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Discussione: il mio primo manichino

  1. #11
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    May 2013
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    Trasformare i manichini femminili è molto impegnativo e bisogna anche aver un bel pò del tocco del "far da se".
    Se al momento non hai altro, ti consiglio di rimuovere la testa e sostituirla con una mascgile in polistirolo.
    Le tette asportale con il seghetto e dopo rivesti il busto con uno strato di gommapiuma che irrobustirai con una fascia di moquette della giusta circonferenza toracica e con una fascia di moquette (che cucirai a quella superiore) da collocare sulla circonferenza della vita ben più larga di quella del manichino.
    Vista la posa degli arti inferiori e superiori che sviano da qualsiasi atteggiamento maschile appropriato, credo sia necessario riposizionarli attraverso piattine metalliche (quelle di alluminio sono ottime per resistenza e duttilità) rivettate.
    Talvolta, per dare maggior realismo alla posa, è anche necessario tagliare gambe e braccia per dare una diversa conformazione.
    Spesso è necessario intervenire anche sulla parte inguinale atteso che la conformazione dei glutei del manichino femminile sforma i pantaloni; di solito però basta sagomare, a pantalone indossato, internamente la parte con gommapiuma o cellophan che talvolta non serve neppure assicurare con nastro adesivo.
    Il punto meno realistico sono sempre le mani con le dita affusalate e le unghie in evidenza. L'unico consiglio che mi sento di dare è di sostituirle !
    I piedi seguono la stessa disamina delle mani ma questi sono facilmente celabili da qualsiasi tipo di calzature (magari del tipo a polacchetto).
    In certi casi (manichini degli anni '60) il piede ha un tacco pronunciato di 5-6 cm. e in quel caso va rimosso mediante segatura.
    Ho provato molte volte a trasformare il volto femminile ma, i tentativi, anche quelli meglio riusciti, sono sempre insoddisfacenti.
    Già i manichini maschili a volte lasciano a desiderare quindi pensiamo un pò a quelli femminili quanto impegnano nella trasformazione.
    Comunque, se si vuole fare il tentativo senza ricorrere ad una testa maschile, sarà necessario procedere alla totale asportazione delle ciglia; ad abbassare e assottigliare le labbra mediante carta abrasiva; ad abbassare le guance (generalmente molto arrotondate a pomello) in modo da creare una superficie di lavoro con lo stucco per creare una mascella più estesa fino all'altezza delle orecchie; altrettanto andrà fatto con il mento.
    Concluso ciò e applicati vari strati di stucco e modellato lo stesso fino ad ottenere il volto dovuto sarà necessario passare alla fase pittorica anch'essa molto impegnativa.
    I modellisti e i soldatinai sono ben più avantaggiati in ciò ma oggi, potendo disporre di buoni negozi di modellismo, l'impresa è appena un pò più facile.
    Bisogna acquistare una buona vernice di base per l'incarnato che andrà distribuita in 3-4 passate creando le sfumature e le ombre.
    La parte mento-guance va ombreggiata pesantemente per tentare di creare un effetto "barba rasata".
    E' opportuno pitturare anche il cranio in modo da aumentare il realismo con l'effetto capelli. La vernice non dovrà essere uniforme ma variata con l'uso di gradazione di tonalità successive con pennalli di diverso spessore e consistenza.
    Chi conosce i trucchi dei restauratori può cimentarsi anche pitturando una consistente base uniforme da "scalfire" quando sta rappeendendosi con l'uso di un pennello a spatola con le setole tagliate quasi alla base imbevuto di aceto.
    Io, con le teste femminili, sono sempre dovuto ricorrere anche all'applicazione di baffi e pizzo o barba ottenuti da tessuti pelosi o dai trucchi per carnevale.
    Per quanto attiene all'uniforme, si apprezza la versione estiva denominata "tropical cachi" realizzata in tessuto frescolana ed utilizzata dall'estate 1975 all'estate 1987.

    Tale uniformne si componeva del berretto in tessuto frescolana cachi con fascia millerighe cachi chiaro. La visiera e il sottogola erano color marrone e quest'ultimo fissato alle estremità con due bottoncini a forcella in metallo argentato con fregio dell'Arma.
    A seconda del grado variava l'uso del fregio: in metallo con monogramma della repubblica da Allievo ad Appuntato; in canutiglia argentata per i Brigadieri e in canutiglia dorata per Marescialli e Ufficiali.
    Marescialli e Ufficiali distinguevano anche il grado con i passantini sul sottogola che, per gli Ufficiali superiori, era caratterizzato dall'intrecciatura.
    La giubba, realizzata nello stesso tessuto, manteneva il classico taglio della "quattrotasche" analoga al mod. 40 da ufficiale adottata con la riforma Baistrocchi.
    Era contraddistinta da bottoniera a vista di quattro bottoni da giubba cuciti sulla falda destra; era munita di due tasche alla vita e due taschini al petto tutti con cannolo e pattina di chiusura assicurate con botoncini da tasca.
    Le controspalline erano del tipo semifisso con filetto scarlatto perimetrale alla zona libera assicurate all'apice libero con due bottoni delle dimensioni da tasca.
    Tutti i bottoni erano metallici argentati con il fregio dell'Arma.
    Le maniche erano prive di risvolto paramani.
    Internamente era provvista di fodera "lucida" e munita di due tasche interne all'altezza del petto assicurate con bottone di frutto o di plastica.
    Superiormente alla tasca interna di destra era cucito il talloncino con le indicazioni della taglia (con estensione dei sottodati di drop e statura), dell'opificio produttore e delle commesse della fornitura.
    I pantaloni erano abbinati alla giubba e realizzati con lo stesso tessuto uniforme anche alla tonalità.
    Di taglio dritto tradizionale e privi di pinces.
    Erano lunghi privi di banda colorata e di risvolto. Rifiniti già alla consegna secondo la statura standard (4, 6 o con fascetta "battitacco" in tessuto spigato resistente.
    Erano provvisti di due tasche posteriori a filetto assicurate con bottone di frutto o plastica, due tasche anteriori alla francese parallele alla cucitura lungitudinale nonchè il taschino per l'orologio o per la moneta.
    La patta era semplice, chiusa con un bottone alla vita e con un gangherino metallico a scomparsa. Dalla vita al cavallo era assicurata con una serie di bottoni in frutto o in plastica.
    Internamente erano provvisti di fodera fino all'inguine.
    La fascia della cintura era caratterizzata dalla presenza di doppi passanti: inferiori dell'altezza di circa 3 cm. per la cintura da pantaloni e superiori da 6,5 cm. per il cinturone.
    Con questa uniforme veniva distribuito anche il cinturone di pelle di colore nero con filetto superiore e inferiore scarlatto con fibbia metallica semplice con piolo di fissaggio arretrato.
    Il cinturone veniva indossato con la sola camicia per i servizi ordinari e, stante tale scelta, fu distribuita anche una seconda fondina provvista di due cinturini verticali a fibbia con ardiglione per l'uso espressamente per questo tipo di cinturone.
    Insieme a questa versione di fondina venne distribuita anche una gibernetta rettanfolare destinata a contenere le catenelle e il luchetto di sicurezza delle stesse che rimane in uso fino al 1984-85 quando fu completata la distribuzione delle manette di sicurezza con la specifica custodia in cuoio nero.
    La camicia era a maniche lunghe, realizzata anch'essa in tessuto di frescolana seppur quasi più consistente di quello dell'uniforme.
    Ciò le dava una robustezza che permetteva di mantenere inalterate tonalità e robustezza anche dopo molti lavaggi.
    Era contraddistinta da due controspalline semifisse profilate di scarlatto e due taschini con cannolo al petto.
    Unica nel suo genere (almeno credo), mutuava dagli indumenti da equitazione una fascetta dello stesso tessuto cucita all'estremità inferiore che doveva essere estesa dalla schiena alla parte anteriore e fissata all'ultimo bottone inferiore davanti in modo che il capo rimanesse ben inserito nei pantaloni senza fuoriuscire a causa dei movimenti.
    Purtroppo, tale espediente non sortì l'effetto sperato poichè le commesse successive a quella iniziale presentarono camicie e facette con lunghezza inferiore che quasi nessuno riusciva ad abbottonare senza evirarsi.
    La gran parte di queste fascette furono rimosse stante la loro inutilità.
    Per molti anni invece, la sartoria del Reggimento a cavallo, adattava tali fascette cucendo tra la stessa e il corpo della camicia una fettuccia di idonee proporzioni di elastico in modo tale da permettere che la camicia non si sfilasse durante la montura. Tale espediente fu seguito (molto probabilmente in via personale) anche da molti militari motociclisti e dei nuclei Radiomobili.
