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Discussione: SETTANT'ANNI FA: MARIO MARINO

  1. #1
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    SETTANT'ANNI FA: MARIO MARINO

    Con la collaborazione di un amico, V. Lai, è stata ricostruita la storia di Mario Marino, salernitano, che partecipò all'azione di Alessandria d'Egitto del dicembre del 1941.


    Settant'anni. Tanto è passato dalla notte tra il 18 ed il 19 dicembre del 1941, quando sei incursori dell'allora Regia Marina penetrarono nel porto di Alessandria d'Egitto, danneggiando alcune navi lì ormeggiate.
    Fin qui, nulla di eccezionale, a parte il valore storico e militare dell'impresa, se non che tra i sei incursori, c'era il salernitano Mario Marino, all'epoca 2° Capo Palombaro Sommozzatore. Già nel precedente mese di luglio, tra il 26 ed il 27, Marino partecipò al forzamento della base navale inglese di Malta. Ma la missione più impegnativa, che riscosse grande successo ed ebbe grandissima eco anche negli ambienti alleati, fu proprio l'attacco al porto di Alessandria.
    Il bollettino numero 585, diramato dal quartier generale delle forze armate l'8 gennaio del 1942 recitava: «Nella notte del 18 dicembre, mezzi d'assalto della Regia Marina, penetrati nel porto di Alessandria, attaccarono due navi da battaglia inglesi, ivi ormeggiate. Ora soltanto si è avuta conferma che una nave da battaglia della classe Valiant rimase gravemente danneggiata». Il giorno dopo, il bollettino 586 recitava: «Nell'azione svolta dai mezzi d'assalto della Regia Marina nel porto di Alessandria, oltre la Valiant è stata danneggiata anche una seconda nave da battaglia, del tipo Barham». In totale, le navi affondate furono ben tre, due da battaglia ed una grossa petroliera, con il danneggiamento di un cacciatorpediniere. Quella «mezza dozzina di italiani», come li chiamò Winston Churchill, si imbarcarono sul sommergibile Scirè a La Spezia, il 14 dicembre.
    L'attacco era stato fissato, in un* primo tempo, per il 17 dicembre, ma a causa di una forte mareggiata fu posticipato di 24 ore. Alle 18:40 del 18 dicembre, il sommergibile Scirè, dopo aver navigato alla cieca in acque minate per una giornata, emerse a meno di un miglio dal faro del molo di ponente del porto di Alessandria, lasciando alla propria missione i sei valorosi incursori. Insieme al 2° capo palombaro Mario Marino, il capitano Vincenzo Martellotta, suo compagno di missione, il tenente di vascello Luigi Durand De La Penne, insieme al capo palombaro di 3° classe Emilio Bianchi, il capitano Antonio Marceglia, insieme al sottocapo palombaro Spartaco Schergat.
    Insieme partirono verso l'imboccatura del porto a bordo dei cosiddetti “maiali”, i siluri a lunga corsa. In anticipo sull'orario stabilito, i sei incursori presero la libertà di rifocillarsi con calma, per poi partire all'attacco.
    Davanti all'imboccatura del porto, una motovedetta lanciava in continuazione bombe di profondità, per impedire l'accesso ad eventuali sommozzatori. Caso ha voluto che in quel preciso istante, lo sbarramento si aprisse per far entrare in porto tre cacciatorpediniere di rientro da una missione. E di questo momento approfittarono i tre valorosi, che si accodarono alle tre imbarcazioni dirigendosi verso i propri obiettivi. Ma per un attimo la fortuna sembra voltare le spalle all'equipaggio Marino-Martellotta.
    Al momento dell'ingresso in porto, un'onda generata da una delle imbarcazioni in transito, spinse il maiale contro una pesante boa. Da questo scontro, l'autorespiratore di Martellotta rimase danneggiato.
    Così i due non poterono fare altro che proseguire il tragitto in emersione. Intanto De La Penne e Bianchi, insieme a Marceglia e Schergat, si diressero verso alcune navi da battaglia, come previsto, mentre Marino e Martellotta dovevano attaccare una portaerei. Non trovando la portaerei, si diressero verso l'obiettivo secondario, una petroliera, mentre erano investiti continuamente dai fasci di luce che spazzavano senza sosta le acque del porto.
