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Discussione: Fotoalbum di un Tenente di Artiglieria da Montagna in A.O.I.

  1. #1
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    Fotoalbum di un Tenente di Artiglieria da Montagna in A.O.I.

    Ciao a tutti.

    Presento un album fotografico del periodo coloniale, non è datato ma ritengo risalga alla seconda metà degli anni ’30 dello scorso secolo.
    Anche se qualche foto venne scattata in Libia, la gran parte delle immagini dovrebbe essere localizzata in Etiopia e comunque nell’ Africa Orientale Italiana.

    Comprende 24 pagine e 205 fotografie in bianco e nero, di dimensioni medio-piccole e di media/scarsa qualità. E’ quasi completo, mancano solo 5 foto. Alcune immagini sono doppie.

    I soggetti sono principalmente militari, ma anche etnici e paesaggistici. Vi sono foto, a mio parere, molto belle, ed altre che purtroppo evidenziano fucilazioni ed impiccagioni.

    Colonie - Copertina 200.jpg

    Colonie - Pag 1 201.jpg

    Colonie - Pag 3 218.jpg

    Le uniche didascalie sono manoscritte sulle prime due pagine. Le foto sono fermate con gli angolari, ma sotto non c’è nulla di scritto.
    L’album appartenne ad un Tenente dell’ Arma di Artiglieria del Regio Esercito, ed in particolare dell’ Artiglieria da Montagna. Non sono riuscito ad identificare con certezza l’unità, nei fregi dei berretti mi è parso di leggere i numeri “1” oppure “4”, dal che potrebbe trattarsi del 1° Reggimento Artiglieria Alpina “Taurinense” oppure del 4° Reggimento Artiglieria Alpina “Cuneense”. Il Tenente in alcune foto, poche, veste ancora l’uniforme Modello 1924 o 1926, per passare a quella Modello 1934.

    Gradi truppe coloniali.jpg
    dal web, i gradi dei Regi corpi truppe coloniali

    Pubblicherò una selezione delle fotografie a soggetto militare e poche di quelle etnico/paesaggistiche. Inizio con una carrellata sul Tenente di Artiglieria da Montagna protagonista dell’album (in alcune foto coi baffi):

    Colonie - Pag 23 - foto 196R 419.jpg

    Colonie - Pag 1 - foto 2R 203.jpg

    Colonie - Pag 9 - foto 77R 286.jpg

    Colonie - Pag 19 - foto 165R 384.jpg

    Colonie - Pag 12 - foto 100R 312.jpg

    Colonie - Pag 17 - foto 140R 357.jpg

    Colonie - Pag 24 - foto 202R 426.jpg

    Colonie - Pag 11 - foto 99R 310.jpg

    Colonie - Pag 11 - foto 91R 302.jpg

    Colonie - Pag 10 - foto 88R 298.jpg

    Colonie - Pag 10 - foto 81R 291.jpg

    Colonie - Pag 9 - foto 80R 289.jpg

    Colonie - Pag 23 - foto 197R 420.jpg

    Colonie - Pag 12 - foto 105R 317.jpg

    Colonie - Pag 12 - foto 106R 318.jpg

    Colonie - Pag 13 - foto 107R 320.jpg

    Colonie - Pag 14 - foto 120R 334.jpg

    Colonie - Pag 15 - foto 130R 345.jpg

    Colonie - Pag 17 - foto 147R 364.jpg

    Colonie - Pag 19 - foto 160R 379.jpg

    Colonie - Pag 19 - foto 162R 381.jpg

    Colonie - Pag 20 - foto 168R 388.jpg

    ancora due foto relative alla vita privata ed alla famiglia del Tenente, ritengo scattate in Italia:

    Colonie - Pag 13 - foto 116R 329.jpg

    Colonie - Pag 13 - foto 115R 328.jpg

    A seguire.

    Saluti,
    Giovanni

  2. #2
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    Ciao a tutti.

    Proseguo la pubblicazione delle fotografie dall’album del Tenente di Artiglieria da Montagna.

