Una giornata di caccia grossa:
"Presi il cannocchiale e cercai di scovare un nemico nascosto. Lo vidi con l'elmetto marroncino (n.d.r. evidentemente aveva il suo M16 ricoperto da telino antiriflesso) disteso dietro ad un piccolo speroncino di roccia che armeggiava qualcosa.
Puntai verso di lui mettendoci tutta la mia arte e pazienza.
Binocolo sopra il fucile, lo vedevo armeggiare, forse chiamare e più armeggiava e chiamava e più si distraeva dalla sua protetta, o quasi, posizione e più montava in me la voglia di ammazzarlo.
Ebbi la fortuna di centrare una spalla già al primo colpo. Mi accorsi del centro perché vidi lo spolvero della casacca colpita accuito dall'impatto con le carni.
Subito dopo lo ricentrai mentre si dimenava per chiamare aiuto o dal dolore, questa volta di tralice nel petto: e lo vidi stramazzare.
Non bastava mi misi a cercarne altri fino a scovarne uno nascosto ancora dietro un fusto di albero che smanettava in direzione di un suo compagno, anch'esso nascosto nell'albero accanto.
Ci vollero tre tiri prima di centrargli in pieno il ginocchio e vederlo cadere di lato purtroppo sempre nascosto dall'albero. Ebbi ancora più fortuna quando, il suo commilitone, credendo che il tiro fosse stato uno dei tanti che partivano a casaccio dalla trincea e non da un cecchino, cercò incautamente di soccorrerlo.
Allora lo colpii fra elmetto e collo. Lo vidi barcollare, dopo un attimo di fredda immobile morte tanto che stavo per tirargli ancora. Poi scartò di lato: finito".
(da Memorie di Guerra - il dovere o la ragione )
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