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Discussione: Film: UOMINI CONTRO

  1. #41
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Molto bello ed interessante il sacco.

    grazie per la foto..

    Quanto all'intervento di Picone,non l'ho ben compreso..boh

  2. #42
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Citazione Originariamente Scritto da churchill
    Come sempre, giudico Gdf un grande scrittore,

    ragion per cui, non intendo affatto ,tangere la di lui disquisizione che giudico, eccellente.....


    mi fido ciecamente del brano ed invito gli amici a leggerlo e rileggerlo e rileggerlo:::::


    Sappiate che non conosco Gdf,
    sennon per gli articoli pubblicati...
    madonna!, non so se commuovermi con churchill,,,,,,,,
    ma lo metto o no il resto della storia???

  3. #43

    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Citazione Originariamente Scritto da churchill
    Molto bello ed interessante il sacco.

    grazie per la foto..

    Quanto all'intervento di Picone,non l'ho ben compreso..boh
    Picone metteva in rilievo il fatto che, contrariamente a quello da te affermato, gli USA parteciparono anche con uomini, e non solo "con soldi", alla 1gm in Europa.

  4. #44

    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Per Marpo

    Citazione Originariamente Scritto da marpo
    Citazione Originariamente Scritto da naviditalia
    ....Inutile dire come, a dispetto di tanti sedicenti storici, nulla del genere sia mai avvenuto sul fronte italiano.
    Mah, io ho delle piccole cifre che sono queste:
    durante la prima guerra mondiale nel RE e RM le esecuzioni eseguite previo regolare processo furono poco più di 700 (cfr. F. Cappellano, "Disciplina e giustizia militare nell'ultimo anno della grande Guerra", Storia Militare n.° 98); considerando anche quelle sommarie, il totale sale a poco meno di 1.100 (cfr. M. Pluviano, I. Querini, "Le fucilazioni sommarie nella prima guerra mondiale").

    Quindi e' quantomeno superficiale escludere i fatti o addirittura affermare che nulla
    del genere sia avvenuto sul fronte italiano
    !
    PaoloM
    Mi sa che non hai letto questo passo della mia citazione del libro di Colloredo:

    Con ciò non si nega ovviamente che nel corso della guerra vennero com-minate dai tribunali militari 1.066 condanne a morte, di cui 729 eseguite e 277 commutate con pene detentive, con il picco più alto nel giugno del 1917, con 68 condanne eseguite e 9 non eseguite (si può confrontare con l`altro mese in cui ci furono più condanne a morte, l`ottobre dello stesso anno, soprattutto i giorni dopo Caporetto, con 55 condanne eseguite ed una non eseguita. Cfr. Alberto Monticone, La battaglia di Caporetto, U-dine 1999, p. 206). Si confronti questa cifra con la frase annotata nel dia-rio del generale William Douglas Haig, comandante della British Expedi-tionary Force in Francia nel novembre del`17: trentamila casi di ribellio-ne sono stati soppressi [nell`esercito francese. Il corsivo è di Haig] (cit. in Horne, The Price of the Glory, cit., p. 323).[/quote]

  5. #45
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Citazione Originariamente Scritto da churchill
    Molto bello ed interessante il sacco.

    grazie per la foto..

    Quanto all'intervento di Picone,non l'ho ben compreso..boh
    Volevo solo ricordarti che gli Americani furono presenti anche nel teatro di guerra Italiano, seppur con contingenti inferiori da quelli messi in campo da Inglesi e Francesi in nostro supporto.
    In campo cinematografico potresti dare un occhio ad una delle tre diverse produzioni di "Addio alle armi", anche se la più recente non ricordo che titolo avesse.
    Non prendere la vita troppo sul serio.....comunque vada non ne uscirai vivo...

  6. #46

    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Due dritte bibliografiche al volo:

    sugli ammutinamenti in Francia e non solo

    Piero Caporilli, Gli ammutinamenti francesi del 1917, Roma 1934 XIII (rist. con il titolo Primavera 1917, Genova 1994)

    Sugli americani in Italia nella 1gm

    Giovanni Cecchin, Americani sul Grappa

    In pratica operarono dal 1917 sul fronte italiano il 332nd Infantry Rgt. dell'US Army e 30 sezioni sanitarie e una cinquantina di piloti d'aereo; il contributo inglese e francese fu numericamente molto maggiore, anche se la sua importanza "sul campo" nel fronte italiano fu molto relativa.

