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Discussione: Velivoli stranieri di p.b. in uso nella Regia Aeronautica (1940/43)

  1. #21
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    Grazie dell'utile precisazione Kanister!
    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

  2. #22
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    Citazione Originariamente Scritto da kanister Visualizza Messaggio
    Il quadrimotore di Airasca era il B24 matr. 42 52537 appartenente al 464th BG, 778th BS, macr 12064, soprannominato "Ruthie the Raider". L'equipaggio passò attraverso diverse formazioni partigiane e con l'aiuto di alcuni "missionari" (Pat O'Regan e Hugh Ballard, per citarne alcuni) tornò infine nelle linee alleate il 2 aprile 1945 con un C47 atterrato nella pista partigiana di Vesime.
    RUTHIETHERAIDER3.jpg MACR-12064.jpg
    Max

    Frangar non flectar

  3. #23
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    E bravo Max. Sono comunque le stesse notizie, foto e documenti che ho riportato nel mio libro su Vesime.
    Non vediamo la storia per come è ma per come siamo.

  4. #24
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    Nel novembre 1942 in conseguenza dell’occupazione italo-tedesca del territorio di Vichy la Regia Aeronautica catturò oltre 600 velivoli francesi di vario tipo risalenti al 1940 e ormai obsoleti o ripristinabili in qualche modo solo dopo lunghi e onerosi lavori, di conseguenza la maggior parte di essi rimase dove si trovava. Una missione del Centro Sperimentale guidata dal maggiore Ruggieri a dicembre 1942 portò a Guidonia un D 520, un LeO 451 e un MS 406 per valutazioni. Apparve evidente che quelli immediatamente utilizzabili e maggiormente necessari erano i caccia Dewoitine D 520 che pur inferiori ai Macchi MC 202 avevano un cannoncino da 20 mm sparante dal mozzo dell’elica utile ad abbattere i quadrimotori alleati che bombardavano le nostre città. Inizialmente furono trasferiti in volo ad Albenga i Dewoitine già del 3eme GC II/1 dell’aviazione di Vichy trovati sul campo di Montélimar , che dopo una rapida revisione furono distribuiti a squadriglie e gruppi italiani di stanza nel centro-sud della nostra penisola. Essi oltre alla croce bianca di Savoia in coda portavano la mimetica francese del 1940 (ma con le bande armistiziali giallo-rosse e le coccarde tricolori obliterate con vernice grigia). In seguito alcuni esemplari vennero riverniciati completamente in verde italiano o con la mimetizzazione a chiazze sabbia su fondo verde e tutte le insegne regolamentari della Regia Aeronautica. Nonostante i difetti congeniti e i molti incidenti occorsi ai velivoli operativi, in mancanza di meglio e come soluzione d’emergenza in attesa dei nuovi caccia “serie 5” (Fiat G 55, Macchi MC 205 e Reggiane RE 2005) armati di cannoni da 20 si trovò non senza molte difficoltà un accordo di scambio con la Luftwaffe che acconsentì a cedere una aliquota mensile di D 520 nuovi di fabbrica prodotti dalla SNCASE di Tolosa in zona di occupazione tedesca in cambio di bimotori LeO 451 fabbricati dalla SNCASE di Ambérieu, che era invece nella zona italiana. Lo scambio avveniva in ragione di 2 Dewoitine per ogni LeO e conveniva a tutti dato che se gli italiani erano carenti di caccia moderni i tedeschi necessitavano di velivoli da trasporto e collegamento per il fronte orientale. I caccia prelevati dai nostri piloti presso la fabbrica portavano tutti la mimetica di tipo tedesco, con balkenkreuz, svastiche e codici individuali, poi obliterati in Italia. Nel 1943 col peggiorare della situazione nei cieli italiani vennero avanzate ulteriori pressanti richieste di caccia D 520 in cambio di bombardieri francesi tipo LeO, Breguet e Potez già portati in Italia e rivelatisi inutili come addestratori o velivoli operativi. Per ingolosire la controparte offrimmo loro anche il B 24 di p.b. “Blonde Bomber II” immatricolato italiano come I-RAIN. Per quest’ultimo avemmo in cambio ben 4 Dewoitine. Parallelamente intavolammo trattative con la compagnia di bandiera tedesca Lufthansa, che deteneva alcuni D 520 per addestrare i suoi piloti civili e per collegamento. Essi avrebbero dovuto consegnarci tre di tali caccia in cambio del DC 3 I-EMOS dell’Ala Littoria e di cinque motori Wright Cyclone di ricambio ma dopo il ribaltone del 25 luglio le cose andarono per le lunghe. Il Douglas italiano fu effettivamente ceduto sull’aeroporto di Venezia, ma l’armistizio impedì l’arrivo in mani italiane dei tre Dewoitine promessi. Dopo l’8 settembre 1943 e lo sbandamento della Regia Aeronautica alcuni nostri D 520 vennero trovati dai tedeschi sul campo di Pisa-Metato e per quanto danneggiati a martellate dagli equipaggi vennero poi probabilmente riparati e riutilizzati. Almeno un D 520 italiano catturato intatto a Napoil-Capodichino volò per qualche tempo con le insegne della Luftwaffe finchè fu sabotato dai tedeschi in ritirata e poi rinvenuto dagli angloamericani sul campo della città partenopea. Secondo alcune fonti due Dewoitine D 520 risultano recuperati in Italia Settentrionale e in forza con l’A.N.R. solo per addestramento e collegamento (uno dei due oltre alle regolari insegne repubblicane portava il numero “2 giallo” in fusoliera). Probabilmente erano due velivoli rimasti a Villanova d’Albenga nella Sezione Intercettori (poi 156^ Squadriglia Intercettori), costituita dalla R.A. prima dell’armistizio con pochi Fiat CR 42 a protezione dell’area industriale Genova-Savona.
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  5. #25
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    Molto interessanti le ultime foto. Hai notizie degli abbattimenti effettuati da piloti italiani su D520.?
    sven hassel
    duri a morire

