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Discussione: Piloti e kamikaze giapponesi

  1. #101
    Moderatore L'avatar di Paolo Marzetti
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    Peo, non vi e' motivo di alcuna polemica e Dio me ne guardi.Comprendo lo scetticismo sul fatto che uno strumento di bordo come il cronometro, chiamiamolo pure orologio o sveglia al collo sia mai potuto entrare nello status simbol del pilota giapponese, pero' tant'è che nessuno si e' inventato nulla.Non per professare, pero' per dire cio' che so e per condividere con altri che hanno la stessa mia passione,cio' che ho ritrovato in 40 anni (appena...), va' fatto un piccolo ragionamento a monte. I 3/4 degli aerei giapponesi contro gli Alleati erano degli anni '30, con strumentazione di bordo inadeguata o insufficiente:niente radio,per lo piu' segnalazioni a vista con pistole lanciarazzi e con lampade a batteria per il morse;niente apparato ad ossigeno, né bombola sussidiaria;barra di comando senza grilletti per le armi di bordo (questi erano situati sul lato sinistro della cabina di pilotaggio, molto in avanti), sicché un soggetto molto piccolo,magari senza paracadute a sedile, faceva una grossa fatica ad
    inquadrare l'obbiettivo, sfruttando il collimatore;sedili non blindati.Insomma voglio dire che
    solo con l'entrata dello Zero, le cose poterono cambiare, ma anche li',nessuna cabina pressurizzata, barra di comando separata dai comandi di sparo, ossigeno fornito da una semplice bombola,seggiolini non blindati .Cuffia singola per ascolto, ma non trasmittente.Il tutto molto spartano.Dal 1945, coi nuovi aerei, uno a caso l'Oscar, i Mustang ed i B.29 potevano vedersela scura, ma era gia' troppo tardi. I Kamikaze, tornando a noi, sfruttarono tutto quello che poteva volare e all'occorrenza navigare, e molti, fortuna loro rimasero a piedi.
    Un po' d'equipaggiamento:
    L'unica arma individuale era una pistola semiautomatica,quasi sempre come questa:
    [attachment=10:2elfmzjb]japImmagine 010.jpg[/attachment:2elfmzjb]
    Qualche ufficiale si portava la Katana all'interno dell'abitacolo o un semplice pugnale.
    L'imbracatura del paracadute:
    In questa bella foto, il nostro porta una cuffia singola per l'ascolto e la maschera ad ossigeno,oggetto rarissimo anche per l'epoca.

    Per LUCAS, il mio Seikosha: carica 24h
    Notare che oltre alle lettere kanji sono espresse le lettere latine (mi e' stato detto, per facilitare l'esportazione della loro tecnologia):

    PaoloM giap.jpg
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  2. #102
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    Forse mi è sfuggito qualcosa (confesso di non aver letto proprio ogni riga e di non avere, purtroppo e mio malgrado, il tempo di farlo, almeno non questa settimana...), ma non c'è alcun dubbio: si tratta di un orologio da cruscotto e veniva portato, con orgoglio, come status symbol, dai piloti, al collo. Forse non era il modo più funzionale e comodo di usarlo, ma così è...
    Sono veramente troppe le foto d'epoca che raffigurano piloti con il Seikosha al collo per avere dubbi ed erano numericamente moltissimi gli aerei, giapponesi e non solo, privi di orologio sul cruscotto e di alloggiamento per montarlo. Peraltro esiste qualcosa di simile anche per la Luftwaffe. A livello sperimentale e con scarso successo, si usò una sorta di cinturotto per montare sul polso sinistro lo Junghans cronometrico...
    Al limite trovo abbastanza buffo il fatto che, nell'immaginario collettivo, ogni pilota giapponese sia un kamikaze, mentre, in realtà* erano molto meno di quanto si pensa, ma sull'orologio al collo che dubbi ci sono?
    Mi confermi che la carica è molto esigua, per essere un orologio militare: 24 ore è davvero il limite minimo: solo un altro orologio, direi di emergenza, inglese, da cruscotto, reca la scritta "One day" ed ha un periodo di carica così breve...
    Tutti gli altri partono da uno standard minimo di 36 ore, fino ai cinque e agli otto giorni...
    Questo conferma l'esigenza di non lasciare l'orologio a bordo: in un isola del pacifico, distante da tutto e da tutti, dimenticare di caricare l'orologio può avere conseguenze molto negative, se su un isoletta ci sono solo una manciata di uomini, con pochi segnatempo...

  3. #103
    Moderatore L'avatar di Centerfire
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    Marpo, bello e pieno di storia!
    Noto una cosa curiosa relativamente ai fori di fissaggio: sono realizzati per accettare viti a testa svasata e questo và* benissimo. Rimangono completamente affogate nello spessore dell'orecchio e non si impigliano da nessuna parte. Però sotto gli orecchi di alluminio sono montati dei "dadi spaccati" e questo lo comprendo un pò meno... Questo tipo di lavorazione sul dado serve a piegarlo leggermente per sfalzare un pò il passo della filettatura ed ottenere un leggero forzamento "a frizione" della vite. Il dado poi dovrebbe trovarsi sul retro del cruscotto, non dietro il foro passante per il fissaggio....
    Così com'è non c'è modo di serrarlo in modo stabile alla plancia, a meno che i dadi non diano liberi di girare nella loro sede...
    Se qualche "aereonauta" potesse spiegare il mistero...

    Ma queste in fondo sono solo piccolezze di fronte all'enorme lavoro di ricerca e raccolta fatto da Marpo!
    Io (ne) ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.
    Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione;
    e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser.
    E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.
    È tempo di morire. (Blade Runner)

  4. #104
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    Complimenti Paolo, pezzi molto belli e non di facile reperibilità* .

    Ottime le varie spiegazioni sul cronometro, oggetto che mi ha sempre intrigato per l'uso fatto dai Kamikaze.
    Ho sempre saputo, che già* durante la 1a guerra mondiale la consegna di detti oggetti era alquanto parsimoniosa, infatti (per quanto ne so) i piloti avevano l'ordine di asportare l'orologio e/o cronometro, nel caso di atterraggio di fortuna.
    Allo scoppio della 2a, so che la distribuzione di orologi o cronometri era difficoltosa, infatti la Gran Bretagna, per esempio, si vide costretta ad attingere da produzione privata o, se non ricordo male anche la Germania acquistando dalla Svizzera e credo neanche Italia e Giappone se la passassero meglio, quindi il mio dubbio era, perchè dare questi oggetti di ""valore"" a piloti che in buona percentuale si sapeva che non sarebbero tornati e quindi andavano persi??
    Dopo le varie spiegazioni da voi addotte, ritengo che in buona misura ci possono stare tutte.
    luciano

  5. #105
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    Citazione Originariamente Scritto da Klaus
    L'orologio è una dotazione indispensabile alla navigazione in volo, specie per il volo di guerra a lungo raggio. L'orologio era fondamentale per tracciare e seguire la rotta e per fare il punto geografico. Importante anche per l'appuntamento radio con la base, ma non tutti i cruscotti di aereo ne erano dotati. Basta vedere qualche foto dell'epoca dei cockpit.
    Molto dipende dalle scelte compiute a livello organizzativo dall'aeronautica di appartenenza:
    UK e Commonwhealt:
    prevedevano la presenza di un buon orologio da cruscotto che era, spesso, ma non sempre, dotato di funzione cronografica.
    Il pilota aveva un orologio "solo tempo" al polso E, nel caso il cruscotto fosse privo di orologio o fosse dotato di orologio solo tempo, un cronografo da tasca, in eventuale aggiunta. Sono rari gli esempi, durante la seconda guerra mondiale, di orologi da polso RAF con funzione cronometrica.
    Italia:
    la maggior parte dei cruscotto di aereo erano dotati di ottimi orologi dotati di funzione cronometrica. Postazioni secondarie potevano avere un orologio solo tempo. Il puntatore aveva spesso un cronografo con funzione di "ritorno". Nessun orologio da polso era in dotazione alle nostre forze aeree, salvo qualche esemplare pre-bellico, della Longines e della Universal.
    Germania:
    forse la dotazione più varia: si tratta di almeno nove differenti modelli di orologi da cruscotti, con tanto di sottomodelli. Molti avevano la funzione cronometrica, alcuni erano solo tempo. Quando era possibile, il pilota riceveva un orologio da polso, con funzione cronometrica o un B-uhr, orologio da osservatore. Più spesso, otteneva un solo tempo o nulla. Ci furono diversi aerei, specie nella fase finale del conflitto, privi di orologio da cruscotto. Non tute le versioni del Me 262, per esempio, montavano un orologio sul cockpit. Immagino che al pilota, ottimo manico, nel caso dell'aviogetto, venisse dato un buon orologio da polso, con funzione crono, in quei casi. Ho visto anche immagini di cockpit con orologi di preda bellica, di fabbricazione sovietica.
    Giappone:
    orologi solo tempo da polso e neanche sempre. Il crono da cruscotto era quindi indispensabile, anche perchè la navigazione aerea si svolgeva spessissimo sul mare, lontano da qualsiasi punto di riferimento, ma l'esiguità* dei mezzi, spesso spartani, non sempre consentiva l'uso di orologi montati sul cockpit. Per questo e perchè era un vero e proprio status symbol, il pilota giapponese (non solo i kamikaze...) indossava l'orologio al collo. un'altro dei motivi è che si trattava di orologi preziosi, per le esigue capacità* produttive del Giappone, quindi venivano affidati al pilota e non rimanevano esposti sul mezzo, ad attacchi o intemperie. spesso le basi erano su isole umide e gli attacchi americani frequentemente mettevano fuori uso gli aerei a terra. In questo modo, inoltre, il pilota li manteneva in carica costantemente, senza rischiare che la carica terminasse: dubito, infatti, che abbiano una carica superiore alle 24/36 ore, sbaglio?
    USA:
    come al solito, un vero supermercato di scelte: orologi da cruscotto, con e senza funzione crono, tempo di volo parziale e.... data... con o senza quadrante di 24 ore... (è americano, costruito in circa 25.000 esemplari ed usato fino alla Guerra del Vietnam, l'orologio meccanico d'aereo più complicato mai costruito, l'Elgin/Hamilton 37500: una bellezza...). Orologio da tasca, con funzione crono, di buona qualità*, costruito in quantità* industriali, crono da tasca, e infine... orologio da polso, invero un pochino miserello, ma che volete farci... mica si può avere tutto...

    Klaus l'utilizzo dell'orologio per la mavigazione l'avevo già* spiegato anch'io, tra l'altro mi sono esercitato con questo metodo per seguire le rotte, che risulta molto utile in caso di abbandono da parte degli altri sistemi tecnologici e in più si rivela molto formativo.

    Per il resto ti devo ringraziare delle delucidazioni sul perchè i giapponesi lo impiegavano in quel modo e mi hai chiarito i dilemmi posti precedentemenete!

  6. #106
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    Marpo spesso parlandosi di persona capita di fraintendersi, attraverso la scrittura dalla tastiera noto che la cosa capita molto più spesso.
    Non era mia intenzione fare polemica e la frase con il termine "professare" era rivolta a me e non certo nei tuoi confronti che anche potresti farlo con la tua conoscenza ed esperienza.
    Intendevo dire che se anche spiattellavo qualche concetto tecnico sul volo lo facevo per comprendere le domande poste e non per professare conoscenza.

    Chiuso questo "diverticolo verbale", ti faccio ancora i complimenti per i meravigliosi oggetti che stai postando!

  7. #107
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    Citazione Originariamente Scritto da Centerfire
    Marpo, bello e pieno di storia!
    Noto una cosa curiosa relativamente ai fori di fissaggio: sono realizzati per accettare viti a testa svasata e questo và* benissimo. Rimangono completamente affogate nello spessore dell'orecchio e non si impigliano da nessuna parte. Però sotto gli orecchi di alluminio sono montati dei "dadi spaccati" e questo lo comprendo un pò meno... Questo tipo di lavorazione sul dado serve a piegarlo leggermente per sfalzare un pò il passo della filettatura ed ottenere un leggero forzamento "a frizione" della vite. Il dado poi dovrebbe trovarsi sul retro del cruscotto, non dietro il foro passante per il fissaggio....
    Così com'è non c'è modo di serrarlo in modo stabile alla plancia, a meno che i dadi non diano liberi di girare nella loro sede...
    Se qualche "aereonauta" potesse spiegare il mistero...