  7. #47
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    hei, che peperini!!!!
    vorrei segnalare in merito al libro di Lussu (1 anno sull'Altipiano....) che esiste una bellissima e utile ricerca di Pozzato e Nicolli: 1916-1917 mito e antimito. Un anno sull'altipiano con Emilio Lussu e la Brigata Sassari (Paolo Pozzato, Giovanni Nicolli)
    http://www.libreriauniversitaria.it/191 ... 8876910883

    Molto utile perchè rivede passo dopo passo tante pagine del libro scritto da Emilio, si parla di luoghi, nome e fatti, fucilazione e insubordinazione compresi.
    Raramente lo vedo citato ingiro, strano perchè è fatto con cura
    saluti

    by GDF

  8. #48
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    Per quanto riguarda il brano di Gdf,

    a me interesserebbe leggere il resto....

    Quanto al mio pezzo poi contestato da Picone, mi sono espresso male, nel senso che lo si sa' benissimo abbiano partecipato anche gli U.S.A alla guerra con uomini...

    Intendevo solo dire che non avevano mandato, sennon alla fine del conflitto, molte truppe.

    Se non sbaglio dovrebbero aver mandato in Italia non piu' di 1 reggimento nell'estate del 1918 ed il fatto e' evidente se si osserva il Topic degli elmi dell'intesa postato da Marpo,con uno stupendo elmo con fregio che sancisce l'alleanza con gli Usa, sul fronte italiano.
    Voglio dire....si sanno i contrasti tra Lloyd George e Pershing sulla numerica di uomini che gli Usa intendevano mandare inizialmente (1 battaglione per volta).

  9. #49

    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi


  10. #50
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    Re: [Film] "Uomini contro" di Francesco Rosi

    si lo so, è lunga, ma visto che sopra si parlava di fucilati,,,,,,penso sia pertinente,
    se poi qualcuno conosce famiglie con quel nome, e si scoprisse la parentela,sarebbe anche bello riabilitare l'avo ingiustamente passato per le armi

    7 fucilati a San Vito

    6 agosto 1917
    Ormai da mesi l`eco del cannone scende dal Monte Pasubio e dagli Altipiani, e si perde sui piccoli centri agricoli della Val Leogra. Un cappellano annota sul suo taccuino:
    "Corre voce che stanotte, dovendo partire l`8° reggimento di marcia accantonato a San Vito, i soldati si siano rifiutati; abbiano fatte le fucilate e si siano sbandati nei dintorni. à? partito per San Vito il nostro squadrone di cavalleria, il plotone dei carabinieri mobilitati, si dice che truppe e mitragliatrici discese da Magrè di Schio circondino il paese. Al mattino è partito per San Vito il nostro Tribunale di guerra e alle 3 del pomeriggio anche il cappellano militare prof. Dalla Zanna".
    Poi il 7 agosto ancora scrive:
    " Il prof. Dalla Zanna è tornato stamani da S. Vito, prostrato fisicamente e moralmente. Il processo contro i primi responsabili dell`ammutinamento si è svolto sul campo dalle 7 d`ierimattina fino alle 10 di sera. Presenziarono il generale Franco comandante la brigata di marcia e il Generale Pecori Giraldi. Furono condannati alla fucilazione sette soldati e la sentenza fu pronunziata alla presenza di tutto il reggimento ed eseguita in un campo vicino al paese. I giustiziati erano stati assistiti religiosamente dal prof dalla Zanna e dai due cappellani militari del 219° e 220° venuti da Magrè. Alle 11 tutto era finito e i cadaveri furono sepolti nel cimitero di S. Vito. Poche ore dopo, cioè nelle prime di stamane, tutto l`8° reggimento partiva senza incidenti dal paese".

