Il famoso manifesto di propaganda anticomunista “Mamma, votagli contro anche per me” realizzato da Giovannino Guareschi per elezioni del 18 aprile 1948 è ormai considerato un classico. Gli storici di tutte le tendenze politiche concordano nel ritenere che lo scheletro dietro i reticolati, simbolo delle migliaia di prigionieri di guerra caduti in prigionia nell’ U.R.S.S. toccando un nervo scoperto dell’ opinione pubblica italiana nel dopoguerra si rivelò determinante nell’ orientare il voto degli indecisi, permettendo così l’ ampia vittoria elettorale della DC. Non tutti sanno però che il fronte socialcomunista accomunato sotto il simbolo di Garibaldi, non potendo far distruggere sistematicamente tutte le copie del manifesto, che si moltiplicavano sui muri di tutte le città italiane, tentò una operazione di “addomesticamento” del simbolo avversario. Fu stampato un contromanifesto, graficamente simile ma ideologicamente corretto, per confondere le idee e neutralizzare gli effetti di quello originale. Il risultato sperato però non ci fu, come ricordò poi lo stesso Guareschi nel suo libro “Italia provvisoria”, pubblicato da Rizzoli nel 1949. Secondo il disegnatore ed umorista l’ iniziativa del Fronte fallì in quanto: “si capiva subito dalla faccia che quello era un morto fasullo”.
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