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Discussione: 300 italiani di Tunisia volontari per l' A.O. nel 1935

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    300 italiani di Tunisia volontari per l' A.O. nel 1935

    E’ ben noto l’ eccezionale spirito patriottico della comunità italiana in Tunisia. Già nell’ estate del 1942, dopo che la battaglia di El Alamein aveva segnato il destino delle truppe italo-tedesche e già gli inglesi avanzavano verso Tripoli, molte centinaia di giovani in età di leva, organizzati clandestinamente dal Fascio Italiano di Tunisi e dalla Commissione italiana d’ armistizio (presente in Tunisia dal 1940) attraversarono la frontiera, ufficialmente per recarsi in Libia come lavoratori stagionali, ma in realtà per arruolarsi volontari nelle unità del R.E. presenti in AS (cosa che irritò non poco le autorità francesi di Vichy). Quando le truppe italiane e i resti dell’ Afrikakorps attraversarono la frontiera tunisina, la gran parte della popolazione maschile di origine italiana corse ad arruolarsi in formazioni volontarie del Regio Esercito e della M.V.S.N. costituite in loco per contribuire alla difesa di quella penisola, ultima testa di ponte dell’ asse in Africa (quelli ritenuti non idonei al combattimento lavorarono come autisti civili nella Flotta Trasporti SCET al servizio dell’ Intendenza italiana, come muratori e capomastri nei lavori di rafforzamento delle fortificazioni francesi sulla linea del Mareth, smilitarizzate nel 1940 o mettendo a disposizione dei soldati italiani prodotti agricoli e generi di conforto). Ciò portò a una condanna in massa dei coloni italiani per collaborazionismo da parte della Francia Libera di De Gaulle, con molti nostri connazionali (uomini e donne) fucilati sul campo senza processo con l’ accusa di spionaggio, dopo la resa del maresciallo Messe nel maggio 1943 (ma le operazioni di “grande polizia” portate avanti nei villaggi dell’ interno da reparti corazzati, Spahis e Legione Straniera contro italiani e arabi simpatizzanti dell’ asse continuarono in Tunisia sino ai primi mesi del 1944) e la successiva espulsione forzata di tutte le famiglie italiane nell’ immediato dopoguerra. Assai meno conosciuta è la partecipazione degli italiani di Tunisia alla guerra di Abissinia. Nel mese di giugno del 1935 ben 300 volontari (molti dei quali ex-combattenti della Grande Guerra, nell’ esercito francese o in quello italiano) si imbarcarono alla volta di Napoli. Giunti nella città partenopea ricevettero con solenne cerimonia un gagliardetto, dono della Milizia Portuale e sfilarono in camicia nera per le vie della città fino alla stazione ferroviaria. Salutati dalle autorità civili e militari, partirono poi per Caserta, dove avrebbero frequentato un corso di addestramento di base prima di venire integrati in una delle Legioni M.V.S.N. composte da italiani all’ estero. Sin da allora la Francia antifascista del Fronte Popolare iniziò una vasta campagna d’ odio contro le comunità italiane presenti sul territorio metropolitano francese e nei vari territori coloniali, viste come “quinte colonne” del fascismo, che si rafforzò nella seconda metà del decennio, con la partecipazione italiana alla guerra civile spagnola. Nel settembre 1939, l’ Alto Comando francese progettò persino l’ invasione in massa con mezzi corazzati dell’ Italia allora neutrale, per occuparne i centri industriali della pianura padana e attaccare il “ventre molle” del Reich invadendo da sud i territori ex-austriaci, ma la cosa non si concretizzò per le resistenze inglesi. L’ apice delle persecuzioni anti-italiane si ebbe però nel giugno 1940, con l’ internamento dei cittadini italiani presenti in Francia e l’ esproprio dei loro beni. Il governo francese in fuga verso sud, con Parigi già occupata dai tedeschi e l’ intero paese nel caos, per poco non concretizzò anche un delirante progetto di vendetta della “pugnalata alla schiena” mussoliniana (dettato probabilmente dal panico). Nella prospettiva di dover continuare la lotta dai territori coloniali del nord africa, alcuni politicanti progettarono di istigare i nativi, suscitando un grande pogrom ai danni delle comunità italiane presenti sulla sponda sud del mediterraneo (Marocco, Algeria, Tunisia, Siria). Se ciò non avvenne fu grazie al tracollo militare-burocratico, alla simpatia per il nazismo di gran parte dei popoli musulmani e agli armistizi firmati da Petain con Germania e Italia per evitare l’ occupazione della Francia meridionale, porzione di territorio poi conosciuta come “zona libera” o “Francia di Vichy”.
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    "Chissà a quale di questi alberi ci impiccheranno..."

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