Il Velocino fu la risposta autarchica alla necessità di risparmiare gomma per usi militari, fattasi evidente nel periodo di non belligeranza italiana (settembre 1939-giugno 1940). Se il velocipede di inizio secolo era composto da una ruota anteriore enorme e una posteriore minuscola, il Velocino aveva una ruota anteriore piccolissima e quella posteriore normale. Per risparmiare materiale strategico anche il telaio metallico era ridotto al minimo e il manubrio invertito posteriormente. Pubblicizzato ampiamente sui mezzi di comunicazione anche facendo ricorso a personaggi celebri (attrici, sportivi, intellettuali) non ebbe il successo sperato perché necessitava di un baricentro molto più arretrato, con la schiena rigida e i ciclisti, abituati a piegarsi anteriormente sul manubrio ne rimasero disorientati. La conseguenza fu il moltiplicarsi di incidenti e furono pubblicati articoli allarmistici con titoli come “Dal velocino al pronto soccorso”. Dopo il 10 giugno 1940 il razionamento di guerra fece tramontare definitivamente l’ iniziativa. Si pensi che già nel 1942 la carenza di gomme era tale che molte biciclette civili circolavano senza copertoni o addirittura con copertoni autarchici di legno. Qualche sopravvissuto Velocino però riapparve sporadicamente a Milano negli anni ’70 durante le domeniche a piedi dell’ Austerity petrolifera…