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Discussione: Domenico Mondelli

  1. #1
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    Domenico Mondelli

    Domenico Mondelli,first black italian aviator. He fought during WWI and became general after the fall of fascism.
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  2. #2
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    Domenico Mondelli (1886-1974) fu un ufficiale italiano di colore del Regio Esercito. Inizialmente prestò servizio nei Bersaglieri, ma durante la Grande Guerra fece domanda di trasferimento prima nel Corpo Aviatori ed in seguito negli Arditi. Raggiunse dopo la 2^ Guerra Mondiale il grado di generale dell’ Esercito Italiano.
    Nacque il 30 giugno 1886 in Eritrea, forse ad Asmara, ricevendo il nome indigeno di Wolde Sellasie, che in italiano si può tradurre “Figlio della Trinità”. Abbandonato dalla famiglia ai piedi di una collina lungo la strada tra Asmara e Deboroa, fu raccolto in tristissime condizioni di salute da Attilio Mondelli, un ufficiale dei Bersaglieri originario di Parma, che allora prestava servizio nella nostra colonia. Costui al rientro in Italia portò con se il piccolo eritreo, perfettamente ristabilitosi. Ormai considerava il bimbo come un figlio, ed era intenzionato ad adottarlo legalmente. Già dallo sbarco a Napoli però, nacquero gravi difficoltà burocratiche per l’ iter della richiesta di adozione, motivate proprio dalla situazione familiare irregolare del richiedente. Il tenente infatti, pur non essendo sposato, aveva già due figli illegittimi (un bambino e una bambina) dalla sua fidanzata, concepiti in occasione di brevi licenze dall’ Africa. A quell’ epoca l’ essere quello che oggi definiremmo un “padre single” costituiva un gravissimo peccato per la chiesa, uno scandalo agli occhi della società, una infrazione ai rigidi regolamenti militari, ma soprattutto un impedimento all’ adozione di Wolde. Comunque il Pretore incaricato di seguire quel singolare caso di “ritrovamento di minore” saggiamente nominò tutore il suo salvatore, permettendogli così di prendersi cura del bambino sino alla maggiore età. In quella occasione Wolde oltre alla piena cittadinanza italiana assunse definitivamente il cognome del tutore legale, prendendo il nome italiano di Domenico “perché ritrovato di domenica”. Ma Attilio Mondelli era un militare di carriera, obbligato alla disciplina e soggetto a improvvisi spostamenti di sede, situazione non ideale per assicurare una educazione e un futuro a un ragazzo, tanto più bisognoso di attenzioni in quanto percepito come “diverso” da una società non ancora abituata a considerare le persone di colore su un piede di parità. La soluzione più opportuna secondo la tradizione di famiglia fu fargli intraprendere la carriera militare, che gli avrebbe assicurato carriera, sicurezza economica e rispetto sociale. Domenico fu ammesso alla Scuola Militare di Roma a Palazzo Salviati nell’ ottobre del 1900 e Attilio (che ormai aveva regolarizzato la sua posizione sposando la fidanzata e legittimando i due figli avuti da lei), pur di prendersi cura di questo suo “figlio d’ Africa” sacrificò la carriera, ottenendo il trasferimento a Palazzo Salviati, con l’ incarico di Ufficiale Contabile e il grado di maggiore dei Bersaglieri. Però, forse per le pressioni della moglie Angelina, non adottò mai Domenico che negli anni di collegio soffrì molto della sua involontaria situazione di illegittimo, vivendo la cosa quasi come un tradimento da parte di quello che lui considerava comunque suo padre. Nonostante ciò (o forse proprio per questo) il giovane si dimostrò sempre tra i migliori nello studio, diventando stabilmente capoclasse ed eccellendo nella preparazione ginnica e militare. Sin da allora si forgiò il suo carattere che colleghi e sottoposti definirono “preciso, pignolo, ligio al