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Discussione: Film: UOMINI CONTRO

  1. #21
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Purtroppo...o per fortuna, nessun film riuscirà* mai a farci provare veramente quello che hanno passato quei soldati in trincea.
    Come tutti i film tratti da libri, anche questo riesce ad esplicare solo in parte il contenuto del reconto; non ci vedo nessuna estremizzazione.

    Ho letto più volte "Un anno sull'Altopiano" e ricordo bene come dalla penna dell'autore si capisse che quei fanti vennero sacrificati come cavie per collaudare, contro le mitragliatrici nemiche, le nuove corazze Farina appena arrivate alla brigata.
    La fine che fecero quegli uomini la conosciamo.....

    Credo non sarà* mai sufficiente estremizzare questi racconti per darne il reale senso di angoscia patito in trincea, se penso che gli austriaci mentre falciavano i nostri dopo un po si misero a gridar loro: " Basta italiani basta!!!" per esortarli a non farsi ammazzare come le mosche; e questo ho avuto modo di apprenderlo in più episodi che mi sono capitati di leggere.

    Singolare come all'inizio delle ostilità* i soldati italiani vennero fatti attaccare alla baionetta i forti austriaci........

    Nel libro di Lussu c'è un episodio che mi ha particolarmente impressionato: si dice che non c'è nulla di peggio della morte...ma l'autore racconta che al momento di uscire dalla trincea per l'ennesimo attacco, vede al suo fianco due fanti che si puntano il fucile alla gola e fanno fuoco.
    Questi due soldati avevano premeditato di suicidarsi piuttosto che affrontare la pena di un nuovo assalto verso il nemico tanto ne erano terrorizzati!

  2. #22

    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Bei film, ma storiograficamente...

    Stesso discorso per Lussu (cito dal libro di PR di Colloredo La battaglia del Solstizio)

    Per inquadrare il personaggio Lussu (che quando scrisse il suo libro [Un anno sull'altipiani, nota mia] era fuoriuscito in Francia, ed aveva la penna avvelenata verso il Duca d'Aosta, notoriamente favorevole al Fa-scismo), basti ricordarne l`ego smisurato, che lo spinse a scrivere nella nota di presen-tazione queste incredibili parole: Non esistono, in Italia, come in Francia, in Germa-nia o in Inghilterra, libri sulla guerra. E anche questo non sarebbe stato mai scritto, senza un periodo di riposo forzato. Clavadel-Davos, Aprile 1937. Tralasciando la produzione letteraria italiana (che pura aveva Monelli, Salsa, Frescura, Malaparte, Gadda, Papini, Soffici...), Lussu evidentemente si considerava su un altro livello ri-spetto a Ernst Jünger, Erich Maria Remarque, Ernest Hemingway, Robert Graves... i quali non fecero la Resistenza come il Lussu, pertanto nessuno si sognò mai di sottoli-neare la sciocchezza dell`autore sardo, intoccabile per motivi di opportunità politica. Lussu è colui che scrisse un libro di duecento pagine sulle proprie esperienze di guer-ra senza mai citare la brigata Sassari cui apparteneva, come detto: dunque non è un`opera storica ma un romanzo, qualsiasi cosa ne dicano gli apologeti del politico sardo, il quale, d`altro canto, inizia scrivendo che alla sua brigata appartenevano i reggimenti 399° e 400°, che ovviamente non esistevano: la Sassari era formata dal 151° â?? nel cui III battaglione Lussu prestò servizio â?? e dal 152° fanteria. Se Emilio Lussu avesse avuto intenti memorialistici non avrebbe utilizzato numeri fittizi e a-vrebbe citato il nome della brigata, di cui l`interventista Lussu fu ufficiale di comple-mento.

    Marpo, sulle decimazioni (stessa fonte):


