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Discussione: Don Lorenzo Gaggino parroco eroico a Tobruk decorato di MBVM sul campo.

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    Don Lorenzo Gaggino parroco eroico a Tobruk decorato di MBVM sul campo.

    Don Lorenzo Gaggino (1880-1966) nasce a Castelnuovo Bormida in una famiglia di poveri contadini. Terminate le scuole elementari, nel 1894 è ammesso all’Oratorio salesiano di Novara. Nel 1898 diviene novizio ad Ivrea. Nel 1900 si diploma in Agraria a Torino ed è trasferito a Lanusei. Nel 1903 prende i voti a Roma. Nel 1905 si laurea in Filosofia. Destinato alle missioni estere nel 1906, viene inviato a Smirne e poi a Costantinopoli. Nello stesso anno viene ordinato sacerdote nella capitale dell’Impero Ottomano rimanendovi sino al 1911. Rimpatriato allo scoppio della guerra di Libia, è destinato a Novara ove fino al 1912 si prodiga per lenire le sofferenze dei bambini italiani profughi da Smirne (nella città turca viveva allora una prospera comunità italiana di oltre undicimila persone). Trasferito a Vercelli, vi rimane fino al 24 maggio 1915. Richiamato dal Distretto di Torino all’età di trentacinque anni. Soldato semplice nel Corpo di Sanità presso la caserma «Coppino» di Torino. Trasferito all’ Ospedale militare di Riserva «Regina Margherita» sito nell’omonimo ospizio torinese. Ivi promosso caporale con la mansione di capo sguattero. Ivi nominato cappellano militare col grado di tenente. Si dedica a malati, feriti e moribondi amministrando nel corso del conflitto settantaduemila comunioni e trecento prime comunioni. Trasferito nel 1918 all’Ospedale militare principale di Torino in qualità di cappellano capo. Su sua richiesta è assegnato al reparto malattie infettive. Infuriando la pandemia di febbre spagnola si dedica a malati e moribondi finché, contagiato dal morbo versa egli stesso in pericolo di vita. Ancora convalescente alla fine della guerra ottiene il congedo il 2 aprile 1919. Inviato a Roma in quello stesso anno e assegnato alla parrocchia del quartiere di San Saba, allora violentemente anticlericale. Insultato in strada da un muratore, non esita a inseguirlo su un ponteggio e malmenarlo. Rincorre attraverso gli orti un ladro sacrilego e lo consegna ai Carabinieri Reali. Durante le violenze del biennio rosso ottiene regolare porto d’armi e organizza i parrocchiani in una forza di autodifesa, scontrandosi in più occasioni contro la teppa bolscevica. Quando la statua di Maria Ausiliatrice viene portata in processione lungo via Marmorata e operai comunisti provenienti da viale Aventino tentano di aggredire i fedeli, Don Gaggino e i suoi li accolgono a sassate, bastonate e colpi d’arma da fuoco mettendo rapidamente in fuga gli aggressori (la statua conosciuta dai fedeli come “Madonna delle rivoltellate” è ancor oggi esistente e venerata dai parrocchiani). Parroco a Frascati dal 1924, vi organizza i Giovani Esploratori e la relativa banda musicale. Dopo lo scioglimento del corpo decretato da Pio XI, su richiesta dell’O.N.B. di Frascati diviene cappellano dei Balilla. Parroco a Tolentino dal 1927 ed ivi cappellano dei Balilla. Parroco a Civitavecchia dal 1930 ed ivi cappellano dei Balilla. Cappellano dal 1932 presso l’industria bellica B.P.D. di Colleferro (RM). Nel 1935 partecipa volontario al conflitto italo-etiopico come cappellano militare della M.V.S.N. al seguito dei legionari italiani. Sbarcato a Massaua presta servizio all’Asmara e poi a Debaroà, cappellano di un distaccamento di fanteria a protezione dei lavoratori civili. Richiamato a Massaua per sostituire un confratello deceduto, vi presta servizio nove mesi come cappellano dell’Ospedale militare «Umberto I». Rientra in Italia nel 1936 e viene congedato. Nel 1939 è trasferito in Libia e nominato parroco di Tobruch alle dipendenze dal Vicariato Apostolico di Derna, assicurando l’assistenza spirituale a coloni, commercianti e funzionari italiani. Allo scoppio della 2^ g.m. obiettivo militare per la presenza di una base navale della Regia Marina, Tobruch subisce l’11 giugno 1940 il primo di ripetuti bombardamenti aerei e navali. Unico sacerdote rimasto dopo la fuga dei cappellani militari della marina e dell’aviazione, continua a prendersi cura di civili e militari presenti nella piazzaforte assediata. Accampatosi nel campanile presso la chiesa scoperchiata dalle bombe, durante le incursioni nemiche provvede a lanciare l’allarme suonando la campana rimasta incolume. E’ testimone oculare dell’abbattimento di Italo Balbo nel cielo di Tobruch da parte della contraerea italiana. In mancanza di altri sacerdoti la sua giurisdizione si estende progressivamente fino ad includere Porto Bardia e parte della Via Balbia. Autorizzato dal generale Annibale Bergonzoli esercita le funzioni di parroco sino alla resa della piazzaforte il 6 gennaio 1941. Trasferito forzatamente nell’entroterra dagli occupanti inglesi, giunge insieme ad altri salesiani nel Villaggio Maddalena, già abbandonato dai coloni e saccheggiato dal nemico. Nel Gebel cirenaico si improvvisa agricoltore, meccanico, cantiniere, distillatore, ortolano e ragioniere riattivando insieme ai confratelli una azienda vinicola abbandonata dai proprietari italiani. A margine della produzione di alcolici per l’esercito britannico vende liquori a borsa nera, ottenendo in cambio il cibo necessario ai civili italiani. Trovandosi in seguito ad amministrare il suo ufficio religioso presso il Villaggio Berta, viene eletto portavoce dei coloni superstiti e vi assume l’incarico di podestà provvisorio. Distribuisce il poco cibo disponibile, come ufficiale di stato civile redige l’atto di nascita di una neonata, più volte difende a mano armata le donne italiane dall’oltraggio dei mercenari al soldo del nemico – validamente spalleggiato in ciò dagli arabi locali – e protegge poi questi ultimi dalle rappresaglie fasciste al momento dopo la riconquista della Cirenaica, attestandone la fedeltà all’Italia. Nel 1942 torna a Tobruch, dove incontra Benito Mussolini e viene decorato sul campo di M.B.V.M. da Ettore Bastico. Dopo la battaglia di El Alamein e la ritirata delle truppe italo-tedesche verso la Tunisia, resta volontariamente in territorio occupato. Nel 1947 subisce il rimpatrio forzato come persona non gradita, avendo più volte difeso pubblicamente l’italianità della Libia. Dal 1948 diviene confessore, predicatore, direttore di esercizi spirituali e missioni popolari in varie località italiane. A Frascati nel 1959 è colpito da trombosi cerebrale all’emisfero sinistro, riportandone la paralisi del lato destro del corpo. Trascorre gli ultimi sette anni di vita in forzata inattività, ospite a Roma della Casa salesiana del Sacro Cuore. Muore all’età di 86 anni, dopo 59 anni di sacerdozio, venendo sepolto nel cimitero del Verano.


    Motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare concessa “sul campo” al sacerdote Gaggino Lorenzo per il fatto d’arme di Tobruk 10/6/1940 – 15/7/1942 da S.E. Ettore Bastico in qualità di Comandante Superiore delle FF.AA. Italiane in Africa Settentrionale in data 21/8/1942 - XX E.F.
    Combattente della Grande Guerra, parroco di Tobruk dal 10 giugno 1940 al 6 gennaio 1941 e, successivamente, sul Gebel cirenaico durante le due invasioni nemiche, dimostrò sempre il più sereno sprezzo del pericolo e il più coraggioso ardimento nell’esplicare la sua alta e santa missione. Sotto l’infuriare dei bombardamenti sempre primo nel portare il suo aiuto alle vittime delle incessanti incursioni aeree sulla piazza forte; strenuo e coraggioso difensore della vita e dell’onore dei nostri coloni, nelle due brevi ma feroci dominazioni avversarie superbamente idealizzò il simbolo della fede congiunto all’onore della patria. Il 31 gennaio 1942 nel villaggio di G. Berta mentre le orde senussite saccheggiavano alcune case coloniche non curante della propria vita si interessò per la difesa dei nostri coloni, delle loro donne e dei loro beni, riuscendo, per il suo pronto intervento, per il suo ammirevole coraggio, a far desistere la soldataglia nemica dai suoi propositi.
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    Testo dell’ epigrafe incisa sulla tomba di Don Lorenzo Gaggino nel cimitero monumentale del Verano in Roma
    Anima ardente / mosso da indomito impeto apostolico / mise sempre una forte personalità / al servizio di Dio e delle anime / nelle opere salesiane / nella vita parrocchiale / sui campi di guerra / sui pulpiti e nel confessionale.
    Sette anni di immobilità e di calvario / suggellarono con il sacrificio / accettato nella carità di Cristo / una vita di eccezionale dinamismo. / Il suo letto di sofferenza / fu lungamente altare e pulpito / per l’ultima fatica apostolica.
    Quanti lo abbiamo stimato / uniamoci nella preghiera di suffragio.
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    INSIGNITO DELLE SEGUENTI ONORIFICENZE
    Medaglia Commemorativa della Guerra 1915-1918
    Medaglia Commemorativa dell’Unità d’Italia 1848-1918
    Fatiche di Guerra 1915-1918
    Medaglia Interalleata
    Medaglia Commemorativa della Guerra d’Abissinia 1935-1936
    Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
    Medaglia di Bronzo al Valor Militare (conferitagli sul campo)
    Cavaliere Ufficiale dell’Ordine della Stella Coloniale
    Fatiche di Guerra 1940-1943
    Medaglia Commemorativa italo-tedesca della Campagna in A. S.
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    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

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