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Discussione: Attori e personaggi pubblici... in uniforme

  1. #221
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    Fiorenzo Magni (1909-2012).
    Già rinomato ciclista dilettante alla metà degli anni ’30, fu chiamato alle armi poco dopo l’ entrata in guerra dell’ Italia e destinato al 19° Artiglieria di Firenze nonostante la sua specifica richiesta di prestare servizio come bersagliere ciclista. Mentre era in licenza per partecipare a una gara, il suo reparto andò totalmente perduto nel siluramento della nave che lo trasferiva in Albania. Assegnato al Battaglione Olimpico di Roma, nel 1941 passò al professionismo e nel 1942 conquistò il primato mondiale di velocità in pista sui 50 e 100 chilometri. Trasferito a Firenze nel 41° Artiglieria all’ inizio del 1943, vi rimase sino all’ armistizio. Rientrato a Vaiano, suo paese natale, aderì alla R.S.I. arruolandosi nella Milizia Ferroviaria. Nel gennaio 1944 il suo reparto partecipò con altre unità fasciste alla battaglia di Valibona, scontrandosi coi partigiani. Trasferitosi a Monza con la madre nel 1944, nell’ aprile 1945 passò in clandestinità nascondendosi sotto falso nome a San Marino, in Puglia e a Roma. Nel 1946 fu squalificato dall’ UVI per l’ adesione al fascismo e per aver gareggiato sotto falso nome. Processato nel 1947 per l’ uccisione del capobanda Lanciotto Ballerini e per collaborazionismo fu prosciolto dalla prima accusa per non aver commesso il fatto e beneficiò dell’ “Amnistia Togliatti” per la seconda. Nel 1951, in quanto ex-repubblichino gli fu impedito di rendere omaggio al Milite Ignoto insieme agli altri partecipanti a quel Giro d’ Italia (che si aggiudicò nonostante un grave infortunio a una spalla). Nel 2017, a cinque anni dalla morte di Magni, la presidente dell’ A.N.P.I. di Prato ha messo il veto alla proposta del sindaco Pd di intitolargli una strada della città toscana, dichiarando quanto segue: “La storia, anche quella personale, è fatta di scelte di cui ognuno di noi è direttamente responsabile. Non parlo solo di responsabilità giuridica ma anche e soprattutto di quella morale. Anche se sono trascorsi più di 70 anni, non possiamo dimenticare che ci fu chi scelse coraggiosamente di rischiare la vita per la libertà e chi si nascose vigliaccamente dietro una divisa e un manganello. Fiorenzo Magni, come altri ragazzi di allora, ha fatto la sua scelta, ha scelto la parte sbagliata e non è accettabile che oggi si ricerchino attenuanti. Noi adulti abbiamo grandi responsabilità verso i ragazzi. Attenzione quindi a costruire falsi eroi e a negare la responsabilità di scelte sbagliate”.

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    Fiorenzo Magni, gloria del ciclismo nazionale e unanimemente considerato il terzo campione per importanza dopo Bartali e Coppi, tornò a gareggiare nel 1947. Vinse tre volte la Milano-Sanremo (1949, 1950, 1951) ; tre volte il Giro d’ Italia (1948, 1951, 1955) ; tre volte il Giro delle Fiandre (1949, 1950, 1951). Ritiratosi nel 1956, fu commissario tecnico della Nazionale di Ciclismo (1963-1966), presidente dell’ Associazione Corridori, presidente della Lega del Professionismo, presidente della Fondazione del Ghisallo, presidente onorario dell’ Associazione Azzurri d’ Italia, socio onorario della Federazione Ciclistica Italiana. Dal 1951 al 2009 fu titolare di concessionarie Moto Guzzi, Lancia ed Opel, nonchè commerciante di idrocarburi per uso domestico. Morì a Monza all’ età di 92 anni. Non rinnegò mai le sue idee politiche.

