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Discussione: Anche in Italia le donne andranno soldato (1967)

  1. #1
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    Anche in Italia le donne andranno soldato (1967)

    Articolo di Antonio Spinosa apparso su "La Domenica del Corriere" del 6 giugno 1967.
    Il progetto non ebbe seguito probabilmente perchè i rapidi mutamenti portati dal '68 nella società italiana resero obsoleta l' idea di donne-soldato in posizione evidentemente subalterna rispetto ai colleghi maschi, anche dal punto di vista della retribuzione economica.
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    Le donne-soldato anche in Italia? Sì, le avremo presto. Le forze armate italiane aprono le porte al bel sesso, al sesso debole, accantonando vecchi pregiudizi e respingendo insinuazioni da pochade di bassa lega. Le donne-soldato non marceranno in piazza d’armi, non piloteranno aerei in combattimento, non urleranno ordini al timoniere dalla plancia di comando delle navi da guerra. Che faranno allora? Il mondo cambia e le esigenze delle compagini militari non sono più quelle d’ una volta. L’ esercito, la marina, l’ aviazione hanno bisogno di specialisti e di tecnici, di gente diplomata e laureata. Non è detto che alla testa di un ospedale militare debba esserci necessariamente un medico-uomo, o che un centro meccanografico debba essere diretto da un ingegnere uomo o che gli ufficiali del commissariato debbano per forza portare i calzoni. Sono tutte funzioni che possono essere svolte benissimo anche da una donna, purchè possegga titoli e requisiti: qui il sesso non c’ entra. E’ un fatto chiaro e lampante. « Non saranno soldatesse armate, come le israeliane, o semplici ausiliarie, come le francesi. Noi pensiamo a un corpo volontario, a un organismo interforze militare che dipenda in via funzionale dallo stato maggiore della difesa. Il ruolo delle donne dovrebbe assumere un carattere integrativo e non aggiuntivo o succedaneo. Le donne inquadrate nelle forze armate avranno diritti e doveri analoghi a quelli del personale maschile compatibilmente con la natura femminile ». Il generale Giuseppe Aloia, capo di stato maggiore della Difesa, mi parla con visibile entusiasmo di questo progetto. Il ministro Tremelloni sta dando gli ultimi ritocchi al disegno di legge da presentare entro breve tempo ai colleghi del governo. Si attuerà così una norma costituzionale sulla parità dei sessi. C’ è anche una legge già approvata dalle Camere nella quale è sancito esplicitamente che la donna può accedere a tutte le cariche, professioni e impieghi pubblici compresa la magistratura senza limitazioni di mansioni; in essa è altresì detto che l’ arruolamento della donna nelle forze armate e nei corpi speciali è regolato da disposizioni speciali. Attendiamo da tempo queste disposizioni. Ma si sa come queste cose, pur sempre rivoluzionarie, sebbene già risolte in via di principio, vadano avanti con estenuante lentezza. Solo ora siamo arrivati alla vigilia di qualche novità di rilievo. Il generale Aloia insiste su due punti. Egli mi dice: « Primo: non avremo donne guerriere, ma nemmeno ausiliarie confinate in pochi incarichi amministrativi, ospedalieri o assistenziali. Abbiamo pensato a una doluzione di sostanziale equilibrio fra le due tendenze opposte. Vogliamo sopperire alle deficienze di alcuni ruoli del personale delle forze armate e siamo convinti che ci sono incarichi e specializzazioni che possono essere affidati al personale femminile con maggiore rendimento. Le forze armate trarranno certamente un grande vantaggio dall’ impiego delle donne nei servizi sanitari, nei centri meccanografici, nel settore delle telecomunicazioni, nei magazzini, negli uffici, per non citare che alcuni campi. Secondo: proprio per le suddette considerazioni gli organi della Difesa sono favorevoli all’ immissione delle donne. Non solo per obbedienza alle norme costituzionali, a quel che è scritto nella Costituzione (e sarebbe già un buon motivo); ma proprio anche perché sono convinti di appoggiare un’ innovazione utile e proficua ». Non ci saranno soldatesse semplici ma solo sottufficiali e ufficiali. Nessuna limitazione nelle carriere: le donne laureate arriveranno al grado di generale. Domani il signor generale potrà essere una signora, e sarà senz’ altro molto più giovane dei suoi colleghi pari grado di sesso maschile perché i ruoli di avanzamento prevedono per il personale femminile un ritmo diverso. Per evitare comunque le sperequazioni finanziarie, lo stipendio sarà calcolato non in relazione al grado, ma agli anni di servizio. L’ età minima per l’ arruolamento, 21 anni. I concorsi saranno per titoli e per esami. Le candidate saranno sottoposte a prove fisiche e attitudinali; seguiranno successivamente, superati gli esami, corsi di orientamento e di ambientamento militare. Dovranno sottoscrivere l’ obbligo di rimanere in servizio per periodi di tempo non inferiori ai 4, ai 6 o ai 10 anni. Le donne-soldato non andranno in congedo, ma in pensione perché la Costituzione non prevede l’ obbligo militare per il sesso femminile. Dice il generale Aloia: « Ecco, bisogna tener conto del carattere di volontarietà del reclutamento femminile. I volontari infatti contraggono una lunga ferma cui corrisponde un impiego specializzato. E noi abbiamo bisogno proprio di specializzati, di tecnici, di persone in possesso almeno della licenza media inferiore ». Si apre una nuova carriera alle donne che abbiano studiato e che siano in cerca di un lavoro serio e sicuro. Questo è un po’ il senso della cosa. Le donne che abbraccino la carriera militare rimarranno donne; il loro carattere non subirà storture di sostanza, sebbene possano ritrovarsi un giorno coi gradi di generale. Le donne fornite di laurea rivestiranno da subito i gradi di tenente, mentre quelle diplomate cominceranno da sottotenente. Le laureate apparterranno al « ruolo normale » (medici, farmacisti, commissariato e servizi tecnici); le diplomate che dispongano di una licenza di scuola media inferiore saranno inquadrate nel « ruolo speciale » (servizi tecnici e logistici). Le donne sottufficiale, con diploma di scuola media inferiore, saranno addette alle centrali operative, alle telecomunicazioni, ai laboratori tecnici, alla sanità, contabilità, vettovagliamento, magazzini, assistenza, mansioni d’ ufficio. Il corpo femminile sarà interforze, cioè unico: non ci saranno marinaie, fantaccine o aviatrici, ma solo donne-militari di un corpo unitario che potranno essere assegnate alle varie armi secondo le specializzazioni e le tendenze delle reclutate. Per questa ragione anche la divisa sarà unica, contraddistinta da mostrine e fregi diversi a seconda dei gradi e della forza armata d’ impiego. Il colore prescelto sarà quello della sabbia desertica che oramai si sta affermando in numerosi eserciti: il cachi. Le donne-soldato indosseranno i calzoni? Sì, quando lo richiede il servizio, ma la loro divisa d’ ordinanza prevederà la gonna, e magari un po’ corta, che scopra un po’ il ginocchio. Soldatesse in minigonna? Sì e no. Questo è un punto cruciale, più di quanto non si creda. Sono in molti a studiarci su, ma gli ufficiali di Palazzo Baracchini dicono: « Lasciamo decidere alle donne, purchè non si perdano di vista i principi della dignità e della sobria eleganza d’ una divisa militare ». Non sono come i colonnelli ateniesi che proibiscono le minigonne alle ragazze greche. Il generale Aloia dice sorridendo: « E’ un po’ insolito per un militare parlare di divise femminili, ma ci abitueremo ». Gli esperti di sesso femminile incaricati dal ministero della Difesa di tracciare i figurini delle uniformi stanno presentando le prime proposte. Le divise si richiamano a quelle già adottate in Italia dalla polizia femminile, ma sembrano meno austere; si avvicinano al taglio elegante delle uniformi delle soldatesse francesi. Roma guarda a Parigi. Le soldatesse italiane, non certo inferiori ai loro colleghi maschi, disporranno d’ un ampio guardaroba; è perfino prevista l’ uniforme di gala da sera; la gonna sarà lunga ma è vietato lo strascico.