    La camicia era dotata di bottoniera scoperta di sette bottoni, di due bottoni per i taschini, di due bottoni per le controspalline e di due bottoni per i polsini, tutti delle dimensioni da tasca.
    Erano tutti metallici argentati con il fregio dell'Arma.
    I bottoni non erano cuciti ma sulle falde della camicia nonchè sulle zone in prossimità delle pattine, dei polsini e dell'apice delle controspalline erano realizzate delle asole contrapposte in modo da assicurare i bottoni con dei fermi metallici a spirale (di diametro maggiore all'asola) in modo da rimuoverli prima del lavaggio e non rovinare il tesstuto con lo sfregamento del metallo durante la sciaquatura e il metallo stesso a contatto dell'acqua che lo avrebbe arrugginito.
    Abbiamo detto, a differenza delle precedenti camicie, della presenza della filettatura delle controspalline in quanto per la stessa era previsto l'uso dei gradi da applicare direttamente sulle controspalline senza l'utilizzo di tubolari.
    Atteso l'uso per servizio della sola camicia, furono distribuiti anche dei "volantini" da inserire sulla controspallina sinistra: erano realizzati nello stesso tessuto di colore cachi, erano di forma pentagonale prolungata e venivano utilizzati per applicare distintivi di reparto come quelli dei Nuclei Radiomobili, del Reggimento a cavallo, del Servizio di Frontiera, dei Cinofili, dei servizi nautici, dei Battaglioni etc.
    Infine, con l'adozione di questa nuova uniforme, fu distribuita anche una nuova tipologia di cravatta, realizzata in un tessuto della Montedison Montefibre molto soffice e dalle dimensioni più generose come la moda civile stava fissando nel campo delle confezioni di moda.
    Purtroppo queste cravatte, a differenza delle precedenti realizzate in terital meno larghe e più consistenti, rimanevano sformate già dopo pochi utilizzi, il nodo risultava poco elegante e la tonalità chiara risentiva del contatto del sudore e della polvere.
    L'uniforme ordinaria di servizio estivo pertanto prevedeva l'uso di pantaloni con camicia e cravatta, berretto, scarpe basse nere, cinturone in cuoio nero profilato scarlatto con fondina a sinistra e gibernetta a destra nonchè la classica bandoliera dell'Arma con cofanetto.
    In caso di servizio di rappresentanza (che non era codificato ma veniva disposto in base all'esigenza) veniva indossata la giubba sopra la camicia e la cravatta e veniva utilizzata la tradizionale fondina con moschettone.
    A partire dalla distribuzione di questa uniforme, venne disposto anche l'uso della stessa quale Grande Uniforme in luogo di quella in panno turchina storica. In tal caso venivano mutuate camicia e cravatta cachi sostituite da camicia bianca e cravatta nera, gli stivaletti anfibi con il fondo dei pantaloni rimboccato in luogo delle scarpe basse ed implementato con l'uso dei guanti bianchi di tessuto. Ovviamente, immancabile l'uso della tradizionale bandoliera.
    In ultimo, proprio riguardo la bandoliera, va evidenziato che tale manufatto, sempre in discussione negli ultimi decenni visto che, a tutti gli effetti rimane solo fine a se stesso quale elemento attestante l'effettivo servizio, nel primo lustro degli anni '80 venne costantemente valutato se abolirlo oppure rimodellarlo, riclassificarlo etc.
    Dopo innumerevoli analisi e studi fu riscontrato che il cofanetto (in origine studiato per contenere le cartucce in lastrine per le armi individuali lunghe quali il Vetterli e il '91 Cavalleria e che già con i serbaoti amovibili delle M1 creava discrepanze) era anacronistico. Dopo aver bocciato la conformazione dello stesso per i serbatoi delle armi automatiche, nella primavera del 1984 fu pensato di realizzare un cofanetto di diverse dimensioni confezionato con solo cuoio senza armatura metallica che permetteva la collocazione delle manette di sicurezza (seppur distribuite già con la rispettiva custodia) e del serbatoio supplementare della pistola d'ordinanza (seppur all'epoca la distribuzione della Beretta 92 S-SB non fosse ancora stata completata e il serbatoio supplementare neanche veniva pensato di distribuirlo). In vista del nuovo manufatto fu modificata anche la bandoliera che, anzichè essere vera e propria circonferenza del tronco rimaneva ad armacollo ma fissata alle estremità del cofanetto in modo che questi non scorresse avanti e indietro sulla schiena del militare.
    La distribuzione di questo nuovo manufatto cominciò ai reparti delle città e delle località più importanti come Roma, Firenze, Milano, Torino e altre nella seconda metà del 1986 e la distribuzione fu completata congiuntamente a quella dell'uniforme "Linea 84" prima dell'estate 1988.

