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Discussione: Identificazione velivolo

  1. #1
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    Identificazione velivolo

    Chiedo cortesemente di indentificare questo aereo.
    Molte grazie
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  2. #2
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    P 39 COBRA.
    e' scritto sulla carlinga.

  3. #3
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    Basta leggere sulla carlinga... Bell P39 Airacobra
    Max

    Frangar non flectar

  4. #4

  5. #5
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    Chiedo scusa ma pensavo fosse una scritta più....anonima.
    Fu adottao anche dall'AMI? (vedo un aviere sull'ala)

  6. #6
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    Assolutamente sì. Fu in uso sia all'aeronautica cobelligerante che alla repubblicana Aeronautica Militare
    Max

    Frangar non flectar

  7. #7
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    Una cioffeca mai vista...
    Comincio un sacco di cose e non ne finisco nes

  8. #8
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    KP ha ragione:
    il Bell P-39 Airacobra era un caccia monomotore ad ala bassa prodotto dall'azienda statunitense Bell Aircraft Corporation. Fu il velivolo da combattimento più controverso impiegato dagli Usa durante la seconda guerra mondiale. Fu il primo caccia al mondo ad avere un carrello triciclo e sempre il primo ad avere il motore installato al centro della fusoliera, alle spalle del pilota- Ma proprio il suo propulsore si rivelò totalmente inadeguato ad alta quota, e, sia in Europa sia nel Pacifico, il P-39, come intercettore, si trovò surclassato e venne gradualmente relegato a ruoli secondari. Rifiutato dalla RAF dopo una sola missione di combattimento, venne al contrario particolarmente apprezzato dall’aeronautica militare dell'Unione Sovietica, che ricevette quasi metà della produzione grazie alla legge Affitti e prestiti, e lo impiegò, principalmente a bassa quota, nei ruoli di caccia libera e intercettore di bombardieri e cacciabombardieri nemici. (Wikipedia)
    PaoloM

  9. #9
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    Giusto un paio di foto di P39 in uso alle forze italiane cobelligeranti
    P39_90sq 4 stormoICAF_.gif
    0240_GUERRA-LIBERAZIONE-1943_45_AIRCOBRA-BELL-P-39-Q_4°-STORMO-1000x600.jpg

    Cita il libro "velivoli" edito dallo SMAM:

    ... Nel quadro del riequipaggiamento su mezzi alleati, la R.A. ricevette nell'estate del 1944 circa 150 P39 delle versioni N e Q, ed almeno un M, in parte da quelli dismessi dal 332° Fighter Group della 12nd Air Force. Le versioni differivano tra loro per l'armamento alare di quattro 7.7mm (N) o due 12.7mm in gondole (Q). Il P39 fu assegnato ai tre gruppi del 4° stormo, con il 12° primo reparto ad iniziare i passaggi nel giugno ed a rischierarsi operativamente a Leverano in settembre, seguito dal 10° e dal 9°. La transizione non fu priva di difficoltà: a Campo Vesuvio si registrarono numerosi incidenti in volo ed a terra con la perdita del s.ten Moresi (27/07), del serg. Martinoli (25/08 MOVM) e del s.ten Guerrieri (27/09). il primo ciclo operativo si svolse da Lecce contro obiettivi al suolo in Albania e Montenegro e, nonostante il pilotaggio assai diverso dagli standard nazionali, il P39 si rivelò una poderosa macchina bellica. il 27 dicembre 1944 cadeva in azione il comandante magg. Marinotti (MOVM). Con lo spostamento dello Stormo a Canne nel febbraio/marzo 1945, il 9° gruppo rimase a Lecce per fungere da serbatoio di uomini e velivoli per i due gruppi operativi. Sino al temine del conflitto il 4° effettuò con i P39 2970h di voli bellici e 3629h per altri scopi. Una parte cospicua dei P39 consegnati non fu immessa in linea, rimanendo accantonata a Lecce quale riserva. Nel settembre 1944 fu costituito un Nucleo Volo Servizio Tecnico del Raggruppamento Caccia, comandato dal cap. Giacomelli e che aveva quale compito principalela custodia e l'uso periodico di tutti i P39 di riserva magazzino (38 all'8 maggio 1945) e dei velivoli da turismo e collegamento del Raggruppamento. Tra i principali problemi tecnici riscontrati vi era la corrosione della sezione caudale di due terzi dei P39N, tanto avanzata da precluderne l'attività di volo. I P39 furono anche distribuiti alla Scuola Bombardamento e Caccia che, alla fine del conflitto, ne contava 13. Mentre il 4° lasciò i P39 nel marzo del 1947 per transitare sui P38, l'uso addestrativoproseguì a Lecce fino ai primi anni cinquanta. L'uscita di linea fu seguita da un breve uso istituzionale presso vari enti, tra cui l'Accademia Navale di Livorno, ma nessun esemplare fu conservato.
    Max

    Frangar non flectar

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