    MALGOVERNO DELLA TRUPPA E REPRESSIONI

    Riguardo al malgoverno della truppa, soprattutto sull`utilizzo della pena di morte e sulle forti perdite durante la gestione Cadorna, si son dette nu-merose inesattezze; non è dunque inutile esaminare la questione, sia pure rapidamente, confrontando la situazione del fronte italiano con quella del fronte occidentale. Giorgio Rochat scrisse in un suo studio sulla I Guerra Mondiale pubblicato da Feltrinelli nel 1976 (L`Italia nella Prima Guerra Mondiale, Milano 1976) che nell`esercito italiano vi erano state più con-danne a morte che in quello francese, ed anche decimazioni, in Francia non praticate: in Francia inoltre non fu fatto ricorso che in casi rarissimi ad esecuzioni sommarie, e mai a decimazioni, che invece in Italia erano pratica costante e vivamente raccomandata dal Comando supremo. La re-altà è diversa. Scriveva il giornale socialista francese Crapouillot a pro-posito della repressione degli ammutinamenti dell`Aprile del 1917, dopo il fallimento dell`offensiva di Nivelle, che si fecero allineare gli ammuti-nati su una fila, poi si ordinò che si contassero: uno, due, tre, quattro, cinque. "Il cinque esca dalla riga" diceva il colonnello. Un uomo su cin-que era designato a morire (La guerre inconnue, les fusilèes, "Crapouil-lot", agosto 1934), cose ben note già all`epoca, tanto che furono presenta-te anche interpellanze all`Assemblée National, e vi fu un durissimo inter-vento di Paul Meunier al Comitato segreto; anche Giulio Primicerj ricor-da le decimazioni del quinto uomo di ogni riga effettuate dai francesi nel 1917: cfr. G. Primicerj, 1917. Lubiana o Trieste?, Milano 1986, p. 27. Sull`argomento si veda anche la monografia di Andrè Bach, Fusillés pour l`exemple 1914-1918, Parigi 2003. Il generale Bach è stato a capo del Service historique de l`Armee de Terre (SHAT), ed il suo lavoro è quanto di più documentato esista sull`argomento. Tali fatti ben noti ed incontro-vertibili furono utilizzati, prima e durante la Guerra d`Etiopia anche dalla propaganda fascista, come nel libro di Piero Caporilli, Gli ammutinamen-ti francesi del 1917, Roma 1934 XIII (ristampato con il titolo Primavera 1917, Genova 1994). Del resto anche Gianni Rocca nella sua biografia di Cadorna scrive che dopo l`offensiva di Nivelle, Petain ristabilirà l`ordine facendo crepitare i fucili dei plotoni di esecuzione: vere e proprie deci-mazioni in massa dei ribelli (Gianni Rocca, Cadorna. Il Generalissimo di Caporetto, Milano 1985, rist. 2004, p. 193). Quanto alle rarissime esecu-zioni sommarie, nel giugno del 1917 nell`esercito francese veniva sospesa l`istruttoria preliminare, introdotta nel codice penale militare solamente nel 1916, e soppresso d`autorità il ricorso in appello al Comando d`Armata (cfr. Silvestri, Isonzo 1917, cit., p. 18. Il generale Emilio Fal-della, esaminando la questione del malgoverno cadorniano sostenne l`opposto di quanto affermato dal Rochat, dedicando all`argomento un capitolo del secondo volume de La Grande Guerra, cit., elencando pun-tigliosamente gli episodi di ammutinamenti, riportando i reparti interessa-ti, e relative condanne a morte, concludendo che, a differenza della Fran-cia, in Italia non vi furono decimazioni:

    le repressioni che seguirono in Francia ai gravi episodi di rivolta che si veri-ficarono nel maggio-giugno 1917 [...] furono di una gravità eccezionale; in taluni casi si procedette effettivamente decimazioni, ma nulla del genere av-venne nell`Esercito italiano (p. 307) e sottolineò che non si possono chiamare decimazioni dieci o quattordici condanne a morte in un reggimento.

    Il generale Faldella fu storico militare minuziosissimo e documentatissi-mo, ma è il Rochat, almeno per una determinata parte politica, a far testo, malgrado il tagliente giudizio che di lui dava uno tra i massimi storici ita-liani, Rosario Romeo, sul Giornale del 27 giugno 1977:

    Così autorevole, come tutti sanno, e così competente [...] ancora una volta il Rochat parla di cose che non sa e di libri di cui non ha visto neppure le illu-strazioni ma che già sa di dover condannare, per reato di "moderatismo". I moderati imparino: e cerchino di sviluppare difese adeguate, che ce n`è biso-gno (Rosario Romeo, Quando il "tecnico" ci mette la coda, ora in R. Romeo, Scritti storici 1951-1987, cit., p. 287).

    Con ciò non si nega ovviamente che nel corso della guerra vennero com-minate dai tribunali militari 1.066 condanne a morte, di cui 729 eseguite e 277 commutate con pene detentive, con il picco più alto nel giugno del 1917, con 68 condanne eseguite e 9 non eseguite (si può confrontare con l`altro mese in cui ci furono più condanne a morte, l`ottobre dello stesso anno, soprattutto i giorni dopo Caporetto, con 55 condanne eseguite ed una non eseguita. Cfr. Alberto Monticone, La battaglia di Caporetto, U-dine 1999, p. 206). Si confronti questa cifra con la frase annotata nel dia-rio del generale William Douglas Haig, comandante della British Expedi-tionary Force in Francia nel novembre del`17: trentamila casi di ribellio-ne sono stati soppressi [nell`esercito francese. Il corsivo è di Haig] (cit. in Horne, The Price of the Glory, cit., p. 323). Vale la pena infine di riporta-re la circolare diramata dal Comando Supremo il 20 luglio 1917, cinque giorni dopo la repressione dell`ammutinamento della brigata Catanzaro a Santa Maria la Longa: [...] Chi punisce con la pena di morte si domandi sempre in coscienza, se tutto è stato fatto per parte sua, per migliorare moralmente e materialmente le condizioni dei suoi soldati, se, oltre a re-primere, egli ha saputo prevenire, se egli è stato a continuo contatto con l`animo delle truppe per comprenderne le aspirazioni, i bisogni, le de-pressioni, il bene e il male; se, in una parola, egli senta di dominare ve-ramente le forze vive che gli sono affidate, con quella scienza del cuore umano senza la quale nessuno è mai condottiero (riportata in Silvestri, Isonzo 1917, cit., p. 93). Va sottolineato come gli avvenimenti di Santa Maria la Longa si possano considerare l`unico ammutinamento vero e proprio avvenuto tra le truppe italiane nella Grande Guerra: B. Di Marti-no, La guerra della Fanteria 1915-1918, Valdagno 2002, p. 236. Perso-nalmente ci sembra da condividere quanto scritto dallo storico britannico Ronald Seth: Si è però grandemente esagerato sulla disciplina imposta da Cadorna [...] Anche sulle fucilazioni si è esagerato: ci furono senza dubbio fucilazioni di disertori e di ammutinati, ma non più che negli altri eserciti alleati (Seth, Caporetto, cit. [tr. it. p. 64]). Per quel che riguarda le perdite subite dal Regio Esercito, Mario Silvestri â?? non certo un esalta-tore del Comando Supremo! â?? osservava

