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Discussione: Servizi segreti vs. Astounging Stories

  1. #1
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    Servizi segreti vs. Astounging Stories

    Vi sono nella storia umana - e tantopiù in quella militare - esempi numerosi di mere coincidenze, che però sembrano fatte apposta per suscitare l’ impressione di non esser tali, tanto da gettare nel panico e nella costernazione le autorità responsabili della sicurezza, anche ai massimi livelli gerarchici. Il caso più noto (anche se rivelato al pubblico solo molti anni dopo la fine della guerra) fu nel 1944 la ripetuta apparizione, tra le definizioni di alcuni cruciverba, di svariate parole in codice legate all’ imminente sbarco angloamericano in Normandia, punto di svolta del secondo conflitto mondiale. Overlord, Mulberry, Sword, Juno turbarono i sonni di molti investigatori, finchè il pensionato britannico con l’ hobby dell’ enigmistica che realizzava i cruciverba per i giornali per sbarcare il lunario potè dimostrarne la casualità, placando il timore di una fuga di notizie verso la germania nazista. Ma ancor meno conosciuto, per l’ argomento trattato e l’ ambiente nel quale si svolse è l’ intervento dei servizi segreti militari statunitensi ai danni della rivista pulp (ovvero stampata su carta non patinata, di qualità inferiore) Astounding Stories of Super Science, specializzata fin dal 1930 in quel genere letterario che gli anglosassoni chiamavano ‘Science Fiction’e in Italia si sarebbe poi definito genericamente fantascienza, diretta allora da John W. Campbell. In questo caso le autorità si mossero su due livelli, quello investigativo/repressivo e quello censorio, nel giustificato timore di una fuga di notizie su quello che, fin dal suo esordio nel 1942, era il segreto militare più importante e meglio sorvegliato: il programma atomico degli Stati Uniti. Così il critico francese - nonché editore di fantascienza - Jacques Sadoul (cl. 1934) riportò la vicenda nel suo libro “La storia della fantascienza”, edito in Italia da Garzanti nel 1975.
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    Il numero del marzo 1944 presenta un testo celebre, Deadline (Termine insuperabile) di Clive Cartmill, ma la sua celebrità non è dovuta a ragioni letterarie: anzi, tutt’ altro. E’ uno dei più brutti racconti di fantascienza che io abbia mai letto. Fu pubblicato qualche mese prima dell’ esplosione atomica, e il suo tema erano appunto le bombe atomiche; la storia faceva perno su un agente segreto che doveva recarsi in terra nemica per rendere inoffensiva la bomba preparata dagli avversari. Alcuni partigiani locali ostacolano la sua azione, poi la facilitano, ma salta fuori un traditore che rischia di far fallire tutto il piano; alla fine l’ agente Igor Sebrov riesce nella sua missione. Una trama arcinota, la cui sola particolarità sta nei particolari che l’ autore fornisce a proposito della bomba atomica: << Avete mai saputo niente dell’ uranio-235? Un isotopo dell’ uranio (…). Può servire a fare una bomba di potenza inimmaginabile. (…) In pratica si tratta di due emisferi d’ acciaio chiusi, nella parte inferiore, da lamine di una lega di cadmio. Quanto al sistema di accensione, eccolo: un piccolo contenitore in lega di cadmio contenente un po’ di radio, mescolato con berillio, e un esplosivo sufficiente a spaccare le lastre di cadmio che chiudono gli emisferi. Rotte queste, l’ ossido di uranio precipita nella cavità centrale, il radio invia neutroni nella massa critica, e l’ uranio-235 si forma. >> Chiacchiere pseudo scientifiche direte voi, e anch’ io sarei di questo parere,* ma non la pensarono così, soprattutto a quell’ epoca, i servizi segreti militari incaricati della sorveglianza del Progetto Manatthan, la messa a punto delle bombe atomiche che dovevano colpire dopo qualche mese il Giappone. In una lettera inviata ad Alva Rogers nel 1961, ecco come Clive Cartmill descrive l’ accaduto: <<Una o due settimane dopo la pubblicazione del mio racconto su Astounding, ricevetti la visita a casa mia, a Manatthan Beach, di un giovanotto del controspionaggio militare. Mi interrogò per quattro o cinque o sei ore. Gli mostrai la corrispondenza con J.W. Campbell, nella quale mi chiedeva una storia sulla bomba atomica; i particolari non erano precisati. Egli prese le lettere per farne fotocopie. La mia buonafede non venne messa in dubbio, ma sembrava che io avessi violato le regole di prudenza e di sicurezza che ogni americano deve eccetera. Non ho mai saputo esattamente, quali regole di sicurezza avrei potuto violare, visto che tutti i dati scientifici da me citati si trovano in pubblicazioni scientifiche di pubblico dominio. In realtà temevano che io avessi avuto accesso (o che lo avesse avuto Campbell) a informazioni segrete sul Progetto Manatthan. La situazione fu peggiorata dalla somiglianza tra i nomi ‘Progetto Manatthan’ e ‘Manatthan Beach’ dove io abitavo, fatto evidentemente accidentale, dato che tra i due luoghi correva una distanza pari a una buona metà degli Stati Uniti! Interrogarono a lungo anche John Campbell, che mi riferì l’ episodio durante il nostro incontro alla Westercon, quasi quindici anni dopo. Cercarono di strappargli la promessa di non pubblicare più nulla che avesse a che fare con la fissione nucleare, e lui rispose che andassero al diavolo, loro e i loro atomi. >> Campbell fu estasiato da questo successo della fantascienza nel campo della profezia, e anche dall’ interesse che certi ambienti del governo sembravano dimostrare per la sua rivista (…)


    *Si trattava effettivamente di chiacchiere incomprensibili, ma la prima bomba atomica, allora in preparazione, aveva effettivamente due emisferi di uranio fissile. Una carica esplosiva li spingeva violentemente l’ uno contro l’ altro; una volta uniti, la massa complessiva dell’ uranio superava quella della massa critica: si instaurava così, spontaneamente, la reazione a catena dell’ esplosione atomica. Certo, gli agenti del servizio segreto potevano pensare che qualcuno l’ avesse spiegato all’ autore, e che questi si fosse poi servito di queste spiegazioni senza in realtà capirle.
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  2. #2
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