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Discussione: Miklos Kallay e il piano che poteva cambiare la storia della seconda guerra mondiale

  1. #1
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    Miklos Kallay e il piano che poteva cambiare la storia della seconda guerra mondiale

    L' Ammiraglio Horty, reggente d' Ungheria aveva aderito all' Asse anche per timore dell' espansionismo nazista nell' area danubiana. Se l' Ungheria temeva la Germania, era però legata all' Italia da una storica amicizia che risaliva alle guerre risorgimentali e dalla riconoscenza verso il governo di Mussolini, che aveva sostenute e fatte proprie le rivendicazioni magiare dopo che nel primo dopoguerra il Trattato del Trianon aveva ridotto di un terzo il territorio magiaro. Quando Filippo Anfuso, ministro plenipotenziario a Budapest dal febbraio1942 al settembre 1943 (poi ambasciatore della RSI a Berlino) si recò per la sua prima visita di cortesia dal Presidente del Consiglio Laszlo Bardossy, questi non mancò di esporgli apertamente le proprie preoccupazioni per la crescente pressione esercitata dai tedeschi per un maggior coinvolgimento ungherese nella guerra contro l' U.R.S.S. Poco dopo, Bardossy venne rimpiazzato da Miklos Kallay, che in seguito alle allarmanti notizie filtrate dal fronte dell' est sulla "soluzione finale" perpetrata ai danni degli ebrei, prese anche lui la decisione di rivolgersi a Mussolini. L' emissario giusto per contattare in via riservata l' ambasciatore italiano senza attirare l' attenzione delle spie naziste era l' ex-ministro degli esteri Kalman Kanya, anziano diplomatico di carriera nonchè fervente cristiano. Approcciato Anfuso in occasione dei funerali del figlio primogenito di Horty (caduto al fronte russo combattendo come pilota da caccia in una squadriglia di Reggiane RE 2000) Kanya fece ad Anfuso, a nome del presidente Kallay una richiesta sconvolgente. Sondare presso Mussolini la possibilità che la Corona di Santo Stefano, vacante dal 1918, passasse a Casa Savoia. Si sarebbe così stabilita una unione personale dei regni d' Italia e d' Ungheria nella persona di Vittorio Emanuele III°. Quello sarebbe stato solo un primo passo per costituire rapidamente - all' interno dell' Asse - un blocco dell' europa cristiana sotto la croce di Savoia, per contrastare il paganesimo nazista della croce uncinata. Se la Germania avesse sconfitto i sovietici, gli alleati minori avrebbero potuto meglio tutelarsi dalla egemonia tedesca e mitigarne la strapotenza. Se invece la guerra avesse preso una brutta piega, i popoli coalizzati avrebbero potuto tentare un ribaltone politico-militare denunciare pubblicamente le atrocità naziste, chiedendo la pace agli Angloamericani nella speranza di poter resistere al rullo compressore delle armate hitleriane, salvaguardando la parte ebraica della popolazione. Nelle speranze di Kanya, oltre ad Italia ed Ungheria, questo blocco mediterraneo-danubiano-balcanico avrebbe incluso in un primo tempo paesi aventi legami dinastici con i Savoia come Albania, Montenegro, Croazia e Bulgaria. (Il duca di Spoleto Aimone Savoia-Aosta, nel 1941 era salito al trono di Zagabria col nome di Tomislao II°, ma si era ben guardato dal visitare il suo nuovo e turbolento regno per non compromettersi. E ne aveva ben donde se - come recentemente ribadito dal figlio - pur essendo un alto ufficiale della Regia Marina, era in contatto sino da prima della guerra con l' Ammiragliato Britannico, in qualità di informatore di alto livello). Successivamente, tramite anche i buoni uffici del Vaticano si sarebbero uniti al blocco anche Romania, Slovacchia (guidata da Monsignor Tiso) e forse la Francia di Petain, di idee monarchiche e cattolico tradizionalista. Anfuso partì immediatamente per Roma, portando al seguito, come valigia diplomatica in una anonima ma robusta cassa di legno piombato, la Corona di Santo Stefano. Spiegato in breve il progetto al suo superiore ed amico Ciano (che se ne mostrò entusiasta) si recò insieme a lui dal Duce, che avrebbe avuto l' ultima parola al riguardo. Ma Mussolini tagliò corto con queste parole: "La Corona di Santo Stefano può far piacere a Vittorio Emanuele, ma io non faccio che offrire Corone a lui e alla sua Casa. Fosse vivo il Duca d' Aosta, potrei prendere in