Il trafiletto apparso sul periodico “La scena illustrata” nel 1928 è alquanto scarno ma esaustivo. Quanto alle cantiniere o vivandiere, erano donne presenti in organico nei reparti francesi col compito di gestire la vendita alla truppa di alcolici, generi alimentari extra-rancio e oggetti di corredo. Generalmente si trattava di vedove di caduti o mogli di anziani congedati pluridecorati cui il ministero concedeva la gestione di quello che oggi definiremmo spaccio reggimentale per sottrarle alla povertà, previo accertamento di onestà e moralità. Nonostante a volte fossero salutate con nomignoli salaci e irriverenti, queste veraci popolane erano molto rispettate dai soldati perché condividevano con essi tutti i disagi e i pericoli in pace e in guerra. Sul campo di battaglia, dati i rudimentali servizi sanitari dell’ epoca, il più delle volte toccava a loro assistere feriti e moribondi. L’ istituzione della cantiniera sopravvisse in Francia per circa un secolo, negli eserciti rivoluzionari, napoleonici, della restaurazione e del secondo impero, attraversando indenne sconvolgimenti politici e mutamenti dinastici sino al tracollo politico-militare del 1870 che costò la corona a Napoleone III°.