    _________________________________

    Medaglia d’ Oro al Valore Atletico (1942)
    Medaglia d’ Oro della Federazione Ciclistica Italiana (1949)
    Commendatore dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana (1966)
    Premio Vincenzo Torriani (2000)
    Ordine Olimpico (2001)
    Collare d’ Oro al Merito Sportivo (2004)
    Premio Mendrisio d’ Oro (2011)
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  2. #222
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  3. #223
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    Ernest Hemingway
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  4. #224
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  5. #225
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    John G. Agar (1921-2002).
    Figlio primogenito del re della carne in scatola John Agar Sr., studiò in prestigiose scuole private in Illinois e a New York. Dopo il diploma seguì la famiglia trasferendosi dalla natia Chicago a Los Angeles. Nel 1942 si arruolò nell’ U.S.A.A.C. e fu distaccato a Hollywood con l’ incarico di consulente militare per la realizzazione di pellicole di argomento aeronautico durante la 2^ guerra mondiale. Nel 1945 sposò l’ ex bambina prodigio del cinema americano, Shirley Temple, appena diciassettenne. Nel dopoguerra debuttò come attore con le migliori premesse, facendo da spalla a John Wayne in due western epici diretti da John Ford: Il massacro di Fort Apache (194 e I cavalieri del nordovest (1949), nonché nel kolossal bellico Iwo Jima, deserto di fuoco (1949). Nel 1950, Shirley Temple chiese e ottenne il divorzio da Agar, nonché la custodia esclusiva della figlia Linda Susan, motivandolo coi gravi problemi di alcolismo e la crescente gelosia professionale del coniuge. Da allora la carriera di Agar andò rapidamente declinando. Partecipò ad oltre 50 films, spesso in parti da caratterista, ma si trattava di b-movies, pellicole western, horror o di fantascienza a basso costo e di scarsa qualità, destinate ai circuiti dei “drive-in” e delle seconde visioni. A partire dagli anni ’60 per mantenere la famiglia (si era risposato con una modella e aveva altri due figli) fece anche sporadiche apparizioni in numerosissime serie TV statunitensi. All’ inizio degli anni ’70 visse un breve rilancio grazie a John Wayne che lo volle come suo partner ne I due invincibili (1969), Chisum (1970) e Il grande Jack (1971). John G. Agar morì ad 81 anni di età per enfisema polmonare.
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  6. #226
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    Alex Haley (1921-1992).
    Arruolatosi volontario a 17 anni come mozzo della U.S. Coast Guard nel 1939, durante la 2^ Guerra Mondiale fu imbarcato come cuoco di bordo su varie navi dell’ U.S.C.G. in zona di guerra. Congedatosi dopo 20 anni di servizio nel 1959, intraprese la carriera di giornalista free-lance scrivendo articoli per il Reader’s Digest, il New York Time Magazine e Playboy. Scrisse la biografia di Malcom X e molti romanzi, alcuni dei quali ispirati alla storia della sua famiglia. Dal più noto di essi, Radici, venne tratta nel 1977 la omonima serie televisiva. Militante per i diritti degli afroamericani, tre volte sposato e padre di tre figli, fu insignito della Medaglia d’ Onore di Ellis Island.
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  7. #227
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    Leopoldo Trieste (1917-2003).
    Nato a Reggio Calabria, ma trasferitosi a Roma in tenera età con la famiglia, fin da giovanissimo si appassiona al teatro. Allievo di regia cinematografica al Centro sperimentale nel 1940, è prescelto per dirigere il “provino” di fine corso - in realtà un cortometraggio (soli 1000 m. di pellicola) valevole come esame - di ambientazione antico romana, girato in economia nell’ agro romano, immediatamente a ridosso dell’ acquedotto di Cinecittà. L’ anno successivo è chiamato alle armi e destinato alla Scuola Guastatori di Civitavecchia, dove riceve l’ addestramento basico della specialità e vi resta in servizio in attesa di essere destinato a reparti operanti. All’ inizio del 1942 viene destinato come esperto in demolizioni presso il Gruppo bande irregolari del Montenegro (ovvero alle formazioni di monarchici montenegrini armate dal nostro governo d’ occupazione in funzione anti-comunista). A pochi giorni dall’ imbarco però, giunge il contrordine. Il suo provino di fine corso del Centro Sperimentale è stato proiettato durante un convegno sulla cinematografia dell’ asse tenutosi in Germania e Goebbels in persona ha molto lodato l’ abilità del giovane regista. Le nostre autorità militari non ritengono opportuno sprecare il talento del geniere Leopoldo Trieste spedendolo in un territorio infido e ad alto tasso di mortalità, dunque lo aggregano al Centro Fotocinematografico del Regio Esercito, spedendolo con la cinepresa in spalla a fare da cameraman militare in una zona di retrovia ritenuta tranquilla e inattaccabile, la Sicilia. Tempo pochi mesi, la ritirata dalla Libia e lo sbarco americano nel nordafrica francese creano i presupposti perché sull’ isola si scaraventi la crescente potenza distruttiva delle forze aeree alleate. Leopoldo filma i risultati delle incursioni, i lutti, le distruzione, la crescente