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Discussione: l'alcazar di toledo

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    l'alcazar di toledo

    una delle vicende più celebri della guerra civile spagnola, è sicuramente la leggendaria impresa compiuta dai difensori dell'alcazar di toledo, evento che divenne la principale fonte di propaganda nazionalista, come la vittoria di guadalajara lo fu per i repubblicani.

    per lo svolgimento dei fatti riporto la quanto mai dettagliata esposizione presente su wikipedia.

    Il 17 luglio Franco proclamò la sollevazione militare delle forze spagnole in Marocco, contro il governo repubblicano di contestata legittimità. Il colonnello José Moscardó Ituarte, uno dei più anziani istruttori dell'accademia di fanteria che aveva sede nell'Alcázar, si schierò con i nazionalisti golpisti. Il 18 luglio il colonnello si trovava a Madrid e avuta notizia dell'alzamiento ritornò all'alcazar dove apprese di essere l'ufficiale più alto in grado e più anziano tra quelli presenti (erano circa 200 i soldati e gli ufficiali che trovandosi a Toledo al momento dell'insurrezione si radunarono nella fortezza). Essendo irreperibile il governatore militare di Toledo e il comandante della fortezza, fu Moscardò ad assumere il comando e come prima cosa richiamò nella fortezza tutti gli uomini della Guardia civil che erano circa 700 e si preparò per sostenere l'assedio contro le forze repubblicane, in appoggio ai nazionalisti di Franco.
    Le forze repubblicane erano all'incirca 8.000 tra militari governativi e militanti della CNT, della FAI e dell'UGT. I repubblicani possedevano varie armi di Artiglieria, qualche veicolo blindato e due o tre carri armati. La Forza aerea repubblicana effettuò varie ricognizioni sulla città e bombardò l'Alcázar in 35 occasioni.
    I difensori del forte erano 700 membri della Guardia civil, 200 tra soldati e ufficiali, 8 cadetti dell'Accademia della fanteria, uno di quella dell'artiglieria e 110 civili.
    Approssimativamente durante l'assedio 670 civili vissero dentro l'Alcázar, tra cui 500 donne e 50 bambini. Essi erano familiari degli assediati o civili rifugiatisi nel forte per paura di rappresaglie da parte dei socialisti e degli anarchici.

    21 luglio
    Alle sette del mattino, in piazza Zocodover, un capitano dell'Accademia militare dichiarò lo «Stato di Guerra» ed emanò dei mandati di cattura per tutti gli attivisti di sinistra conosciuti.
    Il governo di Madrid inviò immediatamente nella città un contingente di soldati. Le truppe repubblicane si stabilirono nell'ospedale cittadino, per poi assaltare la locale fabbrica di armi presidiata da un contingente di militari della Guardia civil. I militari della Guardia civil iniziarono delle trattative con i repubblicani, che si rivelò un diversivo per distruggere la fabbrica e trafugare le armi, portandole sull'Alcázar.

    22 luglio-13 agosto
    Il 22 luglio i repubblicani, che controllavano gran parte di Toledo, tentarono di conquistare l'Alcázar con un bombardamento dell'aviazione. I nazionalisti si limitarono a una difesa passiva del forte, aprendo il fuoco solo quando stava per partire l'attacco. Iniziava così l'assedio dell'Alcázar.
    La mattina del 23 luglio il comandante della milizia popolare chiamò il colonnello Moscardó, intimando di lasciare il forte entro dieci minuti altrimenti il figlio Luis sarebbe stato giustiziato. Il colonnello rifiutò l'ultimatum e, fattosi passare il figlio al telefono, gli disse di raccomandarsi a Dio e di gridare "¡Viva España!" al momento dell'esecuzione. Il figlio disse "È semplice, farò entrambe le cose". Passati dieci minuti, il comandante dei repubblicani comunicò al colonnello l'avvenuta esecuzione del figlio.

    14 agosto - 17 settembre
    Dal 14 agosto i repubblicani cambiarono strategia. Le forze d'assedio nella zona nord si erano notevolmente ridotte. Decisero di attaccare la casa del governatore, che si trovava a solo 40 metri dall'Alcázar, per farne un punto di fuoco. Gli attacchi, però, vennero sempre respinti.
    Il 9 settembre un inviato dei repubblicani, il colonnello Vicente Rojo Lluch, iniziò a trattare con il colonnello Moscardó. Moscardó non accettò la resa e chiese solamente di poter fare entrare nel forte un sacerdote per battezzare due bambini nati durante l'assedio e per recitare la messa.
    Rojo fece entrare Vázquez Camarassa, un sacerdote con idee di sinistra, per celebrare i riti eucaristici. Rojo raggiunse un accordo con Moscardó per l'evacuazione delle donne e dei bambini, ma le donne si rifiutarono di lasciare il forte.
    Un ulteriore tentativo di mediazione venne tentato il 12 settembre dall'ambasciatore cileno a Madrid, ma fallì perché le linee telefoniche erano interrotte.

    18 settembre
    Dal 26 agosto, i repubblicani iniziarono collocare mine nella parte sud-ovest del forte. La mattina del 18 settembre, il premier Caballero ordinò ai suoi uomini di far saltare le mine e di iniziare l'assalto.
    I repubblicani eseguirno gli ordini, detonarono le mine che sventrarono la torre sud-ovest del forte. Dieci minuti dopo l'esplosione, le truppe governative iniziarono l'assalto con quattro attacchi con i blindati e i carri armati. L'assalto fallì per la strenua resistenza degli assediati. Le milizie governative continuarono il bombardamento della fortezza per tutta la notte e tutto il giorno seguente.

    19 settembre - 26 settembre
    I repubblicani cambiarono nuovamente tattica: iniziarono a bombardare gli edifici periferici del forte. Il bombardamento diede i suoi frutti, e riuscì a interrompere le linee telefoniche dell'Alcazar. I franchisti iniziarono a ritirarsi dagli edifici periferici il 21 settembre, per difendere ciò che restava del forte. I repubblicani incominciarono ad assaltare gli edifici la mattina del 22, ma l'avanzata fu lenta perché ignoravano che fossero disabitati.
    All'alba del 23 i repubblicani assaltarono la breccia nord del forte, sorprendendo i difensori, facendo esplodere le mine scavate sotto i bastioni e riempite di dinamite. Gli assediati furono costretti a ritirarsi dal patio dell'Alcazar e contrattaccarono respingendo l'assalto. Un nuovo assalto venne tentato nella mattinata, ma dopo 45 minuti l'avanzata venne bloccata.

    Un primo segnale dell'avanzata delle truppe franchiste a Toledo, ci fu la mattina del 22 agosto quando un aereo dell' aviazione nazionalista riuscì a sganciare sul forte dei viveri e un messaggio che rassicurava circa il prossimo arrivo delle truppe nella città.
    La mattina del 26 settembre le truppe franchiste arrivarono a Bargas, a 6 km da Toledo. La situazione dei repubblicani si fece disperata; un ultimo attacco venne tentato la mattina del 27, ma venne nuovamente respinto. Poco dopo le truppe franchiste fecero la loro entrata nella città e misero fine all'assedio dell'Alcázar. Alcuni repubblicani riuscirono a fuggire fino a Aranjuez.
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