  6. #26
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    Le foto sono tratte da vecchie riviste di modellismo francesi degli anni 80/90 che citavano dettagliatamente anche l'argomento abbattimenti singoli o in collaborazione... se ti interessa ne farò un sunto.
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  7. #27
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    Sulla rivista francese Avions n° 73 dell’aprile 1999 in un articolo di Jean-Louis Roba dedicato agli aerei di p.b. riutilizzati dalla Luftwaffe oltre alle vicende del “Blonde Bomber II” e del “Sunshine” viene narrata (purtroppo senza foto in quanto testimonianza orale di un ex- pilota tedesco) la cattura di un altro B-24 atterrato a Ghedi nel 1944. Eccone il testo tradotto in italiano.
    ______
    L’ex- Uffz. Ewald Schummer, pilota da caccia in forza alla 5./JG 77 ricorda: « Nella giornata del 12 luglio 1944 decollammo su allarme per due volte. Quando il nostro gruppo si alzò in volo per la seconda volta, per riunirci circuitammo in larghi giri sulla verticale dell’aeroporto di Ghedi. In quel momento scorsi un quadrimotore in volo a circa due km di distanza. Senza autorizzazione allargai il mio cerchio per avvicinarmi al velivolo sconosciuto. Vista la deriva doppia, lo identificai velocemente come un Liberator. Ne informai per radio la guida caccia a terra, ma mi fu ordinato di rientrare in formazione, perchè si poteva trattare di un apparecchio catturato dagli italiani. Poco dopo il Liberator fu identificato come nemico e ricevetti l’ordine di attaccarlo. Quando mi avvicinai alla postazione del mitragliere di coda lo vidi abbassare le sue due mitragliatrici ed alzare le mani. Sorpassai l’aereo sulla sinistra a distanza di circa venti metri, portandomi all’altezza dell’abitacolo e vidi anche il mitragliere laterale di sinistra abbassare la sua arma ed alzare le mani. Con un gesto, ordinai al pilota di atterrare. Mi guardò facendo cenno di non aver compreso. Allora estrassi il mio carrello e gli indicai il suo. Stavolta approvò facendo cenno di si con la testa e a sua volta estrasse il suo carrello. Feci rientrare il mio carrello e lo sorvegliai fino all’atterraggio, seguendolo a distanza di cento metri ».
    Il quadrimotore riuscì ad atterrare a Ghedi. Era stato danneggiato dalla Flak o dalla caccia durante il volo di ritorno sulle Alpi, aveva un morto e alcuni feriti a bordo e l’equipaggio non era più in grado di difendersi… Per questa azione, Schummer venne proposto dal suo comandante di squadriglia, Maj. Siegfried Freytag per una promozione al grado di Felwebel e la decorazione con la Croce di Ferro di I^ Classe. Ma il comandante del JG 77, Oberstltn. Steinhoff, rifiutò argomentando che questa cattura non aveva avuto luogo in seguito ad un regolare volo di guerra. Privato di ogni ricompensa, Schummer vide inoltre la distruzione del suo Liberator. Infatti il 14 luglio, dopo aver saturato le difese locali tedesche, una ventina di P-38 del 14° e 82° FG mitragliarono e bombardarono il quadrimotore a terra. Un P-38 venne abbattuto nel corso dell’azione, ma il bombardiere venne completamente distrutto. E’ possibile che prima di arrendersi il pilota del Liberator avesse trasmesso via radio il luogo del suo atterraggio o che la notizia della cattura fosse stata segnalata dalla resistenza. Certamente l’USAAF non lesinava di mezzi per impedire che suoi aerei cadessero in mano nemica !
    __________

    Il testo suddetto porta con sé un dubbio che mi sono permesso di evidenziare riproducendolo di mia iniziativa in grassetto. Il 12 luglio 1944 il pilota Schummer fu inizialmente dissuaso dall’attaccare il B-24 su Ghedi perché secondo la guida-caccia tedesca poteva trattarsi di un aereo catturato dagli italiani (cioè in quel momento dalla A.N.R.) e solo in un secondo tempo ottenne il contrordine. Ma di quale aereo catturato dagli italiani stavano parlando? Il B-24 “Blonde Bomber II” serial number 41-23659 atterrato a Pachino il 20 febbraio 1943 era stato ceduto ai tedeschi con la sigla civile I-RAIN e trasferito a Reichlin ai primi di settembre 1943 in cambio di caccia D.520 Dewoitine. Il B-24 “Sunshine” serial number 42-52106 atterrato a Venegono il 29 marzo 1944 era rimasto su quell’aeroporto al massimo una settimana e poi trasferito in Germania già con insegne tedesche. Dunque a quale B-24 catturato dagli italiani alludeva la guida-caccia di Ghedi? Probabilmente fu un errore rapidamente rettificato, o un eccesso di prudenza per evitare un caso di fuoco amico. O davvero c’era un altro aereo di p.b. (magari di altro tipo) in volo nei cieli dell’Italia settentrionale? Mi sembra strano dato che la A.N.R. era totalmente dipendente dai tedeschi per aerei e carburante, non avrebbe potuto neanche volendo nascondere un aereo così grosso…
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  8. #28
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