Anche se può sembrare, non è affatto uno scherzo. La foto fu pubblicata nel giugno 1940 sulla rivista “Tempo” a corredo di un serissimo articolo dedicato alle Compagnie Idrici del Genio. Tali reparti che dovevano garantire l’ approvvigionamento dell’ acqua alle truppe in zona di guerra, erano dotati di apparecchiature per la trivellazione, filtri chimici per la depurazione, cisterne e tubazioni campali. Ma come evidenziato nella foto (che si riferisce alla 6^ Cp. Idrici operante sul fronte del Moncenisio) avevano in organico anche un rabdomante di reparto, riconosciuto come tale dal Regio Esercito e incaricato di individuare l’ acqua con l’ antico metodo in uso da secoli tra i contadini. La didascalia dell’ epoca dice: “Dotato di una particolare sensibilità il rabdomante è all’ opera per individuare il punto più conveniente per la trivellazione. Manovrando la sua bacchetta, questo <<mago>> in grigioverde sarà presto in grado di rintracciare la falda acquifera e di precisarne la profondità. L’ addestramento di questi speciali elementi delle compagnie idrici è tale che difficilmente le loro ricerche riescono infruttuose: nella maggior parte dei casi l’ acqua viene infallibilmente trovata e portata alla superficie. Altro che nazismo magico e cartomanti di Hitler, qui siamo in zona “L’ uomo che fissa le capre”. Parliamo di rabdomanzia riconosciuta come specialità dell’ esercito, di corsi di addestramento per individui dotati! Tutto questo nell’ Italia fascista? Quando i prefetti prima di una visita del Duce facevano arrestare preventivamente anarchici, ubriaconi, zingari e fattucchiere? E poi nel proprio nel giugno ’40 al fronte occidentale, mentre migliaia di fanti e alpini congelavano per le scarpe di cartone e le uniformi autarchiche, questi “paragnosti figli di paragnosti” con le stellette cercavano l’ acqua con la bacchetta a forcella? Mi domando quanto ci sia di vero. Dal punto di vista uniformologico penso che in Italia, dove la creazione di distintivi di specialità (ufficiali o ufficiosi) era uno sport nazionale, prima o poi una patacca da “rabdomante scelto” con nodo savoia e fronde di quercia qualcuno lo avrebbe certo tirato fuori. Comunque sia, invece che acqua sulle Alpi avrebbero fatto meglio a cercare petrolio in Libia. Come nella scena iniziale del film “Giarabub”, quando il giovane ufficiale italiano interpretato da Alberto Sordi vaga per il deserto su una vecchia Lancia IZM alla ricerca dei depositi di carburante inglesi. Lui si ferma, si guarda attorno e individua alcune taniche di benzina seminascoste sotto la sabbia. Il comandante della blindo osserva stupefatto:
- Ma come fai a trovarle? E’ già la terza volta in un mese!
- E’ un caso di rabdomanzia…
- No, di cleptomania!
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