    che di fronte a figuri come Joffre e Douglas Haig, il generale Cadorna e per-sino Capello appaiono dei cuori teneri [...]; è pura leggenda, di cui gli italiani stessi sono responsabili, che le nostre perdite in combattimento fossero ecce-zionalmente elevate ed i nostri comandanti più macellatori degli altri: lo era-no anzi un po` meno. Le perdite (in morti, feriti e dispersi) subite dagli Italia-ni, dai Francesi e dagli Inglesi nei primi nove mesi del 1917 â?? quando i tre eserciti ebbero l`iniziativa delle operazioni â?? furono le seguenti: Italiani 450.000, Francesi 460.000, Inglesi 590.000. Se poi si limita il confronto all`esercito italiano e a quello inglese schierato sul fronte occidentale (che avevano uguale consistenza numerica) si constata che le perdite degli inglesi furono superiori del 30% a quelle italiane, e distribuite pressoché uniforme-mente da Aprile a novembre, mentre quelle italiane sono concentrate nella X ed XI battaglia dell`Isonzo: Silvestri, Isonzo 1917, cit., p.493.

    Inoltre autori come il Rochat dimenticano che nell`esercito francese vi furono episodi di decimazioni di reparti respinti durante attacchi alle trin-cee tedesche, estraendo a sorte soldati dalle varie compagnie e fucilandoli pour encourager les autres: Alistair Horne, The Price of Glory. Verdun 1916, Londra 1962 (tr. it. Milano 2003, p. 71). Lo stesso autore ricorda come, nel 1917, si parlasse di intere unità fatte marciare in settori tran-quilli e poi deliberatamente falciate dall`artiglieria francese. Ciò avvenne sicuramente alla divisione russa inviata a combattere in Francia e sospet-tata di aperta ribellione dopo l`offensiva dello Chemin des Dames e le no-tizie della rivoluzione russa, che venne accerchiata da truppe francesi e bombardata dall`artiglieria che sparò oltre cinquecento colpi, sino ad es-sere annientata (Horne, cit., p. 323; Faldella, La Grande Guerra, cit., p. 306; sulle truppe russe in Francia si veda Gérard Gorokhoff, Andrei Kor-liakov, Le Corps Expeditionnaire Russe en France et a Salonique 1916- 1918, Parigi 2003). Inutile dire come, a dispetto di tanti sedicenti storici, nulla del genere sia mai avvenuto sul fronte italiano.

  3. #23
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Citazione Originariamente Scritto da naviditalia
    Bei film, ma storiograficamente...

    Stesso discorso per Lussu (cito dal libro di PR di Colloredo La battaglia del Solstizio)

    Per inquadrare il personaggio Lussu (che quando scrisse il suo libro [Un anno sull'altipiani, nota mia] era fuoriuscito in Francia, ed aveva la penna avvelenata verso il Duca d'Aosta, notoriamente favorevole al Fa-scismo), basti ricordarne l`ego smisurato, che lo spinse a scrivere nella nota di presen-tazione queste incredibili parole: Non esistono, in Italia, come in Francia, in Germa-nia o in Inghilterra, libri sulla guerra. E anche questo non sarebbe stato mai scritto, senza un periodo di riposo forzato. Clavadel-Davos, Aprile 1937. Tralasciando la produzione letteraria italiana (che pura aveva Monelli, Salsa, Frescura, Malaparte, Gadda, Papini, Soffici...), Lussu evidentemente si considerava su un altro livello ri-spetto a Ernst Jünger, Erich Maria Remarque, Ernest Hemingway, Robert Graves... i quali non fecero la Resistenza come il Lussu, pertanto nessuno si sognò mai di sottoli-neare la sciocchezza dell`autore sardo, intoccabile per motivi di opportunità politica. Lussu è colui che scrisse un libro di duecento pagine sulle proprie esperienze di guer-ra senza mai citare la brigata Sassari cui apparteneva, come detto: dunque non è un`opera storica ma un romanzo, qualsiasi cosa ne dicano gli apologeti del politico sardo, il quale, d`altro canto, inizia scrivendo che alla sua brigata appartenevano i reggimenti 399° e 400°, che ovviamente non esistevano: la Sassari era formata dal 151° â?? nel cui III battaglione Lussu prestò servizio â?? e dal 152° fanteria. Se Emilio Lussu avesse avuto intenti memorialistici non avrebbe utilizzato numeri fittizi e a-vrebbe citato il nome della brigata, di cui l`interventista Lussu fu ufficiale di comple-mento.

    Marpo, sulle decimazioni (stessa fonte):


