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Discussione: Autovetture FIAT coloniali all' Isola del Sale

  1. #1
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    Autovetture FIAT coloniali all' Isola del Sale

    LA LATI ALL’ ISOLA DEL SALE

    Nonostante i primi studi effettuati al riguardo dalle compagnie SAM ed Ala Littoria risalissero all’ inizio degli anni trenta, a far ritenere pienamente realizzabile uno stabile servizio aereo commerciale transoceanico tra l’ Italia e il Sud America fu il raid aeronautico Roma-Rio de Janeiro compiuto da SM 79 della Regia Aeronautica opportunamente modificati per i voli da primato. I tre velivoli recanti le sigle civili I-BISE, I-BRUN e I-MONI e contraddistinti dall’ insegna dei “Sorci Verdi” – già trionfatori nella gara Istres-Damasco-Parigi del luglio 1937 – effettuarono brillantemente il 24-25 gennaio 1938 un volo di 10.000 km. sull’ Atlantico seguendo la rotta Guidonia-Dakar-Rio de Janeiro. Gli equipaggi erano composti interamente da personale militare in servizio permanente effettivo, tra i quali il colonnello Attilio Biseo e il capitano pilota Bruno Mussolini. Costoro, pienamente sostenuti dal Capo del Governo in considerazione delle possibili implicazioni politiche economiche e militari dell’ impresa, l’ anno successivo costituirono appositamente la LATI - Linee Aeree Transcontinentali Italiane con un capitale sociale di 500.000 Lire. I cordiali rapporti tra l’ Italia fascista di Mussolini, il Brasile di Vargas, la Spagna di Franco e il Portogallo di Salazar si concretizzarono nella concessione da parte di quest’ ultimo di una base aerea italiana all’ Isola del Sale (l’Arcipelago di Capo Verde fu colonia portoghese fino al 1981), da utilizzare come campo trampolino sulla rotta Roma-Siviglia-Lisbona-Villa Cisneros-Isola del Sale-Recife-Rio de Janeiro-Porto Alegre-Buenos Aires e ritorno. A differenza delle compagnie di bandiera straniere che generalmente avevano in servizio sulle linee transoceaniche grandi idrovolanti quadrimotori, la LATI influenzata dalle industrie nazionali e dallo Stato Maggiore Regia Aeronautica optò per veloci trimotori terrestri SM 83 (derivati civili del bombardiere SM 79). Nell’ estate del 1939 le navi “Anfora”, “Tagliamento” e “Anna Martini” raggiunsero l’ Isola del Sale sbarcandovi personale italiano, materiali speciali e attrezzature aeronautiche nel villaggio costiero di Pedra Lume. Cemento, chiodi, ferro, legname e viveri furono approvvigionati in loco. Ottenuto dalle autorità portoghesi il permesso di impiantare l’ aerostazione nella località di Espargos, vi si approntò la pista di volo permettendo i primi collegamenti sperimentali con Roma. Intanto il lavoro di 300 manovali indigeni reclutati nell’ isola e di una trentina di specialisti venuti da Bologna permise di realizzare dal nulla in soli 180 giorni – dal 13 ottobre 1939 all’ 11 aprile 1940 – le seguenti opere:


    • Strada carrozzabile lunga 2 km tra Pedra Lume ed Espargos.
    • Movimentazione materiali vari per complessivi 100.000 metri cubi
    • Sistemazione pista di volo in terra battuta con segnali regolamentari su 1.500.000 mq.
    • Due aviorimesse metalliche.
    • Padiglioni prefabbricati in legno (stazione radio-ricevente, ufficio meteorologico, radiogoniometro, magazzini MSA-MO, uffici, alloggi impiegati, alloggi personale di volo, alloggi passeggeri, alloggi operai, alloggi indigeni, cucine, sale ritrovo, mense, infermeria, pompieri).
    • Due villini prefabbricati in legno per gli impiegati con famiglie al seguito.
    • Padiglione prefabbricato in legno per gli equipaggi a riposo sulla spiaggia di Murdeira.
    • Piazzole in calcestruzzo per la prova motori.
    • Piazzali in calcestruzzo per la sosta dei velivoli.
    • Strada periferica lunga 7 km attorno al campo di volo.
    • Strade interne all’ aerostazione su complessivi 20.000 mq.
    • Serbatoio d’ acqua con capienza di 400.000 litri.
    • Scavo pozzi di acqua potabile.
    • Deposito 10.000 bottiglie di acqua minerale.
    • Centrale elettrica in muratura dotata di cinque gruppi elettrogeni per complessivi 125 hp.
    • Impianto illuminazione del campo di volo.
    • Impianto illuminazione interna ed esterna dei fabbricati.
    • Installazione linea telefonica con centralino.
    • Scavo di 500 m di fogne ed 8 fosse settiche.
    • Fabbricati in muratura (stazione radio trasmittente, officina, autorimessa).
    • Messa in opera delle antenne radio con basamenti in calcestruzzo aventi 3,5 m di profondità.
    • Depositi decentrati per carburanti e lubrificanti di velivoli ed automezzi.
    • Recinzione perimetrale del campo con rete metallica e filo spinato.
    • Piantumazione di centinaia di palme.
    • Locali dogana, amministrazione civile e gendarmeria portoghese.


