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Discussione: M.v.a.c.

  1. #11
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    Bel colpo, non credo ce ne siano rimasti molti...
    Comincio un sacco di cose e non ne finisco nes

  2. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da kleiner pal Visualizza Messaggio
    Bel colpo, non credo ce ne siano rimasti molti...
    Già, peccato per la mancanza del teschio.

  3. #13
    Moderatore L'avatar di Paolo Marzetti
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    Non mi vorrei sbagliare, ma all'ultima fiera di Roma,c'erano due venditori che avevano disponibili dei
    teschi identici col pugnale fra i denti. Forse cercando a Bologna o al Militalia, puo' venir fuori...PaoloM

  4. #14
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    cercherò di completarlo con il fregio

  5. #15
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    dove non sarei mai finito se fosse dipeso solo da me
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    Il berretto è un copricapo tradizionale detto srpska kapa. Secondo le epoche e le varianti, ce ne sono anche con due o più motivi lavorati a semicerchio, con il simbolo serbo delle quattro “C” (grafia della lettera “S” in cirillico) o con l’aquila bicefala serba sopra la calotta.
    Nikola I regnò in Montenegro dal 1910 al 1921, perciò il copricapo non è riconducibile alle bande MVAC-BAC citate e di cui alla foto d’epoca postata. Anche perché queste unità
    # portavano il copricapo tradizionale (croato) della Lika, detto
    lička kapa, simile ma con una lunga frangia nera,
    # erano croate ed
    # operavano in Dalmazia.

    La presenza della coccarda italiana non stupisce, il regno montenegrino era legato all’Italia (Elena, figlia di Nikola I, sposò il nostro Vittorio Emanuele III) e nel ’41 fu ricreato sotto protettorato italiano, di fatto fu un governatorato militare italiano. E’ più logico ricondurre il berretto a questo contesto storico e pensarlo come riutilizzato da un qualche organo dell’amministrazione italiana di allora. Per inciso, per gli ausiliari montenegrini del R.Esercito era prescritto un copricapo diverso.
    MP

  6. #16
    Moderatore L'avatar di Paolo Marzetti
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    Citazione Originariamente Scritto da MarcoPennisi Visualizza Messaggio

    La presenza della coccarda italiana non stupisce, il regno montenegrino era legato all’Italia (Elena, figlia di Nikola I, sposò il nostro Vittorio Emanuele III) e nel ’41 fu ricreato sotto protettorato italiano, di fatto fu un governatorato militare italiano. E’ più logico ricondurre il berretto a questo contesto storico e pensarlo come riutilizzato da un qualche organo dell’amministrazione italiana di allora.
    Hai qualche foto di un appartenente all'organo dell'amministrazione italiana con tale copricapo ?PaoloM

  7. #17
    Utente registrato L'avatar di Itaca
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    Complimenti molto bello e raro.
    Tempo addietro in Montenegro ne vidi uno praticamente uguale senza coccarda e con acronimo KN.
    Ho pensato a Kralj Nicola ma in cirillico non corrisponde.
    Sapete cosa poteva essere ?
    L'avatar è stato gentilmente concesso
    dal sito regioesercito.it
    www.regioesercito.it/

    Nessuno dei mali che la guerra vuole combattere è grande come la guerra stessa.

  8. #18
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    Citazione Originariamente Scritto da marpo Visualizza Messaggio
    Non mi vorrei sbagliare, ma all'ultima fiera di Roma,c'erano due venditori che avevano disponibili dei
    teschi identici col pugnale fra i denti. Forse cercando a Bologna o al Militalia, puo' venir fuori...PaoloM
    Confermo, li ho visti anch' io a Roma.
    Comunque la MVAC era composta da slavi dei dintorni di Zara, dipendenti dalla MVSN e divisi per religione: secondo se cattolici, ortodossi o musulmani il colore della calotta era diverso (cremisi, rosso, arancione). Il copricapo in foto è invece di provenienza montenegrina e risale al regno di Re Nicola I° (quindi al massimo al 1921). La presenza di coccarda e stelletta italiane è da attribuirsi al periodo della 2^g.m. Dopo la dissoluzione della Jugoslavia il Montenegro fu sede di un governatorato italiano sostenuto da poche forze militari e da piccoli nuclei di CC.RR. e R.G.di F. sparsi sul territorio. Ciò perchè i montengrini erano ritenuti fedeli alla Regina Elena e filo-italiani. Ma tra la fine del '41 e l' inizio del '42 un forte movimento nazionalista partigiano istigato dagli inglesi (allora i comunisti erano ancora pochi) attaccò in massa i presidi italiani in tutto il paese. Fu un massacro, come il Tet in Vietnam.

  9. #19
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    Era quella che Galeazzo Ciano definì nei suoi diari con amara disillusione, guerra italo-montenegrina, chiedendosi se saremmo riusciti a vincere almeno questa senza chiedere aiuto ai tedeschi. I nostri soldati, attaccati da ogni parte nelle città e nei villaggi, spesso con l' inganno, ebbero perdite dolorose. I partigiani non facevano prigionieri. Nonostante le pressanti richieste di aiuto rivolte via radio allo S.M.E., fu evidente che bisognava sbrigarsela con le poche forze in loco, che a stento riuscivano a tenere la capitale. Fu così che il governatore armò di sua iniziativa civili montenegrini "collaborazionisti" o comunque affidabili, dando loro come sbrigativo segno distintivo la coccarda con la stella da porre sui copricapi e gli indumenti civili. Costoro furono determinanti per sbloccare la situazione e soccorrere i presidi di carabinieri e finanzieri assediati nei paesi, spesso due o tre uomini, con poche munizioni, senza la conoscenza della lingua e del territorio, ospitati in case requisite, trasformate in caserme di fortuna. Molti di loro, dopo una resistenza disperata si immolarono eroicamente, per non finire vivi nelle mani dei villici. All' arrivo dei rinforzi spediti in fretta e furia dall' Italia seguì una dura repressione, che pose fine al sogno di resuscitare il Regno del Montenegro come stato satellite dell' Italia, direttamente sotto un re Savoia o un parente della Regina Elena.

  10. #20
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    In definitiva il copricapo risale a quella situazione di emergenza. In seguito i montengrini a servizio dell' Italia furono inquadrati in maniera organica per la controguerriglia con propri distintivi, come fatto per Albanesi, MVAC, Bela Garda slovena, Kosovari musulmani del Balli Kombetar, Cosacchi e Cetnici...

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