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Discussione: Velivoli stranieri di p.b. in uso nella Regia Aeronautica (1940/43)

  1. #11
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    Salve, la foto dello Swordfish 4F col militare di guardia dove è fatta?
    Grazie
    Saluti

    Odysseios

  2. #12
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    C'è anche un Hurricane preso in Yugoslavia

  3. #13
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    Lo Swordfish 4F se non sbaglio atterrò x errore in Sardegna.

    - - - Aggiornato - - -

    Altri due casi di aerei alleati catturati da personale italiano dell’ANR.
    _____________

    Il 29 febbraio 1944 tre Spitfire Mk.VB dell’USAAF, appartenenti al 4th Fighter Squadron/52nd Fighter Group si trovarono a corto di carburante per un errore di navigazione. I piloti atterrarono a carrello retratto sulla pista di emergenza dell’ANR a Borgo Val di Taro (Parma) scassando i velivoli, si diedero alla macchia e presumibilmente raggiunsero i partigiani. Gli Spitfire danneggiati furono a lungo esaminati dagli avieri italiani che ritenendoli non recuperabili li privarono di armamento e strumentazione. Le carcasse furono poi demolite in loco per recuperarne l’alluminio.

    Il 13 ottobre 1944, il 2nd Lt. Martin J. Monti disertò dall’USAAF. Il pilota italo-americano si impadronì di un F-5E (versione da ricognizione del P-38 Lightning) e decollò diretto al nord. Atterrato a Milano-Linate fu catturato dal personale italiano dell’aeroporto. Il ricognitore intatto fu sequestrato dai tedeschi e subito trasferito in Germania nel Beutezirkus Rosarius, unità addestrativa della Luftwaffe dotata di velivoli alleati di preda bellica.
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  4. #14
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  5. #15
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    Uno dei molti Bucker Bu. 131 "Jungmann" catturati agli jugoslavi e riutilizzati dagli italiani.
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  6. #16
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    Scusa a domanda ma furono usati solo come istruzione o ebbero anche compiti operativi bellic?
    Grazie
    sven hassel
    duri a morire

  7. #17
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    In teoria avevano ottime capacità acrobatiche ma i molti recuperati in Jugoslavia erano privi del paracadute a sedile necessario a volare in sicurezza, che la Regia non aveva, in genere volarono poco e come velivoli da collegamento.
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  8. #18
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    Altre foto del B 24 SUNSHINE.

    - - - Aggiornato - - -

    IL F5E DEL DISERTORE MARTIN J. MONTI
    Il 2nd Lieutenant Martin J. Monti, nato a St. Louis nel 1910 da padre svizzero-italiano e madre tedesca, era un convinto ammiratore di Padre Coughlin un sacerdote cattolico di origine irlandese che negli anni ’30 e ’40 raggiunse negli Stati Uniti una vasta fama di come giornalista e predicatore radiofonico portando avanti una violenta campagna di stampa contro comunisti ed ebrei. Ferocemente anticomunista, Monti riteneva la Germania l’unico baluardo all’avanzata dell’Unione Sovietica e aveva deciso di unirsi alle truppe tedesche per combattere come pilota sul fronte orientale. Nel settembre 1944 era di stanza a Karachi in India, presso una unità equipaggiata con caccia P-38, ma abbandonato il suo reparto ottenne passaggi su aerei da trasporto, raggiungendo abbastanza facilmente l’Italia meridionale. Qui, dopo aver tentato senza successo di farsi prendere in forza da un reparto operativo di stanza in Puglia, il 13 ottobre 1944 si impadronì di un F-5 E, versione da ricognizione del P-38 “Lightning”, disertando da Pomigliano (NA) verso Milano-Linate durante un volo di collaudo. Interrogato dai tedeschi espresse il vivo desiderio di combattere i sovietici nei ranghi della Luftwaffe, ma ciò non gli fu permesso. Quando il 13 maggio 1945 Monti si consegnò alle autorità americane a Milano, vestiva una uniforme delle SS. Arrestato e sottoposto a corte marziale per diserzione e collaborazione col nemico, ottenne una sentenza lievissima, venendo condannato solo per assenza ingiustificata e furto di velivolo. La condanna gli fu poi condonata e seppur degradato a sergente, rimase in servizio nell’U.S.A.A.F. fino al 1948, quando si dimise dal servizio poco prima di essere arrestato dall’F.B.I. e di nuovo processato e condannato, stavolta per alto tradimento, nel 1949. Nuovi documenti reperiti negli archivi tedeschi attestavano la sua partecipazione a trasmissioni radio di propaganda nazista col nome di Martin Wiethaupt e la militanza nelle Waffen-SS col grado di SS-Untersturmfhurer della SS- Standarte “Kurt Eggers”. Martin J. Monti fu condannato a 28 anni di detenzione da scontare in un carcere federale e venne scarcerato solo nel 1977.

