebbe che lei chieda se abbiamo aerei per trasportare carbone",e Clay con aria tranquilla "Infatti è proprio quello che ho detto....carbone", LeMay con piglio militaresco replicò "L'Air Force può trasportare qualsiasi cosa"
    Cominciò così un'infinita processione di voli destinata ad andare avanti ben oltre 10 mesi del ferreo blocco sovietico.

    Il milionesimo sacco di carbone trasportato da un Dakota
    [attachment=4:1dlvv62d]Il milionesimo sacco di carbone trasportato da un Dakota.jpg[/attachment:1dlvv62d]

    Un paragrafo del protocollo di Potsdam vietava ai tedeschi di pilotare o di far parte degli equipaggi di aerei, ma i tedeschi nella loro decisione di collaborare per la sopravvivenza, offrirono un mirabile aiuto nelle operazioni al suolo.

    Nel suo libro Murphy dice: Le forze aeree Americane e inglesi provvedevano al ponte aereo ciascuno servendosi dei corridoi accettati dai russi nel 1945.
    A Berlino e altrove i tedeschi lavorarono 10 e anche 12 ore al giorno caricando e scaricando aeroplani e i loro sistemi molto efficienti permisero di effettuare molti più voli giornalieri di quanto preventivato.
    Tra questi tedeschi che lavoravano al suolo negli aeroporti, vi erano famosi ingegneri aeronautici, dirigenti e piloti decoratissimi.

    Rinacque anche il senso della comunità negli uomini e nelle massaie berlinesi, tutti escogitarono espedienti per tirare avanti.
    Si organizzarono per sfruttare al massimo le loro minuscole razioni di calore, di luce e prodotti alimentari disidratati che arrivavano con gli aerei.
    Tirano fuori ogni nascosto pezzo di carbone o di legno.
    Per molti mesi, quell'inverno, ogni famiglia ebbe solo 2 ore al giorno di energia elettrica.
    I dubbiosi si domandavano per quanto tempo i berlinesi avrebbero sopportato le gravissime privazioni, per consentire agli occupanti occidentali di rimanere nella loro città .

    Quasi tutti i presenti, avevamo la certezza che i berlinesi avrebbero sopportato indefinitamente quelle privazioni, in quanto l'alternativa erano i russi.
    Le autorità di Berlino Est annunciarono offerte tentatrici di viveri e carbone alla popolazione di Berlino Ovest, dichiarando che il governo sovietico non voleva far soffrire il popolo tedesco a causa degli scopi imperialistici, ma soltanto poche migliaia di tedeschi dei settori Ovest fecero domanda per ottenere il nutrimento e il calore loro offerti.

    Le 400 tonnellate di viveri che furono sbarcati il primo giorno all'aeroporto di Tempelhof, rappresentavano appena la trentesima parte di ciò che era loro necessario per vivere.
    Nelle basi aeree della Germania occidentale fu come se la guerra fosse ricominciata.
    Apparecchi già destinati alla demolizione furono rimessi in linea di volo.

    Squadroni di fortezze volanti arrivarono dagli Stati Uniti e la giostra prese sempre più, era una specie di gigantesca scommessa, salvare o perdere Berlino, "Quindi volate e non lamentatevi se il lavoro è duro" i piloti ai quale l'incitazione era rivolta, molto sovente erano gli stessi che avevano ricoperto l'ex capitale del Reich con un cumolo di 75.000.000 di metri cubi di macerie, ne avevano passate ben altre durante la guerra e così sembravano prendere i voli come una impresa sportiva, dopotutto nessuno questa volta avrebbe cercato di abbatterli a cannonate, il lavoro si riduceva a portare il taxi a Berlino, tra palloni frenati che i russi avevano alzato ai limiti dei corridoi.

    DC-3 attendono sulle piste di Tempelhof, l'ordine di decollare
    [attachment=3:1dlvv62d]DC-3 attendono sulle piste di Tempelhof, l'ordi di decollare.jpg[/attachment:1dlvv62d]

    Ogni aereo che toccava le piste di Tempelhof o di Tegel, aveva mezz'ora per scaricare le merci, fare il pieno di carburante e ripartire.
    Ogni pilota doveva conservare in cielo una posizione precisa, in modo che gli apparecchi per il ponte sembravano chicchi di un rosario, sempre ad identica distanza l'uno dall'altro.
    Nei primi giorni del blocco, gli americani fecero girare la giostra da soli, poi chiesero aiuto alla Royal Air Force e il cielo di Berlino divenne una specie di catalogo di tutto ciò che poteva volare a quei tempi.