    Questi sono due brani tratti dal diario di don Tarcisio Raumer, curato presso Malo all`epoca dei fatti.
    Dell`insubordinazione in oggetto si trova poca traccia sui volumi redatti dagli storici in tempi a noi più vicini. San Vito non è citato sulle specifiche ricerche di Massimiliano Magli (Fucilazioni di guerra, NordPress Edizioni), né sull`opera di Luciano Viazzi, (medesimo titolo ed editore), tanto meno in «Plotone d`esecuzione» Di E. Forcella e A. Monticone. D'altronde è cosa nota che i tribunali di guerra potevano essere costituiti in poche ore, in altrettanto poco tempo la sommaria giustizia militare era in grado di emettere le sentenze. Spesso la pena si traduceva fucilazione e la notizia poteva restare confinata entro il raggio di qualche chilometro. Non sono rari i casi in cui i nomi dei giustiziati finissero tra i lunghi elenchi dei caduti, poiché non sempre agli uffici superiori pervenivano i rapporti dai comandi dipendenti. Cadorna, con una circolare telegrafica datata 1 novembre 1916 introdusse "il criterio del sorteggio fra gli indiziati di gruppo e della loro fucilazione per punire i reati collettivi". Al generale Graziani, che nel novembre del `17 vestiva i panni dell`inquisitore di Caporetto, la direttiva di Cadorna concesse ampi margini di repressione, tant`è che girava per il fronte su di una camionetta portandosi appresso una squadra di carabinieri adibiti esclusivamente a svolgere sommarie fucilazioni. L`alto ufficiale, nominato "Ispettore Generale del movimento di sgombro", nemmeno si prendeva la briga di accertare le generalità* dei condannati, perché, diceva: «Questo atto burocratico avrebbe fatto perdere tempo prezioso alla giustizia».

    Per quanto concerne i prelati citati da don Raumer, oggi scopriamo che: padre Virginio Dalla Zuanna -questo dovrebbe essere il nome corretto - era un cappuccino dell' OFM (Ordine Frati Minori Francescani), cappellano di un reggimento di artiglieria a cavallo, nato a Valstagna (VI) nel 1880; il 219° e 220° erano i reggimenti della Brigata Sele, che combatté anche sul Monte Pasubio. I cappellani erano: 219°: Caimarca Don Agostino, della diocesi di Milano, nato a Ceriano Laghetto nel 1891 e Chiappini padre Aniceto da Lucoli ( AQ), nato nel 1886, OFM; 220°: Callegari Don Giovanni, da Sesta Godano ( La Spezia), nato nel 1885, della diocesi di Sarzana.

    Anche l`allora parroco di San Vito, don Antonio Cattelan, segnò i fatti sul suo registro parrocchiale. Egli pure parla di decine di arrestati tra la truppa, di un tribunale presieduto da un generale e da vari ufficiali. "Anno 1917, li 6 agosto. Essendo accampati dei soldati di fanteria reggimento 8° di marcia, composto dalla classe 1898 e di altre classi più anziane, sino al 1879 cioè un totale di circa 5000, dopo essere stati qui a San Vito accampati appié del monte verso la località* Coste per un mese circa, ricevuto l`ordine di partire per il fronte nella notte precedente, cioè tra il 5 e il 6, alcuni tra i più stanchi della guerra, si misero a gridare abbasso la guerra, vogliamo la pace, e nel medesimo spezzarono il fucile rifiutandosi di obbedire. Tosto fu avvisata l`autorità* superiore e immantinente il paese fu circondato da soldati senza numero e di tutte le armi e alle due di notte del 6 ci fu la calma. Un numero non mai veduto qui di carabinieri perlustravano il paese ed ogni angolo di via e in modo particolare chiudevano tutti gli sbocchi che conducevano all`accampamento, intorno al quale furono impostate numerosissime mitragliatrici, che per buona sorte non ci fu bisogno di adoperare. Durante il giorno vennero posti agli arresti 29 soldati, e alle 4 pomeridiane si costituì il tribunale che funzionava prima a Valdagno e attualmente a Malo, composto di un generale, d`un colonnello, di un maggiore, di due capitani, d`un tenente e d`un sottotenente. Questo tribunale fu costituito in aperta campagna e precisamente poco lontano dalla casa di proprietà* del fu Paolo Ronconi. Dopo lungo esame furono condannati alla fucilazione al petto ben sette (sette) soldati: due caporali di classe anziana e 5 della classe 1898 tra il ribrezzo del paese. Vennero assistiti da un Cappellano militare e sepolti senza casse in una fossa comune nel Cimitero Comunale appena entro il cancello a sinistra di di chi entra, la sera stessa della eseguita fucilazione".

