L'industria della radio in Italia durante il fascismo...

Durante gli anni venti in Italia si trovavano numerosi costruttori radio, spesso anche anonimi, per evitare le tasse imposte su ogni ricevitore in favore delle stazioni emittenti. Molti dei costruttori erano piccoli laboratori artigianali, che usavano componenti e valvole in gran parte di provenienza estera, Francia, Germania, Inghilterra o Stati Uniti. Sul finire degli anni venti più di 60 costruttori si dividevano un piccolo mercato, che sarebbe cresciuto solo più tardi, negli anni trenta, con l’uscita delle radio popolari volute dal regime fascista. ‘Il villaggio deve avere la radio’ fu lo slogan del regime nel 1931. Subito i dieci migliori progetti presentati dalle industrie furono approvati per costruire il modello unificato ‘Radio Rurale’, che venne distribuito alle comunità, le scuole, le parrocchie e le associazioni in ogni piccolo paesino d’Italia. Il modello ‘Radio Rurale’ fu seguito poco dopo dal modello ‘Radio Balilla’ e dal perfezionato ‘Radio Roma’, voluti per diffondere la radio nelle case private.

Fivre, fondata a Pavia nel 1932 dalla Magneti Marelli per produrre valvole su licenza Radiotron (RCA), fu il più grande costruttore di valvole italiano.*

Officine Marconi Genova, fu la compagnia più longeva nella produzione di valvole 1906.

Philips, Telefuken e Zenith.

Foto:
Questa é una Fivre
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Philips Miniwatt uf 11
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