    Ma queste in fondo sono solo piccolezze di fronte all'enorme lavoro di ricerca e raccolta fatto da Marpo!

    Ferma tutto!
    Non mettiamo strane idee o dubbi infondati nella testa di Paolo, per carità*!
    Non sono un tecnico e quindi non mi intendo di dadi e bulloni, ma quei controdadi sono originalissimi, al mille per mille, e vanno lasciati dove sono, da oltre sessant'anni.
    Capita di rado trovare dadi sul retro degli orologi, ma quando ci sono, molto spesso sono spaccati oppure sono dadi in qualsiasi altro modo resi autobloccanti (usando molle, rondelle spaccate etc. Spesso, quelli recenti sono teflonati, per esempio). Oltre a ciò, talvolta i dadi vengono fissati e resi solidali alla cassa, probabilmente per evitare che, in fase di montaggio o smontaggio, finiscano nella parte posteriore del cockpit, creando problemi.
    L'orologio non veniva, e non viene tuttora, montato sempre nello stesso modo.
    Mi spiego: la Luftwaffe e, in buona parte dei casi, la RAF, montavano l'orologio dal davanti del pannello di cockpit e quindi i bulloni venivano a stare, come dici tu, sul retro. Quando si smontavano, viti, bulloni, dadi e controdadi riimanevano sciolti e difficilmente si rinvengono sugli orologi (oserei dire mai...).
    Giappone e USA, invece, montavano gli orologi (e non solo gli orologi) dal retro del pannello di cockpit e quindi i bulloni venivano a stare sul retro dell'orologio, spesso fissati alla cassa, come nel nostro caso. Questo è il metodo più usato dagli aerei Nato.
    Mi sono spiegato oppure ho solo fatto confusione?
    Addirittura, in un caso, l'orologio RAF Smiths, MK V, orologio usato su moltissimi velivoli RAF negli anni '60 e '70 (vedi foto), i bulloni di fissaggio fanno parte dell'assemblaggio di chiusura della cassa stessa e vanno tolti e rimessi per aprire e chiudere la cassa stessa.
    Approfitto per allegare alcune foto di un Hamilton 37500, appartenuto all'attrice di Hollywood Lana Turner. Vi avevo deto che era una bellezza, no? Un ammiratore, appartente alla sua troupe, visto che era nota per i suoi continui ritardi sul set, scherzosamente, le regalò l'orologio che era montato sul suo B-17 nel Pacifico. L'attrice lo conservò sempre nei suoi camerini. Venduto, di recente, dalla figlia, Cheryl Crane, fa oggi parte di una collezione italiana.
    Come si intravede, anche questo monta bulloni spaccati.
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  8. #108
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    A giudicare dalla meccanica (non vedo il ponte e le ruote della cronometria) e dai comandi esterni, questo Seikosha non ha funzione cronometrica...
    Pertanto, per il calcolo dei tempi parziali, il pilota o il navigatore non aveva altre prerogative che ruotare la lunetta girevole, utilizzando gli indicatori bianco luminoso e rosso...
    Meccanica molto ben fatta, ma semplice, che riprende gli standard civili, con boccole di metallo al posto dei rubini... è un altro triste esempio di come il divario tecnologico tra le forze in capo fosse davvero difficilmente colmabile....

