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Discussione: Cyclecar Bèdelia

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    Cyclecar Bèdelia

    Il termine cyclecar, traducibile in italiano come autociclo, indica una classe di veicoli a metà strada tra le automobili e le moto, che conobbe vasta popolarità tra l’ inizio del secolo e gli anni ’20, sopravvivendo in Gran Bretagna – principalmente per motivi fiscali – sino agli anni ’70. Si tratta di mezzi a tre o quattro ruote con trasmissione a cinghia, costruiti con materiali poveri, una meccanica semplificata al massimo e propulsori motociclistici. La loro diffusione ebbe il culmine poco prima della Grande Guerra, quando l’ U.M.F. (Union Motocycliste de France) organizzò il primo GP di categoria, tenutosi sul circuito di Amiens il 13 luglio 1913. Parteciparono alla gara un certo numero di costruttori francesi e britannici con cyclecar a due o tre ruote. La vittoria fu assegnata al Bédélia, costruito e pilotato dal francese Henri Bourebau, non senza polemiche. Al solito gli sciovinisti giudici di gara francesi favorirono il loro connazionale ai danni del “tricar” inglese Morgan primo classificato, squalificato con pretestuose motivazioni. In ogni caso Bourebau non esitò a sfruttare la popolarità ottenuta in gara anche sul piano commerciale. Scoppiata la guerra, nel 1914 propose a più riprese al Ministero della Guerra un modello semplificato di cyclecar, il Type BD1bis, come automitragliatrice leggera o ambulanza. Si trattava essenzialmente di un veicolo monoposto, dotato anteriormente di un cassone in legno, nel quale erano alloggiati la mitragliatrice o un ferito barellato. Le proposte non ebbero fortunatamente seguito. L’ estrema leggerezza del Bédélia lo rendeva inadatto all’ uso bellico. Le primordiali strade militari, dove anche le più robuste e potenti vetture circolavano con difficoltà, non erano proprio l’ ideale per dei “trabiccoli” con ruotine da bicicletta. Inoltre il solo rinculo della mitragliatrice sarebbe bastato a rovesciare il veicolo. L’ adattamento ad ambulanza, poi era ostacolato dalla burocrazia militare, in quanto la normativa allora vigente prescriveva che le ambulanze militari dovessero trasportare un minimo di due barelle. La foto del prototipo spiega tutto. Immaginatevi un coso del genere, con la fragilissima meccanica a vista e la cinghia di trasmissione esterna, operare sul terreno sconnesso, fangoso e costellato di buche dell’ immediata retrovia, con ferito e barelliere esposti agli elementi atmosferici – o peggio – a ogni genere di schegge e proiettili vaganti…
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