ostilità dei siciliani, la palese arroganza dei tedeschi. In due occasioni, a Palermo e ad Enna, finisce sepolto in rifugi antiaerei crollati sotto le bombe, ma viene estratto vivo. Nell’ estate del 1943 segue lo sbarco alleato, la ritirata verso lo Stretto di Messina e l’ imbarco fortunoso su un pontone armato della KM stracarico di feriti. Giunto sulla costa calabra sotto il fuoco dei P-38 Lightning che fanno il tiro al bersaglio sui fuggiaschi indifesi, abbandona la cinepresa Arriflex fracassata da un proiettile da 12,7 e risale la penisola con mezzi di fortuna, scampando a vari bombardamenti. Giunge a Roma malconcio ma vivo, alla fine di agosto. Resta in licenza di convalescenza fino al 10 settembre 1943, quando chiude la sua esperienza militare rifugiandosi in casa dei genitori a Piazza Bologna, dove resterà sino alla liberazione di Roma. Nel secondo dopoguerra porta avanti l’ attività di drammaturgo, sceneggiatore, regista teatrale e cinematografico. Scrive una trilogia di stampo neorealista sulle conseguenze della guerra e della violenza, composta dai drammi teatrali La frontiera (1945), Cronaca (1946) ed N.N. (1947). Debutta come attore cinematografico con Federico Fellini ne Lo sceicco bianco (1952) e I vitelloni (1953). In seguito diviene apprezzato caratterista partecipando a numerosissimi altri film italiani e stranieri, riproponendo vizi virtù e luoghi comuni dell’ uomo meridionale. Negli anni ’60 /’70 partecipa ad alcuni popolari sceneggiati televisivi RAI. La sua ultima interpretazione risale al 2000, col personaggio di Lello Rizzitano nell’ episodio Il cane di terracotta della fiction Il commissario Montalbano. Nastro d’ argento come migliore attore non protagonista nel 1965, 1985 e 1996. David di Donatello come miglior attore non protagonista nel 1996.
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  8. #228
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    Gino Bartali (1914-2000).
    Nato a Ponte a Ema, si avvicinò al ciclismo come dilettante all’ inizio degli anni ’30. Fu ciclista professionista dal 1934 al 1954. Vinse tre
    Giri d’Italia (1936, 1937, 1946), due Tour de France (1938, 1948), quattro Milano-Sanremo (1939, 1940, 1947, 1950), tre Giri di Lombardia (1936, 1939, 1940). Nel 1935 prestò servizio di leva nella Regia Aeronautica col grado di aviere semplice e la mansione di portaordini ciclista, cosa che gli permise di continuare ad allenarsi. Nel 1937 divenne terziariocarmelitano con il nome di Fra Tarcisio di S.Teresa di Gesù Bambino. Richiamato alle armi nel 1941, fu inizialmente destinato in Umbria, presso l’ aeroporto militare di Passignano sul Trasimeno. Nel 1942 transitò dalla Regia Aeronautica al Regio Esercito, venendo incorporato come tutti gli sportivi di livello nazionale nel Btg. Olimpico di stanza a Roma. Nel ’42 /’43 partecipò a numerose gare militari, ricevendo dall’ esercito solo un modesto rimborso delle spese di viaggio. Tornato a Firenze dopo l’ armistizio dell’ 8 settembre 1943, su sollecitazione di alte autorità ecclesiastiche si arruolò nel locale distaccamento della G.N.R. stradale, in qualità di riparatore di biciclette. Lo status di milite e la possibilità di circolare liberamente in uniforme gli permisero di adoperarsi in favore dei rifugiati ebrei, come membro dell'organizzazione clandestina DELASEM. Fece numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi, trasportando documenti e foto tessere nascosti nei tubi del telaio della bicicletta affinché una stamperia segreta potesse falsificare i documenti necessari alla fuga di ebrei rifugiati, contribuendo così a salvare oltre 800 persone. Notoriamente legato agli ambienti cattolici, suscitò presto sospetti nelle autorità fasciste e per due volte venne interrogato dal maggiore Carità, ma in entrambi i casi fu rilasciato. Ormai apertamente ricercato dalla polizia, dovette sfollare sotto falso nome a Città di Castello, dove rimase cinque mesi, nascosto da parenti e amici sino al giugno del 1944. Nel secondo dopoguerra riprese in pieno l’ attività agonistica segnalandosi in particolare per la sua vittoria al Tour de France del 1948, impresa che disinnescò il clima da guerra civile creato dall’ attentato di Pallante contro il segretario del P.C.I. Palmiro Togliatti. Al rientro in Italia, ricevuto da Alcide De Gasperi e Giulio Andreotti, chiese loro in premio di non dover mai più pagare le tasse, vita natural durante. La richiesta fu rifiutata, segnando la definitiva rottura dei rapporti tra il campione e la DC. Ma il legame di Bartali con la chiesa rimase inalterato. Profondamente cattolico, fu ripetutamente ricevuto in Vaticano da Pio XII e nel 1950 fece una donazione importante, di circa 100.000 pesetas, per contribuire al completamento dei lavori della Sagrada Familia a Barcellona. Ritiratosi nel 1954, fu allenatore e dirigente sportivo dal 1957 al 1971. Negli anni seguenti si dedicò prevalentemente alla famiglia (la moglie Adriana Bani, sposata nel 1940 a Firenze e i tre figli, Andrea, Luigi e Bianca), non esitando però a lanciare strali contro quelli che riteneva i mali del ciclismo: il doping, la corruzione e gli ingaggi miliardari. Nel 1989 e nel 1990 condusse il TG satirico Striscia la notizia. Morì nella sua casa di Firenze per un attacco cardiaco all’ età di 86 anni.


    INSIGNITO DELLE SEGUENTI ONORIFICENZE
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    Medaglia d’ Argento al Valore Atletico
    Roma, 1938
    Medaglia d’ Oro al Valore Atletico
    Roma, 1962
    Grande Ufficiale dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana
    Roma, 27 dicembre 1986
    Cavaliere di gran croce dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana
    Roma, 27 dicembre 1992
    Collare d’ oro al merito sportivo (postumo)
    Roma, 2000
    Medaglia d’ Oro al Valor Civile (postuma)
    Nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, con encomiabile spirito cristiano e preclara virtù civica, collaborò con una struttura clandestina che diede ospitalità e assistenza ai perseguitati politici e a quanti sfuggirono ai rastrellamenti nazifascisti dell'alta Toscana, riuscendo a salvare circa Ottocento cittadini ebrei. Mirabile esempio di grande spirito di sacrificio e di umana solidarietà.
    Roma, 31 maggio 2005
    Giusto dell’ Olocausto nel Giardino dei Giusti del Mondo (postumo)
    Padova, 2 ottobre 2011
    Giusto tra le nazioni dello Yad Vashem (postumo)
    Cattolico devoto, nel corso dell'occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze
    Nathan Cassuto e l'arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa, trasportando all’ interno della sua bicicletta documenti falsi indispensabili agli ebrei rifugiati, con grave rischio personale aggravato dall’ appartenenza alla Milizia fascista.”
    Gerusalemme, 23 settembre 2013
    __________________________________________________ ____
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  9. #229
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    Eugenio Fasana (1886-1972).
    Fu alpinista, pittore, scrittore, giornalista e guida alpina. Nel 1906, all’ età di vent’ anni, prestò servizio militare di leva negli alpini, avendo modo di compiere le prime escursioni. Richiamato in servizio nel 1915, durante la Grande Guerra operò come caporalmaggiore degli alpini sciatori in Valtellina, in Valcamonica e nella Bergamasca. Decorato al V.M. raggiunse il grado di sottotenente, comandando un reparto di zappatori alpini. Nel primo dopoguerra aderì al fascismo, ricoprendo cariche a livello locale, anche in ambito sportivo e dopolavoristico. Nato a Gemonio, primo di cinque figli, lavorò nella cartiera di famiglia per trasferirsi poi alla Cartiera Binda di Milano. Fu fin da giovanissimo un pioniere dell’ alpinismo moderno nonché tra i più vivaci e completi alpinisti italiani della prima metà del novecento. Partecipò ad oltre 120 ascensioni delle Alpi
    Centrali, Dolomitiche, Bavaresi e Bernesi tra il 1906 e il 1941. Fu membro autorevole del CAAI (Accademici Alpini del CAI) e Presidente della SEM (Società Escursionisti Milanesi) dal 1919 al 1925. Tra i primi in Italia a a praticare lo sci-alpinismo, la discesa libera e lo sci di fondo, fu precursore dei metodi di allenamento attualmente utilizzati dai climbers, arrampicandosi su pareti preparate in palestre al chiuso già nel 1926 e distinguendo l’ alpinismo classico d’ alta montagna dall’ alpinismo acrobatico. Praticò a buon livello anche il sollevamento pesi, venendo insignito di medaglie a livello nazionale. Fu guida alpina personale dei re del Belgio e del pontefice Pio XI. Si dedicò all’ attività letteraria e artistica, partecipando a mostre di pittura alpina e figurativa, accompagnando le proprie opere (oli, chine, carboncini e fotografie ritoccate con interventi pittorici) ai suoi articoli e alle sue pubblicazioni. Scrisse 4 libri: “Uomini di sacco e di corda” (SEM, Milano 1926), “Il Monte Rosa: vicende, uomini, imprese” (Rupicapra, Milano 1931), “Cinquant’ anni di vita della Società Escursionisti Milanesi” (SEM, Milano 1941), “Quando il Gigante si sveglia” (Montes, Torino 1944). Nel 1934 fu ammesso al Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, al quale dedicò moltissime pubblicazioni. Tenne conferenze di argomento alpinistico e venne insignito della medaglia dell’ Ordine del Cardo, del quale fu in seguito Vicepresidente. Fu redattore della rivista “Le Prealpi” dal 1909 al 1936 utilizzando svariati pseudonimi. Ebbe una