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Discussione: Maria Fioroni, la "mamma dei soldati" era anche una collezionista...

  1. #1
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    Maria Fioroni, la "mamma dei soldati" era anche una collezionista...

    Maria Fioroni (Castelmassa, 17 marzo 1887- Legnago, 13 marzo 1970) è una figura di spicco nella Legnago della prima metà del ventesimo secolo. Nata in una delle famiglie più facoltose della città, viene allevata nel culto della Patria e della Nazione. Diplomatasi nel 1904 nel collegio “Agli Angeli” di Verona, fin da giovinetta è pervasa da un forte spirito patriottico che allo scoppio della guerra di Libia nel 1911 la porta ad aderire a iniziative benefiche in favore dei combattenti legnaghesi e delle loro famiglie, inviando indumenti, generi di conforto, dando sostegno morale ed economico. L’ impegno come madrina di guerra durante tutti i conflitti combattuti dall’ Italia diverrà presto la sua principale attività, tanto da farla soprannominare “la mamma dei soldati”. Nel 1915 aderisce insieme alle sorelle Anna, Gemma e Angiolina al comitato locale della Croce Rossa e nell’ autunno dello stesso anno diviene responsabile del posto di ristoro per le truppe in transito, allestito alla stazione ferroviaria di Legnago. Quando la C.R.I. organizza un corso per 50 infermiere volontarie, Maria mette a disposizione il palazzo Accordi-Fioroni e partecipa come allieva classificandosi tra le prime. All’ attività sanitaria nell’ ospedale militare di riserva affianca le iniziative benefiche. Sostiene l’ attività dell’ Ufficio notizie della Croce Rossa, dei comitati pro-lana ai combattenti, per la fabbricazione degli scaldarancio e per la preparazione di garze sterili e pacchetti di medicazione individuale. Dovendo far fronte alle ingenti spese non esita ad attingere ai propri beni personali e invia al fronte sino all’ autunno 1917 ben 70.000 indumenti di lana (guanti, passamontagna, maglioni, calze) oltre ad alcolici, cioccolata, scatolame, salumi e conserve per migliaia di lire dell’ epoca. Quando dopo Caporetto si teme che il nemico possa dilagare oltre il Piave e la provincia di Verona è dichiarata zona di guerra, Maria Fioroni soccorre i numerosi profughi civili che fuggono verso sud dai territori occupati. Nel primo dopoguerra si occupa dei mutilati e degli orfani di guerra. Disgustata dalle violenze della sinistra contro i reduci, aderisce al movimento fascista continuando la sua attività in campo sociale ed assistenziale. La sua fama supera i confini del veronese, assumendo rinomanza in ambito nazionale, il che le permette di sensibilizzare alle sue iniziative molti alti gerarchi, tra cui il segretario del partito Achille Starace. Offre il labaro alla centuria della M.V.S.N. di Legnago e alla Milizia Forestale. Sostiene i combattenti italiani in Abissinia, tiene corsi di preparazione per i coloni dell’ A.O.I. e dona gagliadetti ai militi mobilitati nel C.T.V. durante la guerra civile spagnola. Ricopre la carica di segretaria politica del Fascio femminile di Legnago fino al 1938. Dopo tale data è nominata fiduciaria provinciale dell’ Istituto Coloniale Fascista. Durante la 2^ guerra mondiale si occupa come sempre dei soldati italiani, inviando loro carta da lettere, sigarette, cibo e indumenti. Tiene i contatti con le famiglie, sostiene i nuclei familiari in difficoltà. Come madrina di guerra mantiene una fitta corrispondenza con oltre 7.000 ufficiali e soldati su tutti i fronti di