  2. #12
    Utente registrato L'avatar di soldatidiplastica
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    Anche se non è il mio argomento, nel senso che non l'ho aperto io, vorrei fare i complimenti a Reghena per la dedizione e il tempo speso a consigliare in modo esaustivo sul manichino e sull'uniforme.
    Consigli preziosi per cchr75tj.

    PaoloZ

  3. #13
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    Chissà perchè,a differenza di altri Corpi di Polizia (ed Eserciti) stranieri da noi non è mai stata distribuita una cravatta con nodo prefatto,ad elastico o a clip.
    Tali cravatte,oltre ad essere comode (non stringono il collo) ,economiche e sempre a posto presentano anche un altro vantaggio:
    In caso di colluttazione la cravatta non può essere usata per strozzare l'Agente,perchè se tirata resta in mano all'aggressore.
    Stessa cosa nell'eventualità che l'estremità della cravatta rimanga impigliata da quache parte.
    Ovviamente nelle attuali divise estive con camicie a collo aperto il problema è superato,ma continua a riproporsi nella divisa invernale con giubba.

  4. #14
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    Probabilmente di acquisto privato, ma ne ho trovate un paio per la Guardia di Finanza, con il nodo pronto e l'elastico.
    Comincio un sacco di cose e non ne finisco nes

  5. #15
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    Ricordo che, negli anni '80 e '90, nei negozi di articoli militari era possibile acquistare cravatte preconfenzionate cachi del tipo descritto da CARPU65.
    Si potevano indossare tramite l'aggancio di un gangherino metallico agli estremi dell'elastico (come quelli degli elastici verdi da serrare alla caviglia per rimboccare i pantaloni sugli anfibi oppure per affusolare i pantaloni sotto il ginocchio) oppure tramite una forcella plastica che si adattava al collo sul davanti.
    Alle scuole erano vietatissime da indossarsi (quando l'estiva prevedeva l'uso della cravatta) e causa di severe punizioni.
    Personalmente ho potuto vedere solo quelle cachi (che tra l'altro erano disponibili in varie tonalità e dimensioni di nodo); io non ne ho mai viste di altri colori ma credo che ciò sia dovuto, molto probabilmente, al mio disinteresse per l'articolo.

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