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Discussione: La "Battaglia del treno"

  1. #11
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    Eccolo

    https://it.wikipedia.org/wiki/240_mm_Mle_1884
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    Comincio un sacco di cose e non ne finisco nes

  2. #12
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    Ancora foto.
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  3. #13
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    Guardando bene le foto di Vigevano, il pezzo non è il 240, la canna è diversa, meno allungata e più corta.
    Quindi sullo stesso affusto hanno incavallato un calibro maggiore.

    Esatto, il cannone da 320.

    320mm à glissement mod 1870-93

    Immagini prese in rete.
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  4. #14
    Moderatore L'avatar di Nitro90
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    Grazie dagger per il racconto di questo episodio, ci starebbe un film, davvero!

  5. #15
    Moderatore L'avatar di maxtsn
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    Grazie dagger per il racconto di questo episodio, ci starebbe un film, davvero!
    Concordo!
    Max

    Frangar non flectar

  6. #16
    Utente registrato L'avatar di dagger1
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    Mi è piaciuto raccontarlo ed ancora di più vedere come è stato possibile ricostruire rapidamente, con precisione e foto la storia dei cannoni. Grazie mille.
    Chissà che fine avranno fatto.

  7. #17
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    Fonderia, temo...
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  8. #18
    Moderatore L'avatar di Nitro90
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    Citazione Originariamente Scritto da kleiner pal Visualizza Messaggio
    Fonderia, temo...
    sicuro....

  9. #19
    Utente registrato L'avatar di kanister
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    Pensate a quanti parafanghi per auto o tondini per edilizia.....
    Non vediamo la storia per come è ma per come siamo.

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da dagger1 Visualizza Messaggio
    Bene ragazzi, pungolato dall’interesse riscosso, mi sono fatto prendere dal “raptus dello scrittore” ed ho raccolto tutte le mie idee e conoscenze sull’argomento.
    Vi segnalo però che le fonti non sono specialistiche ma di cronaca, e spesso si basano sui ricordi e sui racconti di chi c’era.

    Io stesso le ho apprese leggendo articoli sull’argomento e dopo avere sentito testimonianze di famigliari e di loro amici che erano presenti o a loro volta le avevano conosciute.
    Certamente vi saranno imprecisioni se non veri e propri errori, ma in effetti vorrei unicamente raccontarvi quello che io ho capito dell’evento attraverso i racconti e le testimonianze che ho potuto raccogliere di persona o tramite altri.
    E partiamo con la storia.

    Notizie sul convoglio.

    Come detto, si era nel pomeriggio del 27 aprile 1945.
    Vigevano era stata liberata il giorno prima e gli animi erano accesi.
    Il convoglio pare fosse costituito da una batteria costiera che arrivava dalla Liguria, aveva superato gli “scogli” di Genova ed Alessandria e doveva raggiungere Milano.
    Secondo alcune fonti il primo treno era trainato da una motrice “745” agganciata al contrario e trainante una quindicina di carri, seguito dal secondo trainato da due automotrici MAC abbinate e da un terzo trainato da una “640” anch’essa al contrario e seguita da una ventina di carri.
    Una fonte dice che il treno era composto da tre cannoni da 320 mm. (secondo altre fonti da 420 mm), oltre a piazzole di cemento e mitragliatrici da 20 mm. a quattro canne, oltre a molte munizioni e, soprattutto, viveri e medicinali.
    Il convoglio in questione era composto da tre treni che viaggiavano vicinissimi tra loro, ed arrivava da Mortara, dove però si era fermato per liberare i tedeschi tenuti prigionieri nella caserma dei Carabinieri, dando il tempo ai Vigevanesi di pensare ad una reazione .
    La prossima stazione sulla linea era Vigevano, che distava circa 15 chilometri.

    La preparazione dello scontro


    Alcuni partigiani tentarono di sbullonare le rotaie nella campagna tra le due città, tra i caselli dieci e dodici, ma non vi riuscirono lasciando anche evidenti tracce sulle rotaie. Dal treno, subito fermatosi (come erano sospettosi..), scesero i tedeschi che rastrellarono nelle vicinanze quattro malcapitati e li costrinsero a salire sul frontale del tender, cioè in testa al treno.
    Il primo approccio avvenne sul ponte che attraversava la ferrovia all’ingresso della città (cd. ponte di Gambolò), alcuni partigiani ed un polacco aggregatosi a loro per fungere da “interprete” (tale Stanislau Zulc) sventolarono una bandiera bianca intimando l’alt.
    I tedeschi avrebbero subito risposto con le (doverose) cordiali maniere teutoniche, cioè aumentando la velocità del convoglio e sparando all’impazzata, prontamente seguiti dai partigiani appostati nelle case circostanti.
    Subito dopo la stazione alcuni partigiani avevano piazzato un pezzo da 88 tedesco ed attendevano il passaggio del convoglio.

    La battaglia


    A questo punto in stazione si sentirono gli spari e si comprese che a brevissimo sarebbe arrivato il convoglio, che stava viaggiando ad elevata velocità, così un deviatore (unico ferroviere rimasto in stazione), deviò la traiettoria del treno azionando lo scambio, sul secondo binario ove erano in sosta alcuni vagoni merci carichi di “leggerissimi” rottami ferrosi.
    La pur pronta reazione di frenata rapida del macchinista non riuscì ad evitare l’instradamento sul secondo binario e l’apocalittico impatto, che fece sprofondare tender e motrice nel terreno (con relativi ostaggi in testa) ed accartocciò i vagoni del primo treno. Dopo l’impatto ed il deragliamento, dai pur traumatizzati militari tedeschi partì una reazione violenta, e si scatenò una vera e propria battaglia sui binari antistanti la stazione. Dalle case si sparava verso il treno e la stazione.
    Nel frattempo i serventi del pezzo da 88 non comprendevano bene cosa stesse succedendo, e così spararono “nel mucchio” un primo colpo che però centrò la stazione. Un secondo colpo centrò invece un carro carico di veicoli provocando alcuni morti, e la caduta dei veicoli sui binari bloccò tutte e rotaie.
    Uno dei partecipanti allo scontro, ormai in età avanzata ed in maniera in realtà un po’ confusa, vantandosi del ruolo che avrebbe svolto, mi raccontò che si era riusciti a trovare un cannone tedesco da 88; ed egli essendo stato artigliere, si occupò dell’arma e del tiro.
    Il cannone era stato posto all’uscita della stazione, in prossimità di un passaggio a livello (attuale Via Matteotti), a circa 100 metri dopo la stazione, nella cui direzione venne puntato.
    Mi disse che il cannone era stato caricato a “cemento”, che credo di avere capito essere un modo di dire per indicare l’alzo zero.
    Nel frattempo, il partigiano “polacco”, che sarebbe stato l’unico in grado di maneggiare un bazooka o forse un panzerfaust (le fonti citano sempre un lanciarazzi anticarro), sparò sul treno di coda con un colpo ravvicinato che bloccò la motrice. A questo punto il convoglio era di fatto distrutto, essendo la via bloccata. I tedeschi ormai sparavano a tutto e a tutti, mentre una bomba lanciata da qualcuno incendiò anche una delle due motrici MAN trainanti il secondo treno.
    La battaglia ebbe così una pausa; i tedeschi erano bloccati, storditi e feriti, ma ancora numerosi ed agguerriti, però non potevano andare da nessuna parte. Si sbandarono fuggendo a piedi, nelle vigne e nelle campagne, chi verso Mortara e chi verso il fiume Ticino, mentre qualcuno entrava nelle case civili per cercare abiti. Molti vennero catturati. Uno di partigiani fu ucciso nei boschi di Ticino durante l’inseguimento.
    Per ironia della sorte, solo tre giorni dopo un altro treno armato tedesco passa la stazione e giunto fuori città punta i cannoni sull’abitato, chiedendo ed ottenendo la liberazione e la consegna dei prigionieri, sia cioè dei militari superstiti del convoglio sia della guarnigione già catturata alla liberazione del 26, tutti detenuti in castello. Pare che la guarnigione locale fosse costituita da Turcomanni, amichevolmente definiti dalla popolazione “i mongoli” per via delle loro fattezze asiatiche. Pare che fossero in genere terribili e che però avessero una fifa blu dei loro ufficiali, evidentemente tedeschi.
    Una altra fonte dice che alcuni cittadini armati catturarono il partigiano polacco autore del lancio del razzo anticarro e, ritenendolo un tedesco con abiti civili, tentarono di fucilarlo sul posto, fermati all’ultimo momento da altri partigiani che lo avevano riconosciuto.
    I cittadini, cessati i combattimenti, si accorsero che nei carri in fiamme vi erano anche molte derrate alimentari ed in breve i vagoni vennero assaltati da moltissime persone, nonostante l’evidente situazione di pericolo ed il fumo intenso.
    Verso le 16.30 le fiamme causarono l’esplosione di una santabarbara, che uccise diverse persone e distrusse tutti i vetri delle case circostanti. Si parla di decine di morti e di feriti. Senza contare i morti tra i tedeschi ed i partigiani per lo scontro. (alcune fonti citano 7 civili, due dei quali ostaggi sul tender e 9 partigiani caduti)
    Un mio amico mi disse che verso sera suo padre ed altri bambini giocavano a togliere le coperte poste sui cadaveri tedeschi, allineati a fianco dei binari, per vedere chi c’era sotto, e venivano allontanati.
    Nella stazione una lapide ricorda l’evento.

    Grazie per questo racconto dettagliato,mi è piaciuto molto.
    Davvero,ci sarebbe da girare un bel film e da scriverci un libro.

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