rubrica di alpinismo sul quotidiano “La Stampa” di Torino e un’ altra su “Lo Scarpone”. Collaborò con le principali riviste letterarie e di alpinismo del suo tempo. Compose poesie, canzoni di montagna e aforismi sull'alpinismo. Fasana uscì fortunosamente incolume da clamorose e tragiche imprese, quali la morte dei suoi tre compagni di cordata in una ascensione alla Grigna mentre stava aprendo una nuova via su uno dei Torrioni Magnaghi il 17 maggio 1914, il suo folgoramento sul Petit Dru, la tragedia sulla Rasica il 15 settembre 1935 che costò la perdita di sei uomini per assideramento. Gli furono dedicati un Inno-Marcia per il Trentennio della SEM nel 1921 e una marcia di regolarità e resistenza alpina denominata appunto “Coppa biennale Eugenio Fasana” nel 1942. Morì a Milano all’ età di 86 anni.
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  10. #230
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    Guido Bergamo (1893-1953).
    Nativo di Montebelluna, milita nel movimento giovanile del partito repubblicano partecipando alle prime lotte organizzate dei contadini veneti. Studente di medicina all’
    università di Bologna si avvicina agli ambienti sindacali, divenendo presto uno tra i più convinti interventisti. Volontario di guerra, nasconde la laurea in medicina per evitare l’ arruolamento in Sanità. Frequenta il corso A.U. a Bagni della Porretta e viene destinato come sottotenente all’ 8º Reggimento alpini. Presta servizio nei Btg. Cividale e Val Natisone, nel 7° Reparto d’ Assalto, poi di nuovo al Cividale e al Val Seccarello. Introduce nei reparti l’ uso di portare in combattimento il cappello alpino girato con la falda posteriore sul davanti, per non ostacolare la mira. Tale uso è ancor oggi definito “portare il cappello alla Bergamo”. Combattente pluridecorato, al termine della 1^ g.m. è l’ alpino vivente insignito del maggior numero di decorazioni (quattro M.A.V.M., tre Croci di Guerra al V.M., promosso capitano per meriti di guerra). Nel 1919 aderisce alla Massoneria presso la Loggia di Bologna, fonda insieme al fratello Mario il Fascio di Combattimento di Bologna, distaccandosene però quasi subito, infine si candida a Treviso in una lista di repubblicani reduci di guerra. La sua elezione non viene tuttavia convalidata in quanto non raggiunge l’età minima prevista dalla legge. Nel 1921 viene rieletto nelle file del P. R. I. (XXVI Legislatura) ed è attivo nella corrente di sinistra del partito, organizzando una vasta rete di cooperative a Montebelluna e nei paesi del circondario. Il 29 ottobre 1921 insieme all’ On. Raffaele Paolucci accompagna da Aquileia a Venezia la salma del Milite Ignoto diretta a Roma. Il 19 dicembre 1921 è nominato Maestro del Grande Oriente d’ Italia. Avversato dal fascismo, nel 1922 dopo uno scontro armato tra militanti fascisti e repubblicani a Treviso, viene bandito dalla città per evitare rappresaglie. Nel 1924 è di nuovo eletto (XXVII Legislatura), unico deputato non fascista della sua provincia. Aderisce per disciplina di partito alla secessione dell’ Aventino, pur dichiarandosi contrario a rinunciare alle possibilità di lotta offerte dal Parlamento. Nel 1926 poco dopo l’ incendio della sua clinica, viene ufficialmente bandito dalla vita politica e il 9 novembre decade definitivamente dal mandato parlamentare. Dopo un breve esilio in Egitto, rientra in Italia ed è inviato al soggiorno obbligato a Mestre. Ivi vive indisturbato per tutto il ventennio fascista rispettato in quanto ex- combattente, tenendosi lontano dalla politica e dedicandosi alla professione di medico tisiologo. Dopo l’ 8 settembre 1943 organizza i primi nuclei partigiani nel triveneto. Nell’ aprile 1945 dirige l’ insurrezione di Mestre. Nel 1946 si candida alla Costituente, ma non viene eletto. Nel 1948 lascia i repubblicani, aderendo al raggruppamento social-comunista Fronte Democratico Popolare (Fro-De-Pop), che sarà sconfitto dalla DC il 18 aprile dello stesso anno. Esperto tisiologo, pubblica vari saggi sulla cura della tubercolosi. Avendo fatto largo uso della radiologia, muore dopo lunghe sofferenze per le conseguenze della prolungata esposizione ai raggi X.
    ______