guerra. Ottiene notizie di prigionieri e dispersi tramite il Vaticano, la Croce Rossa e la Mezzaluna turca. Nel luglio 1942 il Btg. Genio Pontieri di stanza a Legnago parte per la Russia con l’ A.R.M.I.R. ma la “signorina Maria” conosce già la vita al fronte russo grazie ai racconti dei veterani del C.S.I.R. e invece che fiori o ritratti del Duce (come usuale nelle liturgie fasciste dell’ epoca), distribuisce ai genieri pacchi di immaginette sacre, delle quali ha fatto incetta in tutto il Veneto, spiegando loro che i religiosissimi contadini russi, per un solo “santino” cedono un pollo. Pur di inviare ai combattenti sigarette, cioccolata, salumi e marmellate, quando l’ approvvigionamento tramite i canali regolari diventa difficile, non esita a ricorrere alla “borsa nera” pagando di tasca propria. Fa realizzare fiamme, labari e gagliardetti per svariate unità della Milizia, per la G.di F. in Montenegro, per la Guardia alla Frontiera al confine jugoslavo, per una squadriglia della Regia Aeronautica, per un reparto di fanteria ad Atene, per l’ VIII° Bersaglieri in Libia. Vanno invece perduti nell’ abbattimento del velivolo che li trasportava in AS il labaro e i distintivi da ardito destinati ai genieri guastatori del XXXI° che espugnarono la piazzaforte di Tobruk. Organizza spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche per i ricoverati dell’ Ospedale grandi mutilati “Giovanni delle Bande Nere” di Milano. Mantiene sino al 25 luglio 1943 l’ incarico di fiduciaria provinciale dell’ Istituto Coloniale dell’Africa Italiana. Dopo l’ armistizio dell’ 8 settembre distribuisce ai poveri centinaia di indumenti di lana destinati ai soldati, per evitarne la requisizione da parte dei tedeschi. Sfolla a Salò nel 1944 dopo la distruzione del palazzo di famiglia per bombardamento aereo angloamericano. Continua tra molte difficoltà a inviare pacchi ai combattenti, ai prigionieri, agli I.M.I. in Germania. Terminato il conflitto allevia le sofferenze dei reduci che al loro ritorno in patria si sentono incompresi e odiati dalla popolazione, organizzando “ranci patriottici” come unica alternativa per molti alla caritatevole minestra dei frati. Dopo il 1948 riprende in pieno la sua attività. Offre la bandiera ai combattenti e reduci di Legnago, di Terranegra, di San Pietro, di San Zeno in Valle, di Cherubine, di Aselogna, ai mutilati ed invalidi di guerra di Legnago, agli ufficiali in congedo di Legnago, ai sottufficiali in congedo di Legnago, Villa Bartolomea, Castagnaro, Roverchiara, al Nastro Azzurro di Verona, Legnago, Cologna, ai carabinieri, bersaglieri, artiglieri, genieri, marinai in congedo di Legnago, ai carristi del Basso Veronese, ai “ragazzi del ‘99” di Legnago, ai combattenti e reduci di Verona, all’ associazione bersaglieri del Triveneto. Dona con solenne cerimonia nell’ Arsenale di Venezia la bandiera di combattimento alla corvetta “Sentinella” della Marina Militare. Madrina della bandiera della nuova caserma del Genio Pontieri di Legnago e del monumento ai caduti della specialità, madrina della bandiera della caserma dei Carabinieri di Legnago, madrina dei superstiti della Divisione “Acqui” di Legnano e di Vigo, presidentessa del comitato per le onoranze e per il monumento ai caduti della Divisione “Acqui”. Insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana nel 1953 su richiesta del Prefetto di Verona. Insignita del titolo di Commendatore della Repubblica Italiana nel 1959 su richiesta delle associazioni combattentistiche e d’ arma.

