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Le prescrizioni del Flamen Dialis
Aulo Gellio riporta tutta una serie di prescrizioni per il flamine diale (sacerdote di Giove) e sua moglie che, fondamentalmente, erano finalizzate a preservarlo da contatti impuri e a garantire la dignita’ del suo sacerdozio. Dice Gellio che al flamine diale era vietato montare a cavallo; guardare un esercito in armi fuori dal pomerio; giurare; portare l’anello se non e’ spaccato e liscio. Da casa sua non e’ consentito portare via il fuoco che non sia quello sacro e se in casa del diale entra un persona incatenata e’ obbligatorio scioglierla e buttare le catene in strada. Il diale non porta nodi sul berretto, ne’ sulla cintura ne’ in altre parti. Se qualcuno condotto alla flagellazione si butta ai piedi del diale e lo supplica per quel giorno non si puo’ flagellare perche’ altrimenti sarebbe un sacrilegio. I capelli del flamine diale sono tagliati solo da chi e’ di condizione libera. I capelli e le unghie tagliate al flamine diale vanno sotterratti sotto un albero fecondo. Il diale non puo’ toccare ne’ nominare la capra, la carne cruda, l’edera e la fava. E’ vietato al flamine diale passare sotto i tralci di vite stesi a pergola (l’intreccio dei tralci era chiara allusione ai vincoli). I piedi del suo letto devono essere spalmati di uno strato di fango (il fango stava a simboleggiare il contatto tra il sacerdote di Giove, dio del cielo, e la terra). Nessuno puo’ dormire nel letto del flamine e il flamine non puo’ dormire fuori del suo letto per tre notti consecutive. Vicino al letto del diale dev’esserci una cassetta con la torta e la focaccia sacra. Non e’ consentito al diale toccare la farina impregnata di lievito. Il diale puo’ togliersi la sottoveste solo nei luoghi appartati. Se al diale muore la moglie si deve dimettere. Il suo matrimonio puo’ essere sciolto solo dalla morte. Il diale non entra mai nei locali funerari ne’ tocca mai un morto pero’ puo’ seguire un funerale. Alle medesime pratiche e’ tenuta la moglie del flamine con altre prescrizioni quali: coprirsi di vestiti colorati, portare sul velo un ramo di un albero fecondo, non salire per piu’ di tre gradini le scale tranne si tratti di scale greche (queste ultime erano quelle coperte da entrambi i lati). Quando va agli argei (questi erano luoghi di culto sparsi per Roma con particolari riti il 16 e il 17 marzo di ogni anno) non si acconcia i capelli ne’ si adorna il capo. Ciao.
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Moderatore
Capperi... Doveva porre molta attenzione!!
Grazie per le informazioni.
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