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Discussione: La cartolina dei bombardati

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    La cartolina dei bombardati

    La riproduzione delle due facciate di questa cartolina sulla prima pagina del quotidiano La Stampa del 22 gennaio 1944 –XXII, rispondeva alla necessità per la propaganda della Rsi di mostrare all’ opinione pubblica italiana come la popolazione del Reich resistesse saldamente nonostante i distruttivi bombardamenti terroristici angloamericani. Se ne può però dedurre anche altro. In primo luogo il diverso approccio ai bombardamenti nemici. In Italia, in mancanza di rifugi efficaci per tutta la popolazione e dopo il quasi totale collasso dell’ U.N.P.A. in seguito all’ armistizio, gli scampati alle incursioni generalmente erano lasciati a piangere i propri morti, o tutt’ al più invitati a sfollare dai grandi centri, finendo spesse volte per cadere vittime di truffatori o sciacalli che li spogliavano dei pochi beni rimasti. Tutta l’ organizzazione del lavoro e della vita quotidiana ne veniva sconvolta. La situazione in Germania era molto differente. Il principio della “guerra totale” imposta da Goebbels imponeva che tutti i lavoratori rimanessero comunque in loco per non far calare la produzione delle fabbriche legate allo sforzo bellico (e nel 1944 tutte le fabbriche ancora funzionanti in Germania erano in qualche modo connesse alle produzioni militari), dunque lo sfollamento generale della popolazione non era una ipotesi accettata, almeno fino al tracollo generale del ’45 che provocò milioni di profughi dall’ est all’ ovest gettando nel caos il paese. Inoltre il sinistrato che avesse perso casa e beni non si trovava mai abbandonato a se stesso. Paradossalmente una ricaduta positiva dell’ invasivo controllo dittatoriale in ogni aspetto della vita tedesca era che dopo ogni bombardamento il cittadino o il nucleo familiare danneggiato riceveva da “uffici anagrafici volanti” un documento del N.S.D.A.P. in grado di aprirgli tutte le porte e ad azzerare ogni difficoltà burocratica. Veniva sufficientemente nutrito nelle mense da campo, che distribuivano razioni militari di pane e il “piatto unico”, sulla cui composizione tanto infierì il cinico umorismo di guerra dei berlinesi affamati. Poteva ottenere il ricovero in ospedale o accedere a riserve di medicinali razionati. Gli venivano immediatamente forniti duplicati dei documenti d’ identità, carte annonarie e libretti bancari andati perduti. Otteneva un alloggio d’ emergenza in appartamenti vuoti nel proprio quartiere, nonché l’ assegnazione di indumenti, biancheria, stoviglie, utensili da cucina, mobilio, materiale vario. Tutto ciò che necessitava alla sussistenza. In questo modo, nel giro di 24 ore il lavoratore potesse tornare tranquillamente in fabbrica senza che – almeno teoricamente – la produzione ne risentisse. Purtroppo sappiamo che la maggior parte di quei beni provenivano dai campi di sterminio dove le SS raccoglievano a questo scopo in appositi magazzini gli oggetti personali dei deportati. Una seconda considerazione è che la produzione di una cartolina in franchigia apposita per i bombardati rispondeva a una logica convergenza tra l’ efficentismo burocratico/amministrativo naturalmente insito in ogni tedesco e l’ ideologia nazista, tendente ad assimilare ogni civile a un combattente sul fronte interno (e dopo la creazione della Volkssturm non solo in senso figurato). Dunque se la corrispondenza dei membri delle forze armate e dei prigionieri di guerra era già ben regolamentata e controllata mediante cartoline in franchigia (meno pesanti, meno voluminose, più facili da censurare rispetto alle lettere usuali), perché non ricorrere allo stesso metodo anche per i sinistrati/sfollati? Inoltre c’ era il vantaggio di limitare il più possibile la diffusione di notizie sugli effetti reali delle incursioni, impedendo che voci demoralizzanti si diffondessero fra la popolazione o dati strategici potessero giungere alle orecchie degli organi di spionaggio nemici. Resta però l’ impressione che per i propagandisti della Rsi la pubblicazione di un tale documento sia stato una ingenuità. Infatti, agli occhi di una opinione pubblica già orientata negativamente, la cartolina si dimostrava apertamente per quello che era, un tentativo nazista per mantenere il consenso e il controllo della società civile tedesca, già sull’ orlo di un collasso che non avrebbe tardato a venire…
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