considerazione la cosa perchè una Corona la meritava. Senza contare che l' offerta di Kallay è alla base di una congiura antitedesca, che non si sa dove voglia andare a parare e potrebbe condurci ad una crisi dei nostri rapporti con la Germania. Gli ungheresi le studiano tutte per farci litigare con i tedeschi! A guerra finita, quanto tempo credono che potrebbe durare la loro unione personale con Vittorio Emanuele?". Anfuso, deluso dalla reazione del suo Capo dovette perciò rassegnarsi a riportare con la massima circospezione la corona a Budapest, riconsegnandola agli sconfortati politici ungheresi. Mussolini nella prima metà di quel '42 che in Africa e Russia sembrava propizio alle armi dell' Asse, era stretto tra l' ambizione di raggiungere il trionfo militare che gli sfuggiva dal giugno 1940 ed il timore delle draconiane rappresaglie dei tedeschi, sulla cui vera natura non si era mai fatto illusioni. Rifiutando il piano Kallay, forse rinunciò inconsapevolmente a cambiare il corso della storia ed a salvare innumerevoli vite, non ultime quella del genero e la propria. Della fine di Mussolini e Ciano già sappiamo, ma cosa accadde agli altri protagonisti di questa singolare e poco conosciuta vicenda? L' Ammiraglio Horty, visto il deteriorarsi della situazione bellica al fronte orientale, nel 1944 tentò di intavolare una pace con gli alleati, ma fu catturato e rinchiuso in un lager nazista fino al 1945. Testimone al processo di Norimberga, trovò rifugio in Portogallo dove morì nel 1957. All' Ungheria, occupata dai tedeschi fu imposto il governo filonazista delle Croci Frecciate, che dettero il via libera allo sterminio della comunità ebraica ungherese, facendo del territorio nazionale un campo di battaglia fino alla completa occupazione sovietica. Laszlo Bardossy venne condannato a morte con l' accusa di aver dichiarato guerra all' Urss e fucilato a Budapest nel 1946. Kalman Kanya morì di morte naturale nel 1945, all' età di 75 anni. Filippo Anfuso, divenuto ambasciatore della RSI a Berlino fu catturato dai russi e sopravvissuto alla prigionia sovietica e all' insanguinato dopoguerra italiano fu eletto deputato per il MSI. Colpito da un improvviso malore nel suo scranno alla Camera durante una accesa seduta parlamentare, morì nel 1963. La Corona di Santo Stefano, poco prima della caduta di Budapest fu inviata verso occidente su un treno carico di opere d' arte, oro e preziosi trafugati agli ebrei. Rinvenuta dai soldati americani, venne custodita per molti anni a Fort Knox e in seguito a reiterate richieste, restituita al governo comunista ungherese. Ma osservando a disanza di anni quei fatti, non si può fare a meno di porsi due domande. La testa canuta dell' ottuagenario Vittorio Emanuele, già Re d' Italia e d' Albania nonchè Imperatore di Etiopia, avrebbe retto anche il peso della Corona di Santo Stefano? E gli inetti generali italiani di scuola piemontese che l' 8 settembre '43 abbandonarono a se stessi milioni di italiani in armi, avrebbero avuto il coraggio e la determinazione bastanti a guidare le forze del blocco mediterraneo-balcanico-danubiano in uno scontro aperto contro i nazisti, presumibilmente inferociti? La risposta sarebbe in entrambi i casi negativa. Ma certo, se il Duca d' Aosta non fosse morto in prigionia nel lontano Kenia, allora forse...

  2. #2
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    Anfuso e Kallay nel 1942 a Budapest.
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  3. #3
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    Cartina dell' europa orientale nel 1942.

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    L' Ammiraglio Horty.

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    Laszlo Bardossy.

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    Kalman Kanya.

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    Filippo Anfuso.

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    La Corona di Santo Stefano.

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    Miklos Kallay.
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  4. #4
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    Penso che Horthy no avra mai datto l'accordo di dare la corona di Szent-Istvan alla Casa Savoia.

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