    Colonie - Pag 8 - foto 67R GRAZIANI 275.jpg
    A destra il Generale Rodolfo Graziani

    Una foto raffigura il Generale Rodolfo Graziani ed altri alti ufficiali. Graziani ebbe un ruolo di rilievo nella Guerra d’Etiopia (anche chiamata di Abissinia che era l’antico nome della nazione) dal 3 ottobre 1935 al 5 maggio 1936, ove ordinò l’uso del gas iprite contro gli avversari. Dopo la guerra venne nominato Maresciallo d’Italia e Vicerè d’Etiopia, carica che ricoprì sino al novembre 1937 attuando una feroce politica repressiva nei confronti della popolazione locale e dei fenomeni resistenziali.
    Nell’occasione ho letto di un attentato posto in essere il 19.02.1937 ad Addis Abeba dalla resistenza etiope (da fonte Wikipedia), che disconoscevo. A mezzogiorno, nel corso di una cerimonia per celebrare la nascita del primogenito del Re, esplosero 4 bombe seguite da una raffica di mitragliatrice. Nell'attentato morirono sette persone, di cui quattro italiani e due zaptié, circa cinquanta furono i feriti ricoverati in ospedale colpiti dalle schegge ed anche Graziani ne fu gravemente ferito.
    Nei tre giorni seguenti, la rappresaglia italiana causò molti morti tra la popolazione etiopica, almeno 3.000 secondo le stime britanniche (circa 700 etiopi, rifugiatisi nell'ambasciata inglese, vennero fucilati appena usciti da questa), 30.000 secondo le fonti etiopiche presentate dopo la fine della guerra. Da parte italiana, si ridusse il numero a circa 300 di morti etiopici. Molti monumenti ad Addis Abeba ricordano tuttora questo eccidio compiuto dagli italiani.
    In realtà, un numero preciso delle vittime della strage non fu mai condotto: ma se la stima etiopica (30.000 uccisioni) è da considerare esagerata, quella dei 300 morti sostenuta all'epoca dall'Italia è per’altro molto sottostimata: i morti nella rappresaglia furono, infatti, più di 4.000. Da un'informativa dell'attività dell' Arma dei Carabinieri, firmata dal Colonnello Hazon e datata 2 giugno, si ricava che i soli carabinieri passarono per le armi 2.509 indigeni. Graziani restò ricoverato in ospedale per 68 giorni, i primi dei quali trascorsi in condizioni critiche.
    La repressione italiana continuò intensamente anche nei mesi successivi e - poiché si era sospettato un ruolo ispiratore del clero copto nell'attentato, sebbene sulla base di flebili indizi - culminò con l'invio di una colonna di truppe agli ordini del Generale Pietro Maletti verso la città santa della chiesa copta di Debrà Libanòs. Nella loro marcia di 150 km da Addis Abeba vennero incendiati 115.422 tucul e tre chiese, mentre ben 2.523 furono i "ribelli" giustiziati. Dopo la distruzione del convento di Gulteniè Ghedem Micael del 13 maggio con la fucilazione dei monaci, la colonna raggiunse Debrà Libanòs, che occupò il 19 giugno. Il giorno successivo, a seguito di un telegramma di Graziani che ordinava di «passare per le armi tutti i monaci indistintamente, compreso il vicepriore», ebbe inizio il sistematico massacro di monaci, seminaristi e suore cristiano-copti, che terminò il 26 maggio con la fucilazione di 126 giovani diaconi che erano stati inizialmente risparmiati.
    Tra le vittime dell'eccidio molti giovanissimi e anche indovini e cantastorie colpevoli di aver predetto la fine del regime. Secondo i dispacci inviati da Graziani a Benito Mussolini, le vittime del massacro di Debrà Libanò sarebbero state 449, mentre uno studio degli anni novanta, realizzato congiuntamente da un ricercatore inglese e da uno etiope alza la stima fino a 1.400-2.000 morti. Tra marzo e dicembre circa 400 abissini, tra cui importanti personaggi, vennero imprigionati e deportati in Italia con cinque piroscafi.
    Penso che noi italiani deploriamo e rammentiamo con assiduità le rappresaglie perpetrate in Italia nel corso della Seconda Guerra (ed è giusto che sia così, ci mancherebbe altro), mentre ci siamo dimenticati, non abbiamo mai considerato, oppure disconosciamo, quanto da noi purtroppo commesso all’estero.

