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Discussione: La prima missione di guerra della Regia Aeronautica cobelligerante

  1. #1
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    La prima missione di guerra della Regia Aeronautica cobelligerante

    Carlo Ruspoli di Poggio Suasa (1906-1947) fu ufficiale pilota della Regia Aeronautica decorato di tre medaglie d’ argento al V.M. e della Croce di Ferro di II classe, comandante della 91^ Sq. / 4° St. C.T. in Africa Settentrionale e fratello degli ufficiali paracadutisti Marescotti e Costantino (entrambi eroicamente caduti ad El Alamein). Raggiunto il sud subito dopo l’ armistizio, propose senza successo al principe Umberto di riportarlo in volo a Roma per dirigerne la difesa. In seguito il maggiore Ruspoli, che parlava correntemente tre lingue straniere, partecipò come interprete all’ incontro tra Eisenower e Badoglio sulla corazzata inglese Nelson. La sfiducia e il disprezzo dimostrati dagli alleati verso i “fuggiaschi di Bari” spinsero Badoglio ad architettare un atto dimostrativo per accreditarsi presso gli angloamericani come nemico dei tedeschi e riguadagnare nel contempo il favore dell’ opinione pubblica italiana: un lancio di manifestini su Roma occupata. Per la missione furono prescelti tre ufficiali di particolare esperienza, ma soprattutto di fedeltà a tutta prova alla monarchia (in quanto si dava per certo che altri piloti meno motivati una volta raggiunto il nord avrebbero disertato unendosi alle FF.AA. repubblicane, poiché anche nel meridione “Bazzetta” e “Pupully” erano additati pubblicamente da fascisti e antifascisti come i responsabili del disastroso collasso militare e politico della nazione). Si trattava di Ruspoli, ufficiale di collegamento presso l’ alto comando alleato, Mariotti e Piccolomini, comandanti rispettivamente del 9° e 10° Gruppo. In mancanza di velivoli più adatti alla bisogna (dato che gli alleati avevano internato tutti i plurimotori giunti al sud non fidandosi di noi, come si vide anche nel caso del mancato soccorso aeronavale alla Div. Acqui a Cefalonia), si decise di usare caccia MC.205V stivando i manifestini nello spazio fra le ali e i flap, cosa che avrebbe facilitato il rilascio una volta giunti sul cielo della capitale. Il volo ebbe luogo il 29 settembre 1943. Poco dopo la partenza una avaria costrinse Piccolomini a prendere terra a Foggia, ma gli altri due piloti portarono a termine la missione rientrando incolumi alla base di partenza. Fermo restando l’ eroismo e la buona fede dei piloti, la missione è però da considerarsi un fallimento dal punto di vista dell’ immagine e priva di conseguenze politiche. Infatti la rapida apparizione di due monomotori isolati nel cielo della capitale fu notata da pochissimi romani e quelli che li videro li scambiarono per velivoli inglesi, a causa della coccarda tricolore ripristinata nella R.A. solo il 21 settembre 1943. I manifestini poi, vennero rapidamente sequestrati dai tedeschi, e i pochi che circolarono clandestinamente di mano in mano ebbero, se possibile un effetto assai peggiore. Nel testo, capolavoro di ipocrisia e opportunismo, monarca e premier sostenevano di essersi trasferiti dalla capitale in un altro punto del territorio nazionale “per meglio dirigere le operazioni militari” ed incitavano le gloriose truppe e i civili ad attaccare e scacciare i nazisti ovunque si trovassero, senza pensare alle conseguenze o all’ incolumità personale, promettendo il prossimo ritorno del Governo a fianco degli angloamericani vittoriosi, questione di poche settimane. Peccato che a quel punto fosse ormai troppo chiaro agli italiani e al mondo intero che i due vegliardi erano fuggiti a Bari solo per salvare le propria stagionata pellaccia lasciando milioni di italiani nelle peste fino al collo e 600 mila uomini delle “gloriose truppe” ormai diventati I.M.I. loro malgrado viaggiavano in carri bestiame, verso i campi di prigionia. A che punto fosse caduta in basso la considerazione dei Savoia presso il popolo italiano lo si sarebbe visto il 2 giugno 1946, ma in nuce si era già a quel punto tre anni prima. Quanto alla speranza dei fuggiaschi in un trionfale rientro a Roma a fianco degli alleati, ovviamente quelli nuovi di zecca, non quello al quale ancora 20 giorni prima si giurava fedeltà in nome delle “millenarie tradizioni” ognuno può agevolmente farsene una opinione. Allora la reazione in generale fu solo di vergogna e disprezzo. Quei due a Bari non sapevano di cosa parlavano, si aspettavano anche di venire applauditi come vincitori arrivando al seguito di quegli angloamericani che erano i primi a schifarli! Alcuni dei giovani romani che in seguito avrebbero militato nelle FF.AA. della Rsi furono spinti a ciò proprio dal disgusto provato leggendo quei volantini. Sia detto con tutto il rispetto per l’ eroico e incolpevole Carlo Ruspoli che, ironia della sorte, dal luglio 1944 al termine del conflitto prestò servizio a terra, nella Compagnia Forza Assente del Nucleo Comando III^ ZAT.
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  2. #2
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    Il testo dei volantini sganciati su Roma.
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  3. #3
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    Scusa Cav ma cosa sta a significare COMPAGNIA FORZA ASSENTE?
    sven hassel
    duri a morire

  4. #4
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    le "Cp. forza assente " inquadrano burocraticamente il personale appunto "assente dal reparto" per consentire il rimpiazzo nelle altre Cp. con eventuali rincalzi ed evitando vuoti che ne bloccherebbero l'operatività. Tali reparti (in gergo "fantasmi") gestivano burocraticamente il personale ASSENTE con pochissimi effettivi in servizio( come gli anche attuali rgt e i btg in posizione Quadro")

  5. #5
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    Grazie della risposta.
    sven hassel
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