Qualcuno ha detto che quando i soldati non sono impegnati a portare in salvo la pelle in combattimento, la loro principale attività – indipendentemente da nazionalità, status sociale e grado di alfabetizzazione – sembra essere quella di imbrattare coscienziosamente ogni centimetro quadrato di intonaco disponibile. Ecco una interessante testimonianza di Agatha Christie sullo stato della sua residenza di campagna di Greenway House, un antico edificio risalente al 1790, ma rimodernato ed ampliato in epoca vittoriana, nel quale la scrittrice si era stabilita col secondo marito Max, al ritorno dal Medio Oriente nel 1938. Nel 1942 l’ immobile fu requisito per scopi militari dalla Royal Navy.

“In realtà era la marina degli USA che, tramite l’Ammiragliato inglese, requisiva Greenway, che doveva servire per ospitare gli ufficiali, mentre i marinai avrebbero alloggiato nella casa di Maypool sulla collina sovrastante. Non smetterò mai di lodare la gentilezza degli americani, e la cura con la quale tennero la nostra casa. Naturalmente fu inevitabile che la zona cucina diventasse più o meno un macello – dovevano cucinare per quasi quaranta persone su degli orribili e fumosi fornelli che si erano portati dietro – ma furono estremamente rispettosi delle nostre porte di mogano che il comandante in capo fece completamente rivestire con fogli di compensato. […] Del tempo di guerra a Greenway posseggo un ricordo tutto mio. Nella biblioteca, che avevano adibito a mensa, un artista ha dipinto un affresco lungo tutto il bordo superiore delle pareti, raffigurante i vari percorsi della flotta. Iniziava a Key West e via via proseguiva attraverso le Bermuda, Nassau, il Marocco fino ad arrivare, con una leggera esagerazione descrittiva, ai boschi di Greenway tra i quali si intravedeva una casa bianca. Sempre tra i boschi, appariva una ninfa lasciata a metà il cui modello era una ragazza di copertina nuda e che per me corrispondeva a quello che speravano di trovare alla fine del viaggio, una volta terminata la guerra. Il comandante mi scrisse se volevo far ricoprire quell’affresco con un’imbiancatura, ed io mi affrettai a rispondere che l’avrei conservato con grande piacere perché gli attribuivo un valore storico. Sopra la cappa del camino c’erano anche degli schizzi appena abbozzati, che raffiguravano Winston Churchill, Stalin e il presidente Roosevelt. Mi piacerebbe conoscere il nome dell’artista. Quando lasciai Greenway, ero sicura che venisse bombardata e che non l’avrei mai più rivista, ma per fortuna i miei presentimenti si rivelarono errati. Greenway rimase intatta. Vi furono installati quattordici lavandini al posto della dispensa e io dovetti litigare con l’Ammiragliato per farli togliere…”

Agatha Christie - La mia Vita - Mondadori, 1978