    - - - Aggiornato - - -

    AMIOT 143
    Il 10 ottobre 1939 un bombardiere bimotore francese tipo Amiot 143 contrassegnato dal numero 98, nel corso di un volo di trasferimento dalla Tunisia alla Francia atterrò in emergenza sul campo di Terranova, in Sardegna. Non essendo a quell’epoca il Regno d’Italia ancora coinvolto nella 2^ guerra mondiale, l’equipaggio fu sommariamente interrogato e poi benevolmente rimpatriato, ma il velivolo fu internato in base alle norme sulla neutralità. Un esame accurato rivelò che l’equipaggio era stato costretto ad atterrare dal grippaggio di uno dei motori stellari Gnome & Rhone K14. Il bombardiere per il resto era integro e dato che il motore K14 era da tempo prodotto su licenza in Italia e ben conosciuto dalla Regia Aeronautica in quanto utilizzato anche sui nostri SM 81, la soluzione più semplice sarebbe stata sostituire il motore irreparabile e decollare alla volta di un vicino aeroporto sardo, per ricoverarlo sotto un hangar. Meglio ancora sarebbe stato spostare il bombardiere a Guidonia per sottoporlo a test accurati e magari utilizzarlo per addestrare la nostra caccia, nell’eventualità di un nostro intervento nel conflitto. Invece per motivi politici venne lasciato alle intemperie a Terranova, probabilmente per non guastare i rapporti con i francesi in un momento in cui l’esito del conflitto non era ancora certo. Ma neanche dopo il 10 giugno 1940 si decise qualcosa riguardo all’Amiot 143, che rimase inoperoso, mentre a quel punto avrebbe potuto servire a infiltrare nostri operatori in territorio francese o per bombardamenti sulle linee nemiche. Quando ormai le strutture lignee del bombardiere erano ormai lesionate dalla lunga permanenza all’aperto, l’8 marzo 1941 il Comando Aeronautico della Sardegna decise di demolirlo, insieme ai rottami di altri aerei nemici di vario tipo, nel frattempo abbattuti o precipitati nell’isola.
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  9. #19
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    Altre foto P 38 Regia Aeronautica

    - - - Aggiornato - - -

    QUADRIMOTORE USA CATTURATO DALLA GNR AD AIRASCA
    Il campo di aviazione di Airasca (TO), realizzato e utilizzato sin dal 1937 dalla Regia Aeronautica, nell’estate 1943 venne ceduto alla Luftwaffe che successivamente all’armistizio ne migliorò ed ampliò le infrastrutture, basandovi vari reparti da bombardamento e da caccia fino al settembre 1944. Definitivamente abbandonato dai tedeschi in quella data, venne smilitarizzato e restituito all’uso agricolo rendendone impraticabile la pista scavandovi grossi crateri con gli esplosivi. Ciononostante il 5 febbraio 1945 un bombardiere quadrimotore americano di tipo non specificato appartenente alla 15^ Air Force (poteva essere un B-17 o un B-24) di ritorno da una missione di bombardamento in Germania atterrò in emergenza sulla pista coperta di neve, posandosi praticamente intatto. L’equipaggio, composto da otto uomini, venne posto in salvo da un partigiano del luogo che li guidò sulle montagne circostanti. L’atterraggio del grosso velivolo non era passato inosservato alla popolazione locale e poco dopo un drappello della G.N.R. di Pinerolo giunse sul campo e tentò di mimetizzare la preziosa preda bellica coprendola con grandi teli bianchi e lenzuoli requisiti nelle case circostanti, per confonderne la sagoma sul terreno innevato. Ma prima che potesse giungere sul luogo un pilota dell’A.N.R. in grado di far decollare l’aereo verso un aeroporto sicuro, alle 11.30 del giorno successivo quattro cacciabombardieri americani P-47 sorvolarono a lungo il campo sparando raffiche di mitragliatrice e incendiando il quadrimotore, i resti del quale furono rottamati e trasportati da contadini del luogo alla Feldkommandantur di Pinerolo, che elargì loro la somma di 1.200 Lire per il recupero del prezioso alluminio.

