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Discussione: 22 militari occidentali defezionisti

  1. #1
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    22 militari occidentali defezionisti

    Operazione Little Switch fu il nome assegnato al primo scambio di alcune centinaia di prigionieri di guerra gravemente feriti o malati, effettuato dalle parti belligeranti in Corea tra aprile e maggio 1953. In seguito all’ armistizio firmato il 27 luglio 1953, che di fatto pose fine alla guerra di Corea, si pose il problema della totale liberazione dei prigionieri di guerra. Denominata Operazione Big Switch, la procedura per lo scambio di prigionieri durò dall’ inizio di agosto sino a tutto dicembre 1953. Gli Usa rimandarono a nord della linea d’ armistizio fissata al 38° parallelo 75.823 combattenti comunisti, dei quali 70.183 nordcoreani e 5.640 cinesi. La Corea del Nord rilasciò 12.733 soldati delle Nazioni Unite (7.862 sudcoreani, 3.597 americani, 946 britannici). Negli accordi preliminari era stabilito che nessun prigioniero di guerra sarebbe stato rimpatriato contro la sua volontà. Ai recalcitranti, cioè coloro che non desideravano far ritorno al paese d’ origine fu concesso un ulteriore periodo di 90 giorni in baraccamenti nella zona neutrale di Panmunjom, affinchè riconsiderassero le implicazioni del restare in territorio nemico. Un certo numero di nordcoreani, e più di 22.000 cinesi rifiutarono il rimpatrio. Questi ultimi erano in maggioranza ex- soldati di Chiang Kai Scek che dopo aver combattuto i comunisti nella guerra civile tra il 1945 e il 1948 erano stati costretti ad arruolarsi “volontari” in Corea per punizione (o per rifarsi una verginità ideologica) nel 1950. Dall’ altro lato della barricata un soldato britannico, 23 americani e 327 sudcoreani dichiararono di non voler tornare nell’ “inferno capitalista”. In realtà due degli americani, i caporali Claude Bachelor e Edward Dickenson, cambiarono idea prima dello scadere del termine di 90 giorni, ma appena lasciata la zona smilitarizzata furono arrestati dalla MP, sottoposti a corte marziale e condannati rispettivamente a 4 anni e ½ e 3 anni e ½ di reclusione. Ciò pose fine ad ogni velleità degli altri di fare ritorno in patria, nonostante le truppe Usa schierate a sud della DMZ lanciassero sempre più pressanti appelli via radio e con altoparlanti . Quando l’ operazione di scambio dei prigionieri ebbe definitivamente termine ventidue soldati occidentali (21 statunitensi e 1 britannico) rimasero ufficialmente in territorio comunista. Ciò fece di loro dei disertori e nel clima di contrapposizione ideologica tipico del periodo, l’ U.S. Army reagì immediatamente congedandoli con disonore. Ciò si dimostrò una mossa avventata e controproducente, dato che il congedo forzato li mise al riparo dalla corte marziale quando anni dopo la maggior parte di loro fece ritorno negli Stati Uniti. Di fatto nonostante gli anni trascorsi in Cina, essendo civili incensurati i disertori mantennero tutti i diritti garantiti dalla Costituzione a ogni onesto cittadino e seppero sfruttare a loro massimo vantaggio le leggi americane . Tanto che anni dopo la Corte Suprema, la massima autorità giuridica statunitense, stabilì il loro diritto a ricevere dall’ U.S. Army la paga militare arretrata con gli interessi maturati tra la data della cattura in combattimento e il congedo per diserzione del dicembre 1953. E alcuni chiesero per vie legali il cambiamento di status nei registri militari, ottenendo che il congedo passasse da disonorevole a onorevole. Alle 4 di mattina del 24 febbraio 1954 attraversarono in treno il fiume Yalu, che segnava il confine della Corea del Nord e si trasferirono in Cina. La scelta di spostare i 22 defezionisti fu dovuta a ragioni sia pratiche che politiche. Di