regolamento, rispettoso del grado e dell’ uniforme in modo quasi maniacale, ma di una italianità e di un patriottismo inestinguibili”. Terminati gli studi superiori fu ammesso all’ Accademia Militare di Modena, classificandosi fra il primo terzo degli Allievi del suo corso. Nel 1905 prestò il giuramento di fedeltà ottenendo i gradi da sottotenente di fanteria. Assegnato in prima nomina al 5° Bersaglieri, prestò servizio all’ inizio della Grande Guerra in altri reggimenti delle “fiamme cremisi” (7°, 8° e 2° Bersaglieri). Ottenne poi il trasferimento nell’ aviazione, guidando col grado di capitano la VII^ Squadriglia da bombardamento dotata di velivoli Caproni, in incursioni su obiettivi strategici nemici. Per le sue gesta aviatorie fu decorato di una Medaglia d’ Argento e una Medaglia di Bronzo al V.M. e fu promosso sul campo al grado di maggiore. Saputo della costituzione degli Arditi, chiese di transitare nella nuova specialità. Durante l’ addestramento conobbe Paolo Caccia Dominioni, già ufficiale nei Lanciafiamme, col quale mantenne per tutta la vita una sincera amicizia. Nel 1917 costituì e comandò il XXIII° Reparto d’ Assalto, composto totalmente da volontari scelti, provenienti dai Bersaglieri. In seguito comandò il IX° Reparto d’ Assalto in sostituzione di Giovanni Messe. Nei duri combattimenti del 1918 che lo videro sulla linea del fronte con le “fiamme nere”, fu ferito due volte e si guadagnò una seconda M.A.V.M. e una seconda M.B.V.M. e una Croce di Guerra al Merito. Ciò senza contare le varie decorazioni cavalleresche delle quali fu insignito nell’ immediato dopoguerra. Nonostante fosse una figura di rilievo tra gli Arditi, quando ne fu apertamente richiesto rifiutò di partecipare all’ avventura fiumana di D’ Annunzio, motivando la sua decisione con la fedeltà al giuramento prestato al Re. Dopo il 1922 aderì al fascismo, iscrivendosi al P.N.F. e partecipando alle attività associative degli ex- Arditi. Dopo la promozione al grado di colonnello del Regio Esercito, la sua carriera ebbe una prima battuta d’ arresto alla fine degli anni ’20 a causa della campagna antimassonica portata avanti dal regime. Domenico Mondelli infatti, già prima della 1^ g.m. era entrato a far parte della Massoneria del Grande Oriente d’ Italia (GOI) fatto allora molto diffuso e apertamente accettato fra gli ufficiali di carriera. Un secondo momento critico si presentò per lui nella seconda metà degli anni ’30, quando cessò dal servizio attivo passando anticipatamente nei ranghi della riserva, probabilmente discriminato per il colore della pelle dopo l’ approvazione delle famigerate leggi razziali del 1938. Stabilitosi a Roma, in quanto rispettato pluridecorato, dopo l’ armistizio dell’ 8 settembre 1943 rimase indisturbato dalle vicissitudini della “Città Aperta” e fu dispensato dal servire nell’ esercito della R.S.I. “per motivi di opportunità”. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nel dicembre del 1956 raggiunse il massimo grado della Massoneria, venendo nominato “33” del Rito Antico Scozzese. Nel 1959 fu promosso generale di Divisione (Ruolo d’ Onore) e nel 1963 generale di Brigata. Ma per ottenere lo “scatto” successivo dovette impegnarsi in una lunga battaglia legale contro la burocrazia ministeriale, presentando ben quattro ricorsi al Consiglio di Stato. Finalmente raggiunse il grado di generale di Corpo d’ Armata nel 1968. Nel 1970 fu nominato Grande Ufficiale della Repubblica Italiana con “motu proprio” del Capo dello Stato, Giuseppe Saragat. Quest’ ultima onorificenza fu da considerarsi a titolo di risarcimento (seppur non esplicitato apertamente nella motivazione) per le discriminazioni razziali e politiche subite nell’ arco della sua carriera militare. Domenico Mondelli morì a Roma il 13 dicembre 1974, nell’ Ospedale Militare del Celio dove era ricoverato.
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