I ceccini italiani operavano in autonomia.
Sempre dal libro del nostro cecchino troviamo:
"Addirittura mi è stato fatto un lasciapassare che è valido per tutta la Zona Carnia (n.d.r. la zona in cui operava il nostro cecchino) dove si dice che devo rendere conto direttamente all'ufficiale superiore dal quale esclusivamente debbo avere le direttive generali o singolari da parte del Comando...che ho facoltà* ed autorizzazione nello spostarmi senza ordine di trasferimento alcuno e senza dare conto ai subordinati all'interno e lungo le linee del fronte".
(da Memorie di Guerra - il dovere o la ragione )
Così, dopo lunghe ricerche, sono riuscito a stabilire quanto segue:
1) durante la prima guerra mondiale non esistevano cecchini (così come oggi li intendiamo) italiani, piuttosto direi tiratori scelti (il termine inglese "designed marksman" rende meglio l'idea - è il membro dell'unità* che ha la qualifica di tiratore scelto) ed avevano fucili 91 "migliorati".
2) questi 91 "migliorati" erano marcati dal "Tiro a segno Nazionale" perchè ritenuti idonei anche al tiro sportivo. Il contrassegno consiste in due fucili incrociati sormantati ad un bersaglio (è più facile ricercare in internet con la terminologia inglese "crossed rifles on bulls-eye")
3) esistono specifiche varianti del 91 - prodotte a partire dal 1924 a Gardone Val Trompia (BS) dalla Beretta o dall'Arsenale di Terni - destinate al tiro di precisione. Tali armi - sottolineo sperimentali - non vennero mai date alle truppe. Delle 5000 armi con ottica prodotte dai vari arsenali nella prima guerra mondiale, solo 2000 ne sovravvissero. Notizie certe dicono che 80 di queste andarono precipitosamente in Albania dove il cecchinaggio nemico fece molte vittime. Fu prodotta - sempre a titolo sperimentale - una variante del 91 a due grilletti per il tiro di precisione.
4) Alla fine della guerra, dopo l'8 Settembre 43 fino al 45, le truppe RSI che andarono in Germania ad addestrarsi furono organizzate come le FFAA tedesche: ogni squadra aveva il suo "sharpshooter" con arma dotata di ottica di precisione. Quete squadre riuscirono a rallentare l'invasione della penisola alle forze alleate, infliggendo loro considervoli perdite.
5) Con l'armistizio le armi - consegnate alle autorità* - finirono nelle mani delle potenze vincitrici e l'Italia cobelligerante ebbe alcuni Enfield SMLE dotati di ottica dalle truppe Inglesi, che finirono perlopiù nelle armerie delle grandi unità* o delle scuole. Io stesso ricordo una di queste armi conservata nell'armeria della Scuola Militare Alpina di Aosta nel 1983.
In tutto il dopoguerra, sino agli anni novanta, l'esercito tralasciò l'addestramento di apposite unità* sniper solo perchè "troppo costose".
Addestrare un militare di leva al tiro è già* di per sè costoso, tenendo presente il fatto che, all'atto del suo congedo l'investimento fatto è perso e si deve ricominciare con un altro soggetto. Figuriamoci poi addestrarlo come "sniper"!
Solo i corpi speciali dell'esercito, Carabinieri e Polizia continuarono ad addestrare "tiratori scelti" durante la guerra fredda.
6) Solo con il mutato scenario internazionale, che ci vede anche oggi impegnati in missioni all'estero, si pensò di creare una scuola "sniper" - a Cesano di Roma presso la scuola di Fanteria - che addestra i militari professionisti nelle tecniche sniper vere e proprie (non solo armi e tiro, ma anche infiltrazione, mimetismo, evasione, sganciamento, ...)
Ma siamo già* in zona OffTopic. Che sia il caso di spostare la discussione da qualche altra parte per poter approfondire?
Inviatemi qualche domanda, sarò ben lieto di rspondervi (in realtà* spero di avere sollevato un po' la questione "cecchini" italiani, perchè è da molto che non se ne parla)