fatto in Cina vi erano maggiori risorse e possibilità di integrarli nel tessuto sociale perché la popolazione, che era venuta a contatto con gli occidentali e la loro cultura sin dall’ inizio del secolo, era più amichevole rispetto alla Corea del Nord. Infatti nel piccolo paese, impoverito e devastato dalla guerra, Kim Il Sung stava imponendo una ideologia autarchica – la “Gloriosa Juche” – capace di renderlo autonomo dai potenti alleati russi e cinesi minimizzandone l’ aiuto economico e militare. Questa ideologia, basata sulla presunta superiorità razziale, etica e militare del popolo coreano rispetto non solo ai capitalisti occidentali, ma a tutti gli stranieri in genere, permetteva di dipingere la Corea del Nord come il centro del mondo, ammirato e invidiato da tutti i popoli per la guida illuminata del “Grande Leader”. Però le manifestazioni di xenofobia orchestrate dal regime erano all’ ordine del giorno a Pyongyang che dunque non era proprio il posto più sicuro per degli americani. Le autorità cinesi ospitanti scelsero alcuni individui più promettenti e li mandarono a studiare la lingua cinese e l’ ideologia maoista. Gli altri furono avviati al lavoro e smistati in cartiere, fabbriche e fattorie della Cina orientale. Un rapido esame delle biografie può dare un’ idea delle fonti di reclutamento dell’ U.S. Army nella prima metà degli anni ’50. Nel gruppo vi erano pochi intellettuali, qualche militante comunista, molti afroamericani e agricoltori bianchi poveri provenienti dagli stati del sud. Almeno cinque di loro non avevano terminato le scuole primarie, alcuni si erano arruolati volontari giovanissimi per sbarcare il lunario e al termine del conflitto coreano erano ancora minorenni. Almeno uno aveva gravi problemi mentali, un altro era appena emigrato negli Usa. Comunque tutti costoro, bisogna ricordarlo, avevano subito un pesante indottrinamento ideologico da parte dei comunisti durante i tre anni di prigionia.



    Cognome e nome Luogo e data di nascita Grado nelle FF.AA. Note biografiche
    Adams,
    Clarence Cecil
    Memphis,
    TN
    Corporal Arruolato nell’ U.S. Army nel 1947.
    In prigionia frequentò corsi di teoria politica comunista e collaborò all’ indottrinamento di altri prigionieri. Passibile di processo per collaborazione con il nemico, rifiutò il rimpatrio. Seguì un corso biennale di lingua cinese e storia del partito comunista presso l’ Università di Pechino.
    Sposò Liu Lin Feng, una insegnante di russo al Politecnico di Wuhan e visse 12 anni in Cina.
    All’ inizio della guerra nel Vietnam tenne trasmissioni di propaganda per Radio Hanoi incitando i soldati afroamericani alla diserzione.
    In seguito alla crescente xenofobia diffusasi in Cina, rientrò negli Usa con la moglie cinese e i tre figli nel 1966.
    Fu indagato dal Comitato parlamentare d’ inchiesta per le attività antiamericane, ma mai perseguito ufficialmente.
    Lavorò in una compagnia di assicurazioni e in una tipografia.
    Aprì il primo ristorante cinese a Memphis nel 1970
    ed oggi la sua famiglia gestisce una catena di otto ristoranti cinesi in varie città del Tennesse.
    Morì nel 1999 di enfisema polmonare.
    La sua autobiografia fu pubblicata postuma nel 2007 col titolo An American Dream: Life of an African American Soldier and POW who Spent Twelwe Years in Communist China.
    Adams,
    Howard Gayle
    Corsicana,
    TX
    n. 19/5/1925
    Sergeant Veterano pluridecorato della 2^ guerra mondiale.
    Lavorò in una fabbrica di carta igienica a Jinan.
    Dopo il rientro negli Usa rifiutò di rilasciare qualsiasi dichiarazione.
    Belhomme,
    Albert Constant
    Antwerp
    (Belgio)
    Sergeant Nato in Belgio.
    Giunse negli Usa dopo la 2^ g.m. insieme alla madre che nel 1945 aveva sposato un soldato americano.
