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Discussione: Angelo Schiocchet, il "Diavolo delle Tofane".

  1. #1
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    Angelo Schiocchet, il "Diavolo delle Tofane".

    Figlio di Luigi e Caterina Moliner, Angelo (Angelin) Schiocchet nasce a Sois (Belluno) l’11 settembre del 1891. Dopo aver frequentato le scuole dell'obbligo, Angelo trova lavoro come minatore nelle cave di Sois, una frazione di Belluno, dove viene estratto il calcare che rifornisce le locali fornaci per la produzione della calce bianca. Rimandato di un anno il servizio di leva in attesa che suo fratello Antonio venga congedato, il 20 aprile del 1912 Angelo viene arruolato nel 7° Reggimento Alpini - Battaglione “Belluno”. Secondo il suo foglio matricolare è alto un metro e settantacinque e mezzo, ha il torace di 95 centimetri, è biondo con gli occhi castani, colorito rosa, dentatura sana e sa leggere. A settembre viene aggregato al Btg. “Feltre” che assieme al “Tolmezzo”, costituisce un Reggimento Speciale destinato all’ impiego in Libia, al comando dell’ allora colonnello Antonio Cantore. Il 28 settembre Schiocchet si imbarca a Napoli con destinazione Tripoli. Presso i villaggi di Henni e Sciara Sciat i guerriglieri arabi hanno appena massacrato l’11° bersaglieri e gli alpini vanno a dar loro man forte. Il 2 ottobre gli alpini si accampano alla periferia di Tripoli, nei pressi della carovaniera che da Gargaresh porta a Sidi-Abdul-Gelil, per trasferirsi dopo qualche giorno presso l'oasi di Zanzùr, dove qualche settimana prima (il 20 settembre) gli Italiani hanno già inflitto un duro colpo alle truppe turco-arabe. Il 16 novembre Angelo Schiocchet partecipa all’ avanzata verso l’ altipiano del Garian che porta all’ occupazione di Suani-Beni-Aden e di Azizìah. Successivamente il 9 dicembre, con due marce forzate gli uomini di Cantore raggiungono il castello di Garian dove il giorno 12 issano il Tricolore. Non hanno incontrato una forte resistenza, ma la posizione deve essere rafforzata con opere di difesa e collegata a Tripoli con una pista camionabile. Gli zappatori vengono allora messi all'opera e tra loro c’è anche Schiocchet. Il 13 marzo del 1913 a Tripoli, durante una rivista ai viveri di riserva, Angelo deve confessare all’ ufficiale d’ ispezione di essersi mangiato una parte delle scorte di cibo. “Avevo fame”, ammette, e viene accusato di furto. Il giorno stesso è messo agli arresti e denunciato al tribunale militare di Tripoli che lo condanna a sette mesi di carcere. Il 24 aprile viene rinchiuso nelle prigioni preventive di Tripoli. Due mesi più tardi è imbarcato per l’ Italia e il 23 giugno sbarca a Napoli per essere trasferito al carcere militare. Il 6 settembre la pena gli viene condonata, ma viene comunque trattenuto fino al giorno 21 per scontare una precedente condanna a 15 giorni che gli era stata inferta dalla Prefettura di Belluno, per futili motivi, un mese prima di partire per il servizio militare.
    Per tutta la vita Schiocchet parlerà di questo increscioso episodio come di una gran disgrazia. Nonostante ciò, il 30 luglio del 1913 consegnano anche a lui la medaglia commemorativa della guerra Italo-Turca. Nell’ agosto del 1914 suo fratello Fioravante parte per il servizio di leva e cinque mesi più tardi anche Angelo viene richiamato alle armi. Il 1° gennaio del 1915 rientra in forza al 7° Alpini e qualche mese dopo è inviato come zappatore a Rocca Pietore dove, alla vigilia dell'entrata in guerra, si stanno allestendo gli accantonamenti per il suo battaglione. Durante un incendio che colpisce le case di Carcoi, un gruppo di abitazioni che sorge sul versante del Pettorina opposto a Rocca Pietore, Angelo salva un vecchio rimasto imprigionato tra le fiamme al secondo piano della sua casa. Per il suo atto di eroismo non riceve altra ricompensa che la gratitudine dei famigliari dell’ uomo che ha salvato. Quando torna fra i suoi commilitoni nero come uno spazzacamino, con il sorriso stampato in faccia per la soddisfazione di aver fatto una buona azione, gli dicono: “Conzà cusì te par an diàol”. Da quel giorno Angelo Schiocchet diventa per tutti “el diaol”, il diavolo.