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  2. #2
    Utente registrato L'avatar di adriano
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    E' incredibile vedere come nell'immaginari collettivo, che si riflette nel disegno dell'illustratore, i nostri militi vestivano ancora il grigio verde...

    Anche nell'articolo si fa un po' di confusione quanto alla tinta delle uniformi...il color sabbia deserticoche si andrebbe affermando da un po' di tempo...è definito cachi (o è cachi o è color sabbia)... poi da un po' di tempo, almeno nel nostro esercito, sarebbe dal 1946...in pratica da vent'anni alla data dell'articolo...beh, va be' diciamo che Antonio Spinosa non ci capiva un gran che di uniformi...

    Anche la tirata sulla minigonna sembra pretestuoso...tanto per stuzzicare la fantasia dei lettori maschili...perché nel figurino mi sembra che la gonna copra decisamente le ginocchia...infatti l'illustratore ha dovuto giocare un poco con le proporzioni, accorciando notevolmente le falde della giubba...

    Comunque non capisco la scelta di porre le stellette fuori dalla mostrina posizionandole sul bavero...cosa mai vista nell'esercito italiano...

  3. #3
    Collaboratore L'avatar di Il Cav.
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    E' sembrato strano anche a me, forse una svista delle disegnatrici del figurino (l' articolo dice che erano donne).

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