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Discussione: Maggiore Alfredo SERRANTI MOVM

  1. #1
    Utente registrato L'avatar di Nei Secoli Fedele
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    Maggiore Alfredo SERRANTI MOVM

    Il maggiore Alfredo Serranti i nacque a Roma il 25 maggio 1896; diplomatosi in ragioneria presso l’Istituto Tecnico “Leonardo da Vinci” di Roma, nel 1915 si arruolò volontario e partecipò alla I Guerra Mondiale . Nel corso delle o-perazioni belliche conseguì due Medaglie di Bronzo al V.M., la prima nel settembre 1917 sul monte Sabotino per aver continuato ad operare incurante del fuoco nemico che batteva la sua postazione, e la seconda nel giugno 1918 sul Montello, per aver raggiunto impavidamen¬te la linea di fuoco contribuendo attivamente ad arrestare il nemico. Nel 1920 transitò, a domanda, nell’Arma dei Carabinieri. Assegnato al Regio Corpo Truppe Coloniali della Tripolitania, fu promos¬so capitano nel 1931. Rimpatriato, prestò servizio nella Legione di Roma ed in quella di Palermo fino al 1936, quando fu trasferito in Somalia ed assegnato alle Bande autocarrate dei Carabinieri che si distinsero nella battaglia di Gunu Gadu (Ogaden), ove egli stesso meritò la terza Medaglia di Bronzo al V.M. per esser stato esempio costante di sprezzo del pericolo durante il combattimento e nel successivo rastrellamento. Promosso maggiore nel 1938, fu destinato in Etiopia ed alla dichiarazione di guerra del giugno 1940 assunse il comando del Gruppo Carabinieri di Gondar, divenuto successivamente I Gruppo Carabinieri mobilitato. Dal 6 agosto 1941 il maggiore Serranti ed il suo Gruppo furono destinati a contribuire alla difesa del caposaldo di Culqualber, la cui situazione era critica per la penuria di viveri, acqua, armi e mezzi, causata dall’assedio nemico.Verso la metà di ottobre lo sforzo Britannico si intensificò, proprio nei settori difesi dal Gruppo Carabinieri (i “Roccioni” ed il passo stesso), articolato su due Compagnie. Di contro i Carabinieri, anche per riuscire a razziare al nemico viveri ed armi necessari alla sopravvivenza, si lanciarono in nume¬rose e pericolose sortite ai danni degli apprestamenti britannici; tra esse, fu memorabile quella del 18 ottobre a Lambà Mariam, capeggiata dallo stesso Serranti: i Carabinieri, assaltato all’arma bianca l’accampamento, sorpresero e sgominarono ogni difesa e respinsero poi un contrattacco nemico, proteggendo il rientro delle nostre truppe cariche dei materiali sottratti.Il 13 novembre, un attacco in forze di guerriglieri etiopi s’infranse contro il muro di fuoco opposto dai militari dell’Arma le cui po¬sizioni, più vulnerabili per mancan¬za di bastioni naturali, venivano particolarmente battute.Dopo altri otto giorni di vani assalti, il 21 successivo avvenne il drammatico quanto glorioso epilogo: si combatté con alterne vicende dalle 03.00 del mattino fino al tardo pomeriggio ed il nemico impiegò tutti i mezzi a sua disposizione, accanendosi in bombardamenti sulle nostre linee con ondate di aerei e con artiglierie terrestri, cui si alternavano schiere di attaccanti abissini, sudanesi ed indiani, inquadrati da ufficiali inglesi ed appoggiati da numerosi carri armati che aprivano loro varchi. Il maggiore Serranti, al centro della mischia, combatteva incoraggiando i suoi uomini che, ormai privi di munizioni, contendevano il terreno agli avversari palmo a palmo, ingaggiando violenti scontri all’arma bianca. Nonostante ferito da un colpo d’arma da fuoco alla testa l’ufficiale, resosi conto che l’ultima resistenza dei Carabinieri stava per essere sopraffatta, radunò alcuni militari e, impugnata la pistola, si gettò al contrattacco. Trascinati dall’esempio, i suoi uomini lo seguirono, riaccendendo la mischia, nel corso della quale un militare sudanese riuscì ad avvicinare Serranti ormai allo stremo e, lanciatosi d’impeto, gli inferse un colpo di baionetta all’addome. Il valoroso ufficiale cadde morente, continuando ad incitare Carabinieri e Zaptiè, i quali condivisero quasi tutti la gloriosa sorte del loro Comandante.Alla “memoria” del maggiore Alfredo Serranti fu concessa la Medaglia d’Oro al V.M. con la seguente motivazione: “Nel corso di aspro e sanguinoso combattimento, instancabile nell’accorrere con pieno sprezzo del pericolo nei punti più minacciati, infondeva nei propri subordinati tenacia, saldezza, alto senso di abnegazione, indomito ardore combattivo. In successiva lotta serrata e cruenta contro preponderanti forze avversarie guidava carabinieri e zaptiè al compimento di epiche gesta. Colpito una prima volta da arma da fuoco, rifiutava di farsi medicare per non lasciare il suo posto alla testa dei propri uomini che, attorno a lui, s’immolavano numerosi nella visione ideale della Patria e dell’adempimento del dovere. Travolto da una furibonda mischia all’arma bianca e trafitto da una tremenda baionettata che gli squarciava l’addome, raccoglieva le languenti forze per lanciare al nemico l’ultima sfida e rivolgere, ai pochi superstiti, le ultime parole d’incitamento alla più strenua resistenza. Fulgido esempio di eroismo che nobilita le tradizionali virtù ed il secolare valore dell’Arma”. Culqualber (Africa Orientale), 13 - 21 novembre 1941.
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    " Usi obbedir tacendo e tacendo morir....."

  2. #2
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    Che dire di fronte a simili esempi di uomini e di soldati?
    Che forse la nostra povera Italia non se li merita.
    sven hassel
    duri a morire

  3. #3
    Moderatore L'avatar di squalone1976
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    Personaggio di tutto rispetto, e fai bene a riportarne le gesta e la ricordarne a memoria, bravo nei secoli fedele!!!

    ChM
    Virgo fidelis Usi ubbidir tacendo e tacendo morir

    Non nobis domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam

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