    Il 23 maggio si trova col 7° Rgt. al Passo Fedaia e già nei primi giorni dopo la dichiarazione di guerra, si fa onore mettendo in fuga gli avversari che, sotto il suo formidabile tiro, gli volgono spesso le spalle per fuggire. Così succede al Padòn e così accade anche ai passi dell’ Ombretta e dell’ Ombrettòla dove la sua compagnia, con una sezione mitragliatrici, viene impiegata nella presa di quelle posizioni. Per riuscire nell’ impresa approfittando del buio notturno e del cattivo tempo Schiocchet e i suoi compagni scalano le pareti delle Cime d’ Ombretta interposte fra i due passi. All’ alba il reparto è già sulla vetta e osserva dall’ alto la trincea e il baracchino dove si trovano una cinquantina di nemici. Gli alpini si avvicinano in silenzio e sorprendono il presidio nemico. “Anhalten erheben die Hande” grida Schiocchet: qualcuno tenta di fuggire ma viene colpito, gli altri si arrendono. Angelo ha così l'onore di scortare i prigionieri verso le retrovie e per quell’ impresa si guadagna la sua prima medaglia di bronzo. Alla fine di giugno il “Belluno” lascia la Marmolada per trasferirsi in alta Val Costeana. Il 7 luglio inizia l’ attacco a Cima Bois, ma una pattuglia austriaca appostata sulla forcella blocca con tiri precisi l'avanzata dei reparti. Dopo aver visto cadere molti compagni, tra i quali il capitano
    Comolli, comandante della 79^ , la sua compagnia, il 10 luglio Angelo si presenta dal maggiore Grandolfi offrendosi di risalire il canalone e cogliere di sorpresa quei “crucchi” che fan tanto danno. Con lui salgono anche Giuseppe Mezzacasa e Fabio Leone, un vecchio alpino abruzzese di quasi trent’anni della 77^ compagnia. In cima al canalone, strisciando tra i massi, i tre alpini si dispongono ben distanziati tra loro e attaccano a colpi di bombe a mano. Gli austriaci sono colti di sorpresa e molti cadono uccisi, ma i superstiti reagiscono con un fitto fuoco di fucileria. I due compagni di Schiocchet restano uccisi e lui stesso rischia la vita, quando un colpo gli fora il passamontagna proprio sopra l'orecchio. Rimasto solo si ritira, ma la notte seguente senza avvisare nessuno, torna sul posto a vendicare i compagni. Recupera il corpo di uno dei suoi amici e come prova della rivincita, un paio di scarponi tolti al nemico. L’ azione del trio Schiocchet, Mezzacasa e Leone apre la strada al successivo attacco della compagnia guidata dal capitano Gregori. Per quell’ azione Angelo guadagna una medaglia d’Argento. Qualche giorno più tardi, per vendicare la tragica morte del suo compaesano Antonio Luisetto, rimasto agonizzante per alcuni giorni tra le rocce della Tofana, Schiocchet organizza un concerto di violino per attirare allo scoperto i soldatii che presidiano la cima. Quando la musica finisce, Angelo fa partire un colpo dal cannone che era stato in precedenza puntato proprio dove sapeva che gli austriaci si sarebbero accomodati per godersi meglio il concertino. E’ una strage. “Teufel, teufel” gridano da lassù. Schiocchet ha dato conferma di essere davvero quel diavolo che dicono che lui sia: il “Diavolo delle Tofane”.
