“All’alpino caduto”
(campagna di Jugoslavia 1941-1943)

Quel giorno gioirono i monti al suono percossi dal fresco tuo passo,
era festa danzante sui bianchi sentieri dei versi pianori fioriti.

Era battito d’ala inquieto su l’ardua parete protesa nel cielo, scrosciava
il tuo riso siccome l’argentee cascate pel solco muschiato di roccia, il
canto tuo che ardeva nel petto dai ceruli occhi, fioriva su tutte le cime.

Tornasti sognando al greve cammino del mondo e come fiore arduo, già urgeva la giovine vita, corse nel grido dell’armi per l’arida terra straziata del carso pietroso
l’eco cocente di tutte le voci dei monti lontani perduti.

Allora sui sogni dell’anima passaron nell’ora fatale di sangue le creste e i vertici
la dritta parete che oggi s’è fatta più nera.
Ma pure io riodo la ferma tua voce percuotere gli aspri spuntoni taglierini,
va incontro ai difficili passi sarà sulla vetta il nostro dolore più puro.

Ora tua madre lenta cammina al cimitero ogni giorno, così come ritoccava le coperte a sera ed il cuscino sotto i ricci folti adagiava cauta.

Tua madre ne raccoglie le poche foglie cadute sul nome e torna lenta, così come tornava a sera, ed ha le braccia piene di tramonti.


AUTORE: M.llo Ord. CC Mario ROSSI (1924 – 1994)