Leggendo un libro sui reparti dell’ A.M. dotati di capacità nucleari leggo che dagli anni ’50 ai piloti italiani dei velivoli destinati a sganciare ordigni tattici sul territorio del Patto di Varsavia in caso di conflitto atomico, veniva consegnato un kit di sopravvivenza. Esso comprendeva, oltre al solito fazzoletto di seta con stampata la mappa del territorio nemico e a un minuscolo contatore Geiger, una pistola Beretta calibro 22 l.r. munita di silenziatore. Proprio il silenziatore fu oggetto di polemiche in quanto espressamente vietato dalle convenzioni internazionali. La scappatoia all’ italiana fu di considerare la pistola non un’ arma da guerra, bensì da caccia, necessaria al pilota caduto in territorio ostile per uccidere la selvaggina e nutrirsi senza attirare l’ attenzione del nemico. A parte la sottile ipocrisia burocratica, non ce li vedo proprio i nostri piloti andare a caccia di cervi, orsi e cinghiali nei boschi jugoslavi, ungheresi o bulgari con una arma corta silenziata e poi farsi beccare accendendo un allegro focherello per arrostire le prede. E’ palese che lo scopo era eliminare di sorpresa (facendo meno chiasso possibile) eventuali bipedi armati di AK 47 che si aggirassero in quelle contrade, come ben sa chiunque abbia visto il film BAT 21 con Gene Hackmann. Dunque, dato che della nostra Aeronautica conosco solo la vecchia Beretta 35, chiedo aiuto agli intenditori. Queste Beretta cal. 22 “illegali” erano dotazione standard dell’ A.M. e dunque regolarmente punzonate ? Dato che furono approvvigionate a metà degli anni ’50 in cosa differivano, silenziatore a parte, dal coevo modello modello commerciale? Il silenziatore era di fabbricazione italiana? Ma soprattutto, sono ancora in dotazione al giorno d’ oggi?