    A causa dell'urto con la boa, il capitano Martellotta iniziò ben presto ad accusare forti malesseri. Per questo motivo il compito di staccare la testa del siluro, che conteneva 500 chili di esplosivo ad alto potenziale, fu delegato interamente al 2° capo palombaro Marino, il quale da solo riuscì ad assicurarla alla carena della nave. Mentre tentavano di mettersi in salvo, i due furono avvistati e catturati dagli inglesi e portati presso il comando di Ras el Tin, dove furono interrogati invano per ore da alcuni ufficiali superiori.
    Mentre venivano trasportati fuori dal porto, alle 5:54 minuti, una violentissima esplosione, seguita poi da altre due, segnalò la piena riuscita della missione.
    Tutt'oggi, a settant'anni di distanza, i nostri avversari dell'epoca ricordano con ammirazione il valore e l'audacia di questa «mezza dozzina di italiani», che riuscirono a forzare un blocco che sembrava impenetrabile.
    A Mario Marino, nato il 24 marzo del 1914, furono in seguito assegnate una medaglia d'oro al valore militare, una di bronzo, sempre al valore militare, tre croci al merito di guerra, una croce per cavaliere ufficiale dell'ordine al merito della Repubblica, una medaglia mauriziana per 50 anni di servizio, una medaglia d'onore per lunga navigazione, ed una croce per i 25 anni di servizio.
    Dopo anni di onorato servizio, il capo palombaro di terza classe Mario Marino (divenuto poi nel marzo del 1977 capitano di corvetta) muore a Salerno, sua città natale, l'11 maggio 1982.
    La sua Medaglia d'Oro al Valor Militare cita come motivazione:
    "Eroico combattente, fedele collaboratore del suo Ufficiale, dopo averne condivisi i rischi di un tenace, pericoloso addestramento, lo seguiva nelle più ardite imprese e, animato dalla stessa ardente volontà di successo, partecipava con lui ad una spedizione di mezzi d'assalto subacquei che forzava una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con un'azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica si armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l'abnegazione degli uomini.
    Dopo aver avanzato per più miglia sott'acqua e superato difficoltà ed ostacoli di ogni genere, valido e fedele aiuto dell'Ufficiale; offesa a morte con ferma bravura, la nave attaccata, seguiva in prigionia la sorte del suo Capo, rifiutandosi costantemente di fornire al nemico qualsiasi indicazione.
    Superbo esempio di ardimento nell'azione e di eccezionali qualità morali".
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    Passo il tempo cercando gocce di storia, fili di verità e tracce di me stesso.

  2. #2
    Utente registrato L'avatar di Franz56
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    Re: SETTANT'ANNI FA: MARIO MARINO


    Grazie della segnalazione...

    Ho solo un dubbio, i "maiali" erano definiti "SLC" (Siluri a Lenta Corsa) o sono io che ricordo male...???
    La vita è un temporale... prenderlo nel .... è un lampo...!!!
    El vento, el ... e i siori i gà sempre fato quel che i gà voludo lori...

    "Se un bischero dice 'azzate vorti'osamente può apri' un varco spazio temporale, in cui può incontrassi po'i se'ondi prima, generando 'osì un'infinita e crescente marea di 'azzate"... Margherita Hack

  3. #3
    Utente registrato L'avatar di stecol
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    Re: SETTANT'ANNI FA: MARIO MARINO

    Settant'anni fa' proprio in queste ore ...
    É difficile volare con le aquile quando hai a che fare con i tacchini ....

  4. #4
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    Re: SETTANT'ANNI FA: MARIO MARINO

    Bell' articolo "d'anniversario". Grazie

  5. #5

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    Re: SETTANT'ANNI FA: MARIO MARINO


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