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Discussione: Garibaldi, urbanista dilettante...

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    Garibaldi, urbanista dilettante...

    Giuseppe Garibaldi, figura che avrebbe segnato nel bene e nel male il destino della nostra penisola e dei suoi abitanti fu di volta in volta marinaio, agitatore politico, ladro di cavalli e mogli altrui, venditore ambulante, soldato di ventura, generale, deputato, padre della patria e fondatore dell’E.N.P.A. (Ente Nazionale Protezione Animali). Ma pochi conoscono le sue curiose ambizioni di urbanista dilettante. L’ eroe dei due mondi visse infatti per un certo periodo in Roma che, da poco annessa all’ Italia, manifestava già drammaticamente la sua congenita incapacità a rivestire il ruolo di capitale con la dovuta dignità. A testimoniare quel soggiorno resta ancor oggi al civico n° 60 di Via Vittoria - non lungi da Via del Babuino - una lapide recante questo testo:
    <<S.P.Q.R. - GIUSEPPE GARIBALDI NELL’ APRILE MDCCCLXXIX ABITO’ IN QUESTA CASA OVE FU VISITATO DAL RE UMBERTO I° - XX SETTEMBRE 1882>>
    In quel periodo Garibaldi si interessò da autodidatta del problema delle disastrose inondazioni del Tevere che periodicamente uscendo dal suo alveo allagava i quartieri limitrofi. A spingerlo non fu certo il desiderio di contribuire alla salubrità dell’ Urbe (che da subito dopo Porta Pia era stata oggetto delle brame speculative dei palazzinari umbertini, bramosi di lucrare sull’ edificazione di ministeri e quartieri d’ abitazione per i burocrati calati dal nord con famiglie al seguito), quanto una motivazione politica. Voleva controbattere la propaganda dei preti che dipingevano le molte calamità naturali susseguitesi in quel periodo come “castighi di Dio” contro il nuovo stato unitario, massonico e anticlericale, nato “strappando il potere temporale al Sommo Pontefice”. Così con buona dose di ingenuità, poche conoscenze tecniche e ignorando la situazione non certo florida delle finanze sabaude, ideò una drastica soluzione alle inondazioni: dirottare il corso del fiume fuori dal centro abitato, trasformandone l’ alveo in una strada carrozzabile. Profittò della visita di Umberto per prospettargli l’ idea, che il sovrano dovette senza dubbio giudicare folle, dato che il problema fu poi risolto semplicemente erigendo degli argini (i cosidetti muraglioni) che mutarono per sempre fisionomia e topografia del lungotevere. L’ Italia unita non aveva certo le possibilità economiche e tecniche per realizzare il faraonico (e un poco delirante) progetto dell’ eroe nizzardo, che per scherzo del destino coincideva con quello di Armando Feroci/Carlo Verdone, che nel film “Gallo Cedrone” proponeva di asfaltare il Tevere.
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