    Sui 13.767 km della rotta transatlantica Roma-Buenos Aires inaugurata ufficialmente il 15 dicembre 1939 la LATI effettuò in totale 211 voli, trasportando 1784 passeggeri, 120.808 kg di posta e 143.414 kg di merci varie, dovendo lamentare la perdita (per ragioni sconosciute) di un solo velivolo. All’ entrata in guerra dell’ Italia il 10 giugno 1940 la compagnia vide requisire molti suoi SM 83 per uso militare, ricevendo in cambio alcuni aerei a grande autonomia del tipo SM 75 e SM 82. Lo Stato Maggiore dichiarò subito a tutti gli stati belligeranti e neutrali la non appartenenza di piloti e velivoli LATI alle forze mobilitate della Regia Aeronautica, confermando così agli stessi lo status di civili. Ma collegare le potenze dell’ Asse al Sud America in sole 36 ore di volo aveva in quel momento una innegabile valenza militare. Dunque si impose al personale in servizio sulla rotta atlantica di ottemperare segretamente ai seguenti ordini:


    • Avvistare convogli marittimi nemici e segnalarne la presenza al Comando degli U-Boot germanici mediante apposito cifrario radio da distruggere in caso di cattura.
    • Mantenere contatti con le reti spionistiche italiane e tedesche operanti in Brasile ed Argentina facendosi latori di eventuali messaggi.
    • Contrabbandare clandestinamente dal Brasile la maggior quantità possibile di materiali strategici necessari alle nostre industrie belliche (specialmente mica, diamanti industriali e minerali radioattivi) celati in appositi doppi fondi nelle carlinghe.



    Soprattutto quest’ ultima incombenza costrinse a intraprendere il viaggio di ritorno da Natal all’ Isola del Sale con aerei stracarichi all’ inverosimile – molto oltre il carico massimo consentito – nonostante l’ uso generalizzato del “più 100” (iniezione di acqua e glicolo nei motori per aumentarne il rendimento al decollo). Spesso solo la grande esperienza dei nostri piloti evitò loro di ripiombare al suolo con conseguenze potenzialmente disastrose. L’ ultimo aereo decollò diretto a Roma il 19 dicembre 1941. Due giorni dopo il governo brasiliano cedendo alle pressioni statunitensi ordinò la cessazione immediata dei voli sulla linea Roma-Rio de Janeiro. Nel 1942 il Brasile requisì tutti i velivoli e gli impianti LATI ancora presenti sul suo territorio, poco prima di dichiarare guerra alle potenze dell’ Asse. Come conseguenza la base italiana all’ Isola del Sale venne smobilitata e tutto il personale rimpatriato via mare. A custodire lo scalo difendendone la sovranità italiana durante gli ultimi anni di guerra rimase solo Luigi Salvi, responsabile della base sino alla revoca della concessione da parte portoghese nel 1947 e alla definitiva cessione delle strutture aeroportuali da parte del nostro governo nel 1948.

    AUTOVETTURE COLONIALI FIAT ALL’ ISOLA DEL SALE

    L’ entusiastica esaltazione dei prodotti nazionali costituiva una parte non di secondo piano nell’ economia autarchica introdotta in Italia dal fascismo in risposta alle sanzioni internazionali comminate all’ Italia nel 1936. Coerentemente con tale impostazione ideologica (peraltro inevitabile in una linea aerea come che aveva tra i massimi dirigenti il figlio di Mussolini), gli automezzi di servizio previsti nell’ organico della base italiana erano tutti di produzione italiana. Data l’ urgenza di rendere operativo l’ aeroporto autobotti, autobus, ambulanze e mezzi antincendio di produzione Fiat vennero forniti direttamente dall’ autoparco della Regia Aeronautica (cui la LATI era legata sin dall’ inizio a doppio filo in modo fin troppo evidente) e seppur recanti immatricolazioni civili italiane mantennero la colorazione originaria. Documentiamo fotograficamente la presenza di due autovetture coloniali giunte all’ Isola del Sale con i primi piroscafi assieme al personale e ai materiali da costruzione:


    • La Fiat 508 Coloniale color blu aviazione in uso al Direttore dei lavori
    • La Fiat 508 Coloniale Militare color grigioazzurro in uso al Capo Scalo


    Rimaste in loco dopo la partenza degli italiani nel 1942, vennero probabilmente alienate dopo la revoca della concessione da parte del governo portoghese nel 1947 e se ne persero le tracce.

    .
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  2. #2
    Collaboratore
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    Aug 2006
    Località
    Pieve di Cento (BO ) Emilia Romagna
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    Altro pezzo di storia di cui io non sapevo niente; grazie delle notizie.
    sven hassel
    duri a morire

  3. #3
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    Nov 2019
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    Storia interessante vero? Poi il campo fu usato dall' ALITALIA nel dopoguerra, ma era già diventato territorio portoghese e la nostra compagnia di bandiera era in affitto...

  4. #4
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    Nov 2019
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    817
    Una interessante vignetta legata all' argomento trattato...
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