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Discussione: Augusto Masetti

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    Augusto Masetti

    Augusto Masetti nacque il 12 aprile 1888 a Sala Bolognese da modesti braccianti giornalieri; Cesare Masetti e Giacinta Montanari. Subito dopo la nascita di Augusto la famiglia si trasferì a San Giovanni in Persiceto (Bo). Interrotti gli studi alla seconda elementare, Augusto lavorò come calzolaio e muratore, militando nella locale Camera del Lavoro. Nel 1908 emigrò in Francia assieme ad altri amici, lavorando nell’ edilizia. L’ anno dopo fece rientro in Italia per adempiere al servizio militare obbligatorio a Ravenna. Congedato nel 1910, venne richiamato alle armi in occasione del conflitto italo-turco del 1911 e destinato in Libia come soldato semplice. Militante antimilitarista e anarchico convinto, fu ripetutamente punito dai suoi superiori per l’ ostinato rifiuto a combattere. La mattina del 30 ottobre 1911 nel cortile della caserma Cialdini di Bologna, ove era accasermato in attesa del trasferimento oltremare della sua unità, sparò alcuni colpi di fucile contro il colonnello Stroppa, ferendo gravemente l’ ufficiale ad una spalla. Durante la perquisizione seguita all’ arresto, gli fu trovato in tasca un volantino antimilitarista che invitava i soldati a mirare verso bersagli diversi da quelli indicati dagli ufficiali. Interrogato, si professò anarchico e rivoluzionario. Subito in suo sostegno si costituì un “Comitato Nazionale Pro Masetti”, presieduto dall’ anarchico Armando Borghi in cui si giunse alla saldatura tra antimilitaristi anarchici, socialisti e repubblicani (ne fecero parte anche Malatesta, Sassi, Nenni e Mussolini). Visto il teso clima politico che si andava creando nel paese, e forse anche per salvare l’ imputato da una più che probabile condanna a morte (a norma del codice militare la pena prevista per il reato da lui commesso sarebbe stata la fucilazione alla schiena), i suoi giudici lo dichiararono individuo moralmente degenerato e affetto da tare ereditarie, dunque incapace di intendere e di volere. Il giudizio fu pronunciato sulla base della perizia di due psichiatri nominati dal Tribunale di Venezia. Dunque l’11 marzo 1912, sancita la non punibilità del reato, Masetti fu internato nel manicomio giudiziario di Montelupo Fiorentino. Purtroppo per lui però, grazie al vasto successo dell’ azione propagandistica del comitato condotta e diretta da Mussolini, Augusto Masetti era divenuto suo malgrado, un utile martire in vista della vagheggiata insurrezione proletaria che avrebbe dovuto provocare la sollevazione delle masse in tutto il territorio nazionale. Per essere utilizzata a quello scopo, l’ aggressione al colonnello Stroppa doveva però necessariamente passare per un atto di ribellione attentamente meditato da un rivoluzionario sano di mente, non certo per il gesto inconsulto di un alienato incapace di intendere e volere. Perciò il comitato, volendo dimostrare che Masetti non era pazzo, rese pubbliche alcune dichiarazioni fatte dallo stesso ai periti:
    « La patria? Io non la conosco! La patria è il motivo. I proletari non hanno patria. Si fa uno sciopero arrivan guardie e bisogna scappare all'estero … La guerra la faccia chi vuole: Spingardi e il turco; non con il sangue dei proletari italiani. Ci vuol coscienza! …ah! Se fossero tutti come me! Eravamo seicento, e se avessero pensato tutti come me, sarebbe restato a casa il sei e avrebbero mandato a Tripoli i due zeri. […] No, non è questa la patria. Amiamo l' umanità! »
    Nel gennaio 1914 il comitato ottenne infine il trasferimento all’ Ospedale Psichiatrico di Imola, dove il personale sanitario - aderente ai partiti di sinistra - negò la presunta follia del degente. Il Tribunale di Venezia accordò una nuova perizia psichiatrica, spostando però l’ ex- muratore presso l’ Ospedale Psichiatrico di Brusegana, in provincia di Padova. Nel nome di Masetti, fu progettata una giornata di comizi popolari in tutta Italia, da far coincidere secondo Malatesta con una festa nazionale «perché il popolo, uscendo dai comizi antimilitaristi, si imbatta nelle parate impennacchiate degli eserciti e possa sfogarsi». In sostanza, la nascita del movimento insurrezionale poi passato alla storia con il nome di settimana rossa fu dovuta a un complotto eversivo architettato il 9 maggio 1914 nella sede bolognese del “Circolo Libertario” dai capi del comitato sfruttando l’ oggettivamente esistente malessere sociale e le disparità economiche fra le classi dominanti e i lavoratori. Ne derivarono ingenti violenze e devastazioni ai danni dei nemici di classe (monarchia, chiesa, esercito e padroni). Al diffuso oltraggio a luoghi di culto e simboli religiosi non fu estraneo neanche il futuro “uomo della provvidenza” e firmatario dei Patti Lateranensi, Benito Mussolini. La dura repressione dei moti operata dalle FF.AA. ebbe come corollario lutti e condanne. In seguito Augusto Masetti fu di nuovo trasferito ad Imola, dove potè approfittare delle licenze concessegli dai medici, per frequentare le riunioni degli anarchici locali. Intervenne a riportare l’ ordine il sottoprefetto, obbligando il responsabile della struttura sanitaria al rispetto della terapia e ad una sorveglianza più rigorosa. Rimesso definitivamente in libertà nel 1919, sposò la vedova di guerra Concetta Pironi, avendone tre figli: Luisa, Cesare e Franco. Nel settembre 1935 si rifiutò di partecipare alle adunate fasciste in favore della guerra d'Etiopia, venendo condannato a cinque anni di confino a Thiesi, in Sardegna. Durante il trasferimento però, cadde preda di nuovi squilibri mentali, tanto che fu ricoverato nel manicomio di Sassari per circa tre mesi. Rilasciato nel 1940 potè tornare ad Imola ma il 13 settembre 1943, venne arrestato e tenuto in detenzione dai nazisti. L’ anno successivo la notizia della morte in combattimento del figlio Cesare, partigiano della 36^ Brigata Garibaldi, gli procurò l’ ennesimo ricovero in manicomio in seguito a quello che i medici definirono un episodio di psicosi paranoide. Liberato il 1 maggio 1945, nel dopoguerra proseguì la sua attività di attivista antimilitarista. Morì a Imola il 3 marzo 1966, investito da una moto della Polizia mentre attraversava distrattamente la strada.
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