  9. #109
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    Attenzione a non confondere, comunque, il concetto di cronografo con quello di cronometro.
    Il CRONOGRAFO è un segnatempo in grado di misurare ed indicare i tempi parziali.
    Per capirci sono quelli con i pulsanti che conosciamo tutti.
    La funzione può essere indipendente oppure essere associata ad un orologio "solo tempo".
    Come anticipato, non è del tutto vero che i cronografi erano quasi tutti da cruscotto: molte forze armate ne avevano da polso e da tasca, con funzione cronografica indipendente o associata a orologi da polso o tasca. Certo, non mi risulta che il Giappone avesse cronografi da polso, anche se avevano adottato, subito prima dell'inizio delle ostilità*, un lotto di Longines con funzione simile, realizzata da Lindbergh, che favoriva la navigazione. Di certo ne avevano molto pochi e sono molto più rari dei già* poco comuni orologi da cruscotto. Ma mi pare, dicevo, che neppure questo è un cronografo? Oppure la cronografia è comandata spingendo a fondo la conona di carica e il ponte di cronometria è al di sotto del quadrante? Può darsi... certo non si tratterebbe di soluzioni tecniche molto raffinate ed evolute, ma risponderebbe alla mentalità* nipponica...
    il CRONOMETRO è un orologio, quasi sempre solo tempo, ovvero senza particolari complicazioni, che ha un livello di performance e di costanza nella marcia particolarmente elevato. Sono di solito privi di orpelli e complicazioni, come la funzione cronometrica, poichè ogni complicazione non può che influire sulla regolarità* di marcia.
    I veri cronometri da navigazione hanno, tutt'al più, una sola complicazione: l'indicazione della quantità* di carica residua.
    Infatti, per influire il meno possibile sulla regolarità* di marcia, i cronometri da navigazione vengono montati in casse di legno con finesta di vetro, anche doppie, stabilizzate, perchè rollio, beccheggio, vibrazioni e campi magnetici non influiscano sulla marcia. La finestra di vetro viene aperta solo e soltanto quando occorre caricare l'orologio e quindi occorre sapere quando è proprio necessario farlo.
    Qui trovate qualche esempio:
    http://www.bo.astro.it/dip/Museum/Old_M ... metri.html
    Oggi sembra molto laborioso, ma le marinerie e le aeronautiche del tempo di guerra, vista la limitata copertura radio o vista anche l'imposizione del silenzio radio, vigente in molte vaste zone, non avevano tanti mezzi per diffondere l'orario "master" e quindi occorreva dotarsi, a tutti i costi, oltre che a Berlino, Londra, New York, Mosca, Tokio e Roma..., anche in sedi periferiche, di un orologio "madre", cui riferirsi.
    Esistevano osservatori, spesso della marina militare, che si occupavano di mantenere sempre in marcia orologi dalle qualità* fuori da ogni immaginazione, del valore di decine di migliaia di euro attuali, stabilizzati e curatissimi, tenuti in condizioni di pressione e temperatura costanti. Sulla base del tempo dell'osservatorio, venivano regolati i cronometri di navigazione che erano presenti, in numero variabile, a seconda delle dimensioni dell'unità*, su ogni nave e in ogni base aeronautica. A loro volta, questi cronometri fungevano da punto di riferimento per gli orologi minori.
    A complicare il tutto c'era anche la necessità* di comparare il tempo civile con quello siderale, poichè non è affatto vero che la giornata dura esattamente 24 ore... e, se devi fare il punto nave, con il sestante, e quindi con gli astri celesti, il lieve scostamento tra tempo civile e tempo siderale, su rotte molto lunghe, si può tradurre in differenze di chilometri... Per le navigazioni lunghe, quindi, oltre al cronometro "normale" c'era anche il cronometro siderale, che compiva un intera rotazione della lancetta delle ore (è quasi sempre o sempre con quadrante da 24 ore...) in 23 ore, 56 minuti, 4,091 secondi...

  10. #110
    Moderatore L'avatar di Paolo Marzetti
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    Re: Pilota (Kamikaze) Aviazione di Marina giapponese

    Questo thread sta andando meglio di quanto avevo previsto. Attenzione io ho parlato di 'Kamikaze' per via della fascia sul casco da volo, ma in effetti stiamo parlando del pilota giapponese della Marina Imperiale. Avendo molto materiale da volo di questo tipo, allarghero' il discorso anche sui piloti dell'Esercito Imperiale, cosi' completeremo il lavoro.
    Grazie a tutti!!! Un po' di pazienza e poi seguitero' a postare. PaoloM
    da5c797c32bffbc0bff0b723a1c16018.jpg

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