    Da questa primaria registrazione dei fatti può avere tratto notizia monsignor Luigi Pellizzo, all`epoca vescovo di Padova. Il patriarca della diocesi patavina inviava in data 18 agosto del 1917 una informativa al Papa ove relazionava sugli eventi di insubordinazione accaduti. Nella missiva si parla di San Vito di Leguzzano, di rifiuto d`obbedienza da parte di alcuni soldati dell`8° rgt, di automobilisti uccisi durante la sparatoria, e di 30 morti durante la sommossa sedata dai Reali Carabinieri. Tutto si concluse, secondo il Pellizzo, con otto giorni di tribunale militare e decimazione dei riottosi. Una relazione frutto di una realtà* alquanto travisata, che non trova riscontro nelle relazioni dei sacerdoti di S. Vito e Malo, del cui gran numero di morti avrebbero dovuto render conto nel registro parrocchiale. Gli stessi otto giorni valutati per la requisitoria inficiano le precedenti testimonianze e non possono essere considerati rispondenti ai tempi reali, infatti il 6 agosto i sette condannati erano già* stati passati per le armi.
    Passiamo al vaglio ancora una testimonianza. Si tratta del "libro cronistorico" di don Girolamo Bettanin, parroco dal 1901 al 1948 presso la comunità* di Pievebelvicino. Don Girolamo era nato proprio a San Vito di Leguzzano il 25 maggio 1973, infatti nella sua relazione relativa alla fucilazione dimostra una buona conoscenza dei toponimi sanvitesi. Ecco nel dettaglio quanto egli riportò nel registro:
    "5 agosto.
    Stamane da Magrè, dove è accampata si recò a Pieve la brigata «Sele» (219° e 220° fanteria) per essere passata in rivista nella consueta prateria presso Cà* Vecia dal generale Pecori Girali comandante la 1a armata. La sera del 5 a San Vito di Leguzzano si ribellò l`8° battaglione di fanteria marciante, di cui una parte doveva nella nottata partire per il fronte. Furono sparate molte fucilate, però, per quanto si è potuto sapere, non vi furono vittime. L`intervento immediato di numerose truppe con cavalleria e mitragliatrici, richiamate dai dintorni e anche da Pieve, ristabilì l`ordine.
    8 agosto.
    Ieri sera, sette agosto, seguì il processo della corte marziale sul luogo stesso della rivolta, cioè tra la chiesa a la località* del Fontanon, e sette soldati, quasi tutti di 19 anni, furono fucilati sul posto, parecchi altri subiranno condanne gravissime. L`avvenimento ha destato moltissima impressione: impressione però che durerà* poco, perché lo stato di guerra ci ha ormai abituato a tanta copia e varietà* di vicende che, se non si tratta di fatti più che straordinari, tutto passa e si dimentica colla massima indifferenza. Del resto la voglia di non voler più combattere serpeggia sordamente in tutti i reggimenti. Guai se mancasse il freno della disciplina e vi fosse la possibilità* di accordo! Il Comando cerca ora di ravvivare gli spiriti bellici per mezzo di conferenze degli ufficiali e cappellani militari; ma quando si parla di questi argomenti tra i soldati sottovoce, è un brontolamento generale; in chiesa poi sia borghesi che soldati non vogliono più sentire parlare di "vittoria" e poco anche di patria".
    Ancora asserzioni, dunque, che rafforzano la teoria di processo ed esecuzioni avvenuti in un unico giorno, ora ci è noto anche il luogo delle fucilazioni

    Non si sono mai conosciuti i nomi dei sette sfortunati soldati. I reggimenti di marcia erano "reparti di movimento", formati da soldati appena usciti dall`addestramento, passati abili al servizio dopo essere stati inizialmente scartati per inidoneità* fisica, militari rispediti al fronte dopo ricoveri ospedalieri o al termine della licenza convalescenza. Non si trattava perciò di una entità* militare ben definita, poiché appena giunte sulla linea del fronte le varie compagnie venivano smembrate per rimpinguare le fila delle brigate a cui gli scontri avevano ridotto il numero dei quadri effettivi. Allo stato dei fatti non esiste un diario reggimentale in grado di far luce sui fatti di San Vito. Ci sono tre registri parrocchiali redatti da sacerdoti locali, come altri spesso timorosi di raccontare impressioni personali sulla realtà* bellica italiana, l`accusa di spionaggio e disfattismo era latente tanto nel clero quanto nella popolazione civile, vasta eco infatti ebbe nell`ottobre 1915 l`invio al confino del parroco della vicina Rosà*, Mons. Celadon, la cui solidarietà* verso i soldati al fronte durante una omelia fu fraintesa da delatori; ci sono poi i testimoni oculari di quella triste notte d`agosto del 1917: i cittadini di San Vito, ovviamente oggi scomparsi. Questi furono gli spettatori dell`insurrezione di una truppa ormai stanca delle angherie belliche e desiderosa solo di pace e d`un immediato ritorno alle proprie case.


    Nel 1988 il dott. Antonio Ranzolin aggiunse un altro tassello a questi fatti. Pubblicava infatti un inedito memoriale del bersagliere Giuseppe Novello, reduce della Grande Guerra, nato nel 1886 a San Vito e morto a Malo nel 1982. Il fante piumato a quel tempo si trovava presso la propria famiglia in licenza convalescenza.
    Eccone un estratto:
    "[...] A S. Vito in quei tempi c`erano diversi accampamenti occupati dai militari che venivano giù dal fronte per qualche mese di riposo; tutti erano stufi della guerra. Una domenica, sapendo che al lunedì dovevano tornare al fronte, hanno bevuto qualche bicchiere di più del solito, forse sino ad ubriacarsi. Di questi accampamenti ce n`erano tre: uno dalla parte del «Fontanòn»,uno sopra la chiesa, e un altro nei prati davanti la «Madonnetta». Questi soldati dormivano tutti sotto la tenda; ogni tenda tre soldati. Ad un certo punto, non si sa per qual motivo, qualcuno ha cominciato a sparare. Dall`altro accampamento sentendo sparare non han voluto essere al contrario e hanno sparato anche loro, fu un vero tiro a segno verso il paese. Le pallottole si sentivano fischiare sopra le case e nelle vie del paese, tanto è vero che io mi trovavo con altri amici nell`osteria Maria Luca in fondo al paese, e siamo restati lì fino alle due di notte per la paura che andando a casa potessimo essere colpiti anche noi. Ad un certo momento, finita la sparatoria,siamo partiti per andare a casa. Appena rientrati in paese abbiamo trovato ai lati della strada, a terra al riparo delle case a terra forse per essere protetti dalle pallottole anche loro, una compagnia di carabinieri, una di cavalleria e tanti ufficiali di tutti i reggimenti. Camminando verso la strada per andare a casa tutti mi fermavano, tutti volevano sapere dove ero stato, per quale motivo mi trovavo a casa. Insomma non so cosa sarebbe successo se non avessi incontrato due carabinieri che conoscevo perché da molto tempo facevano servizio in paese. Visto la confusione mi hanno preso in mezzo a loro e mi hanno accompagnato a casa. Al lunedì il paese era tutto preoccupato per qualche voce che si era sparsa. Qualcuno diceva che quei soldati che avevano sparato erano ubriachi, qualcuno perché non volevano andare al fronte. Il giorno dopo è arrivato in paese il comandante del tribunale per condannare chi aveva sparato. Purtroppo al dopo pranzo abbiamo sentito che una commissione di alti ufficiali si era riunita in questi accampamenti per radunare quei soldati che avevano sparato. Non trovando i colpevoli tutti dicevano di non aver sparato, si son fatti presentare tutti i loro fucili, così in questo modo hanno potuto capire chi avesse sparato, perché il fucile che ha sparato guardando dentro nella canna figurava sporco, mentre quello che non ha sparato sarebbe figurato netto. In questo modo hanno trovato i fucili che avevano sparato, ma non i soldati perché quando hanno sparato era di notte scuro, tutti i soldati avevano una tenda; per essere chiaro: ogni tenda tre soldati, ogni tenda tre soldati e tre fucili, ogni soldato conosceva il suo fucile, ma nel momento di sparare nessuno ha guardato quale fosse il suo, ma il primo capitato tra le mani. Così è successo che chi ha sparato è stato perdonato e chi non ha sparato è stato fucilato. Questo è successo proprio a San Vito di Leguzzano in un campo più su della chiesa. Sette pali piantati per terra, sette sedie prese nella chiesa, sette soldati legati tra palo e sedia, sette soldati fucilati, forse anche tutti innocenti con figli a casa; basta pensare che proprio quella sera della sparatoria, uno di quei sette fucilati, si trovava con noialtri all`osteria della Maria Luca. Tanto è vero che prima della fucilazione, gridando la verità*, dichiarava di essere innocente e di essere stato assente tutta la notte. Dopo la fucilazione furono buttati su un piccolo carrettino come tanti cani, uno sopra l`altro, braccia e gambe pendolanti, condotti al cimitero e buttati in una piccola fossa senza cassa, vestiti, uno sopra l`altro e coperti con un po` di terra. Tutto finisce qui, ma non per le loro famiglie e per i loro figli, dopo tutte le insidie e le sofferenze della guerra!".

    Così l`approfondimento terminava, e per anni la speranza di aggiungere notizie importanti alla terribile decimazione rimase nel cassetto.
    Sette famiglie, tra le centinaia di migliaia che ebbero un caduto nella Grande Guerra, nulla sapevano sulla vera sorte che era toccata ai propri cari. Risultano rari i casi in cui il Ministero specificasse le cause della morte, solitamente perveniva al Comune di appartenenza del caduto il certificato di morte, recante il luogo e la data del decesso. L`annotazione spiegava che "erano caduti per colpo di fucile o per fatto di guerra, un linguaggio che molte volta nel gergo militare significava "fucilato" ma non era interpretabile dai non addetti ai lavori" (fonte: Relazione di Mario Saccà*, Udine 2007, celebrazioni per il 90° dalla rivolta della brigata "Catanzaro".
    A questo punto era compito del sindaco o del parroco portare la ferale notizia ai congiunti.
    Eppure sette soldati di fanteria giacevano da qualche parte, in un angolo di camposanto civile o militare, fucilati dal "fuoco amico" per ordini ricevuti dall`alto, per dare l`esempio, "colpevoli di grave insubordinazione" in una zona in verità* lontana dal vero fronte della prima linea.

    Eppure l`opportunità* di attribuire un nome ed una identità* ben definita a quei giustiziati era a portata di mano. Riconsiderando oggi i dati in nostro possesso abbiamo:
    - Le relazioni dei parroci
    - La testimonianza di un reduce
    - I documenti dell`archivio municipale ove si citano solo i reggimenti passati attraverso il territorio comunale
    - I registri dei caduti tumulati presso il vicino ossario di Schio (Santa Trinità*)
    Quest`ultima era la fonte che mancava per dare una chiave di volta alla tragica storia. Il registro delle salme è scarno, contiene i nomi di 3745 soldati italiani su un totale di 5685 salme. Di buona parte dei caduti è segnato il reparto, la data di morte ed il numero della tomba ove riposano le spoglie, solo raramente è presente il numero di matricola. Una ultima cifra di catalogazione definisce il numero con cui le salme giunsero al Sacrario dai vari cimiteri civili sparsi nei Comuni contermini. Scorrendo tra le pagine si nota che la grafia cambia, segnale questo che indica la presenza di più scrivani preposti alla catalogazione. Inoltre, all`iniziale perfezione con cui la stilografica vergava i dati, si passa ad una grafia più frettolosa e incerta, evidentemente la macchina messa in moto da Onorcaduti aveva accelerato i tempi di raccolta e trasporto dei caduti, le casse contenenti i militari morti giungevano giornalmente a Schio a gruppi di dozzine. L`incarico di supervisionare la costruzione dei sacrari militari negli anni Venti venne demandata dal capo dello Stato Benito Mussolini ad un alto commissario impersonato dal generale Giovanni Faracovi, questi provvide al mandato concentrando le salme presso Asiago, Cimone, Arsiero e, per l`appunto, Schio. Ovviamente accadde che il lavoro di catalogazione finisse con l`accatastarsi sul tavolo degli uffici, con buona pace della precisione dei dati da trascrivere. Possiamo valutare siano avvenute 4 o 5 registrazioni dei dati: 1° l`atto di morte al momento del decesso, 2° il registro del cimitero civile, 3° l`anagrafe comunale, 4° il documento di trasporto, infine 5° l`elenco ancor oggi consultabile a chi si reca al Sacrario di Santa Trinità*.
    A questo punto, con bassissimo o nullo margine di errore, possiamo risalire ai nomi dei sette fucilati in quella funesta giornata di agosto di 91 anni fa.

