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Discussione: Carosello storico del 1848. Roma, 1948.

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    Carosello storico del 1848. Roma, 1948.

    Nonostante gli sconvolgimenti sociali e politici subiti dall’ Italia in conseguenza di una guerra disatrosamente perduta, alla fine degli anni '40 la gran parte della popolazione era ancora abituata da generazioni ad associare indissolubilmente il fenomeno storico del Risorgimento alla monarchia sabauda che lo aveva capeggiato. A suo tempo anche la Grande Guerra era stata considerata il completamento delle guerre anti-austriache dell' ottocento e veniva spesso definita “4^ Guerra d' Indipendenza” tanto che i suoi reduci erano stati insigniti dal re Vittorio Emanuele III della apposita medaglia1848-1918. Persino lo stesso fascismo si era fin da subito autodefinito erede e continuatore dei valori risorgimentali, tracciando un ideale passaggio di consegne tra le "camicie rosse" di Garibaldi e le "camicie nere" di Mussolini. E' dunque comprensibile come la neonata ma già traballante Repubblica Italiana (oggetto delle mire contrapposte di due superpotenze extra-europee ed essa stessa nata da uno strappo traumatico con l’ ideologia fascista e la tradizione monarchica), ambisse a legittimarsi come unica detentrice del patrimonio storico del passato. Così – ricorrendo il centenario della prima Guerra d’ Indipendenza nel 1948 – fu organizzato a Roma nell’ ambito dei festeggiamenti un “Carosello storico del 1848” per mostrare i passati trionfi repubblicani al popolo italiano (povero, analfabeta, timoroso del futuro e costretto all’ emigrazione per sopravvivere). Non sappiamo chi ebbe l’ idea. Forse l’ ambizioso sottosegretario al Turismo e spettacolo Giulio Andreotti o il ministro della Difesa ed esponente repubblicano Randolfo Pacciardi. Comunque furono impiegate massicciamente le limitate risorse dell’ esercito e le maestranze disoccupate di Cinecittà (che a quel tempo era inattiva dopo le distruzioni belliche ed ospitava un campo profughi). Sede prescelta per l’ evento che vide la partecipazione delle più alte autorità della repubblica nata dalla resistenza fu lo stadio Flaminio al Foro Italico, sovrastato da quell’ obelisco che – avrebbe detto più tardi Remo Remotti – “portava e porta ancora il nome di Mussolini”. I genieri dell’ esercito trasformarono il campo di calcio e la pista di atletica in una enorme penisola italiana divisa nei vari staterelli diversamente colorati, come nelle carte geografiche dei libri di scuola. Qui tra scenografie di cartapesta, comparse e soldati diedero vita ai principali avvenimenti risorgimentali svoltisi tra il 1848 e il 1870, dai moti di Napoli e Palermo, all’ assedio di Venezia e alle cinque giornate di Milano, fino allo sbarco dei mille (la breccia di Porta Pia no, per non offendere il “Pastor Angelicus” Pio XII°). I momenti salienti della narrazione, passabilmente epurati da riferimenti e simboli sabaudi, erano descritti alla gente assiepata sulle gradinate dalla voce di un annunciatore RAI. Infine fece il suo ingresso un nutrito gruppo di ragazze in folcloristici abiti tradizionali, che cantando l’ Inno di Mameli si recarono a far omaggio dei prodotti tipici delle varie provincie italiane al presidente della repubblica, assiso nella tribuna autorità. Il carosello fu anche cinematografato e diffuso in tutto il paese dal cinegiornale. Nelle recensioni della stampa governativa si scrisse di “evento grandioso”, “audace innovazione” e addirittura “ammirazione internazionale”.
    Ma il pubblico – che ricordava le grandiose e scenografiche manifestazioni di massa del ventennio – rimase deluso dall’ atmosfera a metà tra la recita scolastica e la sacra rappresentazione.
    Insomma, la buonanima di Achille Starace poteva riposare tranquilla, l’ Italia democratica non aveva ancora trovato un “magister ludi” alla sua altezza. Ma i nuovi politici erano ancora giovani, bastava aspettare un poco e avrebbero imparato anche loro…




    Le foto postate si riferiscono alle prove generali, tenutesi a porte chiuse alcuni giorni prima.
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