    Residente a Ashland, PA.
    Adolescente si arruolò nell’ U.S. Army.
    Lavorò in una cartiera a Jinan.
    Visse in Cina 10 anni e poi tornò ad Antwerp.
    Bell,
    Otho Grayson
    Olympia,
    WA
    Corporal Scelse di non rimpatriare nonostante avesse negli Usa moglie e una bambina.
    In Cina lavorò in una fattoria collettiva.
    Non riuscì mai ad imparare il cinese.
    Rientrò negli Usa nel luglio 1955.
    Fu arrestato e subito rilasciato.
    In seguito ebbe ripetutamente problemi con la giustizia e fu più volte detenuto per reati comuni.
    Morì nel luglio 2014.
    Corden,
    Richard G.
    East Providence,
    RI
    Sergeant Militante comunista.
    Nel 1955 fu co-autore insieme a Cordon e Sullivan del libro di propaganda Thinking Soldiers - Men Who Fought in Corea pubblicato a Pechino dalla New World Press.
    Rientrò negli Usa il 19/1/1958.
    Visse in California e in seguito tornò in Rhode Island.
    Morì nel 1988.
    Cowart,
    William Alton
    Monticello,
    AR
    n.1933
    Corporal In Cina lavorò in una fattoria collettiva.
    Non riuscì mai a imparare il cinese.
    Rientrò negli Usa nel luglio 1955.
    Douglas,
    Rufus Elbert
    San Angelo,
    TX
    Sergeant Morì per cause naturali pochi mesi dopo il suo arrivo in Cina nel 1954.
    Non vi sono ulteriori notizie disponibili.
    Dunn,
    John Roedel
    Altoona,
    PA
    n. 1928
    Corporal Dopo l’ arruolamento nell’ U.S. Army fu addestrato come operatore radio specialista e trasferito in Corea nel 1951.
    Per sei anni studiò il cinese all’ Università di Pechino.
    Sposò in Cina la studentessa cecoslovacca Emilia Porubcova.
    La coppia si trasferì in Cecoslovacchia nel 1959 ed ebbe quattro figli.
    Fu operaio in una fornace di laterizi, poi in una fabbrica di palloni.
    Negli anni ’70 il servizio segreto cecoslovacco reclutò lui e la moglie per sorvegliare l’ ambasciata cinese a Praga.
    Rifiutò costantemente il rimpatrio negli Usa.
    Morì nella Repubblica Slovacca nel 1996.
    Fortuna Andrew Greenup,
    KY
    Sergeant Prima della cattura era stato decorato dall’ U.S. Army con due Bronze Star per atti di valore compiuti in Corea.
    Rientrò negli Usa il 3/7/1957.
    Lavorò nell’ industria automobilistica a Portsmouth (Ohio) nel 1958, a Detroit (Michigan) nel 1963/64, a Chicago (Illinois) nel 1964, a Gary (Indiana) dal 1964 in poi.
    Morì nel 1984.
    Griggs,
    Lewis Wayne
    Jacksonville,
    TX
    Corporal In Cina lavorò in una fattoria collettiva.
    Non riuscì mai ad imparare il cinese.
    Rientrò negli Usa nel luglio 1955.
    Iscritto alla Stephen F. Austin State University.
    Si laureò in Sociologia nel 1959.
    Morì nel 1984.
    Hawkins,
    Samuel David
    Oklahoma City,
    OK
    Private 1st. Class Figlio dell’ eroe pluridecorato della 2^ guerra mondiale Clayton O. Hawkins.
    Arruolatosi volontario nell’ U.S. Army a 16 anni su consiglio del padre.
    Catturato all’ età di 17 anni.
    Studiò cinese e storia del partito comunista all’ Università di Pechino.
    Sposò in Cina una russa di nome Tanya impiegata come traduttrice all’ ambasciata sovietica.
    Lavorò come meccanico alla Wuhan Auto Parts Company.
    Rientrò negli Usa con la moglie nel febbraio 1957.
    Lavorò ad Oklahoma City come addetto alle vendite di una società petrolifera.