    1 Soldato Barotto Giuseppe, morto 6/8/1917 --- 8° fanteria
    2 Soldato Caruso Carmelo, morto 8/9/1917 --- 8° rgt fanteria di marcia
    3 Cap.le Di Martino Franco, morto 6/8/1917 --- 8° fanteria
    4 Soldato De Perri Giovanni, morto 6/8/1917 --- 8° rgt fanteria di marcia
    5 Soldato Loggia Giovanni, morto 6/8/1917 --- 8° rgt fanteria di marcia
    6 Soldato Lomino Giuseppe, morto 8/8/1917---- 8° rgt di marcia
    7 Cap.le Masciarri Egidio, morto 6/8/1918--- 8 rgt di marcia

    Questi sono gli unici sette caduti presenti a Schio che possiamo accostare ai fatti di San Vito. In effetti non concordano tutte le date, ma come sopra accennato gli errori durante le varie trascrizioni potrebbero aver cambiato parzialmente i numeri, certo non i nomi in maniera radicale.
    Perciò nulla di strano se un 6 / 8/1917 di Caruso Carmelo diventa poi a Schio 8/9/1917, oppure il presunto 6/8/1917 di Masciarri Egidio si trasforma in 6/8/1918. Ovvio a pensare ad imprecisioni se si ricava dai documenti tutt`oggi custoditi presso l`archivio comunale che il 6 agosto del 1918 il reggimento di marcia in oggetto aveva già* lasciato S. Vito da un anno per il fronte del Carso. Se anche Caruso e Masciarri fossero risultati ammalati e ricoverati presso l`ospedaletto da campo presente in paese, mai e poi mai sarebbero rimasti tra le tende sanitarie per così lungo tempo. La gravità* delle loro eventuali patologie (tanto gravi da portarli alla morte) avrebbe spinto i sanitari militari al ricovero presso le strutture meglio attrezzate dell`ospedale divisionale Vicenza.
    Inoltre tutti e sette i corpi hanno un numero progressivo di arrivo a Schio piuttosto compatibile con la possibilità* di un unico trasporto dal luogo della primaria inumazione.
    In merito alle reiterate e comunque incolpevoli inesattezze basti qui ricordare che dopo vari contatti con gli uffici del Ministero della Difesa (Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra – Direzione Situazione e Statistica) si è potuto ottenere il certificato di morte di Loggia Giovanni (fascicolo n. 41524). Il soldato, effettivamente inquadrato nell`8° rgt. fanteria, era nato il 22 maggio 1884 a Ravanusa, provincia di Agrigento, e risulta fucilato in data 8 agosto 1917. Anche in questo caso il giorno ha subito la modificazione, da 6 in 8. Costui non risulta tra i nomi presenti sull`Albo d`Oro d`Italia, che pur raccoglie, provincia per provincia, tutti i caduti della Grande Guerra.
    Non dobbiamo poi farci tradire dalla dicitura "8° Rgt fanteria", si tratta ancora di un errore dato che i diari della brigata "Cuneo" (costituita dai reggimenti di fanteria 7° e 8°) spiegano che Loggia non poteva appartenere a quel reparto se oggi è sepolto a Schio: " ..da giugno a ottobre (1917 nda) la brigata "Cuneo" è in linea nel settore del monte Santo, ed alterna il servizio di trincea con periodi di riposo presso Subida".