    INSIGNITO DELLE SEGUENTI DECORAZIONI
    ______

    • 3 Croci di Guerra al V.M.



    • 1 Promozione per meriti di Guerra

    - M.A.V.M.
    “Nel ripiegamento, alla testa della sua compagnia, reggeva l’ urto di forze nemiche enormemente superiori, e due volte muoveva al contrattacco, spezzandone momentaneamente l’ impeto. In seguito, completamente accerchiato, apriva con le armi la strada ai superstiti, compiendo lunga marcia notturna per impervie regioni.”
    Conca di Fonzaso-Arsiè, 12 novembre 1917.


    • M.A.V.M.

    “Essendosi il nemico impadronito di un importante caposaldo, si slanciava al contrattacco e con provvida iniziativa dava ordine ad un altro reparto di concorrere all’ azione riuscendo così a scacciare l’ avversario dalla posizione temporaneamente occupata. Già distintosi per abilità e coraggio in un precedente fatto d’ arme.”
    Col dell’ Orso, 25 novembre 1917


    • M.A.V.M.

    “Comandante di una compagnia in posizione assai difficile, contrattaccava con fulminea mossa l’ avversario ricuperando un forte caposaldo e disimpegnando così le nostre unità già scoperte e pericolanti. Coadiuvava poi efficacemente il proprio comandante di battaglione durante lo svolgersi dell’ azione, esempio mirabile di alto spirito militare e sprezzo del pericolo.”
    Porte di Salton, 11 dicembre 1917


    • M.A.V.M.

    “Comandante di battaglione durante lo svolgersi di una decisiva azione avendo reparti staccati in luoghi diversi del fronte di combattimento e di rincalzo ed alle dipendenze dei comandanti le colonne operanti, sceglieva il luogo ove più intenso era il pericolo, per violentissimo e micidiale fuoco delle artiglierie, bombe e mitragliatrici nemiche. Colla persona eretta e col sereno disprezzo della morte, dava esempio di valore e di volontà di sacrificio ai suoi uomini lanciandosi all’ assalto.”
    Monte Solarolo – Quota 1676, 26 ottobre 1918


    • Grande Ufficiale dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana

    Roma, 2 giugno 1953


    • Medaglia d’ Oro al Valor Civile (alla memoria)

    “Fra i pionieri della radioterapia, benché conscio del pericolo cui si esponeva, essendo ancora rudimentali le misure di protezione dei raggi X, perseverava appassionatamente nella propria opera di soccorso agli infermi e di profonda ricerca scientifica. Contaminato dalle radiazioni, senza rallentare mai la propria azione benefica, era costretto a sottoporsi a ripetuti e dolorosi interventi chirurgici alle mani ed alle ascelle, riportando, infine, l'amputazione completa del braccio sinistro. Con eroica determinazione non desisteva dal proprio lavoro, finché trovava atroce fine tra l'unanime compianto dei benefìcati e di quanti lo conoscevano. Luminoso esempio di abnegazione e di dedizione al dovere spinto fino all'olocausto.”
    Montebelluna, 4 ottobre 1956
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