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Discussione: COMBATTERE STRADA PER STRADA A CASSINO

  1. #1
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    COMBATTERE STRADA PER STRADA A CASSINO

    Il combattimento in zona urbana è sempre stata una condizione operativa notevolmente difficoltosa per il soldato che la deve sostenere, tanto che in tutti gli eserciti esistono oggi delle vere e proprie "dottrine dedicate" che, unite a specifici programmi addestrativi ed ai moderni mezzi che la tecnologia mette a disposizione, dovrebbero in teoria aiutarlo a compiere questo tipo di missione riducendone al minimo i pericoli.
    In realtà, ed i recenti fatti iracheni lo confermano, operazioni del genere rimangono ancora molto delicate e non esenti da rischi elevati di perdite in uomini e mezzi, anche qualora ci si trovi al cospetto di un nemico non specificatamente inquadrato in unità organiche e/o privo di particolare addestramento o armamenti sofisticati.

    L'esigenza di dover affrontare grosse battaglie secondo quanto comunemente è definito con il termine "casa per casa", emerse per la prima volta durante i combattimenti per Stalingrado, nel settembre del 1942 e per tutti i 140 giorni successivi. In quel frangente, l'Armata Rossa obbligò i tedeschi ad una serie di scontri frammentati a livello di singolo plotone, quando addirittura non di squadra, costringendoli ad inoltrarsi tra le strade ed i palazzi della città semidistrutta.
    Questi ultimi, nonostante l'appoggio massiccio dell'aviazione e dei mezzi corazzati (i quali però ebbero notevoli difficoltà a manovrare in spazi ridotti, tanto che caddero spesso preda dei cacciatori di carri sovietici), non riuscirono mai ad ottenere il controllo totale dell'abitato, anzi, alla fine vi rimasero essi stessi intrappolati e furono costretti alla resa.
    Le operazioni che si svolsero a Cassino mesi dopo rappresentarono ancora più, se vogliamo, l'inasprimento delle difficoltà intrinseche di una tale forma di guerra, perché i soldati che tentarono di conquistare la città si trovarono di fronte ad una condizione del tutto nuova per l'epoca, alla quale non erano adeguatamente preparati e dove furono impiegati, con il senno di poi, in maniera errata.
    Questi dovettero in pratica avventurarsi tra i cumuli di macerie ed i profondi crateri delle bombe aeree che avevano cancellato la città, senza avere riferimenti sul terreno né strade da percorrere, con un nemico che sfruttava appieno la situazione annidandosi dietro ad ogni rovina e in ogni buca, che conosceva bene il campo di battaglia e che per di più poteva beneficiare di una certa copertura proveniente dalle alture che sovrastavano l'abitato.
    A queste difficoltà, già per loro conto difficili da superare, si aggiunse l'impossibilità di ricevere un adeguato appoggio da parte dei mezzi corazzati (fermati dalle macerie e dai crateri), dalle unità del Genio, falcidiate dal fuoco tedesco mentre tentavano di mettersi all'opera, e dall'artiglieria, la quale semplicemente non sapeva dove dirigere il proprio fuoco a fronte della situazione estremamente fluida sul terreno una volta entrate le truppe neozelandesi in città.
    Venne così a crearsi la paradossale condizione secondo cui a Cassino non c'era più nulla da distruggere perché era già stato tutto raso al suolo, eppure il nemico resisteva ancora.
    Infine, la fanteria fu mandata all'assalto in un ambiente così ostile in modo poco organico, un battaglione alla volta, e ciò facilitò senza dubbio l'opera dei paracadutisti tedeschi, che riuscirono a tamponare la situazione in ognuno dei settori della città dove più forte era il rischio di un'infiltrazione nemica.
    Tutto questo portò ad una serie di scontri nei quali, spesso, le azioni furono effettuate da una manciata di uomini in lotta tra loro, con i neozelandesi che andavano all'assalto di posizioni nemiche per nulla definite, ignorandone posizione e consistenza, ed i tedeschi che non avevano altro da fare che difenderle.
    Gli attaccanti, una volta penetrati lungo una delle direttrici loro assegnate, si ritrovarono sovente con le maglie della difesa che si erano chiuse alle loro spalle; si persero, vagarono tra le macerie senza una meta precisa, e molti di loro furono colpiti, caddero nei profondi crateri pieni d'acqua annegandovi o furono presi prigionieri.
    In condizioni come queste, ci si muoveva più per tentativi che non secondo un piano preciso; non c'erano finestre da sorvegliare mentre i compagni avanzavano, non esistevano strade lungo le quali muoversi con accortezza; si balzava da una maceria all'altra solo per accorgersi spesso che per il prossimo salto occorreva tornare indietro a riprovare ad avanzare da un'altra parte, perché lo spazio avanti era ingombro di detriti, o c'era un grosso cratere che impediva il passaggio. Spesso i singoli combattenti si ritrovarono da soli, tagliati fuori dal loro reparto e in un ambiente del tutto sconosciuto; in quelle condizioni dovevano decidere se andare avanti, fermarsi, cercare i propri compagni oppure tornare indietro. Qualsiasi fosse stata la scelta, il rischio era enorme, perchè il nemico poteva essere avanti, dietro, a destra, a sinistra, in alto.
    Così si combatteva a Cassino, nel marzo del 1944.

    Un britannico racconta Cassino
    Il colonnello Nangle, comandante del 1° battaglione Gurkha, così ricorda il suo attacco a Cassino: “Dopo il bombardamento che l’aveva distrutta totalmente, la città era trasformata in un caos incredibile. Non vi erano più tracce di strade e di sentieri, solo grandi mucchi di rovine dalle quali emergevano, come dita puntate al cielo, i muri smozzicati.
    Dappertutto, enormi e profondi crateri, per i quali bisognava scendere ed inerpicarsi con le mani e con i piedi.; non potemmo far altro che dirigerci dalla parte che sembrava più vicina al Castello (la Rocca Janula - N.d.A.). Non esisteva giorno a Cassino, ma solo due tipi di notte: quella gialla, fumosa ed asfissiante delle granate fumogene e quella nera, solcata dai lampi delle esplosioni e dalle linee fiammeggianti delle pallottole traccianti”.
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    Passo il tempo cercando gocce di storia, fili di verità e tracce di me stesso.

  2. #2
    Utente registrato L'avatar di Franz56
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    Re: COMBATTERE STRADA PER STRADA A CASSINO


    Sempre ottime e gradite integrazioni...
    Grazie...
    La vita è un temporale... prenderlo nel .... è un lampo...!!!
    El vento, el ... e i siori i gà sempre fato quel che i gà voludo lori...

    "Se un bischero dice 'azzate vorti'osamente può apri' un varco spazio temporale, in cui può incontrassi po'i se'ondi prima, generando 'osì un'infinita e crescente marea di 'azzate"... Margherita Hack

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