    Ottenne dal governo che il suo congedo passasse da disonorevole a più che onorevole.
    Ebbe un figlio.
    Rilasciò interviste alla stampa a condizione che il suo luogo di residenza fosse tenuto segreto.
    Pate,
    Arlie Howard
    Carbondale,
    IL
    Corporal In Cina lavorò in una cartiera.
    Rientrò negli Usa nel 1956.
    Morì nel 1999.
    Rush,
    Scott Leonard
    Marietta,
    OH
    Sergeant Sposò una donna cinese ed ebbe dei figli.
    Visse in Cina 10 anni.
    Rientrò negli Usa con la famiglia.
    Lavorò come macchinista nelle ferrovie.
    Attualmente pensionato si è stabilito nel Midwest.
    Skinner,
    Lowell Denver
    Akron,
    OH
    Corporal Durante lo scambio di prigionieri sua madre lo implorò invano via radio di tornare negli Usa.
    Sposò una donna cinese.
    Rientrò negli Usa nel 1963 abbandonando la moglie in Cina.
    Si stabilì a San Bernardino, CA.
    Alcolizzato cronico fu più volte ricoverato per problemi psichiatrici.
    Morì nel 1995.
    Sullivan,
    LaRance V.
    ? ? Nel 1955 fu co-autore insieme a Corden e Cordon del libro di propaganda Thinking Soldiers - Men Who Fought in Corea pubblicato a Pechino dalla New World Press.
    Rientrò negli Usa nel 1958.
    Più volte ricoverato in ospedali per veterani.
    Morì nel novembre 2014.
    Tenneson,
    Richard
    Alden,
    MN
    n. 4/6/1933
    Private 1st. Class Rientrò negli Usa nel dicembre 1955.
    Si stabilì a Minneapolis e si iscrrisse alla locale Camera di Commercio.
    Nel dicembre 1956 si recò in Louisiana per accogliere al ritorno in patria il compagno di prigionia Aaron Wilson.
    In seguito si stabilì nello Utah.
    Morì nel 2001.
    Veneris,
    James George
    Vandergrift,
    PA
    Sergeant Rimase definitivamente in Cina divenendo un fervente comunista.
    Prese il nome cinese Lao Wen.
    Lavorò in una fabbrica di carta igienica a Jinan.
    Partecipò al grande balzo in avanti voluto da Mao.
    Nel 1963 gli fu permesso di studiare all’ Università di Pechino.
    Dopo la laurea tornò a lavorare in fabbrica.
    Chou En Lai lo elogiò pubblicamente definendolo “international freedom fighter” .
    Durante la Rivoluzione Culturale fu militante rosso.
    Dal 1977 insegnò inglese alla Shandong University.
    Si sposò tre volte ed ebbe molti figli, due dei quali emigrarono negli Stati Uniti negli anni ‘90.
    Visitò gli Usa come turista per la prima volta nel 1976 e ripetutamente negli anni ’90 per visitare i figli ma rientrò sempre in Cina.
    Morì nel 2004 e venne sepolto a Shandong.
    Webb,
    Harold Harvey
    Fort Pierce,
    FL
    Sergeant In Cina si laureò in Letteratura Inglese alla Wuhan University. Sposò una donna polacca.
    Nel 1960 si trasferì in Polonia prendendo residenza a Katowice.
    Nel 1970 ottenne la cittadinanza polacca.
    Lavorò come insegnante di inglese a Katowice ed ebbe due figlie.
    Rientrò negli Usa con la famiglia nel 1988.
    La sua storia ispirò la canzone Turncoat degli Youth Defense League il cui testo parla di un disertore della guerra di Corea che tenta di tornare negli Stati Uniti.
    White,
    William Charles
    Plummerville,
    AR
    n. 9/3/1930
    Corporal Sposò una donna cinese.
    Si laureò in Diritto Internazionale all’ Università di Pechino.
    Rientrò negli Usa con moglie e due figli nel 1965.
    Stabilitosi nella parte settentrionale dello stato di New York lavorò come bracciante in una fattoria.