    Il 20 ottobre è promosso caporale e subito dopo segue il suo battaglione in Val Cordevole dove partecipa alle azioni sul Col di Lana. Il 7 novembre, con l'aiuto del “Belluno”, viene conquistata quella vetta, ma un contrattacco austriaco ricaccia gli attaccanti. In un successivo assalto Angelo Schiocchet ha comunque modo di guadagnare la sua seconda medaglia di bronzo. Il 16 dicembre, durante l'ennesimo attacco alla vetta del Col di Lana, Angelo esce col plotone comandato dal sottotenente Ceccato e viene colpito in faccia e alla coscia sinistra da schegge di granata. Per quelle ferite viene autorizzato a fregiarsi di un distintivo d'onore, ma di quel riconoscimento Schiocchet non vuole vantarsi. Dopo un breve ricovero e qualche giorno di convalescenza, rientra alla 79^ compagnia del “Belluno” che nel frattempo è tornato in Val Costeana, e con i suoi compagni si appresta a trascorrere i rigori del rigido inverno fra le Tofane.
    Per fatti d’arme il 20 gennaio del 1916 Angelo Schiocchet viene promosso caporalmaggiore zappatore e il 15 giugno gli viene attribuito il grado di sergente. Il 14 luglio del 1916 la conquista del Castelletto della Tofana, iniziata con l’esplosione della mina fatta brillare nella notte fra il 10 e l’11, è ormai conclusa con successo. Le posizioni austriache non sono più facilmente difendibili e i Kaiserjäger si ritirano lasciando sul posto alcune pattuglie di retroguardia che con continue sparatorie devono simulare la presenza dell’ intero presidio. Lavorando di notte gli austriaci costruiscono un nuovo sbarramento di reticolati bassi, una sacca che costeggia per un tratto la parete occidentale della Tofana di Rozes, scende per i ghiaioni verso il Rio Travenanzes e risale verso Cima Falzarego. Chiunque si azzardasse a scendere da Forcella Bois cadrebbe in quella trappola. Gli italiani, ignari di quell'insidia, sono in procinto di sferrare un massiccio attacco verso la Val Travenanzes. Alle 7 di mattina del 29 luglio le artiglierie italiane aprono il fuoco e più tardi la fanfara dell’ “Antelao” intona la Marcia delle Tofane. La 77^ e la 79^ compagnia del “Belluno” si portano sul cengione superiore della Tofana. Gli alpini sono ponti all'azione ma alle 10 di sera non è ancora giunto alcun ordine di attacco. Le altre compagnie non hanno ancora raggiunto le loro posizioni. E' ormai quasi l'alba quando il “Belluno” riceve l’ ordine di attaccare comunque, e gli alpini della 79^ guidati dal capitano Brida penetrano nei camminamenti del Sasso Misterioso e avanzano. Scendono da Forcella Bois lungo i ghiaioni sul retro della Tofana inconsapevoli di cadere nella trappola tesa dal nemico. Sono accolti dal fuoco incrociato e l’avanzata si trasforma in tragedia. Gli alpini sono circondati e sentono urlare da ogni parte minacce in tedesco e in italiano e sono costretti ad arrendersi. Quella domenica 30 luglio del 1916, sui quei ghiaioni, anche Angelo Schiocchet viene fatto prigioniero. In quell’ azione le perdite del “Belluno” sono rilevanti: 138 prigionieri, inclusi 8 ufficiali, quasi tutti della 79^ compagnia che conta anche una novantina tra morti e feriti. La 77ª ha miglior sorte lasciando in mano austriaca solo una ventina di uomini. Schiocchet viene internato in un campo di prigionia dal quale è liberato solo alla fine della guerra. Il 3 novembre del 1918 rientra in Italia e viene accolto nel Campo di concentramento di Reggiolo (Reggio Emilia) dove si trova il centro di smobilitazione per i militari che rientrano dalla prigionia. Viene congedato il 24 marzo 1919, con decorrenza dal 6 dicembre. Nel 1921 gli viene concessa una pensione di guerra di due annualità corrispondente a 1.761,16 lire. Nel frattempo il Comune di Belluno gli ha procurato un posto di lavoro presso il macello comunale di Fisterre. Angelo si sposa e mette al mondo due figli, Orfea nel 1922 e Bruno nel 1923. Angelo Schiocchet muore a Sois, Comune di Belluno, il 30 agosto del 1968.
    Gli sono stati intitolati una via del suo paese ed il locale Gruppo ANA.
    __________________________________________________ _____
    INSIGNITO DELLE SEGUENTI DECORAZIONI:

    Medaglia Commemorativa della Guerra Italo-Turca
    (30 luglio 1913)
    ____________
    Medaglia di Bronzo al Valor Militare
    “Dando prova di grande ardimento contribuì alla resa di un posto di guardia.”


    (Passo Ombretta, 28 maggio 1915)

    __________
    Medaglia d’Argento al Valor Militare
    “Offrivasi volontariamente con due compagni per snidare dei tiratori nemici da una posizione dalla quale disturbavano coi loro tiri i nostri reparti. Disimpegnò tale compito con singolare perizia, ardimento e sprezzo del pericolo nella lotta che seguì in cui due compagni caddero uccisi ed egli rimase ferito. Alla sera tornò sulle posizioni per recuperare la salma di uno dei caduti.”

    (Cima Bos Tofane, 12 luglio 1915)

    __________
    Medaglia di Bronzo al Valor Militare
    “Rimasto gravemente ferito l’ufficiale presso cui prestava servizio di guida, sotto il continuo fuoco delle artiglierie nemiche, da solo e allo scoperto si caricava l’ufficiale sulle spalle e lo trasportava al posto di medicazione.”

    (Monte Sief, 11 novembre 1915)
    ____________
    Croce al Merito di Guerra
    (27 settembre 1919)
    ____________
    Medaglia Ricordo della Guerra 1915-1918
    (3 agosto 1926)
    ____________

    Medaglia Ricordo della Guerra Europea 1915-1918
    (12 novembre 1927)
    ____________
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    "Chissà a quale di questi alberi ci impiccheranno..."

  2. #2
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    Sois fa praticamente parte della mia città (immediata periferia) e ad Angelo Giuseppe Schiocchet hanno almeno intitolato una via. Un grazie e un plauso a te per aver ricordato la vita e le gesta di questo personaggio sconosciuto ai più.....
    Lassù pugnammo. Lassù caddero gli eroi fratelli
    per la grandezza della Patria.
    Il più vasto confine a lei consacrato,
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    Dal monumento al Vecio e al Bocia sito alla caserma Salsa di Belluno, sede del glorioso 7° Alpini

  3. #3
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    Un anziano delle mie parti, ora deceduto, fu prigioniero di guerra con lui...
    "Chissà a quale di questi alberi ci impiccheranno..."

  4. #4
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    Cavoli! Chissà quanta storia aveva da raccontare!
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  5. #5
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    Vero! Lui era mitragliere FIAT e diceva che gli altri alpini prigionieri ne parlavano come di un mito vivente, la sua storia era trapelata anche i carcerieri che nonostante le sofferenze e la fame in prigionia lo consideravano uno dei "prominenten" del campo. Insomma, una persona importante da rispettare per il suo valore di soldato.
    "Chissà a quale di questi alberi ci impiccheranno..."

  6. #6
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    Ecco la via di Sois intitolata a Schiocchet
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    per la grandezza della Patria.
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