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Discussione: Elogio del bastone

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    Jan 2012
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    Elogio del bastone

    O santo legno che a gran torto sei
    Chiamato un istromento da facchini,
    perché le spalle d’ asini plebei
    accarezzi sovente e non t’ inchini;
    per te farà giudizio il Graziadei
    e gli altri comunisti paladini
    per te i Soviety scorderà il Bombacci
    con tutti gli altri vani Ramolacci.

    Per te nei campi dove Marte impera
    In vigor si tien la disciplina
    Per te frena la lingua la mogliera
    Se il marito con te le si avvicina
    Da te il Fascismo molte cose spera
    E, con la salutar tua medicina,
    cesseran la gazzarra i deputati
    e tacieranno nei conventi i frati.

    Tu miglior del fucile dall’ errore
    Salvi i mortali e alla virtù li guidi
    Se sei adoperato con vigore
    L’ anarchico correggi e non l’ uccidi.
    Della cadente età reggi il languore
    Nel dubbioso cammino i ciechi affidi
    E piombi sulle spalle di Mingrino
    Perché smetta di fare il burattino.

    Segno sei di comando e di valore
    In man dei generali e marescialli
    Tu dei regnanti accresci lo splendore
    E dei prelati negli eccelsi stalli.
    Lo scettro e il pastoral segni d’ onore
    Arricchiti di gemme e di metalli
    Chi li guarda con senno e con cervello
    Conosce in lor il santo manganello.

    Ma fra le doti tue l’ inclita e rara
    E che ogni altra di gran lunga avanza,
    è che domasti quella turba ignara
    che aveva in Lenin fede e speranza
    ma la dose convien che tu rincara
    se avvien che ancor risorga l’ ignoranza
    salva l’ Italia allor dai rusi ebrei
    e spazza via i conti Graziadei.

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    Batacchi. La Rete di Vulcano
    Canto IV
    Adattato all’ uso dei tempi moderni da Francesco Talanti

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    NOTA

    Il testo non è datato ma risale al primissimo periodo dello squadrismo fascista, non ancora trasformatosi in regime. I cognomi riportati appartengono a nemici politici a livello locale o nazionale. Il più noto è quello di Bombacci, uno dei padri fondatori del P.C.I. che, che riavvicinatosi a Mussolini durante la R.S.I. finì fucilato a Dongo insieme ai gerarchi nell’ aprile del 1945.
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    BIOGRAFIA DELL’ AUTORE

    Francesco Talanti, nato a Sant’ Alberto di Ravenna nel 1870 da una famiglia di lontane origini greche e soprannominato “Cecco e’ matt” dai compaesani per il suo carattere bizzarro e stravagante, fu una figura anomala di intellettuale girovago e autodidatta dai molteplici interessi. Poeta, scrittore, matematico, critico letterario, studioso dell’ evoluzionismo darwiniano, di astronomia e di economia, autore di libri gialli, appassionato dantista e divulgatore della Divina Commedia. Partito dalla natia Romagna viaggiò in Europa e in Oriente. Poliglotta, parlava perfettamente 12 lingue. Docente di matematica ad Intra e Luino. Insegnante di italiano all’ Istituto Schmidt di San Gallo e ad Heidelberg. Chiamato alla corte imperiale di Berlino come insegnante di italiano della principessa Vittoria del Baden, sorella di Guglielmo II°. Allo scoppio della 1^ g.m. abbandonò l’ incarico, mantenendosi lavorando come fruttivendolo. Internato nel 1915, gli furono sequestrati tutti i suoi manoscritti frutto di vent’ anni di lavoro. Nel primo dopoguerra tornò in Italia aderendo al fascismo e riscrisse, basandosi solo sulla memoria, alcune delle sue opere. Insegnante alla Berlitz School di Forlì, dalla metà degli anni ’30 lavorò come traduttore nell’ ufficio censura della Questura. Scrisse libri, poemi e sonetti in dialetto romagnolo e in lingua italiana, tradusse in dialetto romagnolo i canti I, II, III, V, XIX, XXI dell’ Inferno, pubblicò a favore dei mutilati di guerra di Forlì un opuscolo satirico in rima sulle spiagge romagnole, scrisse per l’ E.I.A.R. un testo radiofonico divulgativo in quattro puntate sulla storia della Romagna. Il suo manuale Algebra Handbuch, pubblicato in Germania già all’ inizio del secolo, fu tradotto dal prof. Sakuma e adottato come libro di testo in tutti i licei giapponesi. Dopo un lungo peregrinare in varie località italiane, alla fine della 2^ g.m. fu ammesso in un “ricovero per vecchi indigenti” a Rimini. Morì nel 1946.
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    "Chissà a quale di questi alberi ci impiccheranno..."

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