    Willis,
    Morris Robert
    Fort Ann,
    NY
    Corporal Giocò a basket nella squadra dell’ Università di Pechino e lavorò come traduttore.
    Sposò una donna cinese di nome Kai Yen ed ebbe un figlio.
    Rientrò negli Usa con la famiglia nel 1965.
    Trovò lavoro nel Dipartimento di studi asiatici dell’ Università di Harvard.
    Nel 1966 pubblicò la sua autobiografia intitolata Turncoat: An American’s 12 Years in Communist China.
    Morì nel 1999.
    Wilson,
    Aaron Philip
    Urania,
    LA
    n.1936
    Corporal Non terminò mai la scuola dell’ obbligo.
    Arruolatosi minorenne nell’ U.S. Army fu catturato in Corea nel 1950.
    Alla fine del conflitto nel 1953 aveva solo 17 anni.
    In Cina lavorò in una fabbrica.
    Rientrò negli Usa il 6/12/1956.
    Sposò una sua ex- fidanzata e ne adottò i due figli.
    Lavorò in una fabbrica ad Urania suo paese natale.
    In seguito fu gruista e operatore di mezzi pesanti in vari porti del New Mexico, California e Louisiana.
    In tarda età fece piantare nel giardino davanti casa un alto palo sul quale sventolava in permanenza una bandiera americana di quattro metri.
    Intervistato nel 2002 dalla Korean War Veterans Association attribuì la sua diserzione alla giovane età, alla mancanza di educazione e ai tre anni di indottrinamento comunista.
    “Questo è il più grande paese al mondo, e forse quando avevo 17 anni non lo sapevo, ma adesso lo so”.
    Condron, Andrew Scozia
    (Gran Bretagna)
    n.1928
    Marine, 41st. (Independent) Royal Marine Commando Catturato nel novembre 1950 durante la battaglia del Chosin Reservoir.
    Si professò marxista convinto e ammiratore di Mao.
    Riguardo la sua diserzione dichiarò
    “Ho compiuto quel gesto perché sono contro la guerra. Ho passato i miei anni in Cina imparando molto”.
    A differenza dei disertori americani non fu congedato dalla Royal Navy e la minaccia di una corte marziale per diserzione e tradimento rese più difficile il suo ritorno in patria.
    Nel 1955 fu co-autore insieme a Corden e La Rance del libro di propaganda Thinking Soldiers - Men Who Fought in Corea pubblicato a Pechino dalla New World Press.
    In Cina lavorò come insegnante di inglese al Peking Language Institute.
    Si ubriacava abitualmente e fraternizzava con ragazze cinesi, nonostante entrambe le cose all’ epoca fossero gravi reati, contrari ai valori socialisti del regime.
    Nel 1959 sposò Jacquelin Hsiung-Baudet, figlia illegittima di un diplomatico francese.
    Nel 1960 rientrò in Gran Bretagna a causa della crescente xenofobia in Cina e ottenne un congedo onorevole.
    Nel 1962 fu raggiunto dalla moglie e i due si stabilirono a Londra.
    Nel 1963 lavorò vendendo porta a porta l’ Enciclopedia Britannica e Jacquelin fu assunta alla sezione estero della BBC.
    Alcolizzato cronico fu abbandonato dalla moglie.
    Morì nel 1996.
    Il suo unico figlio Simon Condron lavora alla sezione estero della BBC, dove si occupa delle trasmissioni radio in lingua cinese.
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  2. #2
    Collaboratore L'avatar di Il Cav.
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  3. #3
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    Gli accordi armistiziali che misero fine al conflitto in Corea vennero firmati da un generale americano e uno nordcoreano nel luglio 1953 in una baracca lungo una fascia di territorio che divideva i due eserciti, poi definita zona smilitarizzata. Fino ad oggi essa rappresenta il confine di fatto tra due nazioni ancora ufficialmente in guerra: la Repubblica Democaratica Popolare di Corea (in lingua inglese Democratic People’s Republic of Korea - D.P.R.K.), meglio conosciuta come Corea del Nord e la Repubblica di Corea (in lingua inglese Republic of Korea - R.O.K.), ovvero la Corea del Sud. In base al suddetto armistizio vennero definite le procedure di scambio dei rispettivi prigionieri di guerra. Essi furono trasferiti in campi temporanei realizzati all’interno della zona smilitarizzata e sorvegliati da soldati neutrali (in gran parte indiani). Vi rimasero alloggiati per un periodo di quattro mesi durante il quale avevano la possibilità di rimpatriare. Più di ventimila tra soldati nordcoreani e cinesi fatti prigionieri degli americani durante la guerra, scelsero alla fine di non fare ritorno in patria temendo rappresaglie da parte dei rispettivi regimi comunisti. D’altro canto tutti i prigionieri di guerra americani, sudcoreani, britannici e del Commonwealth, stremati da lunghi anni di fame e sevizie in prigionia aspiravano solo al rimpatrio, nonostante alcuni di essi potessero aspettarsi una volta tornati a casa di venire incriminati per tradimento, collaborazione con il nemico o sovversione davanti a un tribunale militare. Infatti l’elevatissima mortalità nei campi P.O.W. in Corea del Nord e Cina, dovuta alla carenza di cibo e medicine nonché alla deliberata violenza dei carcerieri comunisti aveva portato al completo tracollo dell’ordine e della disciplina militare tra i prigionieri di ogni grado. Essi lottavano tra loro contendendosi cibo e riparo, vigeva la legge del più forte, deboli e malati soccombevano o erano spietatamente soppressi. Ciò in presenza anche di una forte pressione esterna mirante alla loro rieducazione ideologica (lavaggio del cervello). Come conseguenza un certo numero di loro – secondo alcuni storici almeno uno su tre – scelse di collaborare in qualche modo col nemico pur di salvarsi la vita. Qualcuno si limitò a firmare petizioni, inviare lettere, fare discorsi di propaganda contro il coinvolgimento americano nel conflitto, ma altri si spinsero oltre, facendo i kapò e i delatori ai danni dei propri compagni di prigionia, partecipando a film di propaganda e addirittura vestendo l’uniforme nemica. Nonostante tali attività fossero punite dal codice militare con gravi pene detentive o con la pena di morte, quando giunse il momento di scegliere, dopo l’armistizio tutti chiesero di tornare in patria dicendosi pronti ad affrontare le accuse che li attendevano, piuttosto che restare nel “paradiso comunista”. D’altronde per cinesi e nordcoreani ammettere che oltre ventimila loro uomini avevano rifiutato di tornare sarebbe stato uno smacco, anche a livello internazionale ma soprattutto all’interno. Dunque scelsero di passare sotto silenzio la cosa dandoli per morti. Fu dato invece il massimo risalto mediatico alla decisione di un piccolo gruppo di prigionieri occidentali “progressisti” di restare in Cina. Scelti tra quelli con simpatie marxiste o che si erano maggiormente compromessi durante la prigionia, erano tutti americani tranne un britannico e vennero dati in pasto a fotografi e cineoperatori di tutto il mondo. Nelle conferenze stampa durante le quali dichiaravano “spontaneamente” di voler rifarsi una vita nella Repubblica Popolare Cinese recitavano vibranti discorsi in favore della pace e contro il capitalismo, il razzismo e il maccartismo. Al termine dei quattro mesi, i transfughi furono rivestiti di abiti civili, messi su un treno e spediti in Cina dove avrebbero studiato o lavorato per alcuni anni sotto stretta sorveglianza poliziesca e ideologica. Uno di loro vi morì di malattia, due decisero di stabilirvisi in permanenza e misero su famiglia, uno sposò una studentessa universitaria cecoslovacca e la seguì nel suo paese. Tutti gli altri in seguito rimpatriarono senza clamore negli Stati Uniti quando fu chiaro che non avevano più nulla da temere dalle autorità militari e i cinesi non provarono neanche a trattenerli, ma per gran parte dell’opinione pubblica statunitensi restarono niente altro che traditori e disertori.
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    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

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