    Ma il patriottismo di Maria Fioroni si esplicita anche sotto forma di amore per la storia e per ogni forma di antichità. Collezionista, storica, archeologa, ceramologa, filantropa, sin da giovane raccoglie ed acquista oggetti e cimeli militari e risorgimentali di valore storico da familiari e amici in modo dapprima disordinato, poi sempre più organico, tanto che già all’ inizio degli anni ’20 possiede abbastanza reperti da creare nel palazzo avito una piccola esposizione sulla storia di Legnago e delle Valli Veronesi. Per oltre quarant’ anni coinvolge la sorella Gemma nelle sue campagne di ricerca e di scavo archeologico a Legnago e nella campagna veronese ma anche oltremare, in Cirenaica. Animatrice dell’ Associazione Archeologica Legnaghese costituita nel 1927, accoglie nella sua raccolta anche cimeli rinvenuti da altri appassionati della zona, preserva e valorizza preziose testimonianze storiche scontrandosi con il disinteresse della pubblica amministrazione e l’ ignoranza dei contadini. Alla metà degli anni ’30 la raccolta Fioroni diventa un vero e proprio museo privato, visitato ed elogiato pubblicamente dalle più alte autorità del regime. Maria vi raccoglie manufatti, corredi funerari, monete e medaglie, lapidi e frammenti marmorei, una vasta collezione di armi bianche preistoriche, romane, medievali, rinascimentali e ottocentesche, rinvenute in condizioni di scavo nelle campagne circostanti. Le sale dedicate alle “guerre italiane” raccolgono rarissimi cimeli del Risorgimento, della Grande Guerra, della Marcia su Roma, delle guerre d’ Abissinia e di Spagna, ottenuti grazie agli stretti legami epistolari con ex-combattenti ed associazioni. Quella dedicata alla 2^ guerra mondiale è allestita con gli oggetti che giungono dai soldati italiani sui vari fronti di combattimento: foto, giornali, manifesti, volantini, mappe, bandiere, distintivi, elmetti, armi, rottami di aerei nemici, paracadute, perfino razzi. Senza contare la vasta collezione di animali impagliati, le pelli di belve feroci e le zanne di elefante trofei di caccia in Africa oltre alla raccolta di piante esotiche ospitata nel giardino del palazzo. L’ Autorevolezza della “dilettante” Maria Fioroni in campo archeologico è talmente consolidata che nel 1941 il Comune di Legnago le affida la custodia e la catalogazione di frammenti romani rinvenuti durante la realizzazione di opere pubbliche. Dopo l’ armistizio dell’ 8 settembre 1943 si deve smantellare il museo per ragioni di sicurezza, trasferendo i reperti più preziosi in Brianza e murando il resto nelle stanze della casa dominicale di Vigo, detta “della Marchesa”. Il palazzo Accordi-Fioroni è requisito dai tedeschi e inizialmente destinato a sede di un comando militare, ma quando il Podestà di Legnago fornisce una sistemazione alternativa, vi si stabilisce una unità della Polizia germanica composta da alcune decine di poliziotti e ausiliarie ucraine. Totalmente distrutto nel bombardamento aereo alleato dell’ ottobre 1944, il palazzo viene ricostruito nello stesso luogo dopo la fine della guerra e Maria vi riallestisce il museo, epurandolo da ogni riferimento bellico e patriottico, nonché eliminando gran parte di quella esposizione coloniale che era stata a suo tempo giudicata “una delle più complete esistenti per l’ organicità delle sue raccolte”. Ai materiali già esposti si aggiungono anche le preziose ceramiche dei maestri boccalai legnaghesi, rinvenute nel 1947/48 durante gli scavi nelle fondamenta delle vecchie fornaci rinascimentali di via Cavour. Visti i precedenti non incoraggianti e dubitando che le autorità locali volessero preservare e rendere fruibile l’ immenso patrimonio storico raccolto, nel 1955 Maria istituisce insieme alla sorella Gemma la “Fondazione Museo Fioroni” (riconosciuta con decreto presidenziale nel 1959 donando buona parte del suo patrimonio personale per il sostentamento del museo. Nel 1959 dona al Comune di Legnago una biblioteca pubblica. Nel 1964 viene insignita della Medaglia d’ Oro del Ministero della Pubblica Istruzione per i benemeriti della cultura. Muore a Legnago nel 1970.
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  2. #2
    Utente registrato L'avatar di gotica68
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    Davvero molto interessante, non conoscevo la storia di Maria Fioroni. Grazie

  3. #3
    Collaboratore L'avatar di Il Cav.
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    Neanch' io la conoscevo, ho attinto ad una sua interessantissima biografia edita dalla Fondazione Fioroni.

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