Risultati da 1 a 10 di 12

Discussione: Besprizorni in grigioverde con CSIR ed ARMIR.

Visualizzazione Elencata

Messaggio precedente Messaggio precedente   Nuovo messaggio Nuovo messaggio
  1. #1
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
    Data Registrazione
    Nov 2019
    Messaggi
    817

    Besprizorni in grigioverde con CSIR ed ARMIR.

    Soldati con le sciabole sguainate scortavano una decina di piccoli besprizornye. Camminavano rabbrividendo per il freddo, trotterellando coi piedi seminudi…
    Fedor Bogorodskij

    Torme di bambini abbandonati, pittoreschi e coperti di stracci vanno a zonzo, corrono, stanno seduti per le strade, sono i besprizornye, che vivono di aria e di sventura.
    Joseph Roth

    L’unica soluzione per lo Stato è sterminarli tutti.
    Ily’a Erenburg

    Ora resta da domandarsi se Stalin servendosene come paracadutisti vuol approfittare dei besprizorniki per vincere la guerra o se vuol approfittare della guerra per sbarazzarsi dei besprizorniki.
    Indro Montanelli

    A differenza degli alleati tedeschi i soldati italiani non sono proprio capaci di fare gli ammazzabambini.
    Lamberti Sorrentino
    __________


    Avvertenza.
    Nella lingua russa besprizornyi (al plurale besprizornye) e besprizorn (al plurale besprizorniki) hanno come significato letterale senza [bez] controllo/sorveglianza/tutela [prizor]. A partire dalla rivoluzione bolscevica del 1917 entrambi i termini vennero usati estensivamente ad indicare i milioni di bambini senza fissa dimora, orfani e abbandonati che sopravvivevano nelle città, nei villaggi e nelle campagne dell’Urss grazie all’accattonaggio, al furto e alla prostituzione. Desiderando trattare per sommi capi le vicende dei bambini di strada russi aggregati allo C.S.I.R./A.R.M.I.R. durante la 2^g.m. nel testo seguente ho scelto di utilizzare il corrispondente termine in lingua italiana besprizorni, che anche se ormai desueto al giorno d’oggi, è stato ampiamente usato nelle opere di giornalisti scrittori e storici italiani nella prima metà del novecento.

    I bambini perduti della rivoluzione bolscevica.
    Il fenomeno dell’abbandono minorile era pressoché sconosciuto nella Russia zarista, dove un bambino rimasto solo non avrebbe avuto difficoltà ad essere adottato da una famiglia o ospitato in strutture apposite sia di stampo laico che religioso, grazie alla forte religiosità e al secolare senso di solidarietà umana presente anche nelle classi più umili del popolo russo. Quella dei besprizorni è dunque una vicenda prettamente sovietica e per spiegarne l’origine bisogna partire dall’inizio. Quando durante la 1^g.m. le propaggini più occidentali dell’impero di Nicola II° vennero progressivamente occupate dagli austro-tedeschi, un gran numero di profughi civili di ogni etnia e religione provenienti da Polonia, Estonia e Curlandia cercò scampo dal nemico trasferendosi ad est. Già allora tra di loro si trovavano moltissimi minori non accompagnati, fatti partire dalle famiglie verso zone sicure o sfuggiti ai genitori nella concitazione e nel caos dello sfollamento. Nonostante le gravi carenze organizzative della arretrata struttura statale zarista, le cui scarse risorse erano quasi totalmente assorbite dallo sforzo bellico, questi sfollati di guerra vennero rapidamente e fraternamente accolti, alloggiati, curati e sfamati. Ciò fu reso possibile grazie all’ampia collaborazione fra la croce rossa, la chiesa ortodossa e quella cattolica, le comunità ebraiche e musulmane, le associazioni umanitarie e di volontariato, i sindacati, le associazioni di categoria ed un gran numero di sodalizi, enti, società commerciali e privati cittadini operanti sul territorio imperiale. Alle pubbliche donazioni di fondi, indumenti e generi alimentari contribuirono tutti gli strati della società (nobiltà, borghesia, artigiani, contadini). Come conseguenza nessun profugo di guerra soffrì veramente la fame, almeno sino all’ottobre 1917. Con l’instaurazione violenta di quella dittatura del proletariato che lo stesso Lenin definì «un potere illimitato basato sulla forza e non sulla legge», il valore della vita umana crollò definitivamente. Come conseguenza indiretta dell’abolizione delle strutture caritative pre-esistenti, disprezzate espressioni di oscurantismo clericale e umanitarismo borghese, i bambini profughi finirono in strada a mendicare e molti di essi morirono d’inedia. Furono solo i primi di una lunghissima schiera. Contestualmente allo sterminio dei nemici di classe, già dal 1917 i bolscevichi si applicarono scientemente nel tentativo di scardinare l’istituzione familiare. Il divorzio fu incoraggiato, bastava compilare e spedire al coniuge una apposita cartolina postale prestampata. Adulterio, bigamia, incesto, omosessualità e aborto vennero depenalizzati. Arresti, fucilazioni, deportazioni di massa e trasferimenti dei coniugi in luoghi di lavoro molto distanti tra loro provocarono la dispersione di un gran numero di famiglie. A ciò si aggiunse la guerra civile che provocò oltre 16 milioni di morti tra il 1918 e il 1922, privando definitivamente milioni di bambini dai loro genitori. A quell’epoca lo stesso governo comunista stimò in non meno di 7 milioni il numero dei bambini abbandonati vaganti sul territorio sovietico.
    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

Permessi di scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •