Risultati da 1 a 3 di 3

Discussione: Dionigi delle casseforti, eroe sconosciuto nell' AOI.

  1. #1
    Collaboratore L'avatar di Il Cav.
    Data Registrazione
    Jan 2012
    Messaggi
    4,909

    Dionigi delle casseforti, eroe sconosciuto nell' AOI.

    Parlando di “resistenza italiana” generalmente si indica quel movimento armato a carattere antifascista nato in strati della popolazione italiana dopo l’ armistizio dell’ 8 settembre e divenuto fenomeno di massa solo negli ultimi mesi seconda guerra mondiale. Tra il 1941 e il 1943 è però esistita nell’ A.O.I. invasa dagli inglesi un’ altra “resistenza italiana”. Questa ebbe un carattere compiutamente nazionale e ben altra diffusione, coinvolgendo contro gli occupanti la maggior parte degli italiani presenti in Eritrea, Etiopia e Somalia, oltre a non pochi indigeni nativi di quelle colonie. Vi fu una resistenza armata, limitata a pochi elementi, ma anche una resistenza passiva molto più diffusa tra la popolazione. Nel 1950 il giornalista italiano Antonio Besozzi (1902-1964), da inviato speciale intraprese un viaggio nelle nostre ex-colonie per verificare la situazione dei molti connazionali rimasti laggiù. In uno degli articoli pubblicati da “L’ Europeo”, Besozzi fece un vivido ritratto di un umile patriota italiano che, in una maniera molto particolare, si era opposto agli occupanti britannici. A seguire riporto il brano estrapolato dall’ articolo.
    ________________________________

    E’ di un certo Dionigi che vi capiterà di sentir parlare più di frequente: Dionigi delle casseforti. Possiede da molti anni una piccola officina ad Addis Abeba; e che sia un lavoratore geniale ed un gran galantuomo è cosa che nessuno mette in dubbio. Ma ha avuto un passato burrascoso. E’ facile, del resto, che sia egli stesso a parlarvene, e con estrema franchezza. Per un lungo periodo della sua vita è stato uno scassinatore di casseforti: forse il più geniale, il più pericoloso ladro che esistesse in Europa, tra il ’25 e il ’35. Il suo nome era registrato negli schedari delle polizie di dieci paesi ed ogni volta che veniva scoperto un grosso “colpo” era su di lui che cadevano, inevitabilmente, i primi sospetti. Possedeva una diabolica abilità, si diceva, e non c’ era serratura che riuscisse a nascondergli per più di mezz’ ora il suo segreto. Aveva scontato diverse condanne; e sembrava ormai assuefatto agli alti e bassi di quella burrascosa esistenza quando aveva inaspettatamente dato segni di ravvedimento. Un giudice gli aveva creduto e non si era dovuto certamente pentire di avergli offerto il suo aiuto. Dionigi aveva potuto così partire per l’ Africa; aveva allestito una modestissima officina meccanica in una baracca, in un quartiere periferico dell’ Asmara; l’ aveva poco a poco ingrandita con i risparmi di un onesto lavoro; poi, dopo la conquista dell’ Etiopia, si era trasferito ad Addis Abeba. Non aveva più dato da fare alla polizia; ma, a lungo andare, era trapelato qualcosa; la sua storia, insomma, non era più un segreto. Ed erano cominciate a pervenirgli richieste insolite ed urgenti: gente che s’ accorgeva a mezzanotte di aver perduto le chiavi di casa; eredi legittimi che avevano trovato il testamento del povero defunto ma non il segreto della sua cassaforte; impiegati distratti che avevano creato un guaio cambiando, senza tenerne nota, la “combinazione” di una serratura di sicurezza, ricorrevano a lui. Erano problemi che Dionigi risolveva in pochi minuti: ai suoi tempi aveva compiuto ben più difficili imprese. Nel 1941, occupata Addis Abeba, i funzionari inglesi che avevano preso possesso degli uffici pubblici e di molte aziende sotto sequestro non avevano trovato le chiavi delle casseforti: e, naturalmente avevano fretta di aprirle. Anch’ essi si erano rivolti allo specialista italiano che aveva mostrato di accettare volentieri quell’ incarico. Dionigi, per la verità, era al corrente di tante cose: sapeva anche dov’ erano nascosti i titolari di quegli edifici e i proprietari di quelle aziende. Il più delle volte, dunque, conosceva con assoluta esattezza il contenuto delle casseforti, prima ancora di recarsi con i ferri del mestiere ad eseguire il lavoro che gli era stato richiesto. Qualche volta gli bastava armeggiare per pochi minuti con i grimaldelli perché la porta del forziere cedesse, con uno scatto secco; ma dentro non si trovava mai niente di buono. In altri casi, invece, l’ impresa sembrava estremamente ardua. Il meccanico sudava; chino sulla serratura; le ore passavano; non si veniva a capo di nulla. Ma Dionigi, più l’ impresa si rivelava difficile e più s’ incaponiva. <<Ci debbo riuscire>>, diceva, <<dovessi restar qui una settimana>>. Lasciavano una sentinella a sorvegliarlo; andavano a sbrigare altre faccende; o a bere il tè; o a cenare. L’ italiano seguitava a sudare, imprecando; il soldato rimasto di guardia si convinceva presto dell’ inutilità di quegli sforzi; si prendeva qualche libertà, si affacciava annoiato alla finestra, o si accorgeva d’ esser senza sigarette e correva a prenderle, o s’ appisolava in un angolo. <<Fa un fischio e chiama i padroni>>, gli diceva ad un certo punto lo scassinatore sfortunato. <<Qui bisogna aprire con la fiamma ossidrica, non c’ è altra soluzione>>. Difatti, in presenza di parecchi testimoni, lacerava con il cannello le lamiere. Nell’ interno c’ era qualche vecchio giornale, qualche pacco di ricevute inutili, forse un cartoccio di monete fuori corso. A Dionigi delle casseforti era bastato di rimanere un minuto da solo per far scattare la serratura, aprire, prendere il danaro o i documenti importanti, cacciarseli in tasca o nasconderli nella cesta dei ferri. Non lo faceva a suo profitto. La sera stessa correva a versare ai legittimi proprietari i quattrini e gli incartamenti sottratti. Ma lo amareggia un pensiero. <<Lavoro da vandalo>>, dice. <<Sventrare senza necessità una cassaforte! Con quel che costa al giorno d’ oggi!>>.

    ____________________

  2. #2
    Collaboratore
    Data Registrazione
    Aug 2006
    Località
    Pieve di Cento (BO ) Emilia Romagna
    Messaggi
    5,388
    Notizia veramente gustosa. Speriamo sia completamente vera.
    sven hassel
    duri a morire

  3. #3
    Collaboratore L'avatar di Il Cav.
    Data Registrazione
    Jan 2012
    Messaggi
    4,909
    Citazione Originariamente Scritto da sven hassel Visualizza Messaggio
    Notizia veramente gustosa. Speriamo sia completamente vera.
    La storia è vera, forse il nome no, dato che il tipo lavorava ancora in Etiopia nel 1950...

Tag per questa discussione

Permessi di scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •