Risultati da 1 a 3 di 3

Discussione: Don Annibale Carletti, M.O.V.M.

  1. #1
    Collaboratore L'avatar di Il Cav.
    Data Registrazione
    Jan 2012
    Messaggi
    4,909

    Don Annibale Carletti, M.O.V.M.

    Annibale Carletti nacque a Motta Baluffi (Cr), nel 1888. Nella sua infanzia dimostrò sensibilità d’animo, sincerità ed affettuosità, ebbe le comuni manifestazioni esteriori di gioia e poca simpatia per i libri, lasciando però trapelare un fondo malinconico. Ammesso al seminario di Cremona fu spesso combattuto tra l’ intransigenza degli educatori e il suo ideale di sacerdozio come apostolato di carità, bontà e giustizia, ribellandosi,ad ogni imposizione ed ipocrisia dei suoi superiori. Ordinato sacerdote a 23anni, fu destinato alla Parrocchia di S. Ambrogio a Cremona. Visse il cristianesimo nella osservanza scrupolosa dello spirito evangelico. Votatosi al sacrificio,si dedicò alla missione di educare la gioventù alla religione di Cristo e all’amor di Patria. Nel maggio 1915 si arruolò volontario come soldato di Sanità, prestando servizio sul Podgora. Animato dall’imperativo di fare il bene, fece instancabilmente propaganda di virtù civiche e religiose fra i soldati con i quali viveva. Quando occorsero assistenti volontari per i colerosi volle essere fra i primi e fu al Sabotino dove il grave morbo infieriva. Divenne poi infermiere di colerosi gravi in un reparto di isolamento, dove si adattò serenamente ai servizi più umili in favore dei degenti. Al principio del 1916 fu nominato Cappellano Militare ricevendo il corrispondente grado di sottotenente. Fu assegnato al 207° Reggimento Fanteria della Brigata Taro, unità di nuova formazione. Nel benedire la bandiera di combattimento consegnata solennemente al reparto, formulò pubblicamente davanti alla truppa schierata la sua promessa di fedeltà.
    «Saro’ con voi soldati sempre. Fino alla morte accettero’ con amore qualunque sacrificio per voi e per l’Italia! »
    Un radicato senso della giustizia e del dovere lo portò a vivere nelle trincee a contatto quotidiano con la truppa dividendo con essa qualunque rischioso servizio,riuscendo ad avvicinare gli umili soldati diffondendo sentimenti di cameratismo e volontà di vittoria. Le ripetute uscite di pattuglia e le perlustrazioni diurne e notturne lo familiarizzarono con ogni particolaredella terra di nessuno e delle trincee nemiche, abituandolo a collaborare con gli ufficiali in comando ma anche a prendere iniziative autonome. Il 15 maggio 1916 il 207° si impegnò in combattimento da Quota 418 a Castel Dante e in questaoccasione Don Carletti fu esempio di attività, serenità e coraggio. Parlò nella notte ai soldati in trincea, prese parte alla battaglia, sostituì ufficiali caduti, raccolse i feriti, benedisse i morti, incoraggiò i vivi. Travolto insieme ai serventi di una mitragliatrice dallo scoppio di una granata di grosso calibro che lo ferì leggermente, non interruppe il suo pietoso ministero. Il nemico trattenuto dai fanti italiani a Castel Dante, guadagnava però terreno a Quota 418. Subito il cappellano si recò in quel punto del fronte, a portarvi il nome di Dio e della Patria. Lungo il tragitto incontrò soldati sbandati che, senza più ufficiali,si ritiravano disordinatamente, scossi dal bombardamento intenso che aveva distrutte le loro trincee. Fermatili tutti, li radunò, incitandoli alla resistenza. Messosi alla loro testa, li ricondusse all’ attacco sotto il fuoco nemico, esortandoli a lottare con onore. Un ufficiale austriaco li esortò a gran voce a pensare alle loro madri ed arrendersi, ma il cappellano replicò che più che alle loro madri, in quel momento i fanti dovevano pensare a una più grande madre, l’ Italia. I soldati rianimati dal suo contegno deciso occuparono vittoriosamente le trincee sconvolte. Nonostante ciò nella notte giunse dagli alti comandi l’ordine di ritirarsi. Don Carletti, già pratico dei luoghi, diede le disposizioni necessarie, rinviò indietro i superstiti e rimase sul campo a soccorrere i feriti e raccogliere le ultime volontà dei morenti. Poi, mentre gli austriaci già occupavano i nostri camminamenti, si salvò passando per dirupi scoscesi. Il giorno successivo, i resti del Reggimento, rinforzati da altri reparti si concentrarono a Costa Violina per tentare una ulteriore resistenza. L’artiglieria austroungarica colse in pieno le truppe su terreno aperto non preparato, arrecando perdite gravissime. Mentre i superstiti sgomenti si apprestavano a difesa guidati dagli ufficiali, il cappellano mise in salvo i feriti trasportandoli a spalla in luogo meno pericoloso, incurante della vita. Più volte andò ad attingere l’acqua per i feriti a una sorgente battuta dalle mitragliatrici nemiche, incoraggiandoli a resistere. Il 17 maggio, i fanti decimati andarono ripetutamente all’attacco pur non riuscendo a prevalere sul nemico. Pochi giorni dopo, nel fatto d’armi del 30 maggio a Cima Mezzana e e Passo Buole, Annibale Carletti confermò la sua fama di soldato impavido e sacerdote zelante. A Cima Mezzana, dove il nemico riuscì a penetrare nelle nostre trincee, un soldato austriaco gli si avventò contro e certo lo avrebbe finito, se con abile mossa, egli non fosse riuscito a far ruzzolare dalla cima il malcapitato. A Passo Buole, dove c’ era estremo bisogno di rinforzi, condusse i reparti raccogliticci racimolati ovunque e all’inevitabile timore delle nuove reclute mai state in battaglia contrappose parole calme e serene,convincendoli a fare il proprio dovere. Raccolse ancora una volta gli sbandati che fuggivano verso le retrovie e li condusse al combattimento nel punto più ferocemente conteso nella lotta di quel giorno. Guidati dal sacerdote i nostri presero le posizioni perdute, animati dall’esempio si difesero perfino a sassate e vinsero! Per queste azioni Annibale Carletti fu decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare (a vivente), conferitagli il 25 febbraio 1917. Dopo il disastro di Caporetto, quando la classe dirigente italiana si rese conto obtorto collo che per evitare il totale tracollo militare c’ era necessità di un deciso cambio di passo nei rapporti tra ufficiali e truppa, nonché di un miglioramento nelle situazioni di vita di civili e militari, il giovane sacerdote fu comandato come propagandista per controbattere il diffondersi tra i soldati del disfattismo. Anche in questo ruolo si dimostrò tenace, infaticabile e persuasivo, battendo i consueti tasti della onestà,dell’onore e del dovere. Suo malgrado però si rese conto che il dissolvimento della disciplina tra i soldati che tornavano dalle licenze non si doveva soltanto alle idee socialiste e rivoluzionarie diffuse tra la popolazionecivile, ma anche al pacifismo a sfondo religioso, propagandato apertamente dai giornali cattolici e sostenuto da autorità ecclesiastiche ad ogni livello.Addolorato di questa situazione scabrosa, che confliggeva gravemente con i propri ideali, quasi a voler riaffermare la propria fedeltà alla Patria vittoriosa Don Carletti compì un gesto le cui conseguenze si sarebbero pienamente esplicitate soltanto in seguito. Pur prestando servizio in quel periodo in luogo relativamente sicuro, distaccato presso la Scuola Mitraglieri, chiese e ottenne il trasferimento ai Reparti d’ assalto. Nei ranghi degli Arditi prese parte a cruenti combattimenti a Pieve Soligo, a Monfenera e sul Monte Tomba. Nominato alla fine del 1918 ufficiale propagandista presso il Comando della Quinta Armata, si adoperò alacremente per sostenere e fortificare il sentimento patriottico della truppa e della popolazione civile di Parma, Piacenza e Cremona, dove maggiormente avevano fatto presa le idee sovversive della sinistra rivoluzionaria. Indossò la divisa degli Arditi sino al definitivo congedo dal Regio Esercito, ottenuto nel mese di agosto del 1919. Pur desiderando vivamente ritornare alla vita sacerdotale dopo la fine del conflitto, si scontrò con l’ aperta ostilità dei suoi superiori i quali (forse non a torto) temevano che nei lunghi anni di trincea avesse personalmente inviato più di un soldato nemico al cospetto del Creatore, attività questa non del tutto compatibile con i doveri sacerdotali. L’ ex- cappellano si dimostrò anche politicamente sgradito a un certo basso clero locale – austriacante o sinistrorso – per la netta e leale propaganda patriottica in guerra e per l’attivismo postbellico nelle associazioni reducistiche degli ex-Arditi. Non potendo scegliere tra Dio e la Patria, due principi che lo avevano guidato nei momenti più critici della sua esistenza, egli accettò non senza sofferenza la riduzione allo stato laicale. Svestita la tonaca, si iscrisse all’ Universitàdi Firenze, conseguendo in pochi anni la laurea in Pedagogia e quella in Giurisprudenza. Sposatosi, si dedicò all’ insegnamento in vari istituti della città toscana. Il Prof. Annibale Carletti, M.O.V.M. morì a Firenze nel 1972.

    MOTIVAZIONE DELLA M.O.V.M.

    Dal giorno in cui si presentò al reggimento, con opera attiva ed intelligente, seppe inspirare in tutti i militari i più elevati sentimenti di fede, di dovere e di amor patrio, dando, anche in azioni militari, costante prova di coraggio personale e di sprezzo del pericolo. In vari combattimenti, sempre primo ove più intensa infuriava la lotta, incurantedei gravi pericoli ai quali era esposto, incitava i soldati a compiere, fino all’ultimo, il loro dovere, mostrandosi anche instancabile nel raccogliere ecurare i feriti. Ben due volte riunì militari dispersi, rimasti privi di ufficiali, e, approfittando dell’ascendente che aveva saputo acquistarsi fra i soldati, li riordinò e li condusse all’assalto. Intimatagli dal nemico la resa,vi si rifiutò risolutamente, ordinando e dirigendo il fuoco contro le forze preponderanti dell’avversario, al quale inflisse gravi perdite. – Costa Violina, 15-17 maggio 1916, Passo di Buole, 30 maggio 1916.
    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login



  2. #2
    Collaboratore
    Data Registrazione
    Aug 2006
    Località
    Pieve di Cento (BO ) Emilia Romagna
    Messaggi
    5,388
    Ottimo articolo ma potresti scrivere in bianco su nero? Altrimenti riesco a leggerlo solo con espedienti vari sul video
    sven hassel
    duri a morire

  3. #3
    Collaboratore L'avatar di Il Cav.
    Data Registrazione
    Jan 2012
    Messaggi
    4,909
    Purtroppo non me lo passa bianco, cercherò di risolvere il problema...

Tag per questa discussione

Permessi di scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •