Ciao a tutti.
Presento il Wehrpass dell’ Obergefreiten Alfred Steinhauser nato a Marktredwitz il 10.09.1919 che, dopo aver frequentato alcuni corsi da pilota di aeromobili flugzeugführerausbildung, e da marinaio seemännischer lehrgang (che per motivi non noti non andarono a buon fine), infine divenne paracadutista fallschirmjäger e combattè in Russia, in Africa, nel Centro Italia contro le Forze Amate Italiane dopo l’08 settembre 1943, e nuovamente sul Fronte Est ove perì il 19.12.1943 a Pervomajsk (Ucraina). E’ sepolto nel cimitero militare di Kirowograd (Ucraina).
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Il paracadutista dal 30.08.1941 al 19.12.1943 fu effettivo alla 6. Kompanie, II. Bataillon, Fallschirmjäger-Regiment 2 subordinato, dalla costituzione nel giugno 1939 e sino all’ottobre 1942 alla 7. Flieger-Division, e successivamente alla nuova 2. Fallschirm-Division (sempre dipendenti dall’ XI. Fliegerkorps).
002FSJDiv.gifsimbolo della 2. FJD
Nel periodo di militanza dell’ Alfred Steinhauser il Fallschirmjäger-Regiments 2 dal 01.12.1941 prese parte alla campagna di Russia con la 1. Panzer-Armee nell’area dell’ Heeresgruppe Süd. Nel periodo tra il 19.12.1941 ed il 17.03.1942 il FJR2, sul Fronte di Mius, perse 23 Ufficiali e 612 sottufficiali e truppa. Il 12.03.1942 venne ordinato il rientro nelle retrovie, ma non si effettuò perchè l’OKW (Oberkommando Wehrmacht) dispose un’altra missione nell’area di Wolchow, nel Nord della Russia, quindi i 56 ufficiali e 2.046 paracadutisti del reggimento vennero trasportati l’11.04.1942 a Tosno e Uschari. Il 21.06.1942 terminò la missione nel Nord della Russia che, nel periodo tra il 12 aprile ed il 21 giugno 1942, causò nuove perdite di 20 ufficiali e 1272 sottufficiali e truppa. Così rimasero presenti al reggimento solo 15 ufficiali e 223 tra Unteroffizieren e Mannschaften.
Già nel maggio del 1942, II. Bataillon FJR2 tornò dalla Russia e si trasferì nel Nord Africa il 18.07.1942 come parte della Brigata Ramcke. Lì, il battaglione partecipò alle battaglie di El Alamein dal 30.08.1942. Con la fine della battaglia, le associazioni si ritirarono su Mars el Brega. I paracadutisti del II. Bataillon FJR2 poi lasciarono il Nord Africa e vennero utilizzati, così come il I. Bataillon, per istituire la 2. Fallschirm-Division.
Tutte le parti del FJR2, anche quelle ancora in Russia, si trasferirono ad Hannover-Bothfeld e Diepholz. In Diepholz II. FJR2 venne ripristinato con rincalzi.
Nell'ottobre del 1942, il FJR2 si trasferì a Mourmelon de Grand vicino a Reims ove avvenne anche il riallineamento del III./2. Il FJR2 fu allo stesso tempo eliminato dalla 7. Flieger-Division e venne predisposta la costituzione di una seconda Fallschirm-Division, sempre subordinata al XI. Fliegerkorps.
Il 13 febbraio 1943 ebbe luogo l'ordine per la formazione della nuova 2. Fallschirm-Division, in base alla quale il FJR2 costituì il nucleo centrale. Trasferito in Bretagna nel marzo del 1943, fu subordinato alla 7. Armee del OB West (Oberbefehlshaber West). Alla fine di aprile 1943, il II. Bataillon FJR2 ricevette l’ordine di ritornare in Africa, ma il movimento non venne effettuato perché nel frattempo nel Nord Africa si arresero le truppe del DAK.
Alla fine di maggio del 1943 il II. Bataillon FJR2 tornò alla divisione, come Riserva OKW nella zona di Avignone-Nimes.
Dopo che gli alleati sbarcarono in Sicilia il 10.07.1943, la 2. Fallschirm-Division fu trasferita dal 26 al 28/07/1943 nelle vicinanze di Roma. Poi dopo l’ 08 settembre 1943 venne incaricata del disarmo delle truppe italiane nell'area di Roma ed alla protezione della costa occidentale italiana a nord di Roma.
Nel novembre 1943 la 2. Fallschirm-Division fu trasferita sul Fronte Orientale. Il 10.11 iniziò il trasporto della divisione presso la 4. Panzer-Armee nell'area di Kiev-Shitomir. Dopo pesanti battaglie a sud-est di Radomyschl, la divisione fu trasferita all'inizio del dicembre 1943 a Kirovograd, dove l'Armata Rossa era avanzata. A Novgorodka si svilupparono le più serie battaglie difensive terminate solo il 10 gennaio 1944.
Poi seguirono anche pesanti e disperate battaglie in ritirata a Dniester. La Divisione fu incaricata di contrastare la testa di ponte nemica nemica a Butor a metà maggio 1944. Il 20.05.1944 la 2. Fallschirm-Division fece ritorno a Colonia-Wahn. Dei circa 6.000 uomini della divisione trasferiti in Russia nel novembre del 1943, rimasero solo 390 uomini. Il FJR2 venne così rifornito con nuovi paracadutisti dalla riserva. Dopo lo sbarco alleato in Normandia, la divisione il 12.06.1944 ricevette l’ordine di trasferirsi in Bretagna e continuare la formazione delle reclute nell'area di Brest, nonchè proteggere la città e il porto sottomarino.
Particolare approfondimento merita la partecipazione del II. Battalion, FJR2 con l’ Obergefreiten Alfred Steinhauser di cui al Wehrpass, di tutta la 2. FJD, nei combattimenti nella zona di Roma dopo l’8 settembre 1943.
L’annuncio del concluso armistizio con gli Alleati, diffuso dalla radio la sera dell’8 settembre 1943, trovò l’Italia e le sue Forze Armate, logorate da tre anni di guerra, nella seguente precaria situazione: Sicilia e Calabria occupate dagli anglo-americani, la restante parte della Penisola praticamente occupata e controllata dai tedeschi i quali, attuando un piano preordinato (Operazione Achse), avevano dislocato in Italia ingenti forze, la maggior parte delle quali affluite dopo la caduta del fascismo. Complessivamente, la sera dell’8 settembre erano presenti, dalle Alpi alla linea del fronte presidiata dagli Alleati, dal Tirreno all’Adriatico lungo i fiumi Garigliano e Sangro, 17 Divisioni tedesche e un considerevole numero di altre unità non indivisionate, ma presenti ovunque. Con queste forze i tedeschi avevano raggiunto lo scopo di controllare i centri nevralgici del Paese e di incapsulare le forze italiane.
I tedeschi diedero immediato corso alle misure che avevano accuratamente studiato, per contro numerosi reparti italiani, piombati all’improvviso nello smarrimento anche per carenza di ordini precisi, altri assaliti mentre erano in trasferimento, non furono in grado di opporre una valida resistenza. Tuttavia, non è esatto dire che l’Esercito italiano si arrese. Non poche unità reagirono con fermezza, e altrettanto fecero, con impennate di orgoglio, numerosi reparti minori.
Dalla sera dell’8 settembre, infatti, un gran numero di unità reagì combattendo agli attacchi sferrati dai tedeschi. Inoltre, se le Forze Armate italiane si fossero dissolte, non avrebbero poi preso parte alla guerra di Liberazione. Molti reparti, perplessi di fronte agli ordini, in ritardo e di incerta interpretazione, anche in conseguenza dell’orientamento di non attaccare per primi e di fronte alla fuga del governo e della Casa regnante, così come alcuni Comandi di Grandi Unità, nei giorni seguenti all’armistizio, furono posti dai tedeschi nella impossibilità di esercitare la loro azione. Altri furono sciolti dai loro comandanti per salvare gli uomini dalla cattura. Altri ancora, non si può negare, si sbandarono completamente a causa del generale smarrimento. Ma una valida e fierissima reazione agli attacchi dei tedeschi ci fu e si manifestò in molti reparti. E proprio a Roma si svolsero i combattimenti più cruenti che costarono la vita a oltre 400 militari, circa 200 civili e 800 feriti. Questi, insieme ai 1.253 caduti della Corazzata “Roma” (affondata nel pomeriggio del 9 settembre 1943 nel Golfo dell’Asinara in Sardegna), furono le prime vittime italiane per mano tedesca dopo la firma dell’armistizio (resa incondizionata). Alla difesa di Roma erano state destinate le migliori unità (Divisioni corazzate Centauro II e Ariete II) che disponevano insieme ad altri reparti minori di circa 350 mezzi blindocorazzati. La resistenza italiana, anche se mal guidata dai vertici dell’Esercito, si protrasse per due giorni e tenne agganciate consistenti forze tedesche, impedendo loro di accorrere tempestivamente a Salerno per opporsi alla sbarco alleato. Anche nell’ambito di quelle grandi unità (Divisioni Costiere 220ª e 221ª e Divisione di Fanteria Piacenza che vennero rapidamente disarmate) non mancarono episodi di resistenza e contromosse. Nel settore della Divisione Piacenza, contro i cui sbarramenti sulle vie Portuense e Ostiense andò a urtare l’attacco notturno della 2. Fallschirm-Division tedesca, parte dei capisaldi resistette fino al pomeriggio del giorno 9. Il cedimento delle due Divisioni costiere e della Piacenza fu determinato dalla sorpresa e dalla rapidità con le quali agirono le unità tedesche e dall’impreparazione morale delle tre grandi unità all’improvviso rovesciamento del fronte. Sopraffatta la Divisione Piacenza, fu possibile alla 2.FJD tedesca proseguire contro le difese tenute dalla Divisione Granatieri di Sardegna, schierata in migliori condizioni.
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Questa riuscì ad arrestare l’attacco tedesco in corrispondenza del ponte della Magliana, ma i tedeschi, tentando di aggirare l’ostacolo verso nord, investirono un caposaldo della Cecchignola minacciando la stazione radio di Roma San Paolo. La Divisione venne rinforzata in quel settore con altre forze: il Reggimento Corazzato Lancieri di Montebello, già in riserva a La Storta, un battaglione del 151° Sassari, un battaglione carabinieri, un battaglione bersaglieri, un battaglione guastatori, elementi della Polizia Africa Italiana (PAI), aliquote dell’artiglieria della Divisione Ariete.
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Il mattino del 9 settembre, il battaglione carabinieri, sostenuto da elementi del Montebello, rioccupò il caposaldo delle alture dell’Eur andato perduto durante la notte. Mentre la notte del 9, nel settore settentrionale, le postazioni tenute dalle Divisioni Ariete e Piave vennero attaccate senza successo. Sempre la mattina del 9 settembre, cittadini animosi e coraggiosi accorsero sui luoghi dei combattimenti e si affiancarono ai soldati nella lotta ravvicinata. Frattanto, durante la notte, prima che venisse deciso l’abbandono di Roma da parte del Re, del Governo e degli Stati Maggiori, lo Stato Maggiore Esercito aveva ordinato telefonicamente ai comandi del Corpo d’Armata Motocorazzato e del XVII Corpo di disporre perché tutte le truppe della difesa esterna rimanessero alle dipendenze del generale Giacomo Carboni, comandante del Corpo d’Armata Motocorazzato e commissario del SIM (il Servizio segreto militare). A questo seguì l’ordine del generale Mario Roatta, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, di rinuncia alla difesa della Capitale e di spostamento nella zona di Tivoli del Corpo d’Armata Motocorazzato e di tutte le forze preposte alla difesa della città. Eccettuate le azioni intorno allo scalo ferroviario di Monterotondo, il fronte settentrionale rimase pressoché inattivo (i tedeschi dopo le prime gravi perdite decisero di risparmiare il più possibile la 3. Panzergrenadieren Division che volevano trasferire al più presto possibile sul fronte di Salerno), mentre tutto il peso dell’offensiva si spostò sul fronte meridionale, sulla Casilina, Prenestina e sull’Ardeatina, dove si svolsero i combattimenti più duri, in corrispondenza con i capisaldi della Cecchignola e della Magliana.
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Verso sera del 9 settembre, i combattimenti si spostarono nei pressi delle Tre Fontane, della basilica di San Paolo e della Garbatella. La notizia della partenza per il Sud del Re, del Governo e dei vertici militari e la mancanza di un effettivo coordinamento delle operazioni resero ancora più precaria e confusa la situazione operativa, determinando nuove incertezze e ulteriori disorientamenti e decadimenti del morale. La sera del 9 e la notte del 10 settembre, le opposte forze conservarono il contatto in una situazione piuttosto confusa e combattimenti si riaccesero la mattina del 10 settembre a Porta San Paolo e alla Piramide di Caio Cestio, dove il Reggimento Lancieri di Montebello si difese brillantemente. Fu proprio durante il pomeriggio del giorno 10 settembre che un’azione controffensiva delle forze del Corpo d’Armata Motocorazzato, sferrata sul fianco e sul tergo della 2. Fallschirm-Division, al di fuori della cinta della città, avrebbe potuto conseguire risultati positivi, qualora non fosse stata arrestata nella sua fase decisiva dall’ordine di cessate il fuoco. Il 9 settembre, infatti, una delegazione composta dal generale Giorgio Calvi di Bergolo (genero del Re, avendo sposato la primogenita Iolanda Margherita di Savoia), comandante della Divisione Centauro, e dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, aveva preso contatti col generale tedesco Siegfried Westphal, capo di Stato Maggiore del generale Albert Kesselring, comandante in capo dello scacchiere Sud, per trattare la resa dei reparti italiani presenti a Roma. Alle trattative si unì anche il tenente colonnello Giaccone, capo di Stato Maggiore della Centauro, che si recò a Frascati, sede del Comando del maresciallo Kesselring. I tedeschi proposero il riconoscimento di Roma “città aperta”, l’estensione a tutte le truppe poste agli ordini del generale Carboni delle condizioni poste in un primo tempo a quelle della Centauro (impegno a non trarre in prigionia militari italiani dislocati a 50 km a nord e a sud della città), il mantenimento di Roma sotto l’esclusiva autorità italiana, il presidio della città affidato a tutte le forze di polizia esistenti a Roma e una divisione italiana priva di artiglieria. Dopo alcuni tentennamenti da parte italiana, il consulto con il ministro della Guerra, generale Antonio Sorice, e l’inasprimento delle condizioni poste dai tedeschi, il generale Carboni decise di accettare il piano tedesco, che nel frattempo si era trasformato in un vero e proprio ultimatum. I combattimenti per la Difesa di Roma cessarono il 10 settembre del 1943. Nei 15 giorni successici i tedeschi disarmarono tutte le forze italiane, comprese le unità della Piave lasciate a protezione dell’ordine pubblico. Sciolsero il Comando della “Città aperta”, stabilirono a Roma un Comando tedesco, trasformarono la Capitale in città di retrovia del loro fronte.
Da un’altra fonte informazioni molto interessanti sulla presenza in Italia della 2. Fallschirm-Division e del dipendente FJR2, in particolare per l’attività antipartigiana e, purtroppo, per alcune efferate uccisioni di civili:
“”Costituita anch’essa in Francia nel 1943 da varie unità paracadutiste, la divisione raggiunge l’Italia nel luglio 1943 (trasferimento per via aerea da Istres a Pratica di Mare) e dislocata nella Campagna romana a sud ed a sud-ovest della capitale. È probabilmente l’unità più nota tra quelle presenti in Lazio ed il suo nome è legato alle operazioni per l’occupazione della capitale ed il disarmo delle forze armate italiane. Coinvolta in aspri combattimenti a Monte Rotondo il 9 settembre (II. Bataillon. Fallschirmjäger-Regiment 6), lo stesso giorno il Fallschirmjäger-Regiment 2 entra a Roma lungo la Via Appia e raggiunge la Stazione Termini il 10 settembre. Il Fallschirmjäger-Regiment 6 avanza da sud lungo la Via Ostiense e incontra forte resistenza a Porta San Paolo. Procedendo lungo il Viale dell’Aventino, raggiunge il centro della capitale.