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    L'aereo del Negus
    Tra tutti i velivoli di p.b. venuti in possesso della Regia Aeronautica per cause belliche durante i due conflitti mondiali, la storia più singolare è senza dubbio quella del biplano bimotore di costruzione britannica De Havilland D.H.89 Dragon Rapide, utilizzato dal Negus come aereo personale. Catturato pressoché intatto ad Addis Abeba nel 1936 al termine della guerra di Etiopia e rimesso in condizioni di volo dai nostri avieri, fu portato in Italia come trofeo di guerra e da allora ripetutamente esposto al pubblico a fini propagandistici dal regime fascista. L’ultima occasione fu la Mostra d’Oltremare di Napoli, tenutasi nel 1940. Dopo l’entrata in guerra il 10 giugno di quell’anno, come tutti gli altri reperti etnografici esposti venne trasferito e immagazzinato in luogo sicuro a cura del Ministero dell’Africa Italiana. I grandi padiglioni vuoti ancora sorvegliati da un centinaio di Ascari P.A.I. giunti in Italia con le loro famiglie, furono subito riconvertiti in depositi militari per automezzi e materiali destinati all’imbarco verso il fronte dell’Africa Settentrionale dal porto della città partenopea, venendo negli anni ripetutamente bombardati. Non trovandosi più all’interno di strutture militari, il Dragon Rapide del Negus scampò fortunatamente sia alle bombe angloamericane che alle vicende armistiziali (che portarono alla rottamazione da parte dei tedeschi di molti velivoli di grande valore storico raccolti a Guidonia dalla R.A. già ai tempi di Italo Balbo per un costituendo museo aeronautico italiano). Dopo gli sconvolgimenti politico-militari, una drammatica guerra civile e il mutamento istituzionale da monarchia a repubblica, nel secondo dopoguerra i vertici della rinata Aeronautica Militare non potevano rifarsi al patrimonio ideale della Grande Guerra come l’Esercito e la Marina, l’Aeronautica essendo stata costituita come arma indipendente solo nel 1923. Gran parte degli alti ufficiali avevano partecipato alla guerra di Abissinia e consideravano ancora la campagna del 1935/36 un motivo di orgoglio, in quanto prima vittoria delle ali italiane. Alla fine degli anni ’40 la classe politica italiana iniziò a normalizzare i rapporti diplomatici con l’Imperatore Hailé Sellasié, rimesso sul trono già nel 1941 e trovatosi dunque inaspettatamente tra le potenze alleate vincitrici della 2^ g.m. in forza della sua alleanza con gli inglesi. Uno dei primi passi per accattivarsi le simpatie del sovrano africano, tutelare i concittadini rimasti nella nostra ex colonia, ridurre l’entità dei danni di guerra imposti dal trattato di pace del 1947, ma soprattutto bloccare le richieste di estradizione come criminali di guerra di molti generali italiani – Pietro Badoglio in primis – fu la solenne restituzione di molte prede belliche, tra cui le corone dell’Impero d’Abissinia (rinvenute dai partigiani a Dongo fra i bagagli dei gerarchi insieme a numerosi altri valori) e la statua bronzea del Leone di Giuda, simbolo tradizionale dello stato africano (dal 1936 posta davanti al monumento ai caduti di Dogali in Piazza dei Cinquecento a Roma). Tornata inaspettatamente in possesso del D.H. 89 abissino dopo lo scioglimento del Ministero Africa Italiana, l’A.M. temeva a ragione che rivelandone l’esistenza nel contesto politicamente incerto del secondo dopoguerra, i nuovi governanti antifascisti avrebbero fatto pressioni per la sua restituzione con le altre prede. L’aereo fu dunque dichiarato disperso per cause belliche, accuratamente smontato, racchiuso in casse con la dicitura “pezzi di ricambio” ed occultato in qualche anonimo magazzino di