    MALGOVERNO DELLA TRUPPA E REPRESSIONI

    Riguardo al malgoverno della truppa, soprattutto sull`utilizzo della pena di morte e sulle forti perdite durante la gestione Cadorna, si son dette nu-merose inesattezze; non è dunque inutile esaminare la questione, sia pure rapidamente, confrontando la situazione del fronte italiano con quella del fronte occidentale. Giorgio Rochat scrisse in un suo studio sulla I Guerra Mondiale pubblicato da Feltrinelli nel 1976 (L`Italia nella Prima Guerra Mondiale, Milano 1976) che nell`esercito italiano vi erano state più con-danne a morte che in quello francese, ed anche decimazioni, in Francia non praticate: in Francia inoltre non fu fatto ricorso che in casi rarissimi ad esecuzioni sommarie, e mai a decimazioni, che invece in Italia erano pratica costante e vivamente raccomandata dal Comando supremo. La re-altà è diversa. Scriveva il giornale socialista francese Crapouillot a pro-posito della repressione degli ammutinamenti dell`Aprile del 1917, dopo il fallimento dell`offensiva di Nivelle, che si fecero allineare gli ammuti-nati su una fila, poi si ordinò che si contassero: uno, due, tre, quattro, cinque. "Il cinque esca dalla riga" diceva il colonnello. Un uomo su cin-que era designato a morire (La guerre inconnue, les fusilèes, "Crapouil-lot", agosto 1934), cose ben note già all`epoca, tanto che furono presenta-te anche interpellanze all`Assemblée National, e vi fu un durissimo inter-vento di Paul Meunier al Comitato segreto; anche Giulio Primicerj ricor-da le decimazioni del quinto uomo di ogni riga effettuate dai francesi nel 1917: cfr. G. Primicerj, 1917. Lubiana o Trieste?, Milano 1986, p. 27. Sull`argomento si veda anche la monografia di Andrè Bach, Fusillés pour l`exemple 1914-1918, Parigi 2003. Il generale Bach è stato a capo del Service historique de l`Armee de Terre (SHAT), ed il suo lavoro è quanto di più documentato esista sull`argomento. Tali fatti ben noti ed incontro-vertibili furono utilizzati, prima e durante la Guerra d`Etiopia anche dalla propaganda fascista, come nel libro di Piero Caporilli, Gli ammutinamen-ti francesi del 1917, Roma 1934 XIII (ristampato con il titolo Primavera 1917, Genova 1994). Del resto anche Gianni Rocca nella sua biografia di Cadorna scrive che dopo l`offensiva di Nivelle, Petain ristabilirà l`ordine facendo crepitare i fucili dei plotoni di esecuzione: vere e proprie deci-mazioni in massa dei ribelli (Gianni Rocca, Cadorna. Il Generalissimo di Caporetto, Milano 1985, rist. 2004, p. 193). Quanto alle rarissime esecu-zioni sommarie, nel giugno del 1917 nell`esercito francese veniva sospesa l`istruttoria preliminare, introdotta nel codice penale militare solamente nel 1916, e soppresso d`autorità il ricorso in appello al Comando d`Armata (cfr. Silvestri, Isonzo 1917, cit., p. 18. Il generale Emilio Fal-della, esaminando la questione del malgoverno cadorniano sostenne l`opposto di quanto affermato dal Rochat, dedicando all`argomento un capitolo del secondo volume de La Grande Guerra, cit., elencando pun-tigliosamente gli episodi di ammutinamenti, riportando i reparti interessa-ti, e relative condanne a morte, concludendo che, a differenza della Fran-cia, in Italia non vi furono decimazioni:

    le repressioni che seguirono in Francia ai gravi episodi di rivolta che si veri-ficarono nel maggio-giugno 1917 [...] furono di una gravità eccezionale; in taluni casi si procedette effettivamente decimazioni, ma nulla del genere av-venne nell`Esercito italiano (p. 307) e sottolineò che non si possono chiamare decimazioni dieci o quattordici condanne a morte in un reggimento.

    Il generale Faldella fu storico militare minuziosissimo e documentatissi-mo, ma è il Rochat, almeno per una determinata parte politica, a far testo, malgrado il tagliente giudizio che di lui dava uno tra i massimi storici ita-liani, Rosario Romeo, sul Giornale del 27 giugno 1977:

    Così autorevole, come tutti sanno, e così competente [...] ancora una volta il Rochat parla di cose che non sa e di libri di cui non ha visto neppure le illu-strazioni ma che già sa di dover condannare, per reato di "moderatismo". I moderati imparino: e cerchino di sviluppare difese adeguate, che ce n`è biso-gno (Rosario Romeo, Quando il "tecnico" ci mette la coda, ora in R. Romeo, Scritti storici 1951-1987, cit., p. 287).

    Con ciò non si nega ovviamente che nel corso della guerra vennero com-minate dai tribunali militari 1.066 condanne a morte, di cui 729 eseguite e 277 commutate con pene detentive, con il picco più alto nel giugno del 1917, con 68 condanne eseguite e 9 non eseguite (si può confrontare con l`altro mese in cui ci furono più condanne a morte, l`ottobre dello stesso anno, soprattutto i giorni dopo Caporetto, con 55 condanne eseguite ed una non eseguita. Cfr. Alberto Monticone, La battaglia di Caporetto, U-dine 1999, p. 206). Si confronti questa cifra con la frase annotata nel dia-rio del generale William Douglas Haig, comandante della British Expedi-tionary Force in Francia nel novembre del`17: trentamila casi di ribellio-ne sono stati soppressi [nell`esercito francese. Il corsivo è di Haig] (cit. in Horne, The Price of the Glory, cit., p. 323). Vale la pena infine di riporta-re la circolare diramata dal Comando Supremo il 20 luglio 1917, cinque giorni dopo la repressione dell`ammutinamento della brigata Catanzaro a Santa Maria la Longa: [...] Chi punisce con la pena di morte si domandi sempre in coscienza, se tutto è stato fatto per parte sua, per migliorare moralmente e materialmente le condizioni dei suoi soldati, se, oltre a re-primere, egli ha saputo prevenire, se egli è stato a continuo contatto con l`animo delle truppe per comprenderne le aspirazioni, i bisogni, le de-pressioni, il bene e il male; se, in una parola, egli senta di dominare ve-ramente le forze vive che gli sono affidate, con quella scienza del cuore umano senza la quale nessuno è mai condottiero (riportata in Silvestri, Isonzo 1917, cit., p. 93). Va sottolineato come gli avvenimenti di Santa Maria la Longa si possano considerare l`unico ammutinamento vero e proprio avvenuto tra le truppe italiane nella Grande Guerra: B. Di Marti-no, La guerra della Fanteria 1915-1918, Valdagno 2002, p. 236. Perso-nalmente ci sembra da condividere quanto scritto dallo storico britannico Ronald Seth: Si è però grandemente esagerato sulla disciplina imposta da Cadorna [...] Anche sulle fucilazioni si è esagerato: ci furono senza dubbio fucilazioni di disertori e di ammutinati, ma non più che negli altri eserciti alleati (Seth, Caporetto, cit. [tr. it. p. 64]). Per quel che riguarda le perdite subite dal Regio Esercito, Mario Silvestri â?? non certo un esalta-tore del Comando Supremo! â?? osservava