    Colonie - Pag 7 - foto 61R 268.jpg
    il viaggio in nave del Reggimento di Artiglieria Alpina, con la Messa

    Colonie - Pag 7 - foto 62R 269.jpg
    un modo curioso di sbarcare, od imbarcare, il personale

    Colonie - Pag 20 - foto 173R 393.jpg


    Colonie - Pag 10 - foto 86R 296.jpg

    Colonie - Pag 10 - foto 83R 293.jpg

    Colonie - Pag 11 - foto 92R 303.jpg
    il Tenente di Artiglieria da Montagna con altri militari nei momenti di svago

    Colonie - Pag 18 - foto 156R 374.jpg

    Colonie - Pag 12 - foto 103R 314.jpg
    a sinistra il Tenente che formò l'album

    Colonie - Pag 22 - foto 186R 408.jpg

    Colonie - Pag 8 - foto 66R 274.jpg

    La pubblicazione prosegue.
    Saluti, Giovanni

  3. #3

  4. #4
    Utente registrato L'avatar di stefano c
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    bellissimo, grazie della condivisione

  5. #5
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    Ciao a tutti.

    In questo post le fotografie violente dall'album, alcune delle fucilazioni ed una delle impiccagioni.
    I malcapitati vennero legati, di fronte o di schiena, ad un tronco oppure ad un alto ceppo, prospicienti ad un terrapieno. Non parlo di condannati perchè mi sembra evidente che la vita o la morte di questi uomini furono decisi localmente dalle autorità militari e di polizia militare, e non dall'autorità giudiziaria.
    Inutile commentare oltre, le foto parlano da sole.

    Colonie - Pag 2 - foto 15R 217.jpg
    didascalia: "da fucilare"

    Colonie - Pag 5 - foto 38R 243.jpg

    Colonie - Pag 18 - foto 154R 372.jpg

    Colonie - Pag 4 - foto 33R 237.jpg

    Colonie - Pag 7 - foto 60R 267.jpg
    il Carabiniere ha ancora in mano le catenelle (precursori delle manette) che prima legarono i polsi del prigioniero.

    Colonie - Pag 4 - foto 32R 236.jpg

    Colonie - Pag 6 - foto 47R 253.jpg

    Colonie - Pag 5 - foto 42R 247.jpg

    Colonie - Pag 5 - foto 37R 242.jpg

    Colonie - Pag 22 - foto 184R 406.jpg

    Colonie - Pag 17 - foto 146R 363.jpg

    Colonie - Pag 3 - foto 25R 228.jpg
    didascalia: "fucilato"

    Colonie - Pag 17 - foto 143R 360.jpg

    Colonie - Pag 9 - foto 79R 288.jpg

    Colonie - Pag 19 - foto 166R 385.jpg

    Colonie - Pag 17 - foto 142R 359.jpg

    Colonie - Pag 10 - foto 85R 295.jpg

    Colonie - Pag 17 - foto 144R 361.jpg

    La pubblicazione prosegue.

    Saluti,
    Giovanni

  6. #6
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    Grazie come al solito per la condivisione
    Venendo alle foto delle esecuzioni come mai diversi fucilati sono praticamente legati dentro una specie di Sacco?
    Grazie
    sven hassel
    duri a morire

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da sven hassel Visualizza Messaggio
    Grazie come al solito per la condivisione
    Venendo alle foto delle esecuzioni come mai diversi fucilati sono praticamente legati dentro una specie di Sacco?
    Grazie
    Grazie a Sven ed a Stefano C per gli apprezzamenti.

    Io penso che non sia un sacco, ma il loro abito tradizionale: una specie di tunica abbastanza larga, che al momento della fucilazione veniva rivoltata anche sul capo dei malcapitati.

  8. #8

  9. #9

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