provincia in attesa di tempi migliori, più o meno come l’Arca dell’Alleanza alla fine del primo Indiana Jones. Da allora ufficialmente se ne persero le tracce e non riemerse neanche quando alla fine degli anni settanta si concretizzò il Museo di Vigna di Valle. D’altra parte in Italia si era nel pieno degli “anni di piombo” e in Etiopia il generale golpista Menghistu Hailé Mariam, sostenuto militarmente dall’Unione Sovietica brezneviana, guidava un governo marxista non certo benevolo verso l’Italia. In tempi relativamente recenti si ricorda la restituzione all’Etiopia (con spese di trasporto a nostro carico e relative violente polemiche) di una stele funeraria proveniente da Axum ma rimasta per decenni davanti alla sede romana della F.A.O. e oltretutto abbondantemente ripagata al Negus già negli anni ’60 con la costruzione di un modernissimo ospedale. Essa fu dovuta principalmente a un improvvido annuncio dell’allora presidente italiano O. L. Scalfaro, ansioso di sfoggiare il proprio ripudio del passato coloniale fascista in occasione di una visita ufficiale nel Corno d’Africa. Ammesso che il Dragon Rapide esista ancora e la “magnifica preda” non sia ormai solo un mito sussurrato a mezza bocca negli ambienti aeronautici, forse è meglio che resti al sicuro dov’è.
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  10. #20
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    QUADRIMOTORE USA CATTURATO DALLA GNR AD AIRASCA
    Il campo di aviazione di Airasca (TO), realizzato e utilizzato sin dal 1937 dalla Regia Aeronautica, nell’estate 1943 venne ceduto alla Luftwaffe che successivamente all’armistizio ne migliorò ed ampliò le infrastrutture, basandovi vari reparti da bombardamento e da caccia fino al settembre 1944. Definitivamente abbandonato dai tedeschi in quella data, venne smilitarizzato e restituito all’uso agricolo rendendone impraticabile la pista scavandovi grossi crateri con gli esplosivi. Ciononostante il 5 febbraio 1945 un bombardiere quadrimotore americano di tipo non specificato appartenente alla 15^ Air Force (poteva essere un B-17 o un B-24) di ritorno da una missione di bombardamento in Germania atterrò in emergenza sulla pista coperta di neve, posandosi praticamente intatto. L’equipaggio, composto da otto uomini, venne posto in salvo da un partigiano del luogo che li guidò sulle montagne circostanti. L’atterraggio del grosso velivolo non era passato inosservato alla popolazione locale e poco dopo un drappello della G.N.R. di Pinerolo giunse sul campo e tentò di mimetizzare la preziosa preda bellica coprendola con grandi teli bianchi e lenzuoli requisiti nelle case circostanti, per confonderne la sagoma sul terreno innevato. Ma prima che potesse giungere sul luogo un pilota dell’A.N.R. in grado di far decollare l’aereo verso un aeroporto sicuro, alle 11.30 del giorno successivo quattro cacciabombardieri americani P-47 sorvolarono a lungo il campo sparando raffiche di mitragliatrice e incendiando il quadrimotore, i resti del quale furono rottamati e trasportati da contadini del luogo alla Feldkommandantur di Pinerolo, che elargì loro la somma di 1.200 Lire per il recupero del prezioso alluminio.
    Il quadrimotore di Airasca era il B24 matr. 42 52537 appartenente al 464th BG, 778th BS, macr 12064, soprannominato "Ruthie the Raider". L'equipaggio passò attraverso diverse formazioni partigiane e con l'aiuto di alcuni "missionari" (Pat O'Regan e Hugh Ballard, per citarne alcuni) tornò infine nelle linee alleate il 2 aprile 1945 con un C47 atterrato nella pista partigiana di Vesime.
    Non vediamo la storia per come è ma per come siamo.

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