    Sull`innocenza dei giustiziati si potrebbero spendere volumi di parole. La giustizia sommaria in tempo di guerra portò spesso ad affrettate ed incongrue sentenze, tese più a dare l`esempio che a che punire veramente i colpevoli. Al punto che tra i caduti del conflitto non si sbaglierebbe ad inserire i sette sfortunati, vere e proprie vittime di una procedura penale affrettata e neppure tanto in linea con i codici. Sette soldati da immolare in nome di una ferrea disciplina contemplata nelle direttive dei generalissimi Cadorna e Diaz.
    Dal 1915 al 1918, secondo dati forniti da Ministero della Guerra, furono eseguite 750 esecuzioni capitali. Quanti di questi giustiziati fossero realmente colpevoli non ci sarà* mai dato sapere. Se anche uno solo dei militari italiani fosse finito ingiustamente davanti alle canne dei fucili mod. 91 potremo parlare di procedimenti da revisionare e di errori giudiziari irreparabili.
    A San Vito di Leguzzano almeno uno di quei fanti era innocente, al momento della rivolta si trovava con il bersagliere Novello all`osteria paesana, e aspettò di tornare all`accampamento nella speranza che i tumultuosi rientrassero nei ranghi.
    Una prudenza che purtroppo non gli salvò la vita.
    Quale doveroso prologo ai fatti di San Vito si ricorda che la pena di morte fu effettivamente abolita dal codice di procedura militare solo nel 1996, quando cioè venne pure eliminato l`art. 241 che concedeva ampie facoltà* ad un comandante, "di fronte a reati flagranti che mettessero in pericolo la sicurezza del reparto, di passare per le armi i colpevoli".
    Anni or sono nel Comune di Santa Maria la Longa (Udine) si tenne una conferenza sui fatti relativi alla ritirata di Caporetto, il dott. Mario Saccà* relazionò a lungo in merito ai fucilati della brigata "Catanzaro", giustiziati con l`accusa di insubordinazione e per non aver eseguito gli ordini degli ufficiali preposti al comando. Tale reparto di fanteria subì durante la Grande Guerra ben tre decimazioni, si tratta dell`evento più noto ripreso dagli studiosi di ogni parte del mondo. Dagli atti del convegno si ricava che anche quei 28 fucilati furono gettati in una fossa comune, senza nome né altra indicazione, in nessun documento venne riportato l`identificativo dei militari. Ad oggi i famigliari di quei 28 soldati, e dei sette di San Vito, non conoscono la verità*. L`11 settembre del 2005 a Santa Maria venne scoperta una piccola lapide commemorativa. Si tratta pur sempre di un segnale che induce ad una riabilitazione, frutto della deliberazione di un Ente pubblico.
    Allo stato dei fatti sarebbe auspicabile un medesimo riconoscimento marmoreo in quel di San Vito di Leguzzano.



    Fonti:
    - Mario Baggio (197 Diario di guerra di un parroco di campagna, Ediz. Biblioteca di Rosà*
    - Don Tarcisio Raumer, Malo nella grande guerra, (1921) ristampato nel 1998 a cura dell`Amministrazione Comunale di Malo
    - Giuseppe De Mori (1930) Chiostro Ossario di Schio, Ediz. Marzari
    - Comune di San Vito di Leg. (1985-198 La Giara, Numero unico della Commissione Cultura
    (articoli di Paolo Snichelotto e Dott. Antonio Ranzolin)
    - Ufficio centrale per la cura e le Onoranze alle Salme dei Caduti in guerra. Registro depositato
    presso il Sacrario SS. Trinità* di Schio.
    - Un ringraziamento particolare al tenente colonnello Franco Burei di Onorcaduti
    - www.lagrandeguerra.net, con ringraziamento particolare al web master Alessandro Gualtieri
    - Centro Studi Informatico sulla grande Guerra.
    - Mariano Nardello (2006) La saga di un paese, Pievebelvicino, Viella Eitore
    - Relazione di Mario Saccà* nel 90° dalla rivolta della brigata "Catanzaro", (2007) Udine-Tempio Ossario di S. Nicolò
    - Giuseppe De Mori, Vicenza nella Grande Guerra, Ediz. Rumor

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