Fiorenzo Magni (1909-2012).
Già rinomato ciclista dilettante alla metà degli anni ’30, fu chiamato alle armi poco dopo l’ entrata in guerra dell’ Italia e destinato al 19° Artiglieria di Firenze nonostante la sua specifica richiesta di prestare servizio come bersagliere ciclista. Mentre era in licenza per partecipare a una gara, il suo reparto andò totalmente perduto nel siluramento della nave che lo trasferiva in Albania. Assegnato al Battaglione Olimpico di Roma, nel 1941 passò al professionismo e nel 1942 conquistò il primato mondiale di velocità in pista sui 50 e 100 chilometri. Trasferito a Firenze nel 41° Artiglieria all’ inizio del 1943, vi rimase sino all’ armistizio. Rientrato a Vaiano, suo paese natale, aderì alla R.S.I. arruolandosi nella Milizia Ferroviaria. Nel gennaio 1944 il suo reparto partecipò con altre unità fasciste alla battaglia di Valibona, scontrandosi coi partigiani. Trasferitosi a Monza con la madre nel 1944, nell’ aprile 1945 passò in clandestinità nascondendosi sotto falso nome a San Marino, in Puglia e a Roma. Nel 1946 fu squalificato dall’ UVI per l’ adesione al fascismo e per aver gareggiato sotto falso nome. Processato nel 1947 per l’ uccisione del capobanda Lanciotto Ballerini e per collaborazionismo fu prosciolto dalla prima accusa per non aver commesso il fatto e beneficiò dell’ “Amnistia Togliatti” per la seconda. Nel 1951, in quanto ex-repubblichino gli fu impedito di rendere omaggio al Milite Ignoto insieme agli altri partecipanti a quel Giro d’ Italia (che si aggiudicò nonostante un grave infortunio a una spalla). Nel 2017, a cinque anni dalla morte di Magni, la presidente dell’ A.N.P.I. di Prato ha messo il veto alla proposta del sindaco Pd di intitolargli una strada della città toscana, dichiarando quanto segue: “La storia, anche quella personale, è fatta di scelte di cui ognuno di noi è direttamente responsabile. Non parlo solo di responsabilità giuridica ma anche e soprattutto di quella morale. Anche se sono trascorsi più di 70 anni, non possiamo dimenticare che ci fu chi scelse coraggiosamente di rischiare la vita per la libertà e chi si nascose vigliaccamente dietro una divisa e un manganello. Fiorenzo Magni, come altri ragazzi di allora, ha fatto la sua scelta, ha scelto la parte sbagliata e non è accettabile che oggi si ricerchino attenuanti. Noi adulti abbiamo grandi responsabilità verso i ragazzi. Attenzione quindi a costruire falsi eroi e a negare la responsabilità di scelte sbagliate”.
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Fiorenzo Magni, gloria del ciclismo nazionale e unanimemente considerato il terzo campione per importanza dopo Bartali e Coppi, tornò a gareggiare nel 1947. Vinse tre volte la Milano-Sanremo (1949, 1950, 1951) ; tre volte il Giro d’ Italia (1948, 1951, 1955) ; tre volte il Giro delle Fiandre (1949, 1950, 1951). Ritiratosi nel 1956, fu commissario tecnico della Nazionale di Ciclismo (1963-1966), presidente dell’ Associazione Corridori, presidente della Lega del Professionismo, presidente della Fondazione del Ghisallo, presidente onorario dell’ Associazione Azzurri d’ Italia, socio onorario della Federazione Ciclistica Italiana. Dal 1951 al 2009 fu titolare di concessionarie Moto Guzzi, Lancia ed Opel, nonchè commerciante di idrocarburi per uso domestico. Morì a Monza all’ età di 92 anni. Non rinnegò mai le sue idee politiche.
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Medaglia d’ Oro al Valore Atletico (1942)
Medaglia d’ Oro della Federazione Ciclistica Italiana (1949)
Commendatore dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana (1966)
Premio Vincenzo Torriani (2000)
Ordine Olimpico (2001)
Collare d’ Oro al Merito Sportivo (2004)
Premio Mendrisio d’ Oro (2011)