In Italia ci fu un periodo in cui le tensioni ideologiche trovarono un supporto concreto in delle scatole di soldatini. Nel settembre del 1972 furono messe in commercio delle confezioni che, sotto la sigla “Le grandi rivoluzioni”, spacciavano per giocattoli da ragazzini dei pupazzi di plastica che riproducevano Hitler, Mussolini, Stalin, Lenin, Mao e i loro rispettivi seguaci. Inutile rilevare che in quegli anni di radicalizzazione della politica chi realizzò l’operazione non poteva non aver pensato ai padri, che dal giocattolaio si trovavano davanti scatole a vividi colori con il Duce e le Camice Nere con fasci e gagliardetti, o il Führer con il braccio teso circondato da bandiere con svastiche. Come pure Lenin e Stalin, con i rivoluzionari d’ottobre, o Mao con le Guardie Rosse. Erano quelli gli anni in cui non si scherzava con gli integralismi. Le polarizzazioni erano molto ben definite e senza mezze misure: il rosso era rosso, il nero era nero ed entrambi gettavano le basi per gli “anni di piombo”.

L’anno di nascita dei nostri soldatini fu anche l’anno dell’“austerity”, come fu definita con additivo anglosassone che la giustificasse, quella totale follia fatta di domeniche a piedi, riscaldamenti spenti, cinema e tv chiusi alle ventitré perché si doveva andare a letto come se fossimo in guerra con il coprifuoco. Il 1972 fu anche l’anno in cui Giangiacomo Feltrinelli saltò in aria, mentre piazzava una bomba sotto un traliccio a Segrate. Però fu pure l’anno che vide il segretario del MSI Almirante, in un discorso a Firenze, dirsi pronto a “surrogare” lo Stato e l’anno in cui due ideologi dell’ estrema destra, Freda e Ventura, furono accusati di aver avuto parte nella strage di Piazza Fontana.

Non si può negare che quei soldatini fossero frutto di un’attenta osservazione della situazione che si respirava, sicuramente si pensò che ogni genitore politicamente schierato li avrebbe acquistati per iniziare i propri pargoli al suo credo politico, sin dall’età dei balocchi.
L’idea fu della ditta Atlantic, una fabbrica di giocattoli di Treviglio nel bergamasco, che in una decina di anni produsse molte serie soldatini che chiamava “didattici”. Oltre a tutti i Corpi dell’Esercito Italiano, mise in commercio antichi egizi, romani, greci ecc, tanto che la pubblicità che ne faceva Topolino recitava: “a scuola non nascondermi, ma mettimi sul banco”. Andò bene fino agli anni 80, poi arrivarono i pupazzi dei cartoni animati giapponesi che fecero piazza pulita di ogni soldatino, tanto che l’ Atlantic fu costretta a chiudere i battenti.
Le “grandi rivoluzioni” furono la produzione più eccentrica dell’Atlantic, ma anche quella che più oggi intriga gli appassionati del genere, soprattutto per una singolare vicenda che segna il loro destino dopo che ne fu cessata la produzione.

Dopo il fallimento dell’Atlantic, una ditta italiana di sorprese per uova di Pasqua rilevò gli stampi dei soldatini e le matrici originali in acciaio pantografato rifinito a mano. Nel 1990 vengono contattati da un signore iracheno che ricompra tutto in blocco tutto, ne riempie tre container e si organizza per inviarli nel suo Paese. Nei primi di agosto di quell’anno però scoppia la prima guerra del golfo con l’ attacco al Kuwait, scatta quindi l’ embargo verso l’ Iraq e i container restarono per mesi parcheggiati nel porto di Ravenna.

E’ evidente però che non c’era guerra che smorzasse il desiderio di importare i grandi rivoluzionari in scala 1/32 nel regno di Saddam. I container con gli stampi furono aereo trasportati in Giordania, qui fu formata un’autocolonna che riuscì a forzare l’ embargo attraverso varchi poco conosciuti ed entrò in Iraq. Da allora però se ne perse ogni traccia. I pupazzi in plastica degli eroi maledetti di destra e di sinistra non risorsero mai più dai loro stampi.

FONTI

http://www.gianlucanicoletti.it/l-od...ini-scorretti/

http://curiosando708090.altervista.o...antic-anni-70/