    Si trattava di far arrivare a Berlino 5.000 tonnellate di merci al giorno e l'alto comando americano aveva calcolato che corrispondevano al carico di 22 treni da 50 vagoni ciascuno.
    Ci si rese conto che gli aeroporti erano insufficienti, quindi il comando decise di costruirne uno nuovo nella zona francese, con piste lunghe 1.500 metri.

    I russi si divertirono molto nell'apprendere questa necessità , infatti avevano avuto cura, nei mesi precedenti di rastrellare tutte le impastatrici di cemento e il cemento esistenti a Berlino, ma accadde il miracolo, 30.000 berlinesi con vanghe e picconi pulirono dalle macerie e livellarono un'area di circa 10 ettari, mentre gli aerei portavano decine di migliaia di quintali di cemento e di asfalto per le nuove piste.

    Enormi Globemaster, scaricavano macchinari che servivano per allungare le piste, le grandi impastatrici che non potevano entrare nelle carlinghe, vennero tagliate con la fiamma ossidrica e risaldate una volta arrivate a Berlino.
    Spesso i soldati intenti a questo lavoro vedevano decollare a 10 metri sopra le loro teste, un Dakota, un Mosquito o una fortezza volante, ma alla fine del dicembre 1948 il nuovo aeroporto entrò in funzione.

    A una decina di metri
    [attachment=0:1dlvv62d]A una decina di metri.jpg[/attachment:1dlvv62d]


    Passavano i grossi Skymaster, i Sunderland ammaravano sulla Havel, le fortezze volanti, i celebri B-26, arrivavano a interi squadroni.
    Il record fu raggiunto il 13° giorno del blocco, quando 927 aerei si posarono sulle piste di Berlino, accumulando in 24 ore 6.393 tonnellate di merci.
    La macchina del ponte era ormai così perfezionata che una intera centrale elettrica era stata spedita, pezzo per pezzo.
    Ogni 20 minuti arrivavano quadrimotori, 24 ore su 24, con ogni tempo, potenti riflettori illuminavano la notte e grandi spazzaneve mantenevano le piste sgombre dalla neve.

    Nella città ovviamente ogni cosa era razionata, in ottobre dopo 4 mesi di voli i berlinesi seppero che avrebbero dovuto affrontare l'inverno con 12 chili e mezzo di carbone a testa,
    L'inverno 1948-49 fu il peggiore degli ultimi anni e i berlinesi dovettero tagliare alberi per scaldarsi, 3.000 bambini al mese vennero trasportati con gli aerei nelle zone britannica e americana e sistemati in fattorie per avere il nutrimento che a Berlino non era possibile garantire.

    Bambini evacuati
    [attachment=2:1dlvv62d]bambini.jpg[/attachment:1dlvv62d]

    Alla fine dell'inverno, una commissione medica appurò che ogni berlinese era dimagrito in media di 7 chili, ma stranamente il livello di salute collettiva era migliorata e così il morale, che per la prima volta non si sentiva abbandonata a se stessa.

    I risultati si ebbero al 200° giorno dal blocco, a gennaio 1949, più di 500.000 berlinesi si riunirono spontaneamente agli aeroporti portando doni per i piloti, fu una forte dimostrazione silenziosa e commossa e forse indicò ai russi che non vi era alcun senso a continuare.
    A questo punto era chiaro che "la sfida sull'orlo dell'abisso" era vinta

    Non fu dunque una sorpresa il comunicato sovietico che il 12 maggio 1949 annunciò la fine del blocco, ma diffidenti ed imperterriti gli alleati continuarono i voli per altri 3 mesi.
    Quando il bilancio fu fatto le cifre furono queste, erano state scaricate due milioni e mezzo di tonnellate di merci, 39 aviatori inglesi e 31 americani erano morti in incidenti di volo, alcuni nella collisione con un Mig sovietico entrato in un corridoio.