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Unità del I btg. Fallschirmjäger-Regiment 7 partecipano, come è noto, insieme agli uomini di Skorzeny alla liberazione di Benito Mussolini dal Gran Sasso (Einsatzkommando Italien Skorzeny). La divisione soggiorna nel Lazio fino a novembre. Mentre solo deboli forze rimangono a presidiare i principali edifici pubblici della capitale, una parte più consistente delle truppe è addetta alla difesa costiera nel settore tra la foce del Tevere e Tarquinia. Altre unità vengono impegnate in varie azioni, anche fuori dall’Italia. È il caso del I btg. del FallschirmjägerRegiment 2 che il 12 novembre 1943 si lancia sull’isola di Leros nel Mare Egeo, mentre altri reparti vengono inviati per brevi periodi al fronte meridionale. Una menzione particolare merita l’attività svolta contro le prime formazioni partigiane dell’Italia centrale. Le azioni di rastrellamento e repressione antipartigiana compiute da unità della 2. FallschirmjägerDivision delle quali si ha notizia dalle fonti tedesche sono circa una dozzina, disposte sull’arco di quasi due mesi, da metà settembre al 9 novembre. Alcune di esse si svolgono nella capitale stessa; così il 16 ed il 23 settembre, il 7 ed il 31 ottobre e durante la notte tra l’8 ed il 9 novembre. Il giorno del rastrellamento del ghetto di Roma da parte del Kommando Dannecker della Sicherheitspolizei (16 ottobre), unità della divisione rilevano le formazioni di polizia impegnate nella razzia dai compiti di guardia e sorveglianza. Di più ampio respiro è l’operazione che si svolge tra il 27 settembre ed il 4 ottobre nei monti del Lazio ed abruzzesi, nell’area di Teramo-Pescara, Amatrice, Montereale, Gizzoli, L’Aquila, Pontevecchio e Ascoli Piceno e nella quale sono coinvolti due battaglioni della divisione. È di questa operazione l’episodio dello scontro di Colle San Marco presso Ascoli. Significativa l’attività nei dintorni di Roma: tra queste azioni rientra con molta probabilità il celebre episodio della fucilazione del vicebrigadiere dei carabinieri Salvo D’Acquisto alla Torre di Palidoro il 28 settembre. Il 10 ottobre, a Tolfa, nei monti omonimi, il II. Bataillon, Fallschirmjäger-Regiment 2 passa per le armi „12 italiani tra i quali un tenente“ e cattura 14 persone, „in gran parte sardi“. Il 23 ottobre, nei pressi di Roma, „22 civili italiani armati“ vengono arrestati e „rinviati alla corte marziale“ della 2. Fallschirmjäger-Division. Le fonti tedesche non ne riportano la sorte. Il 27 ottobre a Mentana, in una operazione di rastrellamento in seguito ad atti di sabotaggio il Fallschirmjäger-Bataillon Schirmer, al comando del maggiore Gerhart Schirmer, passa per le armi prima „4 inglesi e 15 italiani“ e successivamente, „nel corso della stessa giornata“ altri 10. Il 29 ottobre a Bieda, presso Vetralla, a sudovest di Viterbo, in una operazione di rastrellamento, la 7. Kompanie, Fallschirmjäger-Regiment 2, uccide „14 Freischärler“ in un „tentativo di fuga“, arresta 25 civili e 10 soldati italiani e fa un bottino di 104 fucili da caccia e 9 pistole. A novembre la divisione fu ritirata dall’Italia e trasferita al fronte orientale. Alcuni reparti, trattenuti nell’Italia centrale forniscono i quadri per la formazione della 4. FallschirmjägerDivision. Le principali unità della divisione sono: Fallschirmjäger-Regiment 2, Fallschirmjäger-Regiment 6, Fallschirmjäger-Regiment 7 e le unità divisionali che portano il numero 2.””
Altra discussione molto approfondita sulla Battaglia di Roma già si trova in questo forum al link http://www.milistory.net/forum/la-ba...battaglia+Roma
Proseguirò non appena possibile con la pubblicazione e l’esame delle pagine del Wehrpass.
Saluti, Giovanni