    che di fronte a figuri come Joffre e Douglas Haig, il generale Cadorna e per-sino Capello appaiono dei cuori teneri [...]; è pura leggenda, di cui gli italiani stessi sono responsabili, che le nostre perdite in combattimento fossero ecce-zionalmente elevate ed i nostri comandanti più macellatori degli altri: lo era-no anzi un po` meno. Le perdite (in morti, feriti e dispersi) subite dagli Italia-ni, dai Francesi e dagli Inglesi nei primi nove mesi del 1917 â?? quando i tre eserciti ebbero l`iniziativa delle operazioni â?? furono le seguenti: Italiani 450.000, Francesi 460.000, Inglesi 590.000. Se poi si limita il confronto all`esercito italiano e a quello inglese schierato sul fronte occidentale (che avevano uguale consistenza numerica) si constata che le perdite degli inglesi furono superiori del 30% a quelle italiane, e distribuite pressoché uniforme-mente da Aprile a novembre, mentre quelle italiane sono concentrate nella X ed XI battaglia dell`Isonzo: Silvestri, Isonzo 1917, cit., p.493.

    Inoltre autori come il Rochat dimenticano che nell`esercito francese vi furono episodi di decimazioni di reparti respinti durante attacchi alle trin-cee tedesche, estraendo a sorte soldati dalle varie compagnie e fucilandoli pour encourager les autres: Alistair Horne, The Price of Glory. Verdun 1916, Londra 1962 (tr. it. Milano 2003, p. 71). Lo stesso autore ricorda come, nel 1917, si parlasse di intere unità fatte marciare in settori tran-quilli e poi deliberatamente falciate dall`artiglieria francese. Ciò avvenne sicuramente alla divisione russa inviata a combattere in Francia e sospet-tata di aperta ribellione dopo l`offensiva dello Chemin des Dames e le no-tizie della rivoluzione russa, che venne accerchiata da truppe francesi e bombardata dall`artiglieria che sparò oltre cinquecento colpi, sino ad es-sere annientata (Horne, cit., p. 323; Faldella, La Grande Guerra, cit., p. 306; sulle truppe russe in Francia si veda Gérard Gorokhoff, Andrei Kor-liakov, Le Corps Expeditionnaire Russe en France et a Salonique 1916- 1918, Parigi 2003). Inutile dire come, a dispetto di tanti sedicenti storici, nulla del genere sia mai avvenuto sul fronte italiano.


    Forse stiamo uscendo un poco dal tema.... Sono sicuro che in tutti gli eserciti ci sono stati casi pari o peggiori a quelli dell'esercito italiano... Ma io non parlavo di questo nè tantomeno volevo confrontare la personalità dei nostri ufficiali con quella di altri paesi...

    Quello che voglio solo dire è che al di là delle idee politiche di Lussu e via dicendo, quello che si legge nel suo libro e si vede nel film di Rosi è tutto reale...Nulla è inventato...

    Dopo, ma ripeto al di fuori del titolo del topic...sicuramente ci saranno stati paesi in cui la perfidia ed intolleranza verso la truppa ha superato quella dei nostri generali, ciò non toglie che oltre alle decimazioni che sono reali e presenti anche se in forma minore anche nel nostro esercito, molte altre furono le forme di "punizione" dei soldati, per esempio invarli al taglio dei reticolati, oppure cannoneggiarli durante la ritirata verso le trincee di partenza per indurli a continuare attacchi perduti ancora prima di cominciarli ecc....Ma come dicevo prima questo fà parte di tutti gli eserciti...
    Attenzione quando si paragona le perdite delle nostre truppe rispetto a quelle sul fronte occidentale, basti pensare che anche se numericamente erano schierati gli stessi uomini, la conformazione del territorio sul nostro fronte è totalmente differente da quella del fronte occidentale od orientale, basti pensare che almeno per 3/4 si sviluppava in montagne ed altipiani.... i numeri soprascritti fanno capire come sulla nostra fronte le battaglie concentrate per la maggiore nella parte carsica furono particolarmente dure...Ma queste sono altre storie...
    Ciao a tutti

    Alessandro - alpi-adria

  4. #24
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Citazione Originariamente Scritto da naviditalia
    ....Inutile dire come, a dispetto di tanti sedicenti storici, nulla del genere sia mai avvenuto sul fronte italiano.
    Mah, io ho delle piccole cifre che sono queste:
    durante la prima guerra mondiale nel RE e RM le esecuzioni eseguite previo regolare processo furono poco più di 700 (cfr. F. Cappellano, "Disciplina e giustizia militare nell'ultimo anno della grande Guerra", Storia Militare n.° 98); considerando anche quelle sommarie, il totale sale a poco meno di 1.100 (cfr. M. Pluviano, I. Querini, "Le fucilazioni sommarie nella prima guerra mondiale").

    Quindi e' quantomeno superficiale escludere i fatti o addirittura affermare che nulla
    del genere sia avvenuto sul fronte italiano!Non mi interessa polemizzare (e anzi avviso sin d'ora che nessuno qui e' tenuto a farlo dal momento che la discussione e' nata calma e pacata), né tantomeno difendere o accusare a spada tratta questo o quello scrittore o lo Stato Maggiore italiano rapportandolo a quello francese perché l'argomento andrebbe inevitabilmente fuori tema.Il fatto interessante, utilizzando scientificamente le fonti che sono giunte fino a noi, riportano dei fatti italiani. Fino a prova contraria nessuno di noi ha personalmete vissuto per fortuna quei fatti per una questione di anagrafe, pertanto abbiamo solo delle testimonianze scritte sia di memorialisti che di storici,
    che possono o non possono avere le nostre simpatie politiche. Tuttavia dicevo in altro intervento, che sarebbe utile e credo anche interessante valutare i dati di cui sopra.
    Tutto qui. PaoloM

  5. #25
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Scusate ma non vedo il motivo di accanirsi sulle decimazioni e sulla numerica.

    Utilizzate in tutti gli eserciti (composti per la maggiore da contadini, mi sento di ribadire),

    Legge marziale....

    vi risulta?
    Ovvio che si coprissero le fucilazioni...

    Quanto ai racconti,report, dei singoli generali,
    mi guarderei dal seguirli,
    basti guardare a Capello e,soprattutto, a Badoglio (Caporetto docet), che aveva predisposto i campi di concentramento per i militi tedeschi, quando,ormai,era cristallino l'intervento di ottobre.

    Senza divagarmi,


    Forse sbagliando, lo ammetto,
    ma mi sembra aver letto che l'Italia non mandava sussidi alla Croce Rossa Internazionale
    ,proprio per non fomentare l'idea che la prigionia fosse meglio della Trincea.

    Risulta che gli altri prigionieri avessero da mangiare,

    quelli Ita no.

  6. #26
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    ciao marpo, non c'è motivo di preoccuparsi, nessuno vuole polemizzare e nessuno mi pare stia perdendo la calma, è solo che parlando, molte volte da un argomento si passa ad un'altro e, in questo caso l'argomento su cui siamo passati è molto delicato e a cuore per tanti di noi....il bello del forum non è anche questo?????

    Comunque, riporto solo un piccolo esempio, il generale Boriani, molto amato dalla sua truppa, racconta nel suo libro che durante la ritirata di Caporetto mentre con i suoi Bersaglieri in ritirata dall'Isonzo copriva di retroguardia le truppe italiane allo sbando, fece passare per le armi un fante che all'altezza di un ponte sul Torre se non erro, incitava le truppe a gettare le armi e farla finita con la guerra...

    Questo è uno dei vari casi non documentato se non sul diario / libro del generale. Da ricerche fatte da gruppi storici già* tempo fa emerse che il numero di queste esecuzioni sommarie o condanne a morte sommarie per varie motivazioni più o meno gravi, sarebbe ammontato ad almeno 4.000 casi durante tutta la durata del conflitto.

    Purtroppo mai lo sapremo, o meglio se come è successo per il caso dei mitraglieri della terza armata sul Piave che fecero fuoco sui civili spunteranno dei documenti ufficiali allora si rivedranno tutte le cifre fino ad ora discusse anche se non esattamente confermate...
    Ciao a tutti

    Alessandro - alpi-adria

  7. #27
    Moderatore L'avatar di Paolo Marzetti
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Bene Alessandro, ne sono felicissimo!L'argomento e' delicatissimo e ci puo' portare
    fuori tema, pero' qualche ricerca puo' chiarirci meglio le idee. A proposito di quanto
    diceva Churchill sui pacchi della croce rossa, ho avuto la fortuna qualche anno fa' di
    parlare con un reduce che, sfigatissimo, si e' fatto due anni di prigionia in Austria durante la 1^GM e tre anni in Polonia tra il 1943 ed il 1945 preso dai tedeschi in un rastrellamento dell'Italia Centrale.Confesso' che nella 1^GM diserto' dai nostri perché lo
    avevano scelto per partecipare ad un plotone d'esecuzione e lui non voleva:gli austriaci lo accolsero e gli dettero un rancio, poi lo mandarono in treno in Austria in un lager, dove tribolo' le pene dell'inferno (peggio che in Polonia qualche anno dopo).Mai visto o ricevuto un pacco della croce rossaare non fossero previsti anche se inizialmente tra il 1915 ed il 1916 e' documentato che la croce rossa inoltro' anche dall'Italia dei pacchi per i nostri prigionieri. Poi, non se ne seppe piu' nulla ed e' plausibile quanto riportato da Churchill:
    ...forse per non favorire le diserzioni?D'altra parte anche il nemico non se la passava bene e c'era una fame nera. PaoloM

  8. #28

    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Citazione Originariamente Scritto da marpo
    Citazione Originariamente Scritto da naviditalia
    ....Inutile dire come, a dispetto di tanti sedicenti storici, nulla del genere sia mai avvenuto sul fronte italiano.
    Mah, io ho delle piccole cifre che sono queste:
    durante la prima guerra mondiale nel RE e RM le esecuzioni eseguite previo regolare processo furono poco più di 700 (cfr. F. Cappellano, "Disciplina e giustizia militare nell'ultimo anno della grande Guerra", Storia Militare n.° 98); considerando anche quelle sommarie, il totale sale a poco meno di 1.100 (cfr. M. Pluviano, I. Querini, "Le fucilazioni sommarie nella prima guerra mondiale").

    Quindi e' quantomeno superficiale escludere i fatti o addirittura affermare che nulla
    del genere sia avvenuto sul fronte italiano
    !
    PaoloM
    Mi sa che non hai letto questo passo della mia citazione del libro di Colloredo:

    Con ciò non si nega ovviamente che nel corso della guerra vennero com-minate dai tribunali militari 1.066 condanne a morte, di cui 729 eseguite e 277 commutate con pene detentive, con il picco più alto nel giugno del 1917, con 68 condanne eseguite e 9 non eseguite (si può confrontare con l`altro mese in cui ci furono più condanne a morte, l`ottobre dello stesso anno, soprattutto i giorni dopo Caporetto, con 55 condanne eseguite ed una non eseguita. Cfr. Alberto Monticone, La battaglia di Caporetto, U-dine 1999, p. 206). Si confronti questa cifra con la frase annotata nel dia-rio del generale William Douglas Haig, comandante della British Expedi-tionary Force in Francia nel novembre del`17: trentamila casi di ribellio-ne sono stati soppressi [nell`esercito francese. Il corsivo è di Haig] (cit. in Horne, The Price of the Glory, cit., p. 323).

  9. #29
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Film bellissimo e sopratutto libro altrettanto bello , anche se un poco romanzato in qualche dettaglio... Ricordo di aver letto la testimonianza di qualche soldato A.U. di lingua italiana che raccontava di essere stato tra quelli che urlarono agli italiani di non farsi uccidere in quella maniera e di tornare indietro. Molte altre volte ci furono scene di fratellanza tra i soldati dei due eserciti e che tra l'altro ho letto in moltissime delle lettere che i reduci inviavano alle varie rubriche che erano presenti in quei gran giornali di nome "storia illustrata" dei quali possiedo circa 20 annate. E vorrei aggiungere un' altra testimonianza presa da un soldato italiano durante la ritirata di Caporetto:" durante la ritirata c'era un tenente che tentava di raccogliere i soldati sbandati per formare delle compagnie da mandare a rallentare gli Austro-tedeschi che incalzavano..Orbene questo graduato sparava un colpo di pistola ad ogni soldato che non era armato accusandolo di essere un disfattista.....
    Ciao da Francesco
    scavare è bello!
    E’ un mondo difficile: vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto...

  10. #30
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Noventa di Padova, 3.11.1917
    ore 16.30 circa.
    Il generale Graziani di passaggio vede sfilare una colonna di artiglieri
    da montagna. Un soldato, certo Ruffini di Castelfidardo, lo saluta tenendo
    la pipa in bocca. Il generale lo redarguisce e riscaldandosi inveisce
    e lo bastona. Il soldato non si muove. Molte donne e parecchi
    borghesi sono presenti. Un borghese interviene e osserva al generale
    che quello non è il modo di trattare i nostri soldati. Il generale, infuriato,
    risponde: "Dei soldati io faccio quello che mi piace" e per provarlo
    fa buttare contro un muricciuolo il Ruffini e lo fa fucilare immediatamente
    tra le urla delle povere donne inorridite. Poi ordina al
    T. colonnello Folezzani (del 280 artiglieria campale) di farlo sotterrare:
    "à? un uomo morto d`asfissia" – e, salito sull`automobile, riparte.
    Il T. colonnello non ha voluto nel rapporto [porre] la causa della
    morte. Tutti gli ufficiali del 280 artiglieria campale possono t

    Accusato di ferocia, Graziani si giustificherà* reclamando che occorrevano
    mezzi straordinari per salvare la patria in circostanze così gravi
    come quella provocata dalla disfatta di Caporetto. Era invece, come
    hanno dimostrato Enzo Forcella e Alberto Monticone nel loro libro Plotone
    d`esecuzione, prassi inveterata ricorrere ai "mezzi straordinari", una
    vera e propria apologia della paura, perseguita ricorrendo alla potestà* legislativa
    accordata in tempo di guerra al Comando supremo e ai comandanti
    dei corpi dall`art. 251 del codice penale militare, risalente al
    1859: un potere enorme, che consentiva di applicare sanzioni che superavano
    per rigore le già* dure norme del codice medesimo.
    Dal maggio 1915 al novembre 1918 le condanne a morte dei Tribunali
    di guerra e dei Tribunali territoriali furono, secondo i dati forniti dall`Ufficio
    statistico del Ministero della guerra, 4.028, delle quali 750 eseguite,
    311 non eseguite, 2.967 pronunziate in contumacia: ma quante
    furono le esecuzioni sommarie? E le decimazioni? L`Ufficio giustizia
    militare del Comando supremo fornì nell`estate 1919, su richiesta del
    Ministro della guerra Albricci, alcuni dati per sua stessa ammissione «inesatti
    e incompleti» che portavano a un totale di 107 fucilazioni sommarie
    nell`arco di tempo compreso fra l`ottobre 1915 e il novembre
    1917. à? una cifra attendibile? Senz`altro no, sia perché l`Ufficio giustizia
    è in grado di produrre dati riferiti a soli 13 mesi sui 41 della durata del
    conflitto sia perché delle fucilazioni ordinate dal generale Graziani nel
    novembre ‘17 in territorio padovano e trevigiano – le quali per l`Ufficio
    ammontavano a 34, mentre non potevano certamente essere meno di 57
    – non si tenne inspiegabilmente conto, come ammette una nota leggibile
    a margine del documento statistico conservato presso l`Archivio Centra