    Un "taxi" fuori pista
    [attachment=1:1dlvv62d]Fuori pista aereo danneggiato.jpg[/attachment:1dlvv62d]

    Furono organizzati 195.530 voli.
    Il ponte era costato agli Stati Uniti 350.000.000 di dollari, alla Gran Bretagna 17.000.000 di sterline e ai tedeschi 150.000.000 di quei nuovi marchi.

    Tutto era finito, ma qualcosa era mutato, Berlino andava irrimediabilmente verso il proprio destino di città divisa.

    fine
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    luciano

  3. #3
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    Re: Il blocco di Berlino

    Un articolo davvero molto interessante Luciano!
    DANIELE
    "Ad unum pro civibus vigilantes"

  4. #4
    Utente registrato L'avatar di Andrea58
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    Re: Il blocco di Berlino

    Ottimo Luciano, faccio una piccola integrazione folkloristica sui rifornimenti. Non è farina del mio sacco ma merito di Sky che ha fatto un servizio relativo a questo.
    Un pilota addetto a questi voli si accorse delle torme di bambini affamati che assistevano agli atterraggi in testa alle piste e mosso da compassione ebbe un'idea. Tornato alla base confezionò con della tela alcune decine di piccoli paracadute a cui attaccò piccoli doni da lanciare, principalmente dolciumi. La cosa naturalmente ebbe molto successo e venne imitata da altri equipaggi diventando un'altra piccola dimostrazione di solidarietà* da parte degli americani nei confronti di chi non aveva colpe nel conflitto appena concluso. Hanno intervistato tanti ex bambini che ricordavano l'evento. La domanda più ingenua è stata quella di una bambina di allora 8/9 anni che si chiedeva perchè prima li bombardassero e poi gli lanciassero dolci. Questo perchè i "paracadutini" erano guardati inizialmente con sospetto dato che fino a poco prima quello che cadeva dal cielo non era mai stato positivo.
    Homo homini lupus. Draco dormiens nunquam titillandus
    lo spirito di Cesare, vagante in cerca di vendetta, con al suo fianco Ate uscita infocata dall'inferno, entro questi confini con voce di monarca griderà "Sterminio", e scioglierà i mastini della guerra, così che questa infame impresa ammorberà la terra col puzzo delle carogne umane gementi per la sepoltura.

  5. #5
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    Re: Il blocco di Berlino

    Grazie ragazzi

    Interessante quanto ha raccontato Andrea, questa davvero non la sapevo. :P
    Anche i berlinesi portarono piccoli doni per i piloti ed il personale alleato, oggetti di legno intagliato, argenti, porcellane.
    In America ebbero a dire: Quella popolazione, donne, bambini , uomini, aveva aiutato in misura considerevole il ponte aereo, accettando razioni minime di viveri e pochissimo riscaldamento durante un inverno rigido, resistendo alle temtazioni sovietiche, scaricando i nostri aerei un'ora dopo l'altra, un giorno dopo l'altro, un mese dopo l'altro.
    Il comportamento dei berlinesi modificò i loro rapporti con gli americani.
    Durante il blocco divennero, a tutti gli effetti pratici, nostri alleati.
    luciano

  6. #6
    Utente registrato L'avatar di KampfgruppeHansen
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    Re: Il blocco di Berlino

    ottimo!
    complimenti
    ________________________
    Erano tempi fieri ed eroici, dove mettevamo piede li era la Germania,e il mio regno si estendeva fin dove arrivava il cannone del mio carro Armato

    Jochen Peiper
    SS Standartenführer , Kommandeur Panzer Regiment SS Leibstandarte

  7. #7
    Utente registrato L'avatar di silent brother
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    Re: Il blocco di Berlino

    Molto interessanti e belle le ultime due integrazioni, Andrea e Luciano!
    Bel topic!
    DANIELE
    "Ad unum pro civibus vigilantes"

  8. #8
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    Re: Il blocco di Berlino

    Interessante Cocis, avevo sentito e letto qualcosa sul blocco di Berlino, ma non immaginavo minimamente quali "antipatici" mezzi i Sovietici avessero utilizzato per eseguirlo...
    Lox
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  9. #9
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    Re: Il blocco di Berlino

    Prendo l'occasione per ringraziare tutti .
    A volte i libri di storia non riportano fatti "macroscopici", a me invece piace molto cercare storie anche se piccole, ma che hanno contribuito però, a fare la storia, cioè amo sapere quello che c'è dietro il sipario.
    luciano

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