    le dello Stato e pubblicato da Alberto Monticone nel suo saggio Il regime
    penale nell`Esercito Italiano durante la Prima guerra mondiale.
    Il Comando supremo, insediatosi a Padova dopo Caporetto, non poteva
    ignorare la frenetica attività* fucilatrice del generale Graziani, nota
    alla popolazione stessa se non altro perché i bandi dell`Ispettorato allo
    Sgombero erano affissi ovunque: perché l`Ufficio giustizia tacque sulle
    esecuzioni ordinate da Graziani o ne alterò le cifre? Scrive nel suo diario
    il colonnello Angelo Gatti, dirigente dell`Ufficio Storico del Comando
    supremo, in data 13 novembre 1917:
    il generale Graziani, che è ispettore delle vie, ha fatto affiggere nelle
    vie di Padova un avviso che diceva che era stata pronunciata la sentenza
    di fucilazione nella schiena di ... soldati per violenza. Il popolo
    di Padova si riuniva in attruppamenti per leggere e discutere questi e
    altri moltissimi bandi [...].
    Ancora: in una lettera alla moglie Fernanda, datata "Padova, 22 novembre
    1917 ", Ugo Ojetti, ufficiale presso il Comando supremo, definisce Graziani
    «quel pazzo del generale [...] destinato alla pulizia e fucilazione delle retrovie
    ». Nel 1964 Fernanda Ojetti pubblica, curate e annotate personalmente,
    le lettere del marito a lei indirizzate tra il 1915 e il 1919: tra le Notizie biografiche
    che corredano il volume così scriveva di Graziani:
    Graziani gen. Andrea (1864-1931)
    Valorosissimo combattente.
    Nel 1917 dopo Caporetto chiamato "il generale delle fucilazioni".
    Arginò così lo sbandamento. Comandò le truppe cecoslovacche. Dopo
    molti anni, una notte cadde dal treno e morì. La morte fu attribuita
    ad una possibile vendetta.
    Dunque tutti sapevano, né potevano non sapere. La stessa relazione
    della Commissione di inchiesta su Caporetto riconoscerà* che «le ferree
    misure da esso adottate valsero ad impedire che lo sbandamento dilagasse
    nell`intero Paese» e che «questi energici provvedimenti portarono
    ottimi risultati»; eppure nel gennaio 1919, alcuni mesi prima che la relazione
    stessa fosse resa pubblica, il maggiore generale Graziani fu collocato
    a riposo d`autorità*.
    Uomo ingombrante, certo. Pazzo, fanatico oppure eroe? O forse indispensabile
    strumento della repressione militare, del quale liberarsi una volta
    finito il lavoro sporco? La sua stessa morte è piena di ombre e ambiguità*:
    fu il violento epilogo di una carriera violenta, giunto in ritardo sulla storia,
    o l`anonimo suggello della nemesi? Se ripensiamo alle decine di soldati e di

    civili messi al muro da Graziani, la "possibile vendetta" cui allude sibillinamente
    Fernanda Ojetti potrebbe persino avere – ci sia concesso – una
    sua morale consolatoria, ma potrebbe lasciar intendere anche ipotesi meno
    scontate, come quella di un regolamento di conti interno al regime. Ma non
    di questo vogliamo parlare. Riandiamo invece a quel soldato fucilato sul
    posto sotto gli occhi della popolazione di Noventa Padovana, all`artigliere
    Ruffini Alessandro da Castelfidardo, di anni ventitré, giustiziato in un
    pomeriggio di novembre dell`anno 1917 ai bordi della strada principale del
    paese, a poca distanza dalla chiesa parrocchiale.
    5. Un esempio terribile
    à? inutile cercare la cronaca della fucilazione dell`artigliere Ruffini sulla
    stampa locale: né Il Veneto né La Provincia di Padova né Il Gazzettino la
    riportano. Dichiarata zona in stato di guerra fin dal 22 maggio 1915,
    Padova – come molte altre province venete – era sottoposta al potere
    legiferante dell`autorità* militare, che si affiancava così «a quella accordata
    dal parlamento al governo per le necessità* della guerra con la legge
    22 maggio 1915, n. 671», come ci informa Alberto Monticone.
    Per giunta, dopo Caporetto, la sede del Comando supremo si era trasferita
    da Udine a Padova il 27 ottobre 1917: la censura vigila inesorabile, molte
    pagine dei quotidiani hanno spazi bianchi. Con un esercito in rotta e il
    nemico alle porte (non pochi nel governo e negli alti comandi pensavano
    sarebbe stato necessario ritirarsi addirittura al Mincio) nessuna notizia "disfattista"
    deve essere pubblicata; curioso, dal momento che i bandi
    dell`Ispettore generale Graziani erano affissi a ogni cantonata.
    Ma in Veneto – e non solo – l`atteggiamento della popolazione nei
    confronti della guerra destava preoccupazione. Avverte Piero Melograni
    che nelle province di Verona, Mantova e Padova gli abitanti delle zone
    rurali «benché si trovassero sotto la diretta minaccia dell`invasione nemica,
    non furono animate da sentimenti patriottici». Di ciò il generale
    Diaz, succeduto a Cadorna l`8 novembre `17 come Capo di Stato maggiore,
    informa il presidente del Consiglio Orlando con una lettera in data
    24 novembre:
    Da informazioni avute da varie fonti [...] si è potuto constatare come
    il contegno delle popolazioni rurali nel Veronese, nel Mantovano e nel
    Padovano sia ostile alla guerra [...]. Anche qualche vecchio [